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Arciere.

Soldato armato di arco e frecce che, fino all'avvento delle armi da fuoco, costituì il punto di forza di vari eserciti orientali e occidentali. Famosi furono gli a. assiri, grazie ai quali Sargon di Accad, intorno al 2400 a.C., riuscì ad assoggettare definitivamente le città sumeriche. Gli archi usati da queste milizie erano corti e molto robusti e permettevano di scoccare frecce con eccezionale precisione e rapidità. Anche i faraoni d'Egitto contavano su reparti di a. abilissimi. Nell'antica Grecia l'a. non portava corazza, né scudo e nemmeno schinieri; a sua protezione aveva soltanto l'elmo. I migliori tiratori d'arco ellenici provenivano per lo più da Creta o da Rodi e usavano archi formati da due corna di ariete o di antilope. Per i Romani, l'arco fu soprattutto uno strumento da caccia, non da guerra, almeno fino all'epoca delle guerre puniche, in occasione delle quali anch'essi incorporarono nelle loro legioni reparti di a. (soldati provenienti per lo più dalla Siria e dalla Tracia), una sorta di fanteria leggera che tuttavia non incontrò mai il pieno favore dei comandanti. Neppure gli sfortunati combattimenti dei Romani contro i Parti - a. abilissimi, eredi degli Assiri e dei Persiani - mutarono l'atteggiamento dei generali rispetto all'arco. Solo nel tardo Impero vennero assoldati i ben noti sagittari, a. specializzati, per difendere le frontiere dagli attacchi dei barbari. Tuttavia anche i barbari occidentali non ebbero simpatia per l'arma preferita invece dai combattenti asiatici. Patria dei migliori a., anche nell'Alto Medioevo, fu l'Asia Centrale; di qui, infatti, giunsero i Parti e i Sassanidi, i Tartari, gli Unni, i Mongoli. Anche in Cina e nel Giappone l'arco era molto apprezzato come arma da guerra, sebbene tra i popoli orientali variasse la forma dell'arco (arco semplice e arco composto), oltre che la tecnica d'impiego. I Parti, per esempio, eseguivano gli attacchi a cavallo lanciando nugoli di frecce, ritirandosi subito dopo per attirare il nemico all'inseguimento e quindi attaccarlo nuovamente. I Bizantini, disponendo di armi potentissime, lanciavano le frecce standosene sdraiati sulla schiena e appoggiando l'arco ai piedi in modo da poter tendere la corda con ambedue le mani. Nel 1066, Guglielmo il Conquistatore con i suoi Normanni vinse la battaglia di Hastings contro i Sassoni proprio per merito dei suoi a. Famosi divennero anche, per la loro abilità, i balestrieri genovesi del XIV sec., richiestissimi come truppe mercenarie dai sovrani europei. Alla battaglia di Crécy, l'esercito francese contava ben seimila a. (1346), ma gli Inglesi ne avevano undicimila, tutti bravissimi, e la vittoria toccò a questi ultimi. L'intelligente uso degli a. diede la vittoria agli Inglesi anche nelle battaglie di Poitiers (1356) e di Azincourt (1415). Tutti i regnanti inglesi si preoccuparono di mantenere e rafforzare la tradizione arcieristica del Paese. Enrico VIII, per non creare concorrenza all'arco, vietò l'uso della balestra e suo figlio Edoardo VI ordinò che tutti gli uomini liberi del regno dovessero possedere un arco adatto alla loro corporatura e alle loro attitudini fisiche; in tal modo egli si assicurò uno dei più potenti corpi di a. di tutti i tempi. Gli a., tranne che in Inghilterra dove vennero utilizzati fino al XVII sec. e in Francia, dove Francesco I ne conservò un reparto, scomparvero nella seconda metà del Cinquecento a causa del graduale perfezionamento delle armi da fuoco.