Voce afrikaans, composta dall'inglese
apart: separato
e dall'olandese
heid: stato, condizione. Rigida separazione razziale,
condotta sistematicamente, tra popolazione bianca e di colore. ║ In
particolare, la politica razzista di discriminazione e segregazione praticata in
Sudafrica contro la gente di colore da parte della minoranza bianca al potere.
║ Per estens. - Qualunque forma di segregazione o separazione attuata nei
confronti di minoranze. • St. - L'
A.
è stato applicato fino agli anni Ottanta-Novanta nella Repubblica
Sudafricana e nello Zimbabwe. Le radici giuridiche ed economiche della politica
sudafricana dell'
A. sono da ricercarsi nel processo di sviluppo
coloniale, avvenuto tra il 1886 e il 1913, per quanto la sua regolamentazione
nell'ordinamento dello Stato sia iniziata dal 1948, in seguito all'ascesa al
potere dell'ala oltranzista del Partito nazionalista. Basi filosofiche a
sostegno dell'
A. sono state una particolare interpretazione della Bibbia
da parte della Chiesa riformata olandese, nonché il costume separatista
britannico. Con l'applicazione di tale dottrina, il Sudafrica ha offerto per
secoli l'esempio massimo di razzismo pratico, trovando nella segregazione delle
razze una garanzia per la continuità della gestione esclusiva del potere
politico ed economico da parte della minoranza bianca, che rappresenta il 19%
(di cui il 60% di ceppo boero e il 30% di ceppo britannico) della popolazione,
contro il 68% di neri, il 10% di mulatti, il 3% di asiatici. Ufficialmente il
razzismo è sempre stato negato dal Governo sudafricano. Secondo la
dottrina ufficiale in vigore prima dell'abolizione dell'
A., la
popolazione nera non aveva alcun diritto di proprietà sul territorio. La
pratica attuazione dello schema dello sviluppo separato (
aparte
ontwikeling) delle varie comunità etniche, giustificato con
pretestuose argomentazioni di tipo biologico e storico, ha portato non solo alla
totale subordinazione politica e giuridica della popolazione di colore, ma anche
a una rigida segregazione territoriale. La legislazione sudafricana, sulla quale
si è in parte modellata quella rhodesiana, ha di fatto negato ogni
diritto umano al nero, in nome di una "dottrina" secondo la quale, essendo le
razze diverse per volontà divina, per civiltà e storia, esse
devono avere uno sviluppo e un avvenire separato. A tale scopo, quindi, ma anche
in applicazione del vecchio schema del
divide et impera, si è
proceduto allo
sviluppo separato delle varie comunità etniche di
colore e al riconoscimento ufficiale di una decina di gruppi Bantù.
L'impostazione di fondo dell'
A. è stata pertanto presentata come
una specie di credo mistico-religioso, basato sul principio della
superiorità dell'uomo bianco. La volontà di conservare intatto il
potere assoluto della minoranza bianca in ogni settore della vita pubblica ha,
così, portato alla creazione di un'impalcatura giuridica, costituita da
una serie di leggi-catenaccio che accompagnavano il cittadino sudafricano dalla
nascita alla morte. Una prima classificazione divideva la popolazione in bianchi
e non bianchi, questi ultimi a loro volta suddivisi in neri
(
bantù, essi pure suddivisi in gruppi e sottogruppi), mulatti
(
coloureds), asiatici (indiani e cinesi), mentre i giapponesi, grazie a
una legge speciale, godevano della classificazione di
bianchi. Ogni
legame fra i vari gruppi razziali è stato pertanto tagliato, mentre la
suddivisione territoriale in regioni bianche e riserve destinate ai diversi
gruppi etnici di colore ha portato a una rigida applicazione delle leggi sui
lasciapassare, in virtù delle quali il negro residente per ragioni di
lavoro in un'area bianca era considerato alla stregua di straniero
temporaneamente dislocato. Inoltre, è stato impedito ai negri di accedere
a tutta una serie di lavori qualificati. Il nodo dell'
A. è andato
pertanto facendosi sempre più stretto, ma la segregazione territoriale ha
determinato situazioni spesso in contrasto con le leggi dello sviluppo economico
generale del Paese, per quanto abbia consentito di poter contare su un'immensa
riserva di manodopera a basso costo. La politica dell'
A., che nel suo
disegno finale, sostenuto con piena coerenza dai più intransigenti
razzisti sudafricani, avrebbe dovuto portare al frazionamento del territorio in
una molteplicità di veri e propri Stati separati, in conseguenza del
quale si avrebbe avuto un pressoché totale immobilismo economico, non ha
mancato di incontrare perplessità e resistenze negli ambienti economici e
imprenditoriali, dominati dalla comunità di origine inglese, tanto da
portare nell'ottobre 1969 alla scissione del partito nazionalista
(V. SUDAFRICANA, REPUBBLICA). Gli assertori
intransigenti dell'
A., difensori a oltranza della lingua afrikaans e
delle tradizioni coloniali, erano appoggiati dall'ala oltranzista delle Chiese
riformate che rifiutavano ogni influenza democratizzante, verso cui riversavano
immancabilmente l'accusa di comunismo. Gli
Ultras non riuscivano tuttavia
a impedire l'afflusso crescente di lavoratori di colore dalle riserve alle aree
urbane industrializzate, così che questa massa proletaria, confinata
negli immensi sobborghi di città come Johannesburg, costituiva una carica
esplosiva di notevole potenza, tenuto conto della presenza di gruppi di
contestazione, formatisi sull'esempio americano ed europeo, e della guerriglia
nazionalista che, dalle ex colonie portoghesi, si era diffusa anche in
territorio sudafricano, in particolare nel Transvaal settentrionale. Verso la
fine degli anni Ottanta, grazie all'accresciuta sensibilità
internazionale al problema e di fronte al rischio di un assoluto isolamento
politico, il Governo sudafricano ha proceduto a un progressivo allentamento dei
rigidi principi dell'
A. Le tappe del processo di abolizione
dell'
A. in Sudafrica si riassumono in: legalizzazione dei matrimoni misti
e apertura dei cinema a tutte le razze (1985); abolizione del lasciapassare dei
neri per entrare nelle zone bianche e concessione ai neri del diritto di
possedere terreni in città (1986); creazione di alcune aree di libero
insediamento e svolgimento delle prime elezioni aperte a tutte le razze (1988);
legalizzazione dei partiti anti-
A., nonché abolizione
dell'
A. negli ospedali e nei servizi pubblici (1990). Nel febbraio del
1991 il presidente F. De Klerk ha ufficialmente proclamato la fine
dell'
A. (per i successivi sviluppi politici V.
ANC). In Rhodesia, invece, l'
A. è stato ufficialmente
abolito nel 1980 con la trasformazione dell'ex colonia inglese in Repubblica
indipendente (Zimbabwe).