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Anassàgora.

Filosofo e scienziato greco. Fu l'ultimo dei presocratici; amico di Pericle, maestro di Euripide e Tucidide. Fondò la prima scuola filosofica di Atene. Introdusse accanto agli argomenti di politica e morale, fino ad allora oggetto pricipale delle discussioni ad Atene, l'interesse per le osservazioni scientifiche e per la tecnica e ingaggiò la prima lotta in nome della scienza contro le superstizioni popolari. Accusato d'empietà, fu costretto a fuggire dalla città e a rifugiarsi a Lampsaco dove morì. Sotto molti aspetti è l'antesignano di Socrate. È considerato fondatore del teismo filosofico, in quanto fu il primo a pensare che il mondo, composto da una infinità di corpi elementari, sia ordinato da una causa intelligente e immateriale (Nous), che è la causa che muove e ordina tutte le altre omeomerie, dando luogo alle diverse realtà. Secondo A. il nascere e il morire non costituiscono eventi reali in quanto è impossibile l'esistenza del non-essere. Esistono invece dei semi originari (spermata), elementi da cui derivano gli esseri: per cui nascere e morire sono precisamente il comporsi e lo sciogliersi di tali elementi. I semi sono l'originario quantitativo: essi sono eterni, ingenerabili e immutabili. Questi semi sono infiniti non solo per numero ma anche presi ciascuno singolarmente. Essi possono essere divisi e se ne otterà sempre una parte uguale per qualità: pur continuando a dividerli, infatti, mai si può giungere al nulla, perché il nulla non esiste. Proprio per questa caratteristica di essere divisibili in parti che sono sempre uguali, i semi sono detti omeomerie (termine che compare in Aristotele ma è possibile che sia stato ideato dallo stesso A.), ossia parti similari, parti qualitativamente eguali. Secondo A. in un primo momento vi era una caotica mescolanza (il migme) dove si trovavano mischiati tutti i semi; in seguito una intelligenza (il Nous) produsse un movimento a causa del quale dalla caotica mescolanza ne è derivata una mescolanza ordinata. Tutte le cose sono quindi mescolanze ordinate e in ogni cosa vi sono tutti i semi, anche se in quantità differente. Ogni cosa quindi contiene ogni altra, e tutto è in tutto. Con tale sistema A. riteneva di potere spiegare in che modo, ad esempio, il nutrimento consenta di crescere: secondo il suo pensiero nel pane prevalgono le qualità del pane, ma sono presenti anche qualità della carne. Quando è ingerito, esso viene a fare parte del corpo che ha in prevalenza semi della carne. Era del resto per A. impossibile che dalla non carne nascesse della carne. L'intelligenza di cui egli parla non è mescolata a niente: è indipendente né è partecipe delle altre cose. Con questo concetto A. intuiva la presenza di un principio infinito indipendente dalle cose, e prefigurava la scoperta del concetto di immateriale (Clazomene, Ionia 499 - Lampsaco, Misia 428 a.C.).