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Anabàntidi.

Famiglia di pesci esotici d'acqua dolce, appartenente all'ordine dei perciformi, sottordine dei labirintidi. Per mezzo di adatte conformazioni dell'apparato branchiale, grazie alla possibilità di mantenere un certo grado di umidità nelle branchie, questi pesci immagazzinano nelle cavità anfrattuose delle ossa opercolari una certa quantità d'aria che consente loro di respirare anche quando, in periodi di siccità, sono costretti a migrare alla ricerca di altri bacini d'acqua. Si tratta dunque di pesci "camminatori", strutturati in modo tale da percorrere tratti più o meno lunghi di terreno completamente fuori dall'acqua. Tipici della famiglia sono gli anabas dell'Asia meridionale e i perioftalmi. Gli anabati, anche trovandosi in acque sufficienti per permettere loro di sopravvivere, hanno l'abitudine di venire di tanto in tanto alla superficie se le acque sono scarsamente ossigenate. La locomozione degli anabati a terra avviene per mezzo di contrazioni e puntellando sul terreno alcune spine della pinna dorsale e di quella anale. I perioftalmi, invece, sono dotati di pinne opportunamente adattate per servire da apparato locomotore. Gli esemplari appartenenti al genere dorias, proprio dell'America meridionale (bacino delle Amazzoni), possono migrare, di notte, anche riuniti in branchi, alla ricerca di specchi d'acqua più adatti (come anche i Clarias lazera del Senegal e altri siluridi dell'Asia meridionale, della Cirenaica e dell'Etiopia). I dorias sono chiamati dagli Indiani "pesci uccisori di caimani" perché, se ingoiati da questi rettili, feriscono loro l'esofago ergendo le spine. Attività fuor d'acqua svolge pure l'Ophiocephalus obscurus, chiamato anche pesce serpente. Per il blennio saltatore (Alticus saliens), proprio del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano (famiglia dei Blennidi), rimanere all'asciutto è una abitudine quasi costante: esso vive sul limite della marea e si muove volentieri sulle rocce alla ricerca di nutrimento. La coda e l'estremità del corpo costituiscono una sorta di molla flessibile che l'animale sfrutta nei suoi movimenti.