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Amleto.

Tragedia in 5 atti, in versi e in prosa, di W. Shakespeare, composta nel 1602. Le fonti alle quali Shakespeare attinse nella composizione del dramma sono l'Ur-Hamlet, una tragedia inglese del XVI sec. di autore incerto, e le Histoires prodigeuses (1564) di F. Belleforest, entrambe basate sull'Historia Danica di Saxo Grammaticus (V.). Il protagonista della vicenda è il principe Amleto, erede al trono di Danimarca, il quale vede apparire sugli spalti del castello di Elsinore l'ombra del re suo padre, morto in circostanze oscure. Lo spettro invoca vendetta, dopo aver rivelato di essere stato ucciso dal fratello Claudio, che ha poi sposato la vedova, la regina Gertrude. Amleto si finge pazzo per scoprire più facilmente tutti i responsabili del delitto e punirli. Tuttavia l'eroe shakespeariano è torturato da dubbi e non sa risolversi ad agire; la sua incapacità di attuare i propositi nasce, infatti, dalla consapevolezza che la giustizia che egli vorrebbe riaffermare non è in realtà che una vendetta. La celebre scena del monologo "Essere o non essere..." racchiude il significato di tutta la tragedia, tragedia appunto di uno spirito ambiguo che tende verso l'assoluto ma è incapace di elevarsi su un piano di certezza morale. Dopo aver ucciso per errore Polonio, padre della fidanzata Ofelia e dell'amico Laerte, Amleto viene mandato in Inghilterra da Claudio, che cerca di liberarsi di lui; nel frattempo Ofelia impazzisce e si uccide per il dolore. Al ritorno di Amleto in Danimarca, Claudio provoca un duello tra il nipote e Laerte, a cui viene data una spada dalla punta avvelenata. Nel corso del combattimento Amleto viene ferito, ma uccide Laerte e il re. Muore anche la regina che beve una coppa avvelenata destinata al figlio. Prima di spirare, Amleto affida all'amico Orazio l'incarico di narrare la sua storia infelice. Il governo del Regno di Danimarca viene assunto da Fortebraccio, principe di Norvegia.