(dal greco
aná: all'insù, all'indietro
e
grámma: scrittura invertita). Trasposizione di lettere
componenti una parola o una frase, in modo da formare un'altra parola o un'altra
frase di senso compiuto e di significato differente. Ad esempio:
donna,
danno. Ricollegando il significato simbolico dell'
a., inteso come
ricerca di un significato celato e misterioso, non è da escludere che le
sue origini risalgano a riti magici e profetici. L'inventore dell'
a. come
gioco letterario è considerato Licofrone di Calcide vissuto intorno al
III sec. L'
a. ebbe notevole successo in quelle epoche caratterizzate dal
gusto per uno stile bizzarro e per la ricercatezza delle espressioni.
Così in Francia nel Seicento e nel Settecento fu un insigne cultore di
a. Dorta, mentre all'epoca di Luigi XIII, Thomas Billon, un deputato, fu
addirittura insignito della carica di regio anagrammista. In Italia, nello
stesso periodo, Lorenzo Lippi fece un uso considerevole di tale struttura nel
suo
Malmantile racquistato. Poeti, scrittori e artisti hanno del resto
spesso anagrammato il loro nome per trarne uno pseudonimo: per esempio Renato
Fucini (
Neri Tanfucio), Salustri (
Trilussa), Arrigo Boito
(
Tobia Gorrio). L'
a. è oggi uno dei più interessanti
giochi enigmistici. Si distinguono varie forme di
a.: quello semplice,
quando da una parola se ne ricavano una o più (è il caso
più conosciuto: così ad esempio da
arpa invertendo le
lettere si può ottenere
rapa o
para); vi è poi
quello diviso quando si ricavano da una parola due parole separate. Altri tipi
sono poi il cosiddetto scarto anagrammatico, l'
a. ascendente o
discendente (si ha quando alla parola data si toglie o si aggiunge una lettera
per formare un nuovo vocabolo), il metagramma e la frase anagrammata. Si
considera il gioco tanto più riuscito quanto la parola o la frase nuova
hanno un riferimento con la prima. Ciò più che nell'
a.
semplice (
Amor, Roma) si ottiene nella
frase anagrammata, di cui
si sono avuti esempi singolari. Tale quello di un oscuro misogino:
Il
peggiore male, Pigliare moglie!. Altre frasi anagrammate, veri capolavori
del genere, si debbono a C. Strazza (
l'aldilà misterioso, assillo dei
mortali), a F. Acerbo (
Ed è Vittorio Alfieri, di forti eroi il
vate;
Pallido amore ài gelido ricordo, Ridi al dolore Giacomo
Leopardi), a S. Spadacci (
Il Cireneo scortava, la Veronica e il
Cristo). Anche al massimo poema dantesco furono attribuiti dai commentatori
alcuni
a. ma cervellotici e anacronistici (
Veltro, Lutero;
Cinquecento dieci e cinque, DVX).