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Anatema.

(dal greco anáthema: offerta dedicatoria). In origine indicava una cosa levata in alto e quindi aveva il significato di offerta, ex voto, che si appendeva ai muri del tempio. || In seguito, in corrispondenza all'ebraico hérem, assunse il significato di sterminio, forse in connessione col fatto che talvolta si verificavano casi di distruzione totale di città e di massacri di intere popolazioni, destinate all'a. || Per gli Ebrei, significava il bottino di guerra che doveva essere distrutto. Dopo l'esilio babilonese l'a. indicò soltanto la perdita dei beni e l'estromissione dalla comunità sinagogale. Nell'Antico Testamento l'a. è la punizione inferta da Dio contro i nemici di Israele o contro membri dello stesso popolo ebraico colpevoli di peccato. Il reo incorreva nella collera divina ed era condannato alla morte. Il termine ricompare anche nel Nuovo Testamento dove però perde l'idea di una punizione fisica comminata al reo dal popolo. || Progressivamente a. ha assunto il significato di solenne sentenza che scomunica, che espelle dal seno della Chiesa, condannando il reo alla perdizione eterna. L'a. veniva di norma lanciato contro gli eretici che negavano i dogmi o l'autorità della Chiesa, e mirava all'effetto di allontanarli definitivamente dalla società dei fedeli; in questo senso si distingue dalla scomunica la quale esclude il reo soltanto dai sacramenti.