(dal greco
antologhía: raccolta di
fiori, der. di
ánthos: fiore e
légo: scelgo).
Anticamente venivano così denominate le collezioni di fiori, i trattati
sui fiori. ║ Oggi indica una raccolta di brani letterari di vari autori o
dello stesso autore. • Encicl. - Già nel
mondo classico l'
a. fu usata come forma di raccolta e di conservazione di
opere di vari autori (
A. Palatina,
A. Latina). In Italia esse si
diffusero nel Cinquecento e nel Seicento con il fine di offrire testi ritenuti
esemplari per stile e contenuto: questo ad esempio è il caso della
Raccolta di rime di diversi eccellentissimi autori del 1545-60, della
Raccolta di antiche rime di diversi toscani curata da J. Corbelli nel
1589 e delle
Prose fiorentine di Dati del 1661, che sono i primi modelli
di
a. prosastiche. Fu nel Settecento che l'
a. si diffuse come
strumento didattico. Il primo a pubblicarne una fu Muratori nel 1706 quando, in
appendice al
Della Perfetta poesia italiana, aggiunse una scelta di
componimenti poetici. Seguirono altre
a. come la
Scelta di sonetti e
di canzoni de' più eccellenti rimatori d'ogni secolo di Gobbi nel
1708-1709; la
Scelta di sonetti con varie critiche di T. Ceva nel 1735;
la
Raccolta di prose e poesie del 1744 ad opera di G. Tagliazucchi; le
Rime oneste de' migliori poeti antichi e moderni riunite nel 1750 da A.
Mazzoleni. Nel secolo successivo le
a. divennero riflesso delle poetiche
dei singoli autori. Foscolo pubblicò i
Vestigi della storia del
sonetto italiano nel 1816; Tommaseo
Le letture italiane nel 1841.
Allo stesso modo alla fine del secolo e all'inizio del Novecento si ricordano le
raccolte di Carducci (
Primavera e fiore della lirica italiana del 1903) e
di Pascoli (
Lyra del 1895,
Epos del 1897,
Sul limitare del
1899, e infine
Fior da fiore del 1901). Un posto a sé meritano le
raccolte leopardiane
Crestomazia prosastica del 1827 e
Crestomazia
poetica del 1828. Leopardi non si propose più di raccogliere i brani
che fossero rappresentanti del
bello scrivere, ma nella raccolta poetica
si prefisse di riunire quei componimenti che, in sintonia con la stagione dei
grandi idilli, rappresentavano per lui la lirica pura; in quella
prosastica, seguendo l'esempio di M. Noel e di N. Delaplace, volle offrire un
quadro d'insieme, una panoramica della letteratura italiana nelle sue
manifestazioni più altamente espressive. Contro la sua posizione si
schierarono i puristi come Fornaciari con gli
Esempi di bello scrivere in
prosa e in verso del 1829 e Ambrosoli con il
Manuale della Letteratura
italiana del 1831. Verso la fine dell'Ottocento inoltre alcune
a.
divennero veri e propri manifesti poetici. Per i parnassiani ad esempio fu
Le
Parnasse contemporain (Il Parnaso contemporaneo) del 1866; per i futuristi
la raccolta
I poeti futuristi del 1912; per l'imaginismo
Des
imagistes del 1914; per gli apocalittici
The White Horseman del 1940
e
The new Apocalypse del 1941. In Italia molte
a. hanno
significato una sorta di summa di tendenze di gusto: ad esempio, Paini e
Pancrazi in
Poeti d'oggi nel 1925, E. Falqui e E. Vittorini in
Scrittori Nuovi nel 1930 e ancora E. Falqui in
Capitoli nel 1938
raccolsero poesie che rispecchiavano i principi della
prosa d'arte della
"Ronda". Allo stesso modo Anceschi raccolse poesie ermetiche in
Lirici
Nuovi nel 1942.