(dal latino
apis). Insetto appartenente all'ordine
degli imenotteri, genere
apis famiglia degli Apidi. Si distinguono
quattro specie di
a.:
Apis dorsata o gigante;
Apis florea o
nana;
Apis indica o indiana;
Apis mellifica o domestica, che
è quella più nota, detta anche
a. da miele per eccellenza.
Quest'ultima (insieme alla sottospecie di
Apis mellifica ligustica o
a. italiana) per le sue caratteristiche di resistenza e
prolificità elevata è diffusamente allevata. Generalmente le
a. sono di colore bruno con peluria grigia; le specie italiane presentano
invece una caratteristica colorazione giallo arancio con strisce nere. Vivono in
colonie molto popolose, che possono essere costituite anche da decine di
migliaia di elementi, e nelle quali si distinguono tre tipi di
a.: le
a. operaie, le
regine e i maschi detti
fuchi. Le
operaie sono femmine sterili e sono le più numerose; nascono dalle uova
fecondate e depositate dalla regina in una cella dell'alveare. Possiedono
ghiandole velenifere e aculeo, il pungiglione che, derivato da una
trasformazione dell'organo ovopositore, serve in genere come arma di difesa. Il
suo uso è però spesso letale per la stessa
a.: il
pungiglione rimane infatti conficcato nella vittima insieme a parte della
sezione finale delle viscere, cosa che determina in genere la morte dell'animale
mutilato. Le zampe posteriori sono munite di spazzole, cestelli, dispotivi che
servono per la raccolta e il trasporto del polline. Le operaie dispongono
inoltre di ghiandole sopracerebrali che producono il cibo per le larve, di
ghiandole poste al di sotto dell'addome che producono la cera e di una borsa
melaria dove avviene la trasformazione in miele delle sostanze zuccherine per
mezzo di enzimi. Esse svolgono un'intensa attività: la loro vita non
supera in estate le cinque o sei settimane. La femmina feconda, o regina,
è unica nella colonia: dispone di un apparato riproduttore completo e di
un addome allungato solo parzialmente coperto dalle ali. Lunga circa 2 cm, ha
corpo affusolato. Il suo unico compito è quello della riproduzione; si
accoppia una sola volta per tutta la vita, dopo circa cinque o sei giorni dalla
nascita. Il seme del maschio è conservato nella spermoteca, in modo da
servire per tutta la vita della regina, ossia per circa cinque o sei anni. Ogni
giorno la regina depone 3.000 uova: da quelle fecondate nascono femmine da
quelle non fecondate nascono i maschi. Le larve fino a 3-4 giorni sono nutrite
con pappa reale dalle
a. nutrici poi invece con miele e propoli (la pappa
reale è somministrata ancora solo a quelle larve che sono destinate a
divenire regine). Dopo 6 giorni secernono un sottile filo di seta con il quale
formano il bozzolo in cui si racchiudono fino alla completa metamorfosi. Prima
della metamorfosi le cellette contenenti le larve sono chiuse da uno strato di
cera. Lo sviluppo dura in genere 16 giorni per la regina, 24 per i fuchi e 21
per le operaie. I maschi, o fuchi, hanno corpo grosso e peloso, occhi sporgenti
e mancano di aculeo; dopo aver fecondato la regina muoiono in quanto parte dei
loro organi genitali rimangono nella femmina. Incapaci di qualsiasi
attività anche di difesa (sono privi di pungiglione), hanno come unico
scopo quello di fecondare la regina. La regina si accoppia con uno solo di essi;
gli altri maschi vengono o scacciati dall'alveare o uccisi. Il nido, o alveare,
è composto da celle a forma di prisma esagonale sovrapposte
parallelamente una all'altra e costruite con la cera prodotta dalle
a.
stesse. Le operaie fino al 14° giorno si occupano della cura dell'alveare,
della sua ventilazione e della trasformazione del nettare in miele. Dal 14°
giorno fino al 20° svolgono invece mansioni di difesa. Le
a. che
sopravvivono oltre il 20° giorno sono dette
foraggere o
bottinatrici e hanno il compito di raccogliere il propoli, l'acqua, il
nettare e il polline. L'
a. bottinatrice, quando trova una zona talmente
ricca di polline da non potere essere sfruttata da un solo individuo, segnala
alle compagne il luogo scoperto con una danza sull'alveare. Se le
a. che
sciamano con lei ritengono ancora non sufficienti il loro numero per sfruttare
la zona, al ritorno all'alveare, eseguono a loro volta danze fino a che il
numero di
a. non risulti appropriato. Attraverso la danza l'
a.
riesce a comunicare distanza e direzione della zona. Quando una colonia comincia
a essere troppo affollata si verifica la
sciamatura. Le operaie
costruiscono le cosiddette celle reali dove le larve vengono nutrite con sola
pappa reale che, ricca di enzimi e sostanze vitaminiche, rende quelle larve tali
da diventare femmine feconde. Si sviluppa così una nuova regina che
uccide le altre femmine feconde, mentre la vecchia lascia l'alveare alla guida
di uno sciame composto da metà delle
a. dell'alveare, con le quali
darà vita a una nuova società. Il resto della colonia rimane al
servizio della nuova regina. Nel caso in cui le
a. rimaste siano ancora
troppo numerose, si verificano altre sciamature (fino a quattro) finché
la popolazione dell'alveare non è ridotta a quel numero che le
a.
stesse ritengono ottimale per il buon funzionamento della società. Oltre
alle
a. che vivono in comunità (
a. sociali), vi sono le
cosiddette
a. solitarie che si dividono in
falegnami (nidificano
per conto proprio nel legno),
tagliafoglie (tagliano le foglie a
pezzettini e con essi tappezzano i loro nidi) e
minatori (scavano il nido
nella terra).