(dal greco
apátheia: insensibilità,
mancanza di passione). Abulia, insensibilità, indifferenza e indolenza
abituali. • Filos. - Il termine, attualmente
usato con questi significati negativi, nella filosofia classica serviva a
indicare lo stato raggiunto dal saggio dopo la liberazione dalle passioni
dannose per lo spirito. Alle passioni, considerate non come l'espressione di una
parte
irrazionale dell'anima, ma come moti sregolati, derivati da falsi
giudizi di valore, gli stoici contrapponevano l'
a. quale virtù
dell'impassibilità, ossia forza interiore conquistata con la saggezza.
Pertanto l'
apátheia degli stoici, come l'
atarassía
(assenza di turbamento) degli epicurei, era considerata dalla filosofia del
periodo ellenistico come una virtù attiva, come una conquista spirituale.
• Psich. - In psicopatologia, stato di assenza
di qualsiasi emozione, caratteristico della depressione, di alcune forme di
schizofrenia e della frenastenia grave.