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Arco.

Arma primordiale da caccia e da guerra, con la quale venivano lanciate le frecce (V. ARCIERE). Può essere costituito semplicemente da un solo pezzo di legno flessibile oppure da più legni composti o ancora di metallo. Le estremità dell'a. sono i corni e per curvarli vi è applicata una corda di fibre vegetali, canapa, crini di cavallo, ecc. • Sport - Attualmente il tiro con l'a. è anche una pratica agonistica. Esistono competizioni internazionali regolate dalla FITA (Federation Internationale de Tir à l'Arc). Dal 1972 il tiro con l'a. è tornato a essere una disciplina olimpica. Le forme e le dimensioni usate per gli a. sono varie, le lunghezze vanno da 1,80 a 2,70 m per le gare maschili, da 1,50 a 2,10 m per quelle femminili. Le frecce, con punta di metallo e legno, hanno una lunghezza variabile tra i 65 e 72 cm, mentre la corda è in genere di materiale sintetico, acciaio o budello. • Mat. - Parte di una linea curva, in particolare di un cerchio. Dicesi lunghezza dell'a., il limite a cui tende la lunghezza della generica poligonale inscritta nell'a. stesso, quando la lunghezza del massimo lato tende a zero. • Mecc. - Caratteristico sistema elastico largamente adoperato per le costruzioni. Può presentarsi senza cerniere (incastrato alle estremità), con due cerniere (di solito alle estremità) con tre cerniere (di cui una generalmente sta al vertice). • Arch. - Elemento configurativo a semicerchio maggiore di una semicirconferenza (o minore) risultante dall'intersezione di due tratti di circonferenza o complicato con altre curve. L'a. è una struttura che ha il compito di delimitare un'apertura, ricavata nella grossezza di un muro, sorreggendo di solito un sopraccarico e scaricando sui piedritti le sollecitazioni del materiale. Le parti dell'a. si reggono per reciproco contrasto, seguendo una linea curva direttrice detta intradosso. Secondo la forma dell'intradosso gli a. si distinguono in: a. a tutto sesto o a pieno centro, formati a semicerchio; a sesto ribassato, col piano orizzontale delle imposte al di sopra del centro dell'a.; a sesto rialzato o a ferro di cavallo; a sesto acuto, composto di due a. circolari simmetrici non raccordati al loro punto d'incontro in chiave (quest'a. può essere più o meno slanciato); a sesto Tudor o a dorso di mulo; a sesto tribolo, a forma di trifoglio; a contrafforte o rampante (V.) se ha le imposte a diverse altezze, a sesto ellittico, policentrico, parabolico, se la curva dell'intradosso è una parabola. ║ A. di Trionfo: monumento eretto in memoria di uomini o di fatti insigni. Veniva costruito attraverso la strada per cui doveva passare il generale vittorioso; ai lati erano di frequente annessi due a. più piccoli. Tutta la costruzione era ornata di statue, di bassorilievi, di trofei. Sull'attico era incisa l'iscrizione dedicatoria. Numerosi a. furono costruiti a Roma e nell'Impero romano ogni volta che uno dei Cesari, compiuta felicemente un'impresa, tornava a Roma a ricevere gli onori del trionfo. ║ A. rampante: porzione di a. destinata a sorreggere e a decorare i fianchi di un edificio: si dice rampante perché gli appoggi non sono sullo stesso piano, ma ad altezze diverse. ║ A. trionfale: arcata che precede l'abside, decorata, nelle antiche basiliche, di mosaici e pitture. Il termine deriva dall'a. di trionfo romano, dal quale forse fu imitato anche nella ricca decorazione, per analogia tra la solennità imperiale del trionfo e la solennità processionale delle cerimonie cristiane. • Elettr. - A. elettrico o voltaico: si verifica tra le estremità di due elettrodi di carbone o metallici alimentati da un generatore di corrente continua o alternata. Mettendo in contatto i due carboni si produce il passaggio di una elevata densità di corrente; allontanando gradualmente i due elettrodi si osserva una banda luminosa, che costituisce l'a. elettrico. Per la prima volta il fenomeno fu studiato da Davy nel 1808. L'a. può svilupparsi in aria o in contenitori chiusi, ma quasi sempre deve essere adescato, cioè gli elettrodi devono essere inizialmente in contatto. Possono aversi a. a catodo caldo e a. a catodo freddo; i primi si hanno quando gli elettrodi sono di carbone, platino o altri metalli; gli altri quando gli elettrodi sono di mercurio o di rame; negli a. del primo tipo il catodo emette forti correnti elettroniche che, ionizzando il gas, producono nuovi elettroni in movimento, l'energia cinetica dei quali, trasformandosi in calore nell'urto contro il catodo, mantiene caldo quest'ultimo. L'interpretazione del fenomeno d'a. a catodo freddo, non ha trovato invece precisa conferma. Bastano poche decine di ampere per dar luogo a un a. di intensità luminosa tra due elettrodi di carbone. Questo tipo di a. è usato, per esempio, nelle lampade per proiettori cinematografici. Altri utilizzi tra elettrodi metallici si hanno nella saldatura elettrica e nei forni elettrici ad a.; quello a mercurio ha come importantissima applicazione il raddrizzatore a vapore di mercurio, oltre a quella che sfrutta la sua luminescenza.