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Andhra.

Nome di un popolo e di una casa regnante indiana. La popolazione abitava le regioni del Deccan orientale tra il basso Krishna e il basso Godavari; era di stirpe dravidica e parlava una lingua telugu. Entrata a far parte dello Stato del Maurya, ritornò indipendente dopo che l'impero si sfaldò. Sotto la dinastia omonima riuscì a tornare allo splendore antico, dopo un periodo di crisi. ║ La dinastia, sviluppatasi tra il I sec. a.C. e il III sec. d.C., proveniva dalla zona del Deccan nord occidentale, e il suo nome originario, da quanto si ricava dalle testimonianze rimaste, era Saravahana. Il nome di A., che si trova nei Purana, si affermò dopo che la dinastia fissò il centro del proprio impero, trasferendolo dalla sede originaria, nel territorio degli A., intorno al II sec. d.C. I sovrani, conquistatori e guerrieri, estesero il loro dominio, nel momento di maggiore espansione, a tutto il territorio dell'India centrale, dando vita al primo grande Stato della zona, che ebbe un rilievo decisivo per la diffusione nel Deccan della politica e della cultura ariana. Il fatto inoltre che il loro dominio si estendesse su una regione posta tra due mari, permise lo sviluppo delle attività commerciali e gli scambi frequenti con i Paesi stranieri; in particolar modo gli A. ebbero contatti continui con l'Impero romano. Il regno iniziò la sua decadenza sotto Siri Pulumavi (Siroptolemaios di Tolomeo), quando gli A. furono costretti a lasciare le zone nord occidentali del Deccan. La successiva scomparsa della dinastia intono al III sec. d.C. portò alla totale frammentazione del territorio in piccoli regni indipendenti. ║ Le manifestazioni artistiche della cultura A., nelle arti figurative come in architettura (in particolar modo nei templi e nei monasteri rupestri a Khnaeri, a Karla, a Nasik e a Bhaja) si inseriscono nel contesto determinato dalle correnti di transizione sviluppatesi tra il II sec. d.C. e il IV sec., ossia tra la fine della cultura Maurya (320-180 a.C.) e i primordi di quella Gupta (320-510 d.C.). Nella scultura il fenomeno più appariscente è dato dallo sviluppo di forme molto simili all'arte buddhista, legata a sua volta alla scuola di Amaravati. Si può notare nell'evoluzione dell'arte degli A. (dai cosiddetti torana, ossia le porte per gli stupa, altari votivi destinati a raccogliere le reliquie e a illustrare la vita di Buddha, come quello costruito a Sanchi del I e III sec., fino alle decorazioni per il grande stupa di Amaravati del I sec.), la presenza di caratteristiche costanti che portano l'arte a un plasticismo estremamente espressivo e a un marcato senso narrativo. Tutto ciò si osserva principalmente nei monumenti di Nagarjunakonda, Goli, Guntapalle, Jaggayyapeta, Ghantasala. Nelle grotte di Ayanta dei secc. IX e X, si notano invece gli unici esempi di pittura dei primordi della dinastia, la cosiddetta Pittura Satavahana, che rappresentano immagini di vita e di costume dell'India del tempo.