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Analìtico.

Proprio dell'analisi o che si fonda sull'analisi. • Chim. - Parte della scienza che si occupa di analizzare con metodi chimici varie sostanze. • Psicol. - Tecnica a.: parte della psicoanalisi basata sull'indagine diretta dei processi psichici e sulla terapia, e perciò distinta dalla teoria psicoanalitica. Inizialmente la tecnica della psicoanalisi pratica ebbe l'unico scopo di portare alla luce della coscienza ciò che era stato "rimosso" (V. RIMOZIONE). Lo psicoanalista americano Franz Alexander (1891-1964) introdusse successivamente alcune modifiche sul piano tecnico, elaborando la tecnica dell'analisi ridotta. Propose inoltre una chiara distinzione delle varie fasi: primo periodo, caratterizzato dall'uso prevalente dell'ipnosi quale metodo catartico e abreattivo; secondo periodo, che prevede la sostituzione dell'ipnosi con la suggestione allo stato di veglia; terzo periodo, con l'introduzione del sistema delle libere associazioni nel quale al paziente, posto in particolari condizioni di rilassamento fisico e di tranquillità mentale, viene chiesto di espimere qualsiasi suo pensiero; quarto periodo, nel quale l'adozione del transfert ha lo scopo di superare le resistenze inconscie del paziente di fronte all'esplicito riconoscimento e all'accettazione, nella propria personalità psichica globale, di situazioni emotive vissute inconsciamente come intollerabili. Negli ultimi decenni, anche alla luce delle nuove conoscenze teoriche, l'orientamento generale fu quello di giungere a un approfondito accertamento preliminare della struttura psichica del paziente, ponendo maggiore attenzione al comportamento del soggetto nei confronti del suo ambiente e ai suoi problemi quotidiani e cercando di dissolvere gradualmente sistemi mentali e di comportamento che, spesso altamente razionalizzati, possono costituire eventuali ostacoli. Piuttosto numerose sono le filiazioni e le ramificazioni della psicoanalisi freudiana; le diverse scuole, pur trovando nelle tecnica a. freudiana il proprio fondamento, adottano procedimenti che si distinguono per diversi particolari da quella "classica". Quest'ultima prevede visite piuttosto frequenti, durante le quali lo psicoanalista evita di dare consigli e di prescrivere farmaci, riducendo i propri interventi all'interpretazione e praticando comunque il procedimento dell'associazione libera. Inoltre, non sono mancate le polemiche sull'applicabilità della tecnica a., generalmente adottata solo per il trattamento di elementi psiconevrotici adulti, nel trattamento a. dei bambini e degli adolescenti e sulle eventuali modifiche. Altre controversie sono sorte circa l'opportunità dell'uso di tale tecnica per la terapia degli psicotici. Dell'analisi del bambino si sono occupate in particolare Melanie Klein e Anna Freud, alle quali risalgono i primi e più importanti studi sull'analisi del bambino: in questo caso il procedimento a. differisce tecnicamente da quello operato sugli adulti, soprattutto per la sostituzione dell'associazione libera con il gioco. || Psicologia a.: dottrina di C.G. Jung che, discepolo di Freud ma critico nei confronti delle sue teorie, volle distinguerla dalla psicoanalisi classica. Egli afferma che la conoscenza della personalità totale non può prescindere dalla considerazione dell'inconscio personale e dell'inconscio collettivo: da questo hanno origine quegli archetipi che, passando attraverso i miti, la magia, le religioni, affiorano nel singolo individuo. La coscienza, dunque, non comprende l'intera psiche, ma è piuttosto uno strumento di adattamento alla realtà. La terapia proposta da Jung prevede l'utilizzo di associazioni provocate da apposite parole-stimolo e valutate sia nel loro aspetto qualitativo che quantitativo; in tal modo vengono messi in luce i complessi (o contenuti psichici sistematizzati) i quali, presenti nell'inconscio, si ripercuotono sui comportamenti palesi dell'individuo. • Filos. - Filosofia a.: complesso di procedimenti e tecniche che hanno come scopo della speculazione filosofica l'analisi logico concettuale. Si sviluppò agli inizi del Novecento nelle scuole di Cambridge e Oxford: contro i grandi sistemi filosofici unitari, i filosofi a. si proposero di abbandonare l'idea della filosofia come ricerca di nuovi dati e caratteristiche dell'essere, preferendo impegnarsi a definire le corrette modalità linguistiche nelle singole discipline. Essi da un lato rifiutarono la problematizzazione del problema conoscitivo dall'altro ribadirono la necessità di disporre dei modelli concettuali, per altro revocabili, nelle varie discipline. Un aspetto caratteristico della filosofia a. è proprio il rifiuto dei sistemi irrevocabili e univoci pur nell'ambito di diverse procedure e tecniche sviluppate dai vari filosofi (G.E. Moore, B. Russell, C.D. Broad, A.N. Witheahed, W.E. Jonhson, F.P. Ramsey). Moore, Broad, Cook Wilson, Prichard, Price si dedicarono a un tipo di indagine concernente la ricerca connessa all'uso comune del linguaggio. Gli altri svilupparono invece una indagine tesa a individuare la tecnica precisa, le norme sintattiche e logiche che determinano la validità delle asserzioni. Una svolta radicale ebbe la filosofia a. con il pensiero di L. Wittgestein nel secondo periodo della sua riflessione, che ha portato ad abbondare il progetto di linguaggi perfetti e ad impegnarsi nella considerazione di problemi concettuali specifici, in particolare in settori ben definiti dell'esperienza. Da qui trae origine l'analisi del linguaggio, che promuove l'analisi delle regole che caso per caso disciplinano l'uso delle espressioni linguistiche nel loro impiego ordinario. • Log. - Enunciato a.: la sua negazione è contraddittoria. Si distingue, in questo ambito, tra enunciati che risultano a. soltanto per la forma (verità logica) ed enunciati che lo sono sia per forma, sia per significato. || Metodo a.: metodo di ricerca che si fonda sull'analisi e che è regressivo, contrapposto a quello sintetico, che è progressivo. • Ling. - Lingue a.: quelle che esprimono i rapporti logici e grammaticali per mezzo di preposizioni o altre parole non ricorrendo all'uso di desinenze, tipiche invece delle lingue sintetiche (ad esempio del latino). • Mat. - Ciò che attiene all'analisi algebrica. || Funzione a.: secondo la definizione data da K. Weierstrass, è una funzione di variabile complessa, sviluppabile in serie di potenze. In precedenza, questi studi erano stati affrontati anche da A. Cauchy, il quale definì le funzioni monogene. || Geometria a.: metodo matematico per la trattazione sistematica delle relazioni geometriche tra figure del piano, attraverso relazioni algebriche derivanti dall'introduzione di coordinate associate ai punti. Questo metodo venne introdotto per la prima volta da Cartesio, nel 1637 e, quasi contemporaneamente, da P. de Fermat. Essi ebbero l'idea di collegare, secondo una corrispondenza biunivoca, i punti del piano e dello spazio con le coppie, nel caso del piano, o con le terne ordinate di numeri reali, per lo spazio, introducendo appunto le coordinate. Questi studi vennero proseguiti da J. Barrow e da I. Newton, ma soprattutto a G. Monge (XVIII-XIX sec.) si deve la vera e propria introduzione del metodo a. applicato alla geometria. L'importanza di questo metodo si rivela soprattutto nello studio delle curve e delle superfici, laddove una curva del piano può essere definita come il luogo dei punti che, con le loro coordinate, soddisfano l'equazione di tipo f(x,y)=0, mentre una superficie dello spazio soddisfa l'equazione f(x,y,z) = 0. || Meccanica a.: settore della meccanica che deve la sua nascita a Lagrange (1788). Seguendo rigorosamente le regole della matematica e della logica, da principi generali si desumono tutte le leggi meccaniche relative a un sistema. Questa scienza astratta si fonda su di un qualsiasi sistema completo e non contraddittorio di assiomi. Tale metodo, che parte dall'analisi dei più semplici assiomi, in grado di dare la più completa descrizione dei dati esaminabili, può essere applicato con successo a tutti i fenomeni rilevabili comunemente, ad eccezione degli studi che riguardano la meccanica quantistica (corpi di dimensioni subatomiche) e la meccanica relativistica (in presenza di velocità comparabili con quella della luce). Come già avviene per la meccanica in generale, anche qui si può suddividere la materia presa in esame in due filoni: quello dinamico e quello statico, a cui si aggiunge anche quello cinematico.