Orientamento ideologico volto a rivendicare il concetto
della laicità dello Stato contro la tendenza del clero ad ingerirsi nelle
questioni esclusivamente attinenti alla sfera civile e politica. È un
fenomeno che ha assunto rilievo soprattutto nei Paesi e nelle aree a forte
tradizione cattolica (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, America
Latina), caratterizzate da un processo storico di graduale secolarizzazione
della Chiesa e di crescente acquisizione di privilegi di varia natura
(giuridici, economici e politico-culturali). L'accentuato spessore sociale e
politico progressivamente assunto dal potere ecclesiastico ha alimentato un
atteggiamento polemico che, dapprima appannaggio di ben precise correnti di
pensiero e d'opinione, è poi dilagato in fenomeno di massa nel corso del
XIX sec. Due i principali bersagli polemici dei fautori dell'
a.: gli
sconfinamenti nella sfera di competenza propria dell'autorità laica, e il
supposto allontanamento del clero dal nucleo primitivo del dettato evangelico.
Questo, in particolare, era il senso del rimprovero mosso alla Chiesa da parte
delle primissime correnti anticlericali, originatesi nella temperie spirituale e
nel clima politico della società medievale. Da questi movimenti
d'opinione nacque la corrente di pensiero anticlericale, che attraversò
il Rinascimento e si affermò nel corso della Riforma, per poi conoscere
rinnovato slancio e seguito popolare nella Francia seicentesca, con il
libertinismo, e nel Settecento con il razionalismo imperante della filosofia dei
"lumi". Un violento
a. fu anche espresso nel XVII sec. dai movimenti
politico-religiosi inglesi detti dei Livellatori (V.
LEVELLERS) e degli Zappatori (V.),
profondamente contrari all'indottrinamento delle plebi da parte di un clero
impegnato a far "sermoni per piacere alle deboli menti degli ignoranti, per
conservare le sue ricchezze e per imporsi alla stima di un popolo istupidito,
beffato e abbrutito". Richiamandosi all'insegnamento cristiano dell'amore
fraterno, questi movimenti proponevano di trasformare la Chiesa nazionale
anglicana in un'istituzione rinnovata e autenticamente impegnata a promuovere
l'educazione popolare. Anticlericali, nel senso più ampio del termine,
furono inoltre varie correnti culturali dei secc. XVII e XVIII che si fondavano
su una concezione filosofico-religiosa di ispirazione deistica o teistica. Una
più spiccata impronta anticlericale assunse la cultura illuministica,
quando l'opposizione al clero si associò a quel più generale
movimento ideologico-politico che assumeva a proprio bersaglio l'Ancien
Régime e destinato a sfociare nella Rivoluzione francese. Pertanto, se in
una prima fase l'
a. si fondava sull'aspra critica dell'eccessiva
secolarizzazione della Chiesa, con l'affacciarsi dell'Illuminismo e, più
tardi, del Positivismo venne acquisendo un più spiccato carattere
antireligioso, avallato dalla convinzione che l'affrancamento spirituale
dell'uomo dovesse necessariamente passare attraverso il superamento della
religione. Per l'
a. medievale, dunque, non era in discussione il
magistero spirituale della Chiesa quanto la sua supposta "mondanizzazione"; per
il Razionalismo degli Enciclopedisti, al contrario, il rifiuto investiva proprio
le valenze conservatrici e oscurantiste dell'influenza sociale e culturale del
clero. Nel XIX sec. si affacciarono alla ribalta del dibattito
politico-culturale correnti anticlericali strenuamente avverse all'intervento
diretto o indiretto del clero nella vita politica e sociale. Con la Rivoluzione
francese l'
a. aveva infatti assunto una marcata connotazione politica,
che si tradusse nell'adozione di provvedimenti volti a ridimensionare in maniera
drastica il peso economico e socio-culturale del clero (confisca dei beni del
clero nel 1789 e costituzione civile del clero nel 1790). Questo indirizzo
politico attraversò tutto l'Ottocento, guadagnando crescente favore
presso l'opinione pubblica - soprattutto tra i ceti medi che avevano in odio le
forze clericali alleate con la monarchia borbonica - e costituendo un tema
dominante delle correnti di cultura laica, liberale e democratica. Nella fase
iniziale l'
a. ottocentesco rappresentò in primo luogo una protesta
contro la violenta ondata reazionaria che sommerse l'Europa intera dopo la
Restaurazione del 1815. Infatti, nonostante la Rivoluzione e le riforme
napoleoniche, verso la metà dell'Ottocento la Chiesa godeva ancora di
enormi privilegi e ciò le consentiva di esercitare una notevole influenza
politica in senso conservatore. In Inghilterra, i protestanti dissidenti furono
soggetti a gravi restrizioni sino al 1828: erano esclusi per legge da tutte le
più importanti cariche civili e militari, nonché dalle cattedre
universitarie. Dopo la Restaurazione, la Chiesa cattolica riuscì a
rafforzare le proprie posizioni: la nuova ondata clericale poteva contare
infatti sull'appoggio di tutti i nemici della Rivoluzione, nonché degli
oppositori del razionalismo e delle tesi laiciste relative ai diritti naturali
dell'uomo e alla preminenza dello Stato. Si schierarono a sostegno delle forze
clericali intellettuali di prestigio come E. Burke e J. de Maistre, esprimendo
un'esigenza di autorità, nell'ambito sia politico sia religioso,
considerata come la sola possibile barriera contro l'ateismo della rivoluzione.
Di ciò erano convinti anche gli estremisti di destra che ebbero mano
libera in Francia dopo la morte di Luigi XVIII e l'ascesa al trono di Carlo X
nel 1824. Il controllo dell'educazione venne affidato alla Chiesa con la nomina
di un vescovo come ministro dell'Istruzione, colpendo i sentimenti anticlericali
della borghesia liberale. La rivoluzione liberale del luglio 1830 diede
nuovamente respiro agli anticlericali francesi, portando al potere Luigi Filippo
d'Orléans che, tra l'altro, era miscredente. L'
a. non va comunque
confuso né con l'ateismo, né con l'avversione alla religione in
quanto tale. In esso, infatti, non è implicato il rifiuto della
religione, quanto piuttosto dell'ingerenza del clero nell'ambito dell'azione
civile. Pertanto, nelle sue forme meno esasperate, si identifica più
propriamente con il laicismo, ovvero con una concezione tendente ad affermare
l'indipendenza e la sovranità dello Stato nell'ambito della sua specifica
sfera d'influenza e l'assoluta libertà di pensiero e di ricerca
scientifica, al di fuori di interferenze, imposizioni o limitazioni da parte
delle autorità ecclesiastiche. ║
L'a. in Italia: l'
a.
ha assunto connotati altamente specifici in Italia dove, oltre ad essere
associato al problema della libertà di coscienza, si è sovrapposto
a quello dell'unità nazionale, la cui realizzazione fu tenacemente
ostacolata proprio dal saldo potere temporale della Chiesa. I fautori
dell'unità nazionale, componenti cattoliche comprese, erano favorevoli
alla laicizzazione dello Stato e all'abolizione del potere temporale dei papi
sulla base della formula "libera Chiesa in libero Stato". Dopo l'unità e
sino al 1929 il Vaticano si rifiutò di riconoscere ufficialmente
l'esistenza dello Stato italiano. Inoltre, i patrioti italiani furono colpiti da
una specie di scomunica collettiva che, teoricamente, li escludeva dai
sacramenti e dalla sepoltura in terra consacrata. L'ondata anticlericale che
imperversò nei primi decenni dell'unificazione fu alimentata dall'acceso
spirito polemico di uomini come Garibaldi che imputavano l'arretratezza del
Paese proprio allo strapotere ecclesiastico. Nel giro di alcuni mesi, nelle
provincie meridionali furono arrestati sessantasei vescovi, e cinque cardinali
vennero rinviati a giudizio. In risposta a questi provvedimenti, nel dicembre
1864 Pio IX pubblicò l'enciclica
Quanta Cura e il
Sillabo degli
errori che condannava tutti i principi fondamentali del Liberalismo, insieme
con il Socialismo e il Razionalismo. Il
Sillabo, in cui si afferma, tra
l'altro, che il libero dibattito delle idee corrompe l'anima, suscitò
enorme indignazione e rinfocolò l'
a. anche nei laicisti più
moderati. Nel 1866 fu votata una legge che sanciva lo scioglimento di quasi
tutti gli ordini religiosi e delle congregazioni, confiscandone inoltre i beni.
I seminaristi furono tenuti a compiere il servizio militare e il nuovo codice
civile non diede sanzione legale a quei matrimoni che non fossero stati
celebrati secondo il rito civile. L'
a. italiano, pur continuando a far
parte del patrimonio ideologico di vari settori della politica e della cultura,
finì per perdere i suoi caratteri specifici in seguito alla conclusione
dei Patti Lateranensi del 1929 (V.
CONCORDATO).