Tragedia di Sofocle, rappresentata presumibilmente nel 441
a.C. in Atene. Pare che, in seguito al grande successo di quest'opera, l'autore
sia stato insignito di una carica pubblica. Nella tragedia è narrato il
mito di Antigone che, convinta di dover dare degna sepoltura al corpo del
fratello Polinice pur se nemico della patria, è disposta in nome di un
superiore principio morale a contrastare la volontà del re Creonte, che
aveva ordinato di lasciare il cadavere in pasto agli uccelli. Avendo trasgredito
le leggi dello Stato, Antigone viene rinchiusa per ordine di Creonte in un antro
di pietra ma, a sua insaputa, anche Emone, figlio del re e fidanzato della
donna, si fa murare nella grotta. Creonte, ammonito da Tiresia con oscuri
presagi e minacce, decide di far riaprire la cella. Ma è ormai troppo
tardi: Antigone si è impiccata ed Emone si uccide di fronte agli occhi
del padre. A questo suicidio fa seguito quello di Euridice, madre di Emone e
moglie di Creonte. Sulla scena finale si staglia la figura solitaria del re che
può misurare in tutto il loro orrore le conseguenze della propria
ostinata crudeltà. Nella tragedia di Sofocle, il motivo centrale è
creato dal duello tra le leggi divine e inviolabili e le leggi civili.
L'episodio particolare di Antigone che seppellisce il fratello non sembra
derivare dalla tradizione epica, ma piuttosto da una leggenda locale tebana
(esisteva un luogo detto del "trascinamento di Antigone"). Tale racconto si
sarebbe arricchito con elementi della tradizione di Platea città dove,
secondo Ione di Chio, Ismene e Antigone sarebbero fuggite e sarebbero state arse
vive nel tempio di Era. La rivolta di Antigone contro le leggi di Creonte era
nota a Eschilo che nella parte finale dei
Sette contro Tebe (terza
tragedia della trilogia comprendente
Laio ed
Edipo) rappresentata
nel 467, accennava alla disubbidienza di
A. e al suo proposito di
seppellire Polinice. Riscontri sostanziali e alcune coincidenze formali fanno
pensare che Sofocle tenne presente la tragedia eschilea. Sofocle però
arricchì, innovò, rielaborò la vicenda: in particolar modo
egli trattò liberamente i personaggi di Emone, Creonte ed Euridice.
Soprattutto il momento del confronto fra Antigone e Ismene è creazione
completamente originale dell'arte sofoclea. Rappresentando Ismene come colei che
cede alle imposizioni e Antigone come colei che vi resiste in nome di una
superiore moralità, Sofocle può dare maggior risalto al
personaggio che, nel suo solitario coraggio, giganteggia. L'espediente della
riapertura della grotta, inoltre, permette all'autore di mostrare direttamente
sulla scena le conseguenze dell'
úbris di Creonte attraverso il
suicidio dei suoi familiari. • Mus. - Per
l'
A. sofoclea vennero composte numerose musiche, fra gli altri anche da
F. Mendelssohn, C. Saint-Saens, G. Mulé e A. Honegger, autore anche del
dramma lirico omonimo del 1927 su soggetto di J. Cocteau.