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Aramaico.

Degli Aramei. • Ling. - La lingua del popolo arameo appartiene al ramo occidentale del gruppo delle lingue semitiche, insieme con il cananeo, il fenicio, l'ebraico e altre lingue minori; l'a. presenta però caratteristiche proprie quali l'articolo suffisso al nome, il passivo sostituito con il riflessivo. L'alfabeto, derivato da quello fenicio, dette origine a quello siriaco, arabo, mandaico, e fu adottato nella forma quadrat anche dall'ebraico. Diffuso dagli Aramei a partire dal XIII sec. a.C., si propagò in tutto il Medio Oriente divenendo la lingua commerciale più usata. I documenti più antichi risalgono ai secc. X e VIII a.C.: si tratta di iscrizioni regie in a. antico ritrovate in Siria e Mesopotamia. Dall'VIII sec. si diffuse una lingua comune in Assiria e a Babilonia. Durante la cattività babilonese gli Ebrei la impararono e dopo la liberazione, al ritorno dall'esilio, la portarono in patria. L'a. divenne proprio anche degli Ebrei coloni stabilitisi in Egitto a Elefantina (VII sec.) e delle colonie ebraiche e semitiche sotto la dominazione persiana dell'Egitto. Da queste colonie (Elefantina, Asuan, Ermopoli) proviene un'ampia documentazione tra cui i frammenti di Ahiquar. L'a. ebbe inoltre una notevole importanza letteraria. Nell'Impero persiano la cancelleria imperiale si serviva dell'a. nei rapporti diplomatici e commerciali con le nazioni limitrofe. Le conquiste di Alessandro Magno contribuirono alla sua decadenza come lingua letteraria, in seguito alla sostituzione col greco. Ritornò però in auge come lingua sacra e come tramite delle nuove religioni orientali, nonostante il suo frantumarsi in una serie di sottolingue e dialetti locali che presentavano tra loro differenze più o meno accentuate. In Siria si ebbero le varianti del nabateo e del palmireno; in Palestina le varianti principali furono quelle dell'a. giudaico al cui ceppo apparteneva anche la lingua di Gesù Cristo, il galileo, e l'a. cristiano, nonché il samaritano. Nella Mesopotamia settentrionale costituì la base del siriaco, divenuto la lingua letteraria degli Aramei cristiani, mentre nella Mesopotamia meridionale diede origine al talmudico babilonese e al mandeo. La conquista arabo-musulmana pose fine al predominio dell'a. come lingua diplomatico-commerciale, sostituendolo con l'arabo nei rapporti internazionali. L'a. continuò a essere parlato localmente, ma andò perdendo sempre più spazio a favore dell'arabo, sino a ridursi a piccoli nuclei parlati dalle popolazioni siriane e irachene che, attualmente, lo usano alla stregua di un dialetto, servendosi ufficialmente dell'arabo. La lingua a. presenta notevoli somiglianze con l'ebraico e la sua scrittura, al pari di quella ebraica e araba, è di origine fenicia. I testi letterari più antichi in a. giunti sino a noi sono quelli inseriti nella Bibbia ebraica: due parole nella Genesi, un versetto di Geremia, due luoghi di Esdra e uno di Daniele. La prima opera di un notevole valore è la Midhrash, interpretazione omiletica della Bibbia composta tra il II e il X sec. d.C. Da quest'opera derivò la letteratura talmudica sviluppatasi dal 70 fino alla metà del sec.VIII. All'a. occidentale appartiene la letteratura dei Targumin, parafrasi del Vecchio Testamento scritte in a. dopo che si perse l'uso dell'ebraico in seguito alla cattività babilonese. Tra i Targumin importante è quello Onkelos. I Targumin permettono di conoscere la lingua parlata ai tempi di Gesù; hanno però scarso valore dal punto di viste esegetico mentre sono utili per comprendere il pensiero dei diversi rabbini. • Arte - L'arte a. non si distingue da quella neoittita e siriaca. La città presentava due cinte murarie con porte a tenaglia. La forma più comune dei palazzi era quella con un ingresso porticato con colonne, al quale si accedeva mediante una scalinata, e che conduceva a un vano centrale parallelo alla facciata e ai vani minori. Dei templi si conosce solo quello di Tell Tainat, con tre ambienti successivi. Scarsa la documentazione per la scultura a tutto tondo (le poche statue si caratterizzano per l'accentuazione del senso volumetrico delle masse); più numerose sono invece le testimonianze di rilievi su lastre ortostatiche che adornavano porte e fronti di palazzi. Manca all'arte a. una omogeneità di stile dovuta al frazionamento regionale e alla conseguente presenza di botteghe differenti. Si registra però una certa uniformità nell'iconografia: nelle scene di vita quotidiana si avvertono anche alcuni elementi fortemente innovativi.