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Ansia.

Stato emotivo caratterizzato dall'attesa di un pericolo imminente e imprecisabile e dalla convinzione di essere incapace di allontanarlo. Lo stato di a. è generalmente associato a reazioni neurovegetative (pallore, tensione muscolare, difficoltà nella respirazione). Se il fenomeno è particolarmente intenso si parla di angoscia. La distinzione tra a. e angoscia (la prima riguarda la sfera psichica, mentre la seconda è legata a fenomeni fisici) è comunque artificiosa in quanto si tratta di stati affettivi associati sempre a reazioni di tipo nervoso vegetativo. Se il pericolo è riferito alla propria incolumità personale si parla di allarme. L'a. va distinta dalla paura in quanto questa è suscitata da una situazione ben precisa, mentre l'a. ha un oggetto indeterminato. Durante l'età evolutiva essa è molto frequente ed è legata al contrasto tra incapacità di completa comprensione e di autodeterminazione ed esigenze del reale: in questo senso l'a., che si presenta a ogni fase dello sviluppo, si può considerare uno stimolo essenziale per la crescita. Diversa è l'a. patologica che accompagna in genere malattie mentali, come manifestazione del conflitto tra reale e esigenze dell'istinto: essa inibisce le ordinarie attività dell'individuo e diventa un fattore di arresto e di irrigidimento. L'a. si associa spesso a espressioni somatiche che, con il passare del tempo, possono generare dei disturbi psicosomatici quali gastriti, coliti, ipertensione arteriosa, asma, ulcera, colite ulcerosa, palpitazioni cardiache, obesità, affezioni ginecologiche (amenorrea e dismenorrea), artrite, dermatiti pruriginose e altre malattie della pelle, disturbi endocrini. Se l'a. è avvertita principalmente come disturbo del corpo si parla di a. somatizzata. In tutti i casi di a. prolungata, più che intervenire sulle manifestazioni patologiche dirette, la cura deve tendere a rimuovere le cause psichiche, ricorrendo alla psicoterapia e ai tranquillanti.