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Amèrica.

Il quarto continente (42.056.451 kmq; 869.420.381 ab.) del globo terrestre, formato da due masse continentali (A. Settentrionale e A. Meridionale), unite fra loro da una lunga e stretta regione istmica che costituisce l'A. Centrale. È bagnata dall'Oceano Pacifico a Ovest e dall'Oceano Atlantico a Est. Nel linguaggio comune il termine, derivato dal nome di Amerigo Vespucci, è passato a designare, oltre all'intero continente, anche più specificamente gli Stati Uniti d'A. Il continente americano è suddiviso politicamente in numerosi Stati. ║ A. Settentrionale (21.298.726 kmq; 428.523.000 ab.): si divide politicamente in Canada, Messico, e Stati Uniti d'A.A. Centrale (2.928.685 kmq; 75.743.552 ab.): si divide politicamente in Antigua e Barbuda, Bahama, Barbados, Belize, Costa Rica, Cuba, Dominica, Repubblica Dominicana, El Salvador, Giamaica, Grenada, Guatemala, Haiti, Honduras, Nicaragua, Panama, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine. Ad essi si aggiungono i possedimenti statunitensi (Puerto Rico, Isole Vergini, altre dipendenze), britannici (Anguilla, Cayman, Turks e Caicos, Bermuda, Isole Vergini, Montserrat), francesi (Guadalupa e dipendenze, Martinica, Saint-Pierre e Miquelon), olandesi (Antille olandesi) e danesi (Groenlandia). ║ A. Meridionale (17.829.040 kmq; 365.153.829 ab.): si divide politicamente in Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perù, Suriname, Trinidad e Tobago, Uruguay, Venezuela. A questi Stati si aggiungono i possedimenti britannici (Isole Falkland o Malvine che hanno alle loro dipendenze l'isola della Georgia del Sud e le isole Sandwich australi), olandesi (Antille olandesi sudamericane, Aruba) e francesi (Guayana francese). ║ Caratteristiche del continente americano sono la grande varietà degli ambienti e la vastità degli spazi. Diversamente da quanto si verifica per gli altri continenti, l'A. si sviluppa dall'una all'altra parte delle due regioni polari, coprendo quasi interamente lo spazio di un arco terrestre: nonostante ciò, può essere considerata un'entità geografica unitaria, dotata di alcuni caratteri omogenei. Infatti, il ripetersi di alcuni motivi strutturali, tanto nella parte settentrionale quanto in quella meridionale del continente, rivela una comune vicenda geologica: lo dimostrano l'andamento del contorno, espanso a Nord e più assottigliato e frastagliato verso Sud, la presenza di grandi bassopiani nella parte centrale, l'antichità dei rilievi orientali e l'età relativamente giovane di quelli posti sul versante occidentale. Il fattore che, invece, più differenzia A. Settentrionale, Centrale e Meridionale è la cultura che, nella rielaborazione degli apporti europei, ha conosciuto in zone diverse, a partire dal XVI sec., sviluppi autonomi ed eterogenei.

GEOGRAFIA


A. Settentrionale - Morfologia: la struttura geologica è delineata chiaramente e precisamente identificabile. L'elemento centrale è il cosiddetto Scudo canadese o laurenziano, che si estende nella parte orientale del Canada fino alla regione dei Grandi Laghi. Il sistema atlantico si estende dal San Lorenzo alla Georgia con i Monti Appalachi (Monte Mitchell, 2.050 m), arrotondati per la secolare erosione dei venti. Non appartengono propriamente al sistema orientale alcuni complessi, quali l'altopiano di Groenlandia, con un'altitudine media di 2.000 m, i monti della Terra di Baffin e della penisola del Labrador. La zona compresa tra i due sistemi è un'immensa pianura formata da piattaforme di origine molto antica e da depositi alluvionali. Essa digrada verso Nord fino al mare della Baia di Hudson e dà origine a una miriade di isole. ║ Idrografia: i fiumi che sfociano nell'Oceano Atlantico e nel Mar Glaciale Artico non trovano ostacoli e possono formare ampi bacini; al contrario, quelli che sfociano nell'Oceano Pacifico sono in genere brevi, in quanto nascono da monti prossimi alla costa. Ai bacini dell'Oceano Atlantico appartengono il Mississippi-Missouri (terzo fiume della Terra), il San Lorenzo, emissario dei laghi laurenziani, l'Hudson, il fiume di New York, il Potomac, che bagna Washington, il Rio Grande del Nord. Ai bacini del Mar Glaciale Artico appartengono il Mackenzie, il Churchill, il Nelson Saskatchewan. Nell'Oceano Pacifico sfociano lo Yukon, il Columbia, il Sacramento, il Colorado, che incide le pendici delle montagne, provocando la formazione di canyon. Il gruppo dei laghi laurenziani comprende il Lago Superiore, il Michigan, lo Huron e l'Ontario. Altri bacini lacustri sono il Lago degli Schiavi, il Lago degli Orsi e l'Athabaska, tutti nel Canada Occidentale. Vi è poi il Winnipeg e il Gran Lago Salato. ║ Clima: le barriere dei due grandi sistemi costieri impediscono che le vaste pianure interne beneficino dell'aria marittima. Solo nel Messico, per la vicinanza dei due oceani, si ha un clima con caratteristiche tropicali. Il territorio presenta un clima polare sulle coste artiche, freddo continentale in Alaska e nelle regioni dei laghi laurenziani. Le montagne orientali non costituiscono una barriera insormontabile per i venti provenienti dall'Oceano Atlantico, che giungono sui rilievi appalachiani e nelle grandi praterie, portando piogge e tutte le caratteristiche delle zone temperate. La zona orientale presenta un clima continentale-temperato, con estati molto calde e inverni rigidi; a Ovest invece, nelle praterie, si incontra un clima tipicamente continentale che, procedendo fino alla steppa, diventa desertico. Le zone costiere occidentali, grazie all'influsso di correnti calde, hanno un clima mediterraneo-oceanico, con estati non eccessivamente calde e inverni miti. Le coste del Golfo del Messico godono di un clima decisamente tropicale; all'interno dell'altopiano compreso tra la Sierra Madre Occidentale e la Sierra Madre Orientale si ha un clima caratterizzato da scarsità di piogge e temperatura mite. ║ Flora: nelle zone polari si sviluppa la tundra, forma di vegetazione costituita da muschi, erbe e arbusti nani. Nella zona delle grandi foreste il clima continentale favorisce lo sviluppo di boschi di conifere (larici, pini, abeti), platani e querce secolari. Nelle regioni temperate il territorio è ricoperto di vaste praterie e, dove possibile, permette la coltivazione di mais, frumento, cotone, tabacco, alberi da frutta. La flora della zona tropicale è varia: nelle pianure costiere sono diffuse le piantagioni di caffè, cacao e canna da zucchero, sugli altipiani predominano i cactus, con la vegetazione propria della steppa. Le zone costiere pacifiche sono adatte per vigneti, frutteti, agrumeti, quelle atlantiche presentano coltivazioni di cereali e cotone. ║ Fauna: la fauna delle regioni artiche è costituita da animali da pelliccia (volpe polare, orso bianco), buoi muschiati e renne. Nei mari glaciali abbondano balene, narvali, foche e trichechi. Nella zona delle foreste vivono il puma, l'orso grigio, il castoro, lo scoiattolo e la lince. Nelle grandi praterie pascolano ovini, bovini, equini, caprini; si trovano anche l'opossum e il bisonte, oggi in via di estinzione. Animale caratteristico delle Montagne Rocciose è l'antilocapra. Nei corsi d'acqua della Florida e nel Mississippi vivono gli alligatori. La zona tropicale registra la presenza di scimmie, serpenti, giaguari, pappagalli. In tutti i fiumi e laghi dell'A. Settentrionale vi è abbondanza di salmoni, carpe, trote, lucci e storioni. • A. Centrale - Morfologia: caratterizzata da una configurazione montuosa estremamente varia, già delineatasi nel Pliocene, l'A. Centrale presenta, nella regione istmica, estesa tra lo stretto di Tehuantepec e la linea spartiacque tra Atrato e Tuira, un'ossatura montuosa che rappresenta la continuazione delle Montagne Rocciose. Di costituzione prevalentemente vulcanica o calcarea, essa poggia su un antichissimo basamento granitico o scistoso. Tale caratteristica rende la regione una delle più instabili della Terra, a causa di frequenti eruzioni e terremoti. L'andamento dei rilievi è interrotto dalla fossa del Nicaragua, occupata da due grandi laghi, il Managua e il Nicaragua, a Sud della quale si trovano vasti bassopiani vulcanici e argillosi, mentre nel Panama, considerato come il resto di una più vasta regione sommersa dal mare nel Cenozoico, il sistema orografico è diviso in due pieghe, le Cordigliere di San Blas e di Beragua. Le Antille, eccettuata Cuba, generalmente bassa o lievemente ondulata con rilievi notevoli solo a Sud-Est, sono di costituzione vulcanica (Piccole Antille), calcarea (Bahama), oppure vulcanica, ma ricoperte di un ampio mantello calcareo di tipo carsico (Giamaica, Puerto Rico). ║ Idrografia: non esiste un vero sistema idrografico, essendo il Segovia l'unico fiume di una certa importanza, mentre notevole è il sistema lacustre, rappresentato principalmente dai laghi Managua e Nicaragua. ║ Clima: l'A. Centrale può essere suddivisa in due zone climatiche, che si diversificano a seconda dell'altitudine. Le tierras calientes, fino a 500 m, sono caratterizzate da clima equatoriale, molto piovoso e con temperatura stabile; al di sopra dei 600 m fino a circa 2.000 m, si hanno invece le tierras frias, nelle quali le medie annuali sono molto basse e le escursioni stagionali sono particolarmente pronunciate. Inoltre, le regioni atlantiche, battute dagli alisei, sono più piovose di quelle occidentali e in genere più calde. ║ Flora: sul versante occidentale cresce rigogliosa la foresta tropicale, tipica delle regioni a forte piovosità e alta temperatura, con grande abbondanza di liane, felci e fitto sottobosco; dove non arrivano gli alisei di Nord-Est, la vegetazione è costituita generalmente da savana e da boschi di lauracee, conifere e palme; alcune zone del Guatemala e di El Salvador sono caratterizzate da vegetazione xerofila. Nelle zone più elevate compare una vegetazione di tipo montano con forte prevalenza di conifere, querce, eurorbiacee e cactacee, accompagnate da un numero crescente di felci; in alcune zone settentrionali del Guatemala si sviluppa una vegetazione di tipo alpino, costituita da conifere, felci arboree ed erbe perenni. ║ Fauna: la fauna presenta notevoli analogie con quella dell'A. Meridionale, ed è composta soprattutto da rettili, uccelli e insetti; i laghi sono popolati da alcune specie di pesci d'acqua dolce. • A. Meridionale - Morfologia: le coste si presentano uniformi, salvo le grandi insenature costituite dai golfi del Venezuela, di Darien e le basi di Rio de Janeiro e di Rio della Plata. Solo l'estrema punta Sud si presenta molto frastagliata: qui si trova anche lo Stretto di Magellano che costituisce il passaggio dall'Oceano Atlantico al Pacifico. La grande uniformità del territorio interno (i rilievi montuosi sono infatti situati a grande distanza dall'oceano) ha consentito la formazione di fiumi estremamente lunghi e tali da permettere un'intensa navigazione. A Ovest si trova la Cordigliera Andina che si estende per oltre 5.000 km. Nella zona orientale si elevano gli altopiani della Guyana, del Brasile e il tavoliere patagonico a Sud del Rio della Plata. Nelle zone centrali dell'A. Meridionale si notano i bassopiani costituiti dai bacini dell'Orinoco, del Rio delle Amazzoni e del Paraguay-Paranà. In numerose regioni, soprattutto nel Brasile, si trovano massicci primordiali (Brasilia) ricchi di resti fossili dell'Era paleozoica; molto interessanti, sempre dal punto di vista geologico, sono gli altipiani della Guayana, caratterizzati da terreni granitici. Oltre Brasilia, si innalza un sistema montuoso facente parte dell'Argentina, che costituisce la regione delle pampas. A Sud di questa, il tavoliere patagonico si divide in due zone nettamente distinte. La zona occidentale forma le precordigliere di San Juan e di Mendoza, caratterizzate da un sottosuolo risalente all'Era paleozoica, e i rilievi della Cordigliera della Patagonia, risalente al Mesozoico. La zona orientale, invece, è formata da terreno ciottoloso, risalente all'Era cenozoica, digradante verso l'Oceano Atlantico. La Cordigliera delle Ande, che attraversa quasi tutta l'A. Meridionale, è ricca di vulcani ancora attivi. Molte sono le cime al di sopra dei 6.000 m: la maggiore è l'Aconcagua (6.959 m). La Cordigliera andina è formata da due catene che corrono in direzione Nord-Sud, delle quali quella interna si biforca a sua volta, all'altezza del Perù, nella Cordigliera Bianca, che dà origine alla Cordigliera Reale (Bolivia), e nella Cordigliera Nera, che si prolunga fino all'estremità meridionale della Patagonia. La zona montuosa esterna, più breve, dopo aver attraversato l'Ecuador, giunge fino al Golfo di Guayaquil, dove entra nell'Oceano Pacifico. Le varie catene andine sono divise le une dalle altre da profondi avvallamenti o da elevati tavolieri, spesso occupati da grandi laghi come il Titicaca, situato a 3.812 m s/m. Invece nei rilievi della Guyana e del Brasile non si trovano altopiani simili ma solo zone piatte, elevate e profondamente scavate dai grandi fiumi. Le vaste pianure centrali, poste tra le Ande e i rilievi della zona orientale, sono in parte costituite da terreni alluvionali e in parte da sedimenti rocciosi marini. ║ Idrografia: i fiumi dell'A. Meridionale sono tra i più grandi del mondo. Il loro sviluppo è in funzione dei rilievi montuosi; in conseguenza di ciò, a Occidente troviamo fiumi importanti per ricchezza di acque e per lunghezza. Fra questi ricordiamo il Rio delle Amazzoni (6.280 km) e il Paranà-Paraguay (3.900 km). Al contrario, a Oriente scorrono pochi e brevi fiumi, spesso a carattere torrentizio, perché ostacolati dalla catena andina. Di scarsa rilevanza sono i laghi, a eccezione di quelli andini, l'origine dei quali è da porre in relazione con l'erosione glaciale. Caratteristica di questa zona sono i laghi ad acque salmastre, originati dai fiumi salati che scendono dalle Ande del Cile e dell'Argentina. ║ Clima: nell'A. Meridionale il clima è prevalentemente tropicale, ma d'altra parte, poiché il continente si restringe verso Sud, risente dell'influenza del mare; tuttavia all'influenza mitigatrice dell'Oceano Pacifico si oppongono le elevate catene andine. Importante è inoltre l'influenza della corrente del Nord, che abbassa notevolmente la temperatura delle coste pacifiche rispetto a quella delle coste atlantiche (che risentono degli influssi della corrente temperata del Brasile). Irregolari sono anche le precipitazioni: minime nelle zone del Golfo di Guayaquil, fino agli altipiani patagonici, e nel deserto di Atacama a causa di correnti oceaniche fredde e di anticicloni marittimi; molto abbondanti nell'alta Amazzonia, sulle coste della Guyana e sul versante occidentale della Ande. Questi i principali tipi di clima: equatoriale, caratterizzato da piogge abbondanti, elevata umidità, e temperature costantemente elevate, nella zona del bacino del Rio delle Amazzoni e lungo le coste della Colombia e della Guyana; subequatoriale, diverso dal precedente solo per la presenza di una stagione particolarmente secca, esteso fino al territorio del Brasile; tropicale, che presenta forti differenze di temperatura tra giorno e notte e una stagione secca più prolungata, fino al territorio del bacino dell'Orinoco; subtropicale, simile al clima delle regioni influenzate dai monsoni, che giunge fino all'Argentina nord-orientale; temperato-continentale, con inverni freddi e piogge scarse, nelle regioni interne del continente meridionale; desertico-continentale, tipico dell'Argentina nord-occidentale, ai piedi della catena andina; desertico-freddo-oceanico, nella Patagonia, caratterizzato da una forte ventosità e da scarse precipitazioni; desertico-caldo-oceanico, esteso dal golfo di Guayaquil lungo tutta la zona centrale pacifica, caratterizzato da abbondante umidità e precipitazioni scarse; mediterraneo-oceanico e temperato-oceanico, tipico della zona cilena da Nord a Sud; freddo-oceanico, nelle zone esterne della Patagonia e nella Terra del Fuoco. Vi sono poi le zone montane che presentano climi diversi, secondo le altezze e altri dati particolari. ║ Flora: per quanto riguarda la vegetazione, nell'A. Meridionale si notano tre zone: tropicale, la più estesa; andino-pampina e antartica. Nel bacino dell'Amazzonia si stendono le selvas, fitte foreste tropicali, formate da alti alberi molto diversi tra loro. ║ Fauna: dal punto di vista della fauna, l'area principale è quella amazzonica, popolata da formichieri, armadilli, tapiri, rettili (fra cui l'anaconda) e pesci (come il pericoloso piranha). Gli unici animali feroci dell'A. Meridionale sono il puma e il giaguaro. Tipicamente sud-americani sono l'alpaca, il nandù, il guananco, il lama e i roditori. Abbondante la fauna ittica e svariate le specie di insetti. Prima della scoperta europea nell'A. Meridionale non si registrava la presenza di equini e bovini: essi si sono poi facilmente adattati nelle zone a clima temperato, nelle praterie della fascia atlantica e nelle pampas.
Cartina dell'America del Nord e centrale

Cartina dell'America del Sud


AMERICA
Fiumi principali Lunghezza (km)
Laghi principali Superficie
(kmq)
Rio delle Amazzoni
6.280
Superiore
84.131
Mississippi-Missouri
5.970
Huron
61.797
Rio della Plata-Paraná
4.700
Michigan
58.016
Mackenzie
4.241
Gran Lago degli Orsi
31.792
Arkansas
3.300
Gran Lago degli Schiavi
28.438
Madeira-Mamoré
3.200
Erie
25.612
Purus
3.200
Winnipeg
24.514
San Lorenzo
3.058
Ontario
18.941
Rio Grande
3.034
Maracaibo
14.243
São Francisco
2.900
Nicaragua
8.430
Yukon
2.897
Titicaca
8.300
Tocantins
2.640
Athabasca
8.080
Colorado
2.334
Lago delle Renne
6.390
Rio Negro
2.250
Winnipegosis
5.447
Araguaia
2.200
Nipigon
4.843
Orinoco
2.140
Manitoba
4.706
Paraguay
2.200
Gran Lago Salato
4.690
Rio Salado
2.000
Poopó
2.510
Columbia
1.930
Buenos Ayres
2.100
AMERICA SETTENTRIONALE E CENTRALE: ALTITUDINI MASSIME
Monte Sistema montuoso Stato Altitudine (m)
McKinley Catena dell'Alaska Alaska 6.194
Logan Gruppo Sant'Elia Alaska-Canada 6.050
Citlaltépetl Sierra Madre Messico 5.747
Sant'Elia Gruppo Sant'Elia Alaska-Canada 5.489
Popocatepetl Sierra Madre Messico 5.452
Whitney Sierra Nevada Stati Uniti 4.418
Elbert Montagne Rocciose Stati Uniti 4.399
Rainier Catena delle Cascate Stati Uniti 4.392
Shasta Catena delle Cascate Stati Uniti 4.317
Pikes Peak Front Range Stati Uniti 4.301
Nevado de Colima Sierra Madre Messico 4.265
Tajumulco Sierra Madre Guatemala 4.220
Gannett Peak Montagne Rocciose Stati Uniti 4.202
Grand Teton Montagne Rocciose Stati Uniti 4.196
Peña Nevada Sierra Madre Messico 4.054
Waddington Catena delle Cascate Stati Uniti 4.042
Cloud Peak Montagne Rocciose Stati Uniti 4.016
Robson Montagne Rocciose Canada 3.954
Pico Duarte Cordigliera Centrale Rep. Dominicana 3.175
AMERICA MERIDIONALE: ALTITUDINI MASSIME
Monte Sistema montuoso Stato Altitudine (m)
Aconcagua Ande Cile-Argentina 6.959
Ojos del Salado Ande Cile-Argentina 6.880
Huascarán Ande Perú 6.768
Llullaillaco Ande Cile-Argentina 6.723
Yerupaiá Ande Perú 6.632
Tupungato Ande Cile-Argentina 6.550
Sajama Ande Bolivia 6.544
Coropuna Ande Perú 6.425
Illampú Ande Bolivia 6.421
Auzangate Ande Perú 6.384
Illimani Ande Bolivia 6.322
Nevado Salcantay Ande Perú 6.271
Chimborazo Ande Ecuador 6.267
Cotopaxi Ande Ecuador 5.897
Cayambe Ande Ecuador 5.790
Nevado de Huila Ande Colombia 5.750
Cerro San Valentin Ande Patagonia 4.058
Tronodor Ande Patagonia 3.554
Pico de la Neblina Massiccio della Guayana Venezuela-Brasile-Guyana 3.014
AMERICA: CASCATE PRINCIPALI
Cascata Fiume Stato Altezza (m)
Salto del Angel Caroni Venezuela 972
Yosemite Yosemite Creek California (USA) 739
Roraima Aruparu Guyana 457
Kaieteur Potaro Guyana 247
Guaira Paraná Brasile, Paraguay 117
Paulo Alfonso São Francisco Brasile 84
Niagara Niagara USA-Canada 49

ECONOMIA

A. Settentrionale - Fu all'epoca della prima colonizzazione britannica che si crearono le premesse per l'ampio sviluppo economico della regione, dovuto principalmente alla conquista e allo sfruttamento di vasti territori ricchi di materie prime. A partire dai primi decenni del XIX sec. nelle regioni settentrionali si creò una società di tipo capitalistico-mercantile che, in virtù di ingenti capitali e di grandi risorse di ogni genere, fu in grado di compiere notevoli progressi tecnologici. L'economia si trasformò quindi da essenzialmente agricolo-commerciale ad agricolo-industriale e permise la formazione di grandi patrimoni personali e di gigantesche società monopolistiche. Entrata presto in competizione con la produzione industriale europea, l'industria nord-americana conquistò velocemente nuovi ampi mercati internazionali, fino a ottenere il primato economico a livello mondiale. ║ Agricoltura: caratteristica principale dell'A. Settentrionale è la disponibilità di vastissimi spazi agricoli che, unita alle diverse condizioni ambientali e climatiche, permette una notevole varietà di colture. Originarie dell'A. Settentrionale sono le coltivazioni di tabacco, mais, pomodoro e patate. Grande sviluppo hanno ottenuto le colture importate dall'Europa come il frumento, l'avena, lo zucchero. La parte meridionale del subcontinente rappresenta ancora oggi una delle maggiori aree di produzione del cotone. Notevoli sono anche la frutticoltura (pesche, mele, olive, uva) e soprattutto l'agrumicoltura, praticata nelle aree irrigate della regione del Pacifico. Detenendo ancora il primato mondiale della produttività, l'agricoltura nord-americana si è andata trasformando profondamente attraverso l'impiego di capitali e l'uso di alte tecnologie sempre più specializzate, che però hanno avuto come conseguenza negativa il drastico calo della popolazione agricola. Notevoli sono anche le risorse forestali, soprattutto in Canada, che sono alla base di importanti industrie del legno e della carta. ║ Allevamento: il territorio dell'A. Settentrionale presenta vastissime praterie, ideali per gli animali da allevamento. Il patrimonio zootecnico dell'A. Settentrionale, infatti, è uno dei più ricchi del mondo e si contraddistingue per l'alto grado di specializzazione. Nelle terre nordiche, abitate dagli Eschimesi, è praticato l'allevamento di renne e di cani. Anche la pesca (salmoni, merluzzo, aringhe, aragoste) riveste una certa importanza, essendo legata a una rilevante attività industriale. ║ Industria: l'A. del Nord può essere considerata la zona più industrializzata del mondo. Un ruolo particolarmente importante è svolto dalle industrie di trasformazione dei prodotti agricoli e dell'allevamento. Negli Stati atlantici particolarmente attive sono le industrie tessili (cotone, lana, seta) e quelle per la produzione del tabacco e della carta. L'immenso patrimonio zootecnico è alla base del grande sviluppo di industrie alimentari (latticini, carne conservata). Lungo le coste settentrionali del Pacifico si è sviluppata soprattutto l'industria conserviera, grazie alla forte pescosità delle acque. Imponenti complessi siderurgici e metallurgici si trovano nelle terre appalachiane, lungo la Cordigliera occidentale (produzione di acciaio). Nelle regioni artiche l'abbondanza di castori, lontre, martore, visoni, volpi favorisce la lavorazione delle pelli, che vengono esportate in tutto il mondo. Più recenti ma ugualmente di alto livello tecnologico e di enorme rilevanza economica sono le industrie dei settori informatico, automobilistico, aeronautico. ║ Risorse minerarie: costituiscono, forse, la più grande ricchezza del continente nord-americano. I principali prodotti di estrazione sono: carbone (i giacimenti più importanti si trovano nella regione appalachiana e in alcune province occidentali del Canada), ferro (soprattutto nel territorio dei Laghi Laurenziani), rame (in Arizona), zinco, nichel, piombo, argento, oro (in Alaska, Canada, Colorado e California), amianto, bauxite, fosfati, nichelio, stagno, zolfo (particolarmente nel Texas e nella Louisiana). Il petrolio viene estratto nel Texas, nella California, nella Louisiana, nel Kansas, nell'Oklahoma, nel Messico e sulle coste settentrionali dell'Alaska: gli Stati Uniti sono il secondo produttore mondiale dopo i Paesi dell'ex Unione Sovietica, ma ciò non è sufficiente a coprire il fabbisogno dell'industria nord-americana. Infine, immenso è il patrimonio idroelettrico a disposizione delle industrie, anche se finora è stato sfruttato solo in minima parte. ║ Comunicazioni: la rete di comunicazioni dell'A. Settentrionale può essere definita imponente. Molto sviluppata risulta la circolazione ferroviaria, che rappresenta l'asse fondamentale delle comunicazioni. Numerose linee transcontinentali uniscono le coste atlantica e pacifica, divenendo particolarmente fitte nelle zone più industrializzate e più urbanizzate. Intenso è inoltre il traffico aereo, grazie a una rete di linee che raggiunge i luoghi più remoti. Una fittissima rete di strade, superstrade, autostrade, per un totale di 6.500.000 km, consente ogni tipo di collegamento via terra. Notevoli sono le comunicazioni per via fluviale, rese possibili anche da una moderna rete di canali. Lunghi tratti dei fiumi Yukon, Mackenzie, San Lorenzo, Hudson, Potomac, Alabama e l'intero bacino del Mississippi sono navigabili. Le comunicazioni marittime sono molto funzionali e tutti i porti (Montreal, Vancouver, Seattle, New York, San Francisco, Baltimora, New Orleans, Tampico), se si escludono nel periodo invernale quelli dell'Alaska e del Canada, garantiscono un imponente movimento di merci. • A. Centrale - L'economia della zona centrale istmica e insulare del continente è piuttosto povera. ║ Agricoltura: i prodotti principali sono caffè, tabacco, canna da zucchero (base dell'economia delle isole), banane, cacao, mais, manioca, patata dolce, frutti tropicali e semi oleosi. Gli indici di produzione sono fra i maggiori del mondo; il sistema praticato è generalmente quello intensivo. ║ Allevamento: poco sviluppata è la pastorizia, quasi esclusivamente costituita da ovini e caprini, soprattutto nelle regioni più settentrionali. ║ Industria: l'attività industriale è piuttosto scarsa e arretrata, se si eccettuano la piccola industria manifatturiera e gli impianti per la trasformazione dei prodotti agricoli. L'industria estrattiva fornisce oro, argento, zinco e piombo, fin dal tempo dei conquistadores. Si sono molto sviluppate negli ultimi tempi le ricerche in campo petrolifero. ║ Comunicazioni: a una scarsa rete fluviale si aggiunge, nell'A. Centrale, un'altrettanto insufficiente rete stradale e ferroviaria. Più agevoli risultano, tuttavia, le comunicazioni costiere e con le isole. Di eccezionale importanza il canale di Panama, punto obbligato di passaggio tra Atlantico e Pacifico. • A. Meridionale - A livello mondiale, l'economia dell'A. Meridionale occupa un posto intermedio tra le aree più industrializzate e quelle sottosviluppate. Tratto caratteristico è la dipendenza dalle ex potenze coloniali e dagli Stati Uniti che, a partire dall'Ottocento, si erano imposti come forza trainante, soprattutto a livello economico, dell'intero continente. A ciò va aggiunto il ruolo svolto dall'Inghilterra, vera potenza egemone fino agli inizi del Novecento, che seppe sfruttare i Paesi latino-americani sia come fornitori di materie prime che come consumatori di quegli stessi prodotti lavorati. Oggi l'economia sud-americana, condizionata dalla massiccia presenza di capitali statunitensi che hanno consentito la concentrazione della ricchezza nelle mani di poche famiglie, stenta a decollare, nonostante gli sforzi attuati da alcuni Governi. ║ Agricoltura: costituisce ancor oggi la base economica dell'A. Meridionale, assorbendo circa il 30% della popolazione attiva. Sia per le condizioni ambientali e climatiche, sia per il persistere del microfondo (terreno troppo piccolo e supersfruttato) e del latifondo (terreno poco sfruttato e in genere specializzato in coltivazioni di tipo coloniale), l'economia agricola è povera. La produzione principale è costituita dal caffè e dal cacao; seguono tabacco, zucchero di canna, cotone, banane, grano, manioca, patate dolci. Negli ultimi anni alle colture tradizionali sono andate aggiungendosi quelle cerealicole, collegate a opere idriche di sbarramento e di canalizzazione. Dalle foreste si ricavano resine e gomme naturali. ║ Allevamento: costituisce parte integrante dell'economia di alcune regioni (Pampas, Chaco, ecc.) e nelle vaste pianure del bacino del Rio della Plata ha un forte sviluppo. Le steppe della Patagonia costituiscono la zona principale dell'allevamento ovino, mentre i vasti territori interni sono il dominio di quello bovino. Ne deriva una forte esportazione di animali vivi o macellati e di prodotti derivati. ║ Industria: sull'attività industriale dell'A. Meridionale hanno avuto in passato, ed esercitano tuttora, grande peso gli investimenti statunitensi che hanno condizionato e, in parte, frenato, un possibile sviluppo. L'industria si basa essenzialmente sulla trasformazione dei prodotti agricoli e tessili (zuccherifici, industria della lana e del cuoio). Un posto preminente occupano i settori minerario e della raffinazione del petrolio, mentre importanza sempre maggiore vanno assumendo i settori chimico, metallurgico e meccanico (produzione di elettrodomestici, autoveicoli e macchine agricole). Si aggiungono industrie locali, come quelle specializzate nella produzione dei caratteristici poncho. ║ Risorse minerarie: l'elemento più importante in questo settore è il petrolio, estratto soprattutto nelle zone costiere del Venezuela, nel Perù e in Argentina; recentemente sono entrati in attività anche giacimenti amazzonici che in passato non erano stati sfruttati per la loro posizione in luoghi difficilmente raggiungibili. La zona mineraria più importante è quella andina. Discreta è la produzione di ferro, povera quella di carbone. Rilevante resta, invece, la produzione di bauxite, rame, argento, stagno, antimonio, manganese. Infine, è enorme la potenzialità di energia idroelettrica, finora utilizzata soltanto in minima parte. ║ Comunicazioni: la rete di comunicazioni del subcontinente meridionale è carente, anche se si assiste a un graduale processo di ampliamento e ammodernamento. Il settore più carente è quello ferroviario, che presenta pochi raccordi continentali: si stanno però allestendo nuovi progetti, come quello della linea venezuelana, che dovrebbe percorrere un impervio territorio (700 km circa) collegando Caracas a Ciudad Guayana, nuovo centro industriale. I trasporti aerei hanno un discreto sviluppo, mentre insufficiente è la rete stradale.

PREISTORIA

Scarsi sono i resti archeologici risalenti alla Preistoria rinvenuti in A. Dall'analisi dei reperti alcuni studiosi hanno ipotizzato, per l'A. Settentrionale, l'esistenza di insediamenti risalenti a 37.000-23.000 anni fa (altri studiosi, invece, collocano la formazione dei primi insediamenti in un periodo compreso fra i 15.000 e i 10.000 anni fa). I primi popoli furono raccoglitori e cacciatori; in seguito i prodotti agricoli acquisirono un'importanza crescente, come si desume dai resti di macine e di vasi di terracotta per la conservazione dei raccolti. Nell'arco di alcuni millenni vari gruppi culturali si succedettero tanto nell'A. Settentrionale quanto nell'A. centro-meridionale. Fra questi, gli Eschimesi e le altre popolazioni nordiche si dedicarono alla caccia delle balene, gli Indiani delle praterie a quella delle renne selvatiche e dei bisonti, mentre le popolazioni costiere divennero abili nella pesca. L'agricoltura raggiunse un elevato livello di sviluppo sui vasti altopiani delle Ande e del Messico; i prodotti tipici erano tabacco, mais, patate, cacao, pomodori, ecc. Piuttosto arretrate erano la lavorazione dei metalli (come il rame nella zona dei Grandi Laghi, l'oro e l'argento in Messico e nel territorio andino, il bronzo nell'attuale Perù), le arti della ceramica e della tessitura, che in Europa erano sorte fin dal Neolitico. Gli indumenti usati nella zona centrale andina erano fatti in tessuto (poncho), mentre nelle zone più settentrionali gli indigeni erano soliti vestirsi di pelli conciate e cucite. La capanna di pelli o di paglia era il tipo di abitazione più diffuso in tutto il continente e le differenze si riducevano alla pianta: quadrangolare al Nord, rotonda altrove. Sappiamo che in un periodo successivo le popolazioni indiane delle praterie settentrionali erano dedite alla caccia, si spostavano seguendo le mandrie e avevano adottato la tenda come riparo adatto alla vita nomade; al contrario, le popolazioni stabili, insediate sulla costa, erano dedite alla pesca e abitavano in villaggi in parte costruiti con materiale edilizio. Nella regione messicana e centrale gli indigeni, molto più progrediti, costruivano già case completamente in pietra; abbastanza sviluppati erano anche l'attività commerciale e il traffico fluviale e marittimo, quest'ultimo limitato alle zone costiere. Per quanto riguarda l'organizzazione sociale, queste popolazioni adottarono diverse forme di aggregazione; clan e nuclei patriarcali comprendevano generalmente più famiglie, unite da vincoli di parentela. In un secondo momento si costituirono nuclei molto più numerosi, le tribù, guidate da un unico capo; presto la carica divenne ereditaria e ciò diede origine a vere e proprie dinastie (tipiche quelle dell'A. Centrale degli Aztechi e degli Incas). Oltre a questo tipo di organizzazione sociale, erano molto frequenti i gruppi a carattere religioso, il cui capo simbolico era il totem. In genere, le prime popolazioni furono caratterizzate da un forte sentimento religioso: numerose erano le divinità adorate, identificate con animali, astri, fenomeni naturali. Diffusa era la credenza negli spiriti del male, che solo lo stregone, con vari riti, era capace di sconfiggere. Le forme esteriori del culto erano molto primitive e si manifestavano con danze tribali, travestimenti, sacrifici cruenti, molto spesso con vittime umane. La grande importanza assunta in breve dalla religione creò presso alcuni popoli la necessità di una classe sacerdotale che ne curasse il culto, e che non di rado divenne tanto potente da ostacolare lo stesso potere politico. La profonda sensibilità religiosa si manifestò anche nei campi artistico e architettonico che, specialmente nella regione messicano-andina, raggiunse risultati notevoli con la costruzione di grandiosi templi e di altri imponenti edifici. Nelle varie manifestazioni delle civiltà indigene del continente americano si possono individuare le influenze delle civiltà siberiana e oceanica, dalle quali traggono origine rispettivamente le popolazioni del Nord e quelle del Sud. Non si hanno, almeno finora, indizi sicuri che possano far presupporre l'esistenza di una forma umana autoctona; sembra accertata, al contrario, l'ipotesi di un passaggio di popolazioni dall'Asia all'A. attraverso lo Stretto di Bering. Costituisce, invece, ancora un problema la datazione di queste migrazioni, avvenute probabilmente in ondate successive. Per decine di secoli il continente americano rimase isolato: la sua entrata nel vivo della storia e della civiltà mondiale risale al XVI sec. In alcune zone del continente, nel frattempo, si erano sviluppate civiltà relativamente avanzate: i Maya (Guatemala), gli Aztechi (Messico), gli Incas (Perù). Tuttavia, pur avendo raggiunto risultati notevoli in campo sociale, politico, architettonico, astronomico, i conquistatori europei non ebbero difficoltà a sconfiggere queste popolazioni e a distruggere le civiltà da essi fondate. Iniziò così una seconda fase nella storia del continente americano.

STORIA

A. Settentrionale - Di sbarchi da parte di Europei su territori americani, prima delle spedizioni di Colombo, si ha notizia solo per quanto riguarda i Normanni che, già stanziati in Islanda, giunsero verso il 900 sulle coste meridionali di una grande isola che chiamarono Terra Verde (cioè Groenlandia), dove Erik il Rosso stabilì una colonia. La tradizione islandese afferma che furono compiuti da questi coloni viaggi verso il continente americano, in particolare verso il Labrador. A causa dell'incertezza di tali precedenvi, si attribuisce a Colombo la vera e p2opria scoperta del continente americano, il 12 ottobre 1492. Le prime esplorazioni delle coste nord-americane furono guidate $a Sebastiano Caboto nel 1497 verso l'isola Terranova, nel 1498 lungo le coste del Canada e della Nuova"Scozia e nel 1509 lung/ quelle del Labrador, fino al luogo dove sorge oggi New York. La perlustrazione della costa, sia atlantica, sia pacifica (dopo la scoperta dello Stretto di Magellano, nel 1520), proseguì con viaggi sempre più frequenti da parte di navigatori di tutte le nazionalità: francesi, come Juan Ponce de Léon, che nel 1513 scoprì ed esplorò la Florida, Jacques Cartier che in tre spedizioni, dal 1534 al 1541, risalì il fiume San Lorenzo fino all'odierna Montréal; spagnoli, come Alfonso Alvares de Pineda, che giunse alle foci del Mississippi, e molti altri fra cui Juan de Fuca, che diede il nome allo stretto da lui scoperto; italiani, come Giovanni da Verrazzano, che in particolare viaggiò attraverso la Carolina e la regione dell'Hudson, o come Alessandro Malaspina, esploratore delle coste dell'Alaska e dello stretto che prende il nome del danese Bering; infine inglesi, come James Cook ed Henry Hudson, che per primo giunse nella baia omonima. Il cosiddetto passaggio a Nord-Ovest tra l'Atlantico e il Pacifico restò invece inviolato fino al 1905, anno in cui Roald Amundsen riuscì a portare a termine per la prima volta, affrontando tre inverni polari, la traversata dalla Baia di Baffin allo Stretto di Bering. La prima penetrazione dell'interno nord-americano fu intrapresa, intorno al 1540, dagli Spagnoli con F. Vásquez Coronado, H. de Soto e Lopez de Cardenas, che si spinsero nelle valli dei fiumi Arkansas e Tennessee e nella zona dei grandi canyon. Tuttavia, poiché le nuove terre non si erano rivelate particolarmente ricche né di oro né di metalli preziosi, gli Spagnoli abbandonarono le esplorazioni verso l'interno, anche se, soprattutto in California, rimasero le numerose missioni cattoliche: i missionari percorsero per decenni le terre tra le Montagne Rocciose e il Pacifico, fondando anche città come San Diego (1769) e San Francisco (1776). L'A. Settentrionale rimase così aperta, sul principio del 1600, alla penetrazione di Inglesi e Francesi. I primi si stanziarono sul versante orientale dei monti Appalachi (la prima colonia inglese fu la Virginia, fondata da W. Raleigh; all'epoca della guerra d'Indipendenza, le colonie erano tredici in tutto); i secondi occuparono la regione del Québec fino ai Grandi Laghi, che oggi segnano il confine tra Canada e Stati Uniti, lungo il corso del fiume Ottawa. Da qui partirono poi verso Sud e verso Ovest numerosi esploratori: Jolliet e padre Marquette discesero il Mississippi, la cui foce fu raggiunta nel 1682 da Cavelier de La Salle; a Occidente Gaultier de la Vérendrye riconobbe il Missouri e lo risalì giungendo fino ai piedi delle Montagne Rocciose. Tuttavia fu scarso il popolamento delle colonie da parte dei Francesi, mentre il numero degli Inglesi diveniva sempre più alto: le colonie rappresentarono infatti una vera patria per chi aveva abbandonato l'Inghilterra per motivi religiosi ed in esse si cercarono di realizzare principi di libertà religiosa e politica, che sempre rimasero un'aspirazione delle nuove popolazioni. Questi pionieri si dedicarono soprattutto all'agricoltura, mantenendo rapporti di tipo commerciale e politico con la madrepatria, ma improntando economia e vita interna delle colonie a una sempre maggiore autonomia e libertà. Gli insediamenti francesi, al contrario, furono retti con gli stessi sistemi autoritari e assolutistici della madrepatria. L'elemento anglosassone (in virtù anche della forte spinta espansionistica) finì col prevalere su quello francese fino a sopraffarlo, in campo economico prima (commercio delle pelli e dei metalli preziosi) e in quello politico poi. La diminuzione dell'appoggio militare da parte della Francia impedì ai suoi coloni di sostenere la pressione esercitata dagli Inglesi, affacciatisi nella valle del Mississippi, di modo che la presenza francese si ridimensionò sia territorialmente, ritirandosi sempre più verso il Canada, che numericamente. Nelle guerre coloniali scoppiate in coincidenza con la guerra dei Sette anni in Europa, le forze francesi furono definitivamente sconfitte anche per l'apporto dato alla lotta dai coloni inglesi, cui molto premeva spezzare l'arco di occupazione francese che, dalla Louisiana al Canada, li costringeva fra l'Atlantico e i monti. La Pace di Parigi del 1763 sancì la cessione del Canada all'Inghilterra e della Louisiana alla Spagna da parte della Francia, cui rimase solo un piccolo stanziamento nel Québec, primo centro coloniale. Nel corso del XVIII sec., l'esplorazione e la penetrazione nelle regioni del Nord-Ovest continuò incessantemente, culminando nelle imprese di Mackenzie che nel 1789 trovò e seguì fino alla foce l'emissario del Grande Lago degli Schiavi, del Grande Lago degli Orsi e del Lago Athabaska, che da lui prese poi nome; nel 1793 egli superò le Montagne Rocciose seguendo il corso di alcuni fiumi. In seguito alla vittoria contro i Francesi si acuirono i motivi di attrito tra Londra e le colonie circa lo sfruttamento delle nuove terre conquistate, la riduzione delle tasse e la liberalizzazione economica. I contrasti sfociarono in un conflitto armato, dopo la cruenta repressione inglese, nel 1773, di un tentativo di boicottaggio economico operato a Boston. Il 4 luglio 1776 le colonie proclamarono l'indipendenza, con il nome di Stati Uniti. In seguito alle vittorie militari di Saratoga (1777) e Yorktown (1781), si arrivò nel 1783 alla Pace di Parigi, in cui si stabilì l'indipendenza degli Stati Uniti (comprendenti le tredici colonie originarie e i territori ad Ovest di esse fino al Mississippi) e la loro piena sovranità. Il Canada rimase invece sotto la Corona inglese, svincolandosi tuttavia progressivamente dal potere centrale, con la costituzione di un proprio Governo, di proprie forze armate e di una amministrazione autonoma. Durante i primi tempi dell'indipendenza, la politica degli Stati Uniti fu attenta soprattutto a problemi interni, quali la forte immigrazione dall'Europa e l'espansione territoriale in direzione di vaste regioni. La piena conoscenza del subcontinente non fu raggiunta, infatti, che nel XIX sec., quando le esplorazioni si identificarono con l'avanzata verso Ovest dei pionieri e dei soldati e numerose spedizioni furono promosse direttamente dal Governo federale degli Stati Uniti, anche in funzione della costruzione di grandi vie di comunicazione da una costa all'altra. Infatti a metà dell'Ottocento gli Stati Uniti si erano già estesi fino alla costa del Pacifico, sottraendo alla Francia la Louisiana (che le era stata restituita) e alla Spagna la Florida, il Texas, la California. Si trattò a volte di conquiste militari, a volte di cessioni dietro contropartita economica, a volte di autonome annessioni agli Stati Uniti da parte dei territori stessi. Nel 1861 scoppiò la guerra di Secessione, combattuta dagli Stati dell'Unione a Nord e quelli della Confederazione a Sud; causata dalla questione dello schiavismo, si concluse con la vittoria degli Stati nordisti. Nel 1867 fu acquistato l'Alaska dalla Russia, primo Stato incorporato nella federazione al di là della continuità territoriale. Nel 1823 l'enunciazione della dottrina di Monroe aveva avviato in politica estera da una parte un processo di isolazionismo degli Stati Uniti nei confronti dell'Europa, dall'altra una politica di coinvolgimento e tutela nei confronti dell'A. Meridionale e Centrale. Gli Stati Uniti cominciarono a proporsi nel ruolo di Nazione-guida degli altri Stati americani, secondo il motto "l'A. agli Americani", disinnescando così il dominio secolare dell'Europa, sostenendo le varie lotte d'indipendenza e contrastando l'immagine del continente come terra aperta a continue colonizzazioni. L'indirizzo fondamentale della politica estera degli Stati Uniti rimase, fino alla prima guerra mondiale, l'isolazionismo nei confronti dell'Europa, soprattutto durante il periodo del cosiddetto big stick, sotto il Governo di Roosevelt, anni in cui, d'altra parte, si portarono a compimento l'occupazione militare del Nicaragua, di Santo Domingo e di Haiti. Fu solo l'inattesa dimensione assunta dal primo conflitto mondiale che provocò un momentaneo abbandono di questa linea politica con l'entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco dell'Intesa nel 1917. Il determinante contributo dato alla vittoria degli Alleati, che affermò definitivamente gli Stati Uniti sulla scena politica mondiale come nuova grande potenza, sembrò favorire una stagione di maggior apertura nel primo dopoguerra, ma il fallimento della politica internazionalista di Wilson provocò un nuovo periodo di isolamento statunitense dalle vicende politiche d'oltreoceano. In quegli anni aumentò invece il potenziale economico-industriale della Federazione, che subì tuttavia un parziale ridimensionamento con il crollo di Wall Street del 1929. Il Canada divenne indipendente dalla Corona britannica nel 1931, avviandosi alla conquista di ruoli internazionali di primo piano sia economicamente sia politicamente. Estranei, almeno formalmente, alla prima fase europea del secondo conflitto mondiale, gli Stati Uniti entrarono in guerra solo dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbour (dicembre 1941), assumendo la guida dell'alleanza contro le potenze tedesca e giapponese. La fine del conflitto e la vittoria ottenuta segnarono l'abbandono dell'isolazionismo. I decenni della "guerra fredda" e della deterrenza nucleare videro gli Stati Uniti affermarsi come Paese-guida della contrapposizione anche ideologica col mondo sovietico e comunista, di fatto terminata solo col crollo dei regimi comunisti del 1989. Negli anni Novanta, la disgregazione dell'Unione Sovietica modificò radicalmente l'assetto dei rapporti internazionali, tanto che il dialogo, con l'URSS prima e la Russia poi, arrivò a definire accordi non solo di disarmo e distensione militare ma anche economici, con programmi di sostegno e di apertura di mercato. Per la storia dagli anni Novanta V. i singoli Stati. • A. centro-meridionale - Nell'A. Centrale e Meridionale il processo di esplorazione sia della regione costiera sia dell'interno fu, dapprima, assai più rapido che nel Nord. Già durante il suo terzo e quarto viaggio (1498-1504) Colombo, e come lui in seguito Vincente Pinzon e Juan Diaz de Solis, aveva esplorato una vasta porzione della costa atlantica centro-americana e aveva toccato a Sud l'odierno Venezuela, alla ricerca di un passaggio che portasse a Ovest. Partendo dall'attuale Guayana Francese, Amerigo Vespucci condusse nel 1500 una spedizione lungo le coste del Brasile, fino alla foce del Rio delle Amazzoni e poi fino a Capo San Rocco, stabilendo l'orientamento Est-Sud-Est delle nuove terre ed intuendo per primo che esse non erano parte dell'Asia, come riteneva Colombo, ma un nuovo continente. Nel 1513 lo spagnolo Vasco Nuñez de Balboa attraversò l'Istmo di Darien, presso l'odierna Panama, e accertò la presenza di un oceano prima sconosciuto che chiamò Mare del Sud. Nel 1516 Diaz de Solis navigò la costa atlantica verso Sud sino all'estuario del Rio della Plata. Ferdinando Magellano nell'inverno 1520-21, avendo scoperto e attraversato lo stretto che da lui prese il nome, fu il primo europeo a navigare lungo la costa pacifica del Sud-America, risalendola sino alla zona dove oggi sorge Valparaiso. La Terra del Fuoco fu aggirata solo nel 1616 da due Olandesi, Schouten e Lemaire, che cercavano una via meno rischiosa dello stretto. Il primo rilevamento dettagliato delle coste sud-occidentali fu opera di Alonso de Camargo, che dallo Stretto di Magellano risalì il continente fino al Perù, concludendo il suo viaggio nel 1540. L'interno fu rapidamente esplorato da successive spedizioni di conquistadores: Cortés avanzò in Messico, Pizarro conquistò il Perù, Almagro la Bolivia, Quesada la Colombia. Nel 1540 Pedro de Valdivia, un luogotenente di Pizarro, percorse l'attuale territorio cileno e quattro anni dopo Francisco de Orellana attraversò tutto il continente dal Pacifico all'Atlantico, lungo la via fluviale Marañón-Rio delle Amazzoni. Più a Sud Sebastiano Caboto esplorò la regione del Rio della Plata, risalendo il Paranà e il Paraguay: l'impresa, continuata poi da Pedro de Mendoza e Juan de Ayolas, fu portata a termine da Domingo Martinez de Irale nel 1548. La prima spedizione a scopo scientifico fu quella dei francesi Bourguer e La Condamine, inviati nell'Ecuador alla fine del XVIII sec. per la determinazione dell'arco di meridiano. Tuttavia, l'epoca della vera esplorazione scientifica iniziò solamente nel secolo successivo, aperta dal viaggio di Alexander Von Humboldt e di A. Bonpland, che dal 1799 al 1804 batterono la zona andina centro-settentrionale. Dopo di loro numerosi scienziati si recarono specialmente nell'Amazzonia e nel Mato Grosso; fra essi, numerosi gli Italiani come Boggiani, Codazzi, Descalzi, Osculati e Raimondi. Nell'A. centro-meridionale si costituirono i domini coloniali degli Spagnoli e dei Portoghesi. I loro confini furono definiti in anticipo con gli accordi di Tordesillas nel 1494, con i quali fu fissata una linea longitudinale (la raya divisoria) a circa 370 miglia a Ovest delle Azzorre: a Est di questa linea ideale si sarebbe estesa la zona di influenza portoghese, coincidente poi nella realtà con il Brasile scoperto dal portoghese Pedro Alvarez Cabral, mentre l'Occidente sarebbe stato zona di influenza spagnola, organizzata poi in Nuova Spagna (Messico) e Perù (territori dell'A. Meridionale, poi variamente suddivisi amministrativamente). L'intento spagnolo, come quello portoghese, non fu quello di una colonizzazione in senso proprio né organico, ma piuttosto quello di un puro sfruttamento del territorio e delle popolazioni indigene. I nuovi padroni privarono queste terre delle loro ricchezze, oro e argento, e poi cominciarono a sfruttare e commerciare i loro prodotti naturali e agricoli. Gli Indios, ai quali si impose una conversione più o meno forzata alla fede cattolica, vennero costretti a prestazioni lavorative come pagamento di tributi ai conquistatori. Solo l'introduzione di schiavi negri e la predicazione di uomini come padre Bartolomé de Las Casas salvarono le popolazioni indigene dal totale genocidio. Un leggero miglioramento della loro condizione si verificò con le leggi del 1542, in base alle quali essi divennero liberi vassalli della Corona e furono istituite zone protette (reducciones), entro le quali non era consentito catturare schiavi. I due vicereami dell'Impero coloniale spagnolo, la Nuova Spagna (1535) e il Perù (1542), furono aumentati a quattro con l'istituzione della Nuova Granata (1718) e di La Plata (1776). L'autorità centrale amministrativa, giudiziaria ed ecclesiastica era rappresentata dal Consejo de Indias con sede a Siviglia. L'Impero portoghese era organizzato invece in un unico governatorato con centro decisionale a Bahia, in Brasile. Tra la fine del XVI sec. e l'inizio del XVII sec. il dominio coloniale portoghese passò sotto la Corona spagnola, in seguito alla temporanea unione di Portogallo e Spagna: a partire da tale epoca il monopolio economico spagnolo si consolidò ulteriormente. Nell'A. Latina la lotta per l'indipendenza fu assai più lunga che nel Nord. Il declino della potenza spagnola e l'impoverimento delle risorse minerarie del Paese spinsero i coloni creoli a ribellarsi alla madrepatria, anche a causa delle restrizioni economiche operate soprattutto in campo agricolo. Accanto ad essi si schierarono anche uomini di cultura, formati dalle nuove idee dell'Illuminismo, i cosiddetti Amigos del país, che favorirono la promulgazione di alcune riforme. La popolazione india e di sangue misto cominciò solo nel XVIII sec. ad avere consapevolezza della propria forza e del proprio diritto e a considerare quindi gli Spagnoli come usurpatori. Si giunse così lentamente ma irreversibilmente, verso la fine del Settecento, alla nascita di numerosi movimenti di guerriglia finalizzati alla liberazione dei territori sud-americani dalle potenze coloniali. In questo clima all'inizio del XIX sec., approfittando dell'occupazione napoleonica della penisola iberica, i Paesi latino-americani abbatterono i regimi coloniali. A guida di questo movimento rivoluzionario, che coinvolse quasi interamente l'A. Meridionale, furono Simon Bolivar e José de San Martin. Il primo fra il 1817 e il 1820 liberò il Vicereame di Nuova Granata (Venezuela, Colombia, Ecuador); il secondo, partendo dall'Argentina e dal Paraguay (dichiaratisi indipendenti rispettivamente nel 1811 e nel 1816), attraversò le Ande nel 1817-18 e liberò il Cile. Nel 1821 con una manovra combinata, Bolivar da Nord e de San Martin dal mare, attaccarono e liberarono il Perù. Nello stesso anno il colonnello Agustin de Iturbide proclamò l'indipendenza della Nuova Spagna (Messico), mentre il Brasile si staccò pacificamente dalla madrepatria. Nel 1824 le forze nuovamente coalizzate di Bolivar e de San Martin affrontarono e vinsero l'ultima resistenza spagnola nelle battaglie di Junin e Ayacucho. Al contrario di quanto avvenne nel Nord-America, però, il processo di indipendenza non si concluse con la costituzione di un unico grande Stato, ma con la frammentazione dell'ex Impero coloniale spagnolo in un gran numero di Stati, spesso in lotta fra loro per questioni territoriali e minati all'interno da instabilità politica e forti tensioni etnico-sociali. Già nel 1825 la Bolivia aveva dichiarato la propria secessione dal Perù e l'anno seguente il Congresso di Città di Panama vide fallire il progetto di una grande Federazione sud-americana, di cui Bolivar fu il più convinto sostenitore. Nel 1828 l'Uruguay, in seguito a una guerra, si staccò dal Brasile e nel 1830 la Grande Colombia si frazionò in Ecuador, Venezuela e Colombia. Nell'A. Centrale le vicende politiche ebbero uguale corso: nel 1823 le regioni meridionali della ex Nuova Spagna si staccarono dal Messico dando vita alle Province Unite dell'A. Centrale; la Federazione sopravvisse solo fino al 1839, quando si suddivise ulteriormente in nuovi Stati indipendenti (Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costarica). Poiché le nuove entità statali latino-americane mancavano di esperienza politica e di una reale cultura democratica e libertaria, e al loro interno perdurava una generale confusione, prese forma assai presto il fenomeno dei caudillos, uomini politici o militari che giungevano al potere adottando sistematicamente l'espediente del colpo di Stato e governavano secondo metodi autoritari. Ciò non solo impedì ai Paesi latino-americani di crescere economicamente e di risolvere le contraddizioni sociali, ma favorì anche ingerenze esterne, sia degli Stati Uniti sia di altre Nazioni europee. Tali ingerenze diedero vita anche a paradossali avventure, come quella di Massimiliano d'Asburgo che, divenuto imperatore del Messico nel 1864 con l'aiuto delle armi francesi, venne fucilato nel 1867 dal capo del movimento repubblicano, Juarez. Solo verso la fine del secolo alcuni Paesi (Argentina, Uruguay, Brasile, Cile), grazie all'immigrazione europea e a serie riforme, conobbero un'apprezzabile crescita economica. Durante i primi anni del Novecento l'ingerenza degli Stati Uniti (soprattutto in Venezuela, Colombia, Messico) si fece ancora più marcata e fu sancita dalla creazione nel 1910 dell'Unione Panamericana. Solo in Messico, dopo la rivoluzione del 1911, si raggiunse la stabilità politica e fu avviato un progetto di radicali riforme. Nel periodo tra le due guerre, in concomitanza con la grave crisi economica del 1929-31, gli Stati Uniti abbandonarono la politica di intervento diretto, sostituendola con una strategia di penetrazione economica (Conferenza di Montevideo, 1932). Gli Stati latino-americani reagirono tentando di assumere un orientamento politico unitario, culminato con la fondazione dell'OSA (Organizzazione degli Stati Americani) nel 1948. Non mancarono, nel sub-continente, anche esempi di regimi a carattere dittatoriale-nazionalista (come il peronismo in Argentina o il regime di Getulio Vargas in Brasile), che tentarono la modernizzazione industriale e l'affrancamento dal potere economico degli Stati Uniti. Nel 1959, in seguito a una rivoluzione, si instaurò a Cuba il primo regime comunista dell'A. Meridionale, sotto la guida di Fidel Castro. La presenza di tale regime e lo stanziamento di forze militari sovietiche nell'isola ebbe come conseguenza diretta in tutto il continente sud-americano una serie di tentativi rivoluzionari di ispirazione marxista. Gli Stati Uniti promossero in un primo tempo l'Alleanza per il Progresso (1961), poi tentarono di contrastare il diffondersi dell'ideologia comunista appoggiando vari regimi dittatoriali, come quello di Pinochet in Cile, insediatosi dopo un sanguinoso colpo di Stato. Nonostante ciò, nel 1979 si verificò in Nicaragua l'ascesa al potere, attraverso libere elezioni, di un partito marxista, quello sandinista, che dovette però abbandonare alla successiva tornata elettorale. Durante la prima metà degli anni Ottanta vari Stati adottarono un regime democratico, come l'Ecuador (1980), la Bolivia (1982), l'Uruguay (1984), il Brasile e il Perù (1985). In Argentina la giunta militare, screditata da una disastrosa guerra contro la Gran Bretagna, abbandonò il potere nel 1983. Gli ultimi a raggiungere, almeno formalmente, un sistema democratico furono il Paraguay (1989) e il Cile (1990). Non mancarono interventi armati degli Stati Uniti per rovesciare regimi dittatoriali sia di destra che di sinistra, come a Grenada (1983) e Panama (1989). In tutto il subcontinente meridionale le tensioni sociali e politico sono tuttora alte, a causa di un mancato sviluppo economico e di un pesante debito estero che affligge tutti i Paesi sud-americani. Per la storia dagli anni Novanta in poi V. I SINGOLI STATI.

Tappe dell'esplorazione del continente americano
Fine X sec.
Spedizione vichinga di Erik il Rosso in Groenlandia e nell'America settentrionale (Labrador e Terranova). Il racconto della spedizione è tramandato da antiche saghe islandesi, ma non è altrimenti documentata
12 ott. 1492
Cristoforo Colombo approda a San Salvador (Antille)
1493-1504
Cristoforo Colombo esplora Cuba, Haiti, Dominica, Guadalupa, Martinica, Portorico, Giamaica, Trinidad
1497-98
Giovanni Caboto sbarca sull'isola di Terranova, sulle coste del Canada e della Nuova Scozia giungendo a Capo Cod
1499-1502
Amerigo Vespucci costeggia il Brasile, raggiunge la foce del Rio delle Amazzoni e si spinge fino a Capo San Rocco. Da qui, verso Nord, costeggia il Venezuela e la Colombia fino al golfo di Maracaibo
1500
Pedro Alvarez Cabral raggiunge il Brasile
1508-09
Juan Díaz de Solís e Vincente Y. Pínzon giungono in Honduras e costeggiano la costa orientale dello Yucatan
Sebastiano Caboto raggiunge il Labrador e le coste nord-orientali degli Stati Uniti
1513
Juan Ponce de León scopre la Florida
Vasco Nuñez de Bálboa risale il Río Atrato e raggiunge per primo l'Oceano Pacifico
1515-16
Juan Díaz de Solís raggiunge l'estuario del Río de la Plata
1519
Juan de Grijalva giunge alla foce del Río Pánuco
Alfonso Alvarez de Pineda riconosce le foci del Mississippi Hernán Cortés conquista il Messico
1520
Ferdinando Magellano circumnavigava il Continente, scoprendo lo stretto a cui dà il suo nome
1524
Giovanni da Verrazzano costeggia l'attuale Carolina fino alla Nuova Scozia, esplorando la foce del fiume Hudson
1527-29
Sebastiano Caboto risale il fiume Paraná fino alla confluenza col Pilcamayo
1540-42
Francisco Vázquez de Coronado, partendo dal Messico, raggiunge il Grand Canyon del Colorado
Francisco de Orellana raggiunge il Rio delle Amazzoni, che naviga fino alla foce
1541
Jacques Cartier risale il fiume Lorenzo e giunge a Montréal
1592
Juan de Fuca scopre lo stretto che porta il suo nome
1608-16
Samuel Champlain prosegue l'esplorazione del Canada e raggiunge i laghi Ontario e Huron
1616
Gli olandesi Schouten e Lemaire doppiano capo Horn
1731-40
Pierre Gualtier de la Vérendrye scopre i laghi Woods e Winnipeg
1770-71
Samuel Hearne, partendo dalla baia di Hudson, discende il fiume Coppermine fino al Mare Artico
1793
A. Mackenzie, partendo dal lago Athabasca, valica le Montagne Rocciose e raggiunge il Pacifico lungo il corso del fiume Frazer
1804-06
Lewis e Clark risalgono il Missouri, valicano le Montagne Rocciose e raggiungono il Pacifico
1843-46
François de Castelnan compie la traversata da Rio de Janeiro a Lima, tornando all'Atlantico attraverso il Rio delle Amazzoni
1869-70
Musters esplora la Patagonia
1903-05
Roald Amundsen percorre interamente il passaggio di Nord-Ovest, collegando l'Atlantico al Pacifico attraverso l'Arcipelago Artico Americano

ANTROPOLOGIA

I primi esploratori del continente americano, credendo di aver raggiunto l'Asia, battezzarono il nuovo Paese con il nome di Indie Occidentali, e gli abitanti Indiani. Il termine è poi rimasto di uso corrente, ma per non generare confusione si è preferito in seguito chiamarli Indiani d'A. o Americani. Attualmente il termine Indiani viene utilizzato per designare le popolazioni indigene dell'A. Settentrionale, il termine Indios per indicare i gruppi autoctoni dell'A. centro-meridionale, il nome generico di Amerindi per designare qualunque popolazione originaria del continente americano. Gli indigeni d'A. presentano elementi somatici che li collegano alla razza mongolica (colore giallastro-bruno della pelle, capelli neri lisci) e alla razza caucasica (capelli ricci e naso irregolare). Tuttavia, non si riscontrano nei caratteri somatici dell'uomo americano particolarità uniformi e costanti: il tipo americano è misto, derivato dall'unione di numerosi tipi etnici e gruppi arcaici. Fanno eccezione gli Eschimesi, abitanti delle zone artiche del continente, che mostrano chiaramente la loro origine mongolica. In ogni regione si riscontrano caratteristiche somatiche particolari, che danno luogo a numerosi nuclei regionali (andino, patagonico, ecc.); queste variazioni risalgono all'epoca del popolamento del continente (il Pleistocene Superiore), ma derivano anche dalle condizioni ambientali e dal tipo di vita proprio di tali popolazioni. Si ritiene che il popolamento dell'A. sia avvenuto per ondate successive, a cominciare da gruppi provenienti dalle isole della Melanesia, che si installarono nel Sud del continente, fino ai gruppi mongolici e di tipo europeo, che si stabilirono nelle zone temperate e artiche. Le popolazioni del continente americano sono tradizionalmente divise in: Eschimidi, abitanti le regioni dell'estremo Nord; Columbidi, Planidi, Sonoridi e Appalacidi, stabilitisi nella fascia temperata; Istmidi, nell'istmo che congiunge la parte settentrionale a quella meridionale del continente; Amazzonidi, Landidi, Lagidi e Fuegidi, diffusi nell'A. Meridionale. Nonostante il numero di gruppi etnici, la popolazione alla fine del XV sec. non raggiungeva che poche decine di milioni di abitanti, numero che diminuì ulteriormente a causa delle stragi compiute dai primi esploratori. Secondo stime recenti, infatti, prima dell'arrivo dei bianchi gli Indiani contavano oltre 5.000.000 di individui, mentre gli Indios superavano i 12.000.000 individui. All'inizio del nostro secolo gli Indiani erano ridotti a circa 350.000 individui, mentre nei primi anni Novanta ne sono stati censiti 1.800.000. Essi sono stanziati in riserve o in zone boscose del Nord-Ovest, dove continuano a praticare la caccia. La grande massa della popolazione americana, invece, è formata da elementi di origine europea, specialmente anglosassoni, che costituiscono circa i due terzi degli abitanti; all'inizio il popolamento da parte degli Europei fu lento, ma successivamente fu incrementato e favorito soprattutto da motivi economici. Numerosi sono i discendenti degli schiavi negri affrancati al tempo della guerra civile e i mulatti nati dai matrimoni misti. Infine, un elemento determinante è stato il fenomeno dell'immigrazione europea, dal XIX sec. fino ai nostri giorni, che ha superato abbondantemente i 40 milioni di individui, provenienti soprattutto dall'Irlanda (dopo il 1830) e dall'Italia (particolarmente dall'inizio del Novecento in poi). La percentuale di indigeni stanziati nella parte meridionale del continente risulta molto più alta rispetto a quella stabilitasi nel Nord: si tratta soprattutto di gruppi etnici autonomi, che posero la loro dimora nelle foreste amazzoniche e sugli altopiani andini, luoghi impervi che impedirono l'immigrazione, consentendo quindi la conservazione dei caratteri originari. Invece, nelle zone più simili quanto a clima a quelle europee, cioè sulle coste oceaniche e nelle regioni più meridionali come Brasile, Argentina, Cile, l'immigrazione trovò condizioni più favorevoli. Le basi della prima organizzazione territoriale furono create dai colonizzatori spagnoli sul lato del Pacifico; la creazione dei centri atlantici fu più tarda e iniziò con la costruzione dei primi centri portuali da parte dei Portoghesi. In questo periodo si ebbe una fortissima diminuzione di abitanti autoctoni, dovuta non solo alle stragi compiute dai bianchi, ma anche al lavoro estremamente faticoso a cui essi venivano sottoposti. I bianchi stanziati nell'A. latina sono soprattutto di origine spagnola e di religione cattolica; il loro atteggiamento tollerante nei confronti degli indigeni portò alla nascita di un numero elevato di gruppi misti e di meticci i quali, mentre nelle zone occidentali vennero a costituire una classe dominante, in quelle orientali furono subordinati agli indigeni. Dalla fusione dei negri, introdotti con la schiavitù, con gli indigeni nacque un nuovo gruppo. Il numero di immigrati che si sono stanziati nell'A. Meridionale dal XIX sec. a oggi supera i 15 milioni di elementi: le prime ondate migratorie furono di provenienza spagnola, tuttavia nel XX sec. forte è stata anche l'immigrazione italiana (soprattutto nel Brasile e in Argentina). ║ Distribuzione della popolazione: il popolamento del continente americano ha avuto come caratteristica principale quella dell'adattamento dei colonizzatori all'ambiente, di volta in volta suggerito dalle esigenze economiche e commerciali; inoltre, hanno avuto un ruolo fondamentale l'ampiezza dei territori man mano occupati e la varietà delle popolazioni giunte in A. Per quanto riguarda il continente nord-americano, la parte che per prima fu colonizzata fu ovviamente la sponda atlantica, dato il diretto collegamento con l'Europa. Questa zona offriva, inoltre, un clima simile a quello europeo, territori fertili, ricchezza di minerali e sicurezza dei porti naturali. Ancora oggi questa regione raccoglie quasi la metà della popolazione nord-americana, raggiungendo alte densità (su vaste zone si ha una densità media di 200 ab./kmq), proprio come ai tempi dei primi coloni. Altre zone fittamente popolate sono la California e i territori nelle vicinanze del Golfo del Messico. Il resto dell'A. Settentrionale presenta una popolazione piuttosto scarsa se raffrontata con la vastità dei territori: si tratta di zone essenzialmente agricole, se non addirittura montuose (le Montagne Rocciose). Nell'A. Settentrionale fortemente sviluppato è il fenomeno dell'urbanesimo: circa il 70% della popolazione vive in città enormi, con molti milioni di abitanti. New York è una delle più vaste metropoli del mondo, ma si possono ricordare anche Chicago, Toronto, Boston, Filadelfia, San Francisco, Los Angeles, Houston. Per quanto riguarda l'A. centro-meridionale, il tratto demografico più evidente è costituito dall'elevato tasso di incremento della popolazione, dovuto alla natalità. Le aree più densamente popolate sono la regione platense, la costa brasiliana e quella venezuelana, la regione intorno a Santiago. In regioni come quella amazzonica la popolazione è invece assai scarsa (meno di 1 ab./kmq). Nel complesso, più della metà degli individui vive in villaggi e nelle campagne, ma anche qui è molto sviluppato l'urbanesimo. Le grandi città, nate ai tempi della colonizzazione, si sono sviluppate in rapporto all'attività dell'entroterra (per esempio, Buenos Aires alla sbocco delle ricche regioni dette pampas), e oggi continuano a registrare crescite vertiginose. Si pongono ormai gravi problemi legati alle secolari contraddizioni sociali che da sempre hanno caratterizzato l'A. Meridionale: ai margini di queste città, dotate spesso di centri vivaci e modernissimi, sorgono migliaia di casupole e tuguri, le favelas, che ospitano milioni di persone in condizioni di vita disumane. Le maggiori città latino-americane sono Buenos Aires, Caracas, Lima, Rio de Janeiro, San Paolo, ma nell'insieme i centri che contano milioni di abitanti sono trenta.
"Relazione di viaggio: "Chavén de Huantar" di Felice Bellotti


LINGUA

Varie fonti ci danno notizie di molte lingue ora estinte da aggiungersi a quelle tuttora parlate. La scomparsa di tali lingue è da attribuirsi al diffondersi di quelle europee e di altre indigene. Nelle lingue attualmente parlate nel continente americano si notano due processi caratteristici: la polisintesi e l'incorporazione. La prima è caratterizzata dall'unione in un unico sostantivo di numerosi concetti, accomunati tra loro dal senso o da dipendenze grammaticali. Con incorporazione si intende la fusione nel verbo dei complementi diretti, formati non solo da pronomi ma anche da sostantivi. Lo studio delle lingue indigene americane ebbe inizio con la scoperta dell'A. e fu condotto soprattutto dai padri missionari che avevano l'esigenza di conoscere gli idiomi americani per tradurre preghiere e testi religiosi. Uno studio sistematico e scientifico ha avuto luogo, tuttavia, soltanto nel corso del Novecento, quando si è potuto procedere a una raccolta più completa e accurata di materiali. In tutte le regioni del Nordamerica, comprese le isole artiche, la lingua corrente è l'eschimese, parlato tuttavia anche in Paesi non americani. Nella fascia che attraversa l'A. del Nord, dai territori dell'Alaska fino al Messico, si parla una lingua derivata dal na-dene, l'athabaska; nelle zone atlantiche è invece diffuso un idioma del gruppo algonchino, anche se nello stesso territorio esistono gruppi di individui che parlano una lingua discendente dal gruppo irochese. Lungo le coste pacifiche, soprattutto nella penisola californiana, si possono notare i gruppi linguistici dei Penuti e degli Hoka, mentre più a Ovest, nella regione delle Montagne Rocciose, si trovano ancora gruppi di Indiani Sioux che parlano un dialetto chiamato dakota. Nell'A. Centrale si distinguono le lingue uto-azteche, tra le quali le principali sono l'azteco parlato nel Messico e la lingua maya usata dalle popolazioni dello Yucatan. Le lingue appartenenti alla famiglia chibcha costituiscono il legame fra gli Indiani dell'A. Centrale e quelli dell'A. Meridionale, essendo diffuse dal Nicaragua fino alle regioni più a Nord dell'A. Latina. Tra le lingue principali di queste zone sono l'arawak, parlato alla foce del Rio delle Amazzoni, e il gruppo caribico, caratteristico delle Antille. Nella regione tra la foce di quest'ultimo fiume e quella del Rio de la Plata è il gruppo tupiguarani; ancora più a Sud, fino al Rio Paranà, sopravvivono le lingue del gruppo guaicurù. Nel Cile si parlano lingue araucane e nella Terra del Fuoco l'alakaluf e le lingue del gruppo tehuelche. Nel continente americano sono oggi molto diffuse le lingue importate dagli Europei, che con il tempo assunsero caratteri peculiari tali da differenziarsi dalla loro matrice originaria. Nel Canada si parla il francese, negli Stati Uniti l'inglese, nelle zone dell'A. Centrale e Meridionale lo spagnolo e nel Brasile il portoghese. Di minore importanza sono alcune lingue creole introdotte dagli schiavi negri, soprattutto nell'arcipelago delle Antille.

RELIGIONE

I reperti archeologici e i monumenti architettonici lasciano pensare, riguardo alle popolazioni amerinde dell'A. Meridionale, che le loro prime manifestazioni religiose fossero di tipo animistico. Soltanto nelle zone più settentrionali vivevano tribù che possedevano un proprio totem a cui dedicavano un culto antichissimo (spesso si trattava di un animale mitico). Oggetto di culto erano spesso le forze della natura e gli astri: il sole (divinità principale degli Inca), la luna, il tuono, il vento, il fulmine, le cime innevate (presso i popoli andini). Un posto centrale occupava la venerazione dei morti, ai quali venivano dedicati tempietti funebri. Presso le popolazioni meridionali più evolute si era costituita anche una casta sacerdotale, dotata di grandi poteri e autorità. Agli dei venivano offerti sacrifici, che andavano dall'offerta di cibo a quella di cuori umani. All'inizio del XVI sec. i conquistatori europei vollero imporre con la forza il Cristianesimo, ma il tentativo non riuscì completamente, poiché ancor oggi nel folclore locale persistono intatte credenze e superstizioni ancestrali. Tuttavia, ci fu anche chi, come il domenicano B. de las Casas, difese i diritti dei popoli nativi contro la violenza di un'evangelizzazione forzata. Oggi le statistiche riferiscono che circa il 90% della popolazione sud-americana è battezzata. Nell'A. Settentrionale, al contrario, non fu esercitata nessuna pressione per l'adozione della religione dei colonizzatori, la cui confessione era generalmente quella protestante. Essa ebbe lentamente ragione dei culti locali, ma nel clima generale di totale libertà si frantumò in numerose sette e gruppi confessionali. Oggi i protestanti degli Stati Uniti sono circa 70 milioni e le Chiese che contano più aderenti sono quelle battista, metodista, luterana. I cattolici, poco numerosi in passato, sono cresciuti a partire dal XIX sec. grazie alla raggiunta parità di diritti con i protestanti e, più di recente, in seguito al fenomeno dell'immigrazione (in particolare di Tedeschi). Il Canada vede una compresenza abbastanza equilibrata di cattolici (il Cattolicesimo fu importato dai primi coloni francesi) e di protestanti.

LETTERATURA

Letteratura nord-americana - Manca una tradizione scritta della letteratura degli Indiani, che si trasmise per via orale. A lungo essa non è stata valorizzata adeguatamente dagli studiosi che scorsero negli Indiani un popolo misterioso e leale secondo il mito del buon selvaggio. Se si esclude l'opera di Henry Rowe Schoocraft, che tentò di interpretare seriamente le tradizioni culturali delle tribù Ojibwa nel 1830, bisogna aspettare la fine del XIX sec. per avere studi accurati, capaci di offrire una veritiera testimonianza della letteratura indiana (tra queste, una registrazione di un gruppo indiano del Delaware). La tradizione orale si articola in canti, aneddoti, liriche, ma è ricca soprattutto di leggende. Tra i principali miti sono quello della creazione, dell'origine dell'eroe o del semidio della tribù, della morte, ecc. ║ In Canada la presenza del bilinguismo, i pochi contatti tra le culture inglese e francese hanno reso difficile la nascita di una letteratura indipendente. Nel corso dell'Ottocento esercitò un grande influsso la letteratura francese, soprattutto V. Hugo. Successivamente si diffusero il Simbolismo e le correnti d'avanguardia. ║ Per la letteratura statunitense: V. STATI UNITI - Letteratura. • Letteratura latino-americana - Tre furono le principali culture dell'A. precolombiana: quella del Messico (civiltà nahuatl), quella dell'A. Centrale (civiltà maya) e quella del Perù (civiltà incaica). Furono creati inni, miti e leggende, ma poche opere raggiunsero un elevato livello artistico (tra queste le elegie del poeta Netzahualcóyotl, il canzoniere Otomí e gli yarawí peruviani). A seguito della conquista europea, la letteratura indios subì una battuta di arresto; fortunatamente non tutte le forme indigene vennero distrutte e missionari europei (F. Ximénez, B. Sahagún) poterono raccogliere le testimonianze di queste civiltà. Lo sviluppo di una letteratura indigena creola fu favorita dall'istituzione di università frequentate da meticci ed Indios che, pur essendosi formati nella cultura europea, mantennero integra la loro "americanità"; tra questi ricordiamo Garcilaso de la Vega el Inca, Fernando de Alva Ixtlilxóchitl, Felipe Guamán Poma de Ayala. La Chiesa stessa promosse l'acculturazione dei meticci impiegando manodopera indigena e istruendo il clero locale. Dalla fine del XVI sec. si affermò una coscienza americana presso scrittori creoli. Nel Settecento la cultura europea diffuse nuovi generi, quali il saggio critico e storico, la poesia arcadica, il trattato scientifico, la narrativa di viaggio. Molti enciclopedisti iniziarono a diffondere le idee che avrebbero portato alla rivoluzione e alla lotta per l'indipendenza (P. Olavide, F. Miranda). Con il raggiungimento dell'indipendenza da parte di numerosi Stati si svilupparono le letterature nazionali, pur sempre però legate alla cultura europea di cui rielaborarono successivamente il Romanticismo, il Naturalismo, il Simbolismo e le avanguardie. Il Romanticismo portò a un recupero delle tradizioni americane (esaltazione delle pampas, della natura amazzonica); il Naturalismo e il Realismo affrontarono problemi tipicamente locali quali i conflitti tra le diverse razze, la lotta tra poveri, lo sfruttamento dei peones, dei negri, ecc. Il Simbolismo ebbe seguaci soprattutto nella lirica (P. Neruda, R. Darío, L. Lugones, G. Mistral, M. de Cabral). Degli autori contemporanei si possono ricordare M.A. Asturias; gli argentini J.L. Borges, E. Mallea, E. Sábato e J. Cortázar; il colombiano G. García Márquez; i messicani J. Rulfo e C. Fuentes; il paraguayano A. Rosa Bastos; il cubano A. Carpentier; l'uruguayano J. Onetti e i brasiliani J. Guimaraes Rosa e J. Amado.

ARTE

Arte precolombiana: ogni area culturale del continente americano si differenzia dalle altre per la peculiarità dello stile. Gli Eschimesi crearono raffinate sculture rappresentanti piccoli animali su osso e avorio. Gli Indiani delle praterie si specializzarono nella decorazione delle pelli con aculei di porcospino e, più tardi, con perline. Le testimonianze più evidenti dell'arte delle regioni sud-orientali degli Stati Uniti sono strutture artificiali di pietra di forme zoomorfe e ceramiche di impronta messicana. Gli Irochesi si prodigarono nella pittura della ceramica, decorata con motivi geometrici, e nella lavorazione di maschere in legno. Nel centro-A. l'arte maya raggiunse livelli artistici elevati nell'architettura (piramidi, palazzi, sferisteri, osservatori astronomici), nella pittura parietale, nella scultura e nella ceramica. Le popolazioni della zona caribica si specializzarono nella lavorazione dei metalli. La zona andina produsse architetture in pietra e ceramiche modellate e dipinte. Dopo la colonizzazione la produzione artistica indigena decadde ovunque e si radicò la cultura europea. ║ Arte coloniale: nell'A. Settentrionale l'arte fu espressione solo dei gruppi europei, mentre nell'A. Meridionale avvenne una fusione tra la tradizione indigena e quella iberica. Nell'A. Settentrionale i coloni costruirono centri con abitazioni in legno, di struttura molto semplice, simili ai paesi inglesi. Solo alla fine del Seicento si realizzarono nelle grandi città le prime case in pietra (meeting halls), caratterizzate da forme architettoniche tipicamente europee. Fino alla metà dell'Ottocento si diffuse il palladianesimo settecentesco inglese, con notazioni originali nelle plantation houses. Durante la Rivoluzione si affermò un'arte ispirata al Classicismo romano con Th. Jefferson e al classicismo ellenico con B.H. Latrobe. Nell'A. centro-meridionale, in particolare in Messico, Ecuador, Bolivia e Perù, nel Seicento fiorì una forma di Barocco che si manifestò soprattutto nelle grandiose cattedrali ornate con sculture, intagli e dorature che testimoniano la presenza di elementi locali. Nel Settecento, in seguito alla mancanza di una forte tradizione indigena, si diffuse il churriguerismo. La pittura si uniformò ai modelli portoghesi e spagnoli. ║ Arte contemporanea: solo nella seconda metà dell'Ottocento si elaborarono forme americane originali. Si cominciarono a costruire edifici non più a pianta classica, ma a pianta aperta e si impiegò il metallo per le strutture più alte. Tra i maggiori rappresentanti di questo nuovo stile citiamo H.H. Richardson, divenuto popolare grazie al suo Shingle Style; gli esponenti della scuola di Chicago (Sullivan, Root, Roche, Burnham), che fuse insieme esperienze diverse in nome del binomio arte-tecnica; gli artisti della scuola californiana (Dinwiddie, Wurster), che pose il problema del rapporto con l'ambiente e dell'uso di nuovi materiali. All'interno di questo movimento spicca la personalità dell'architetto statunitense F.L. Wright, attivo dai primi del Novecento (è il periodo delle prairie houses) agli anni Cinquanta (sperimentò le possibilità dello spazio curvo nel Guggenheim Museum a New York), la cui interpretazione dello spazio sarà alla base di tutta l'architettura futura. Alla fine dell'Ottocento Le Baron Jenney, Mundie e la coppia Burnham-Root furono le figure più importanti per la progettazione di grattacieli. Negli anni Venti si diffuse il razionalismo dell'International Style, rappresentato dagli esponenti della Bauhaus. Negli Stati dell'A. Latina solo verso il 1930 si sviluppò una nuova architettura, anche se con caratteri simili alla precedente, eccezione fatta per il Messico dove operarono J. Villagran García, O'Gorman e Villagran Legarreta, M. Pani, S. Ortega, F. Candela, R. Salinas, M. Cetto e L. Barragan. In Brasile dopo il 1889 figura dominante fu L. Costa che, collaborando con Le Corbusier, contribuì alla nascita di una nuova architettura. ║ Pittura: nell'Ottocento la pittura presenta elementi simili in A. Latina e Settentrionale. Si diffuse la pittura di genere con particolare riguardo a quella di paesaggio (citiamo il messicano J.M. Velasco). Importante fu la scuola di Hudson River. Nell'A. del Nord nella seconda metà dell'Ottocento si presero a modello la scuola di Barbizon e Corot. W. Morris Hunt, W. Page, T. Eakons precedettero le esperienze impressioniste di M. Cassat, T. Robinson e del "Gruppo dei Dieci". A.P. Ryder, con il suo senso visionario, anticipò la pittura surrealista. Agli inizi del Novecento si elaborò una nuova pittura con l'emergere delle avanguardie (M. Weber, G. Bellows, Man Ray, T. Benton). Tra il 1930 e il 1940 si registrò un ritorno al Realismo, in particolare in Messico (D. Rivera. D.A. Siqueiros, J. Orozco). Dopo il 1940 si ebbe la grande stagione dell'Arte Astratta: ne sono esempi la costituzione della American Abstract Artists, fondata nel 1937, e il Museum of non-Objective Painting, su progetto di S.R. Guggenheim. Dopo la seconda guerra mondiale J. Pollock e l'Action Painting diedero una nuova visione espressionistica dell'Astrattismo. Sorsero poi movimenti pittorici improntati a nuove sperimentazioni: il New Dada, la Pop-Art, la Op-Art, la Land Art, la Minimal Art, la Environment Art e la Conceptual Art.

MUSICA

Il patrimonio musicale americano si caratterizza per la varietà di espressioni, conseguenza della presenza di numerose etnie in un territorio estremamente vasto. Le manifestazioni più tipiche dell'area settentrionale sono i canti popolari, tramandati di generazione in generazione, i canti religiosi, affidati a sacerdoti e stregoni, e canti più recenti, in genere creati su un ritmo melodico discendente, con sovrapposizioni ritmiche. Nell'A. Meridionale forme musicali si svilupparono in forme progredite nelle aree delle grandi civiltà maya e inca, ma non ne rimane oggi alcuna traccia. Per il loro studio è necessario rifarsi alle testimonianze dei primi coloni e ai ritrovamenti di strumenti musicali. Si può supporre che la musica avesse una funzione religiosa e che le esecuzioni fossero affidate ad una casta particolare. Con il XV sec., la presenza degli Europei portò a un declino delle forme autoctone, ma per lungo tempo non venne elaborata una forma musicale originale. L'interesse per la musica colta si diffuse solo nel XIX sec. con l'istituzione di orchestre e scuole musicali. Solo con G. Gershwin la musica americana si sganciò dai modelli europei ricollegandosi a quelli etnici negro-americani (jazz, gospel songs, blues). Nell'A. latina non si sviluppò una produzione originale e a lungo prevalse l'interesse per l'opera italiana. L'interesse per la musica si è diffuso solo nel XIX sec. con l'emergere di scuole nazionali folcloristiche.

AMERICA INDIPENDENTE
Stati Superficie
(kmq)*
Popolazione Dens. Capitale Abitanti
Antigua e Barbuda
Argentina
Bahama
Barbados
Belize
Bolivia
Brasile
Canada
Cile
Colombia
Costa Rica
Cuba
Dominica
Diminicana, Rep.
Ecuador
El Salvador
Giamaica
Grenada
Guatemala
Guyana
Haiti
Honduras
Messico
Nicaragua
Panamá
Paraguay
Perú
Saint Kitts e Nevis
Saint Lucia
Saint Vincent
Stati Uniti
Suriname
Trinidad e Tobago
Uruguay
Venezuela
442
2.780.272
13.939
431
22.965
1.098.581
8.547.393
9.970.610
756.626
1.141.748
51.100
110.861
751
48.511
272.045
21.041
10.991
344
108.889
215.083
27.700
112.088
1.958.201
131.812
75.516
406.752
1.285.216
269
616
389
19.372.614
163.820
5.128
176.215
912.050
67.000
36.577.000
301.000
269.000
235.000
8.142.000
163.948.000
30.491.000
15.018.000
41.564.000
3.933.000
11.160.000
71.000
8.364.000
12.411.000
6.154.000
2.560.000
93.000
11.090.000
855.000
8.087.000
6.316.000
97.365.000
4.938.000
2.812.000
4.938.000
25.230.000
39.000
152.000
113.000
1276.218.000
415.000
1.289.000
3.313.000
23.706.000
152
13
22
624
10
7
19
3
20
36
77
101
95
172
46
292
233
270
102
4
292
56
50
37
37
12
20
145
247
290
129
3
251
19
26
Saint John's
Buenos Aires
Nassau
Bridgetown
Belmopan
Sucre
Brasilia
Ottawa
Santiago
Santa Fe de Bogotá
San José
L'Avana
Roseau
Santo Domingo
Quito
San Salvador
Kingston
Saint George's
Guatemala
Georgetown
Port-au-Prince
Tegucigalpa
Città del Messico
Managua
Panamá
Asunción
Lima
Basseterre
Castries
Kingstown
Washington
Paramaribo
Port of Spain
Montevideo
Caracas
30.000
2.988.006
172.000
6.700
6.785
149.097
1.821.946
323.340
5.076.808
6.004.782
329.154
2.241.000
15.853
2.138.262
1.487.513
422.570
110.000
4.600
1.167.495
254.000
846.247
813.900
8.489.007
864.201
464.928
564.637
6.464.693
18.000
13.615
16.132
543.213
216.000
45.284
1.378.707
1.964.846
AMERICA STATUNITENSE
Isole Vergini
Puerto Rico
347
104
94.000
3.839.000
271
422
Charlotte Amalie San Juan
12.331 433.705
AMERICA BRITANNICA
Anguilla
Bermuda
Cayman
Falkland (Malvine)
Isole Vergini
Montserrat
Turks e Caicos
96
54
259
12.173
153
98
430
8.000
64.000
37.000
12.173
21.000
4.000
16.000
83
1.196
143
0,2
137
41
37
The Valley
Hamilton
Georgetown
Stanley
Road Town
Plymouth
Cockburn Town
595
3.438
19.600
1.636
6.330
3.500
2.500
AMERICA FRANCESE
Guadalupa e dip.
Guayana Francese
Martinica
Saint Pierre e Miquelon
1.703
83.534
1.128
242
422.000
157.000
381.364
7.000
248
2
338
28
Basse-Terre
Cayenne
Fort-de-France
Saint-Pierre
14.003
41.067
100.080
5.580
AMERICA OLANDESE
Antille
Aruba
68 193
40.000 98.000
588 508
Willemstad
Oranjestad
43.547
21.000
AMERICA DANESE
Groenlandia
2.175.000
56.000
0,03
Godthåb = Nuuk
13.566
1esclusi 16.759 kmq e 1.193.000 ab. (Hawaii) riportati nell'Oceania
Stime 1999

Messico: l'antica città mineraria di Pachuca

Perù: un quartiere di Lima sulla riva dell'oceano Pacifico

Il Grand Canyon in Arizona

Panorama di Miami

Argentina: veduta della città di Ushuaia (Terra del Fuoco)

Brasile: la valle del fiume Carmo presso Mariana

L'Avana: panorama

Costa Rica: coltivazioni di caffè nei pressi di Paraiso

Canada: il lago Louise nel Banff National Park

Canada: veduta di Calgary

Cile: veduta di Valparaiso

Bolivia: paesaggio della Cordigliera Orientale

Il centro balneare di Punta del Este, in Uruguay

Veduta di Caracas (Venezuela)