PRESENTAZIONE
Stato
dell'Africa centro-orientale, l'Angola confina a Nord con la Repubblica del
Congo; a Nord-Est con la Repubblica Democratica del Congo; a Sud-Est con lo
Zambia; a Sud con la Namibia e a Ovest si affaccia sull'Oceano Atlantico. Ha una
superficie di 1.246.700 kmq e una popolazione di 14.078.000 abitanti con una
densità media di 11 abitanti per kmq. Gli Angolani sono in maggioranza
neri bantu appartenenti a 120 gruppi etnici diversi. La lingua ufficiale
è il portoghese, ma largamente diffuse sono le lingue bantu e khoisan. La
religione più diffusa è quella cattolica (51%); seguono le religioni
animiste (34%) e i protestanti (15%). Già colonia portoghese, l'Angola
dal 1975 è una Repubblica presidenziale. In base alla Costituzione,
il Parlamento unicamerale è costituito da 220 membri eletti per quattro anni;
il presidente della Repubblica è eletto a suffragio diretto con mandto di cinque
anni. L'unità monetaria è il kwanza. La capitale è Luanda (2.623.000
ab).
IL TERRITORIO
Il territorio è
prevalentemente costituito da un esteso altopiano interno (altopiano del
Bié) che si eleva oltre i 1.000 m. Le vette principali sono la Serra
Môco (2.620 m), i Monti Loviti, Kiunda e Chela. La fascia costiera che si
apre sull'Atlantico è bassa e pianeggiante; a Nord la larghezza raggiunge
i 200 km e si restringe poi man mano che ci si sposta verso Sud (30-50 km). I
fiumi del Paese si dipartono dai rilievi centrali: il Cuanza e il Cuene sfociano
nell'Atlantico; il Cuango ed il Cuando sono invece affluenti rispettivamente del
Congo e dello Zambesi, che anch'esso scorre per breve tratto in Angola. Il clima
subisce variazioni a seconda delle regioni: temperato umido a Nord della piana
costiera e semidesertico a Sud di essa; equatoriale nel distretto di Cabinda,
tropicale umido nella regione nord dell'altopiano e tropicale secco in quella
sud.
Cartina dell'Angola
L'ECONOMIA
L'Angola, Paese dalle potenziali risorse economiche ancora poco sviluppate,
ha risentito in modo profondo delle conseguenze della guerra, che ha penalizzato i
vari settori diminuendone la produttività. Dalla fine della guerra civile (2002),
l’economia angolana ha conosciuto una considerevole crescita. Oggi il Paese vive
di un’economia dualistica, basata quasi esclusivamente sulla produzione di petrolio
(92% delle esportazioni) e diamanti (è il quarto esportatore mondiale). Anche nel
settore agricolo c'è stato un lento incremento della produzione, in particolare
del caffé, incentivata dai considerevoli sostegni economici provenienti dall’estero
(Unione europea e FAO). Esistono importanti miniere di ferro nelle regioni di
Kassala e Cassinga. Modeste risorse forestali sono concentrate nell’area
nord-occidentale del Paese. La fauna ittica è ricca e la pesca è un’attività
importante, anche se non sviluppata su scala industriale. Lo sviluppo del settore
industriale non collegato all’estrazione del petrolio o alla produzione diamantifera è
modesto e si concentra sulla lavorazione dei prodotti agricoli locali (zuccherifici,
manifatture di tabacchi, oleifici). La lunga guerra ha sconvolto il sistema
dei trasporti basato sull'importante linea ferroviaria che convoglia ai porti di
Benguela e Lobito i prodotti minerari dello Zambia e delle regioni meridionali
della Repubblica Democratica del Congo. Il ripristino della ferrovia,
attualmente di 2.761 km, è uno degli obiettivi prioritari per lo sviluppo
del Paese. I trasporti all'interno si svolgono anche su 51.429 km di strade (di
cui 5.140 asfaltate), mentre i traffici con l'estero avvengono nei porti
marittimi di Lobito, Luanda, Namibe, Cabinda, Soyo. Gli aeroporti principali
sono situati a Luanda, Huambo, Lubango e Cabinda.
CENNI STORICI
Sede dell'antico Impero
bantu del Manikongo (XIV sec.), l'Angola fu scoperta nel 1482 dal navigatore
Diego Cão e prese nome da un re locale
(
Ngola), sottomesso dai Portoghesi nel 1620. La
conquista della costa, contrastata dagli Olandesi, fu completata nel 1666 con la
capitolazione del Manikongo; quella dell'interno, rallentata dalla resistenza
indigena, richiese oltre due secoli. I vari Regni presenti nel Paese si opposero
tenacemente all’occupazione straniera fino alla metà del XVIII sec.
Le guerre e la schiavitù ridussero la popolazione angolana da 18 milioni
nel 1450 ad appena 8 milioni nel 1850. Pur così ridotta la popolazione
dell’Angola non smise mai di opporsi alla colonizzazione portoghese;
emersero, in questa resistenza, figure come Ngola Kiluange, Nzinga Mbandi, Ngola
Kanini, Mandume. Durante tale dominazione coloniale l'Angola divenne il
principale mercato per la tratta degli schiavi, oltre ad essere sfruttata per i
giacimenti di diamanti. A partire dalla Conferenza di Berlino, che nel 1884
divise l’Africa tra le potenze coloniali europee, il Portogallo
intensificò la penetrazione militare, ma solo più tardi
riuscì a «pacificare» l’interno dopo trent’anni di
campagne militari (1890-1921). Il numero dei coloni portoghesi in Angola
aumentò rapidamente. Si passò dai diecimila del 1900 agli oltre
trecentocinquanta mila del 1974, poco prima dell’indipendenza.
L’economia coloniale era parassitaria, basata sullo sfruttamento delle
risorse minerarie e agricole. Tutti i guadagni restavano nelle mani degli
intermediari portoghesi. Il Paese fu l'ultima colonia portoghese ad ottenere
l'indipendenza, nel 1975, dopo un periodo di guerriglia durato 14 anni. Nel 1956
gli indipendentisti angolani fondarono infatti il Movimento popolare per la
liberazione dell’Angola (MPLA). L’obiettivo era quello di obbligare
il Governo portoghese a riconoscere il diritto del popolo angolano
all’autodeterminazione e all’indipendenza. Ma il Portogallo
rifiutò ogni trattativa, determinando la nascita di nuovi movimenti
indipendentisti quali il Fronte nazionale di liberazione dell'Angola (FLNA),
guidato da Holden Roberto, il Fronte di liberazione di Cabinda (FLEC) e l'Unione
per l'indipendenza totale dell'Angola (UNITA). Nel gennaio 1964, sotto la
direzione del presidente Agostinho Neto, il MPLA organizzò un incontro a
livello dirigenziale per definire la strategia della guerra popolare prolungata.
Le ripetute manifestazioni di solidarietà con gli indipendentisti a
livello internazionale, gli insuccessi militari in Angola, Mozambico, Guinea
Bissau e le difficoltà interne del Portogallo fecero sì che
l’esercito coloniale perdesse le presenze di una vittoria militare.
Un'insurrezione capeggiata dal Movimento delle Forze armate (MFA) il 25 aprile
1974 rovesciò, in Portogallo, il regime dittatoriale di Oliveira Salazar
e Marcelo Caetano. Il MFA, riconosciuto esplicitamente il diritto dei popoli
delle colonie africane all'autodeterminazione e all'indipendenza, invitò
il MPLA, il FLNA e l'UNITA a prendere parte, insieme al Portogallo, a un Governo
di transizione verso l'indipendenza il cui funzionamento venne stabilito dagli
Accordi di Alvor (gennaio 1975). Tuttavia, dal momento che le differenze
politiche e ideologiche di questi tre gruppi erano inconciliabili (il FLNA era
appoggiato dai servizi segreti statunitensi e dallo Zaire; l'UNITA era
spalleggiato dal Sudafrica e dai coloni portoghesi; il MPLA, di orientamento
marxista-leninista, era sostenuto dall'URSS) gli accordi non trovarono mai
applicazione. Seguirono acerrimi scontri nella capitale tra il FLNA e l'UNITA da
una parte e il MPLA dall'altra che provocarono tra il settembre e l'ottobre del
1975 l'invasione di Zaire e Sudafrica. L'11 novembre 1975, data prevista per
mettere fine alla dominazione coloniale, il MPLA proclamò l'indipendenza
dell'Angola e, sotto la guida di Agostinho Neto, assunse il controllo del Paese
proclamando la Repubblica popolare dell'Angola. Il nuovo Governo, grazie
all'aiuto di 15.000 soldati cubani, riuscì a contrastare l'invasione
sudafricana. Nel 1976 l’ONU riconobbe il Governo del MPLA come
rappresentante legittimo dell’Angola. Tuttavia, a sostegno
dell’UNITA continuarono gli attacchi sudafricani dal territorio della
Namibia. A causa della guerra, che aveva provocato la paralisi della produzione
nelle zone settentrionali e meridionali del Paese e l'emigrazione in massa degli
europei, la situazione dell’economia angolana si fece fortemente precaria.
Il nuovo Governo avviò il recupero dei principali centri di produzione e
l’inquadramento della manodopera, in genere poco qualificata e analfabeta.
Sorse in questo modo un ampio apparato statale che si trasformò in motore
dell’economia. Le banche e le attività considerate strategiche
furono nazionalizzate. Nel settembre 1979 Agostinho Neto morì a Mosca.
Gli successe alla guida del Paese il ministro per la programmazione economica,
l’ingegnere José Eduardo Dos Santos. Nel 1981 la resistenza
militare angolano-cubana bloccò un tentativo di invasione da parte
sudafricana, giustificata come un’operazione contro basi di guerriglieri
della SWAPO, il movimento di liberazione della Namibia. Il vero obiettivo del
tentativo di invasione sudafricano sembrava essere la creazione di una
«zona franca» nella quale l’UNITA potesse installare un secondo
Governo angolano. Tuttavia le spese militari, le pressioni internazionali e la
crescita della mobilitazione interna anti-apartheid obbligarono il Sudafrica ad
avviare trattative diplomatiche con il Governo del MPLA. Nel 1988, un accordo
firmato a Lisbona tra Angola, Sudafrica e Cuba pose fine al conflitto tra Luanda
e Pretoria, stabilendo l’indipendenza della Namibia e il ritiro delle
truppe sudafricane e cubane dall’Angola. Alla fine del 1990 il MPLA
annunciò l’introduzione di alcune riforme destinate ad instaurare
un socialismo democratico. Nel 1991 fu emanata una legge sui partiti politici
che mise fine all’unipartitismo del MPLA. Fu dichiarata un’amnistia
politica generale e gli ultimi militari cubani si ritirarono dall’Angola.
Il Governo angolano e l’UNITA firmarono nello stesso anno un accordo di
pace dopo 16 anni di guerra civile, che stabiliva il cessate-il-fuoco immediato,
l’indizione di elezioni nel 1992 e la creazione di una Commissione
congiunta politico-militare (CCPM), con l’impegno di organizzare un
esercito nazionale formato da effettivi di entrambe le parti. Alle elezioni del
settembre 1992 il MPLA, che era al governo, ottenne quasi il 50% dei voti contro
il 40% dell’UNITA. Quest’ultima non ammise la sua sconfitta e le
ostilità ripresero. Le truppe dell’UNITA occuparono le miniere di
diamanti dell’interno, lasciando al Governo il petrolio come unica fonte
di entrate fisse. Nel novembre 1993 ripresero i colloqui di pace a Lusaka,
capitale dello Zambia dove un anno dopo, nel novembre 1994, fu firmato un
accordo di pace. Ma i principali punti su cui verteva l’accordo non si
concretizzarono fino alla fine del 1995 e i combattimenti continuarono. La
guerra civile provocò la crisi sociale ed economica più grave
della storia angolana. L’adozione di misure di liberalizzazione economica,
previste dal Fondo Monetario Internazionale non diedero i risultati sperati. Dal
1994, solo 300 mila dei 4,5 milioni di persone sradicate dalla guerra civile
furono in grado di reinserirsi secondo le stime delle Nazioni Unite. La presenza
di numerose mine, disseminate per tutto il territorio, aumentò il senso
di incertezza della popolazione. Solo nel 1997, dopo numerosi incidenti e
scontri armati tra le parti, si costituì un Governo di unità
nazionale di cui fece parte anche Savimbi, leader dell’UNITA. Le truppe
dell'UNITA, tuttavia, non abbandonarono le province diamantifere del
Cuando-Cubango e di Malanje, così nello stesso anno il Consiglio di
Sicurezza dell'ONU minacciò un embargo aereo e sanzioni contro i ribelli.
Nei mesi seguenti le regioni contese furono riconsegnate alle forze governative
e nel 1998 l'UNITA venne legalizzata dal Governo di Luanda. Nel 1999, tuttavia,
riprese con violenza la guerra civile tra l’esercito regolare e i ribelli
dell’UNITA alla quale l’ONU nel corso del 2000 decise di imporre
nuove sanzioni. Ne frattempo era entrata in circolazione la nuova moneta
nazionale, il kwanza che sostituì il nuovo kwanza. Sempre nel 2000 i dati
del ministero della Sanità rese pubblico che la malaria è
diventata la prima causa di morte nel Paese, e che sono in aumento anche le
vittime della tripanosomiasi, la «malattia del sonno». Nell'aprile
2002, dopo che a febbraio il leader dell'UNITA Savimbi era stato assassinato da
truppe governative, il Governo e l'UNITA siglarono un accordo di cessate il
fuoco. Con la fine della guerra civile, l’economia angolana cominciò a riprendersi.
Da ottobre 2004 a novembre 2005 il Nord dell'Angola fu travolto dall'epidemia
di Marburg, la febbre emorragica che causò la morte di oltre 200 persone;
dal febbraio 2006 un'epidemia di colera si estese a tutto il Paese, provocando
oltre 1.000 morti e 35.000 contagiati.
LA TRATTA DEGLI SCHIAVI
Dal 1500 le popolazioni
europee incominciarono ad interessarsi alle ricchezze delle due Americhe
rendendosi presto conto che lo sfruttamento delle piantagioni e delle miniere
richiedeva moltissima mano d'opera. Ciò determinò l'inizio del
commercio di schiavi provenienti dall'Africa. I Portoghesi e gli Spagnoli furono
i primi a praticare questa attività; dalle coste europee salpavano navi
dirette in Africa cariche di fucili, rum, cotone di qualità scadente,
paccottiglia e altre merci che venivano scambiate con schiavi. Il monopolio del
commercio venne ceduto a compagnie portoghesi ed olandesi che riuscivano a
vendere fino a 4.000 individui l'anno ai coloni spagnoli. Gli africani catturati
venivano stivati nelle navi in condizioni estremamente precarie; gran parte di
essi morivano durante la traversata dell'Atlantico a causa del caldo, della
fame, della sete, delle epidemie e delle rivolte che scoppiavano a bordo. Giunti
sulle coste americane, venivano barattati con materie prime quali minerali,
cotone, tabacco e zucchero, che sarebbero stati lavorati nei Paesi europei,
concludendo così quello che in seguito venne definito commercio
triangolare tra Europa, Africa e America. Nel 1759 la tratta divenne libera
avviando un tipo di commercio su grande scala operato dagli Inglesi, incaricati
dagli Spagnoli di fornire alle colonie circa 4.500 schiavi l'anno per 30 anni.
Nel corso dell'era illuminista i movimenti antischiavisti attirarono sempre
più l'attenzione dell'opinione pubblica; la Rivoluzione francese, i
Congressi di Vienna ed Aquisgrana iniziarono a condannare questo commercio
nonostante l'opposizione dei Paesi americani. La Francia e la Gran Bretagna
dichiararono fuori legge la tratta rispettivamente negli anni 1815 e 1807. Nel
1833 fu abolito lo schiavismo nelle colonie britanniche e nel 1848 in quelle
francesi; nel 1865 fu la volta degli Stati Uniti. La Convenzione di Ginevra del
1926, firmata da 38 Stati presso la Società delle Nazioni, sancì
infine l'immediata e completa cancellazione della
schiavitù.
LE CITTÀ
Luanda
(2.623.000 ab.). Capitale dell'Angola e capoluogo della provincia omonima (2.418
kmq; 2.022.000 ab.). Porto sulla sponda meridionale della baia di Bengo,
sull'Oceano Atlantico. Le produzioni principali sono: caffè, granaglie,
zucchero, cotone, tabacco, noci e olio di palma. Vi si trovano inoltre industrie
di trasformazione. Fondata nel 1575 da coloni portoghesi, fu importante base per
il commercio degli schiavi. La città è dotata di un
aeroporto.
Huambo
(400.000
ab.). Città dell'Angola, capoluogo dell'omonima provincia (34.274 kmq;
1.730.000 ab.), si trova nell'Angola centro-occidentale, nell'altopiano di
Bié. La città è collegata col porto di Lobito dalla linea
ferroviaria che unisce il porto con lo Shaba (ex Katanga). Huambo venne fondata
nel 1912 ed è un centro agricolo (legumi, cereali, alberi da frutta)
nelle cui vicinanze si trovano diverse aree destinate all'allevamento del
bestiame.
Benguela
(155.000
ab.). Porto al centro della costa dell'Angola sull'Atlantico, è anche
capoluogo dell'omonima provincia (31.788 kmq; 718.000 ab.). La città
è sede di industrie chimiche e di uno zuccherificio.
PICCOLO LESSICO
Cabinda
Distretto amministrativo dell'Angola incuneato tra la Repubblica del Congo e la
Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire). Situato a Nord dell'estuario del
fiume Zaire, si affaccia sul golfo di Guinea ed occupa un'estensione di 7.270
kmq. I suoi abitanti raggiungono la cifra di 199.000, mentre il capoluogo
omonimo ne annovera 21.124. Un altro centro agricolo importante è
Landana, a Nord. Il terreno, attraversato dal fiume Chiloango, navigabile nel
tratto inferiore, è fertile ed intensamente coltivato: si producono palme
da olio, cacao, avorio, cera. Negli anni Sessanta una compagnia americana
rinvenne ricchi giacimenti petroliferi nei fondali marini lungo la costa. La
popolazione locale è costituita da neri bantu, detti Cabinda o Kabinda,
che si dedicano all'agricoltura, alla pesca, alla lavorazione dei metalli e del
legno, alla carpenteria e alla costruzione di imbarcazioni.
PERSONAGGI CELEBRI
José Eduardo Dos
Santos
Uomo politico dell'Angola (n. Luanda
1942). Entrato nel 1961 nel Movimento popolare per la liberazione dell'Angola
(MPLA) che si batteva contro il colonialismo portoghese, dopo essersi laureato
in Ingegneria petrolifera in URSS, ritornò in patria e prese attivamente
parte alla guerra di liberazione, conclusasi nel novembre 1975 con la partenza
delle truppe portoghesi. Lotte intestine tra i movimenti di liberazione si
conclusero con il sopravvento del MPLA e l'elezione del presidente Agostinho
Neto al Governo, di cui Dos Santos fu ministro per gli Affari esteri e in
seguito vice primo ministro. Alla morte di Neto, nel 1979, Dos Santos fu eletto
all'unanimità presidente dell'Angola. In seguito divenne comandante delle Forze
armate e nel 1982, nel quadro di un programma d'emergenza, determinato dai difficili
rapporti con il Sudafrica, gli vennero conferiti poteri eccezionali. Nel maggio 1991
Dos Santos e Savimbi siglarono, di fronte ai ministri degli Esteri statunitense e
sovietico e al segretario generale dell'ONU, un accordo di pacificazione. La vittoria
di Dos Santos e del MPLA nelle prime elezioni multipartitiche nella storia dell'Angola
(settembre 1992) non venne tuttavia riconosciuta dall'UNITA, che riprese la lotta armata.
Colloqui tra i due leader portarono, nel 1995, al riconoscimento di Dos Santos quale
legittimo presidente, ma la tregua ebbe breve durata. Nel dicembre 2003 fu rieletto,
all'unanimità e per acclamazione, e non mediante votazione, per altri cinque anni
presidente dell'Angola.
Antonio Agostinho
Neto
Poeta e uomo politico angolano (Catete,
Luanda, Angola 1922 - Mosca 1979). Frequentata la facoltà di Medicina
all'università di Coimbra, fu politicamente attivo in questa città
e a Lisbona, dove venne accusato di cospirazione contro il Governo portoghese
per la pubblicazione di alcuni versi di denuncia della sofferenza e dell'anelito
di libertà della sua gente. Incarcerato e liberato più volte, si
rifugiò nello Zaire dove assunse la presidenza del MPLA (Movimento
popolare per la liberazione dell'Angola). Dopo la liberazione dell'Angola e la
dichiarazione di indipendenza dell'11 novembre 1975, venne eletto dal suo
movimento presidente della Repubblica. Fu autore di numerose poesie, pubblicate
in giornali e riviste angolani, portoghesi e brasiliani.
ALTRI CENTRI
Malange o Malanje
(31.599 ab.). Città dell'Angola, capoluogo della
provincia omonima (97.602 kmq; 1.020.000 ab.), è situata sull'altopiano
interno dell'Angola, a 1.025 m d'altezza. La regione circostante, irrigata dal
fiume Cuanza, fornisce prodotti agricoli quali caffè, manioca, frumento,
mais e canna da zucchero. Per quanto riguarda le comunicazioni, la città
è collegata da una linea ferroviaria con il porto di Luanda e possiede un
aeroporto. Il distretto di Malange è occupato in gran parte dalla savana;
nel 1916 presso Dundo, nell'area settentrionale, è stato scoperto un
giacimento alluvionale di diamanti che ha favorito notevolmente il progresso
economico della zona e soprattutto della città.