Tragedia di Euripide, scritta probabilmente nel 431 a.C.
Narra il mito di Andromaca, moglie di Ettore che, toccata come preda di guerra a
Neottolemo (Pirro), figlio di Achille, dopo essere stata la sua concubina e
averne avuto un figlio, Molosso, è costretta a rinchiudersi in un tempio
e a nascondere la propria creatura, per sottrarsi alle persecuzioni di Ermione
(moglie di Neottolemo), che l'accusa di averla stregata e di averla resa
sterile, e di suo padre Menelao. Andromaca e Molosso rischiano di essere uccisi
quando sopraggiunge il vecchio avo paterno di Neottolemo, Peleo, che li salva.
Intanto arriva Oreste che vuole riprendersi Ermione a lui promessa da Menelao.
Oreste consola Ermione e la rassicura informandola del piano da lui architettato
contro Neottolemo a Delfi. Appresa la morte di Neottolemo, Peleo si lamenta con
la moglie Teti che lo consola rivelandogli la sorte futura di Andromaca e
Molosso e preannunciandogli l'immortalità. Nel dramma si fondono tre
diversi episodi: quello di Andromaca (che viene infine salvata dal vecchio
Peleo); quello di Ermione che fugge, temendo di essere punita dal marito, e
quello dell'assente Neottolemo; ma non è poeticamente raggiunta
l'unità d'azione, pur essendo la tragedia di Euripide notevole per il suo
freddo realismo psicologico e per la sua profonda essenza morale.