Amante.
Amante. (dal greco himás: coreggia, fune). Mar. - Sistema funicolare usato per muovere o sollevare oggetti pesanti. È formato da un cavo, generalmente di metallo, che passa nella gola di una puleggia. Quest'ultima e una estremità del cavo sono fissate in alto; l'altro capo del cavo, a cui è applicata la potenza, si deve muovere con velocità doppia rispetto a quella con cui ascende il carico. || Gassa d'a.: nodo che non si può stringere, ma che si scioglie facilmente se il cavo non è in tensione. Sistema. In ambito scientifico, ciò che viene studiato come un tutto unico pur essendo composto da singole unità reciprocamente connesse e intercambiabili. ║ Insieme di strumenti, meccanismi o elementi strutturali che, riuniti in un complesso organico, perseguono determinati fini scientifici o tecnici: s. di tiranti. ║ Insieme di enti astratti tra loro collegati da rapporti non necessariamente di interdipendenza: il s. dei prezzi. ║ Insieme di elementi concettuali in rapporto tra loro con comune finalità: s. di unità di misura. ║ Insieme di elementi disposti secondo criteri specifici a scopo di classificazione o ordinamento: s. periodico degli elementi. ║ Insieme di nozioni, idee, teorie e principi connessi tra loro secondo un determinato principio unificatore: s. aristotelico. ║ Modo in cui è organizzata una parte della vita di un gruppo, sia esso una società, una Nazione, un'istituzione. ║ S. economico: insieme dei principi fondamentali sui quali ruota la vita economica di uno Stato. ║ S. finanziario: insieme dei criteri che regolano l'attività finanziaria di uno Stato. ║ S. giuridico: insieme di norme collegate gerarchicamente le une alle altre per le quali, in caso di contrasto, dalle più autorevoli (ad esempio le leggi) dipendono quelle di grado inferiore (ad esempio i regolamenti). ║ S. fiscale o tributario: insieme dei criteri per la distribuzione dell'onere fiscale collettivo tra i singoli contribuenti o anche insieme dei tributi esistenti in uno Stato. ║ S. scolastico: insieme delle istituzioni scolastiche presenti in una determinata società. ║ Metodo regolare e ordinato di condotta: un s. di vita accettabile. ║ Nel linguaggio familiare, modo, maniera: ma che s. è questo! ║ In modo assoluto, il s.: insieme delle istituzioni e delle strutture sociali, culturali, politiche, ecc. caratterizzanti una collettività in un determinato momento storico. - Astron. - Insieme di corpi celesti appartenenti a un complesso costituito in modo organico e finito: s. solare. - Anat. - Insieme di strutture e organi dalla comune funzione specifica. Il termine è spesso usato come sinonimo di apparato (V.): s. respiratorio. - Geol. - Insieme di strati sedimentari aventi origine comune in un periodo geologico: s. cretaceo. - Mar. - S. velico: insieme dell'attrezzatura velica di un bastimento. - Aer. - S. portante: superficie sostentatrice principale di un velivolo. - Mil. - S. difensivo: insieme delle fortificazioni poste a difesa di un territorio. ║ S. d'arma: insieme di attrezzature e macchinari necessari per il funzionamento di una determinata arma. - Ling. - Insieme di forme e valori linguistici considerati in rapporto alla lingua della quale fanno parte: s. sintattico. - Mus. - Insieme di norme dalla cui applicazione dipende una determinata armonia: s. dodecafonico. - Metr. - Struttura costituita dalla successione di due o più versi che si ripetono costantemente nel carme. - Tecn. - Insieme di elementi la cui interdipendenza determina il raggiungimento di un determinato scopo funzionale: s. informatico. - Giochi - Nei giochi e nei concorsi basati su pronostici, metodo matematico tendente al raggiungimento di un più elevato numero di vincite. - Chim. - S. periodico degli elementi: s. di classificazione degli elementi proposto nel 1869 da D.I. Mendeleev (V. ELEMENTO e MENDELEEV, DMITRIJ IVANOVIC). - Bot. - S. sessuale: metodo di classificazione delle piante, proposto da C. Linneo (1735) e oggi caduto in disuso, basato sul numero e sulle caratteristiche degli organi riproduttori presenti in un fiore: stami e pistilli. Seguendo questo metodo le piante vennero divise in 24 classi, di cui 23 per le fanerogame e una per le crittogame. Ogni classe era a sua volta divisa in gruppi, chiamati da Linneo ordini e determinati dal numero degli stili o degli stami. Il metodo fu utilizzato per circa un secolo e si rivelò pratico per la rapida determinazione dei generi. - Pol. - S. politico: insieme di istituzioni, di gruppi e di processi politici aventi tra loro rapporti di interdipendenza. La scienza politica contemporanea utilizza quest'espressione nell'analizzare l'insieme di relazioni che intercorrono tra i singoli protagonisti e le singole istituzioni in un particolare regime politico, relazioni che portano alla formulazione di determinate decisioni di carattere collettivo. ║ S. partitico: insieme delle strutture di partito e delle interazioni tra loro esistenti al fine del raggiungimento dell'esercizio del potere politico. I s. partitici sono differentemente catalogabili a seconda del numero di partiti presenti (s. a partito unico, s. bipartitico - V. BIPARTITISMO - o s. pluripartitico) e a seconda dell'influenza che gli stessi partiti hanno sulla formazione delle coalizioni di Governo o delle maggioranze parlamentari. Avremo allora s. basati su: alternanza al potere fra due partiti o due coalizioni di partiti; semi-turn-over, ovvero ricambio parziale, secondo il quale la coalizione al potere cambia a seconda dello slittamento tra schieramenti di uno o più partiti; ricambio periferico, con alcuni partiti fissi al Governo, affiancati da altri che si alternano a rotazione; grande coalizione, per la quale partiti normalmente differenti tra loro decidono di unirsi nel nome di una comune strategia politica; predominanza, presente in situazioni caratterizzate da estrema frantumazione dell'opposizione nelle quali frequente è la formazione di Governi di minoranza. ║ S. elettorale: insieme di procedure e meccanismi di rappresentanza politica esercitata tramite elezioni. I s. elettorali differiscono gli uni dagli altri a seconda di: modi di strutturazione della scelta elettorale attraverso il tipo di scheda (voto di lista o voto individuale); ampiezza di collegi e circoscrizioni; formule di conversione di voti in seggi. I s. elettorali possono essere inoltre di tipo maggioritario (V. MAGGIORITARIO, SISTEMA ELETTORALE), proporzionale (V.) o misto (V. MISTO, SISTEMA ELETTORALE). ║ S. sociale: organizzazione dei rapporti esistenti tra cittadini e istituzioni collettive, entrambi considerati come singole unità che, di concerto, si ritrovano a formare un tutto autonomo. ║ S. internazionale: insieme delle relazioni esistenti tra attori internazionali. Sono definiti attori gli Stati e le organizzazioni internazionali, siano esse universali (ONU) o regionali (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). Le organizzazioni internazionali comprendono anche organizzazioni di carattere politico militare (ad esempio la NATO); associazioni settoriali tra Stati con comuni interessi di mercato o economici in genere (ad esempio l'OPEC); comunità sovranazionali quali l'Unione Europea. Sono da considerare attori internazionali anche determinate società multinazionali dal forte impatto politico-economico. I s. internazionali possono essere suddivisi in: unipolari, quando un solo attore può influire sullo sviluppo del s. stesso; bipolari, quando due attori, insieme ai loro alleati, si dividono potere e influenza; multipolari, quando più potenze, alternando collaborazione e competizione, si trovano a gestire il proprio potere a discapito le une delle altre. In quest'ultimo caso, quando prevale la collaborazione si parla di concerto delle potenze, mentre quando prevale la competizione si parla di equilibrio di potere. - Inf. - Termine generico per indicare un qualunque insieme o metodo, di solito complesso. ║ S. operativo: programma o insieme di programmi che si incaricano di gestire a livello basso le periferiche in un moderno personal computer (il s. operativo comunque esiste e, anzi, assume sempre maggiore importanza nei calcolatori più grossi). Di solito il s. operativo risiede su una memoria di massa (hard o floppy disk), ma a volte può essere residente nella ROM del calcolatore. Il s. operativo si comporta come un interprete e può operare sia in esecuzione immediata (comandi battuti da tastiera) sia in quella differita (comandi inseriti nei programmi utente). I comandi ricevuti, dopo essere stati controllati sintatticamente, se sono corretti vengono eseguiti: ciò porta di solito alla modifica dello stato del s. (hardware più software) e/o all'attivazione e all'utilizzo delle periferiche (ad esempio mediante la stampa di un listato, la formattazione di un dischetto, la trasmissione via modem, ecc.). Se si verificano degli errori di sintassi, di semantica o di esecuzione, il s. operativo li deve segnalare. Un buon s. operativo è essenziale per sfruttare al meglio le prestazioni di un computer; inoltre esso assume un'importanza fondamentale nell'interazione con gli utenti. Infatti un s. operativo potente, cioè veloce e capace di gestire grosse quantità di memoria e numerose periferiche, ma difficile da usare, cioè con comandi complicati e messaggi diagnostici insufficienti, ha poche possibilità di affermarsi al di fuori degli ambiti specialistici. Spesso può accadere (come nel caso dell'MS-DOS, del Windows e dei Mac-OS) che un s. operativo ben congegnato, cioè proporzionato alle potenzialità degli elaboratori su cui funziona, concorra all'affermazione della categoria di macchine a cui è destinato. ║ Analista di s.: il responsabile di un gruppo di programmazione, che prende in esame un intero problema organizzativo e/o informativo e studia la realizzazione di procedure e software per migliorarlo; egli ripartisce poi il lavoro di programmazione fra i programmatori, assicurando il coordinamento dell'intera procedura. ║ S. applicativo: l'insieme di programmi che accedono alla stessa banca dati per eseguire lavori diversi di una stessa procedura. ║ S. di sviluppo: l'insieme di hardware e software utilizzato per sviluppare un nuovo prodotto, ad esempio simulandone il comportamento o emulandolo. ║ S. esperto: l'insieme di un software complesso e di una enorme banca dati in grado di proporre soluzioni "ragionate", cioè elaborate con schemi non preprogrammati, a un problema specifico. Si tratta dei primi risultati, ormai ampiamente applicati nei settori più diversi, degli studi sulla intelligenza artificiale. - Fis. - Insieme di corpi, elementi o enti che, considerati cumulativamente o per le loro proprietà, costituiscono un tutto. ║ S. di misure: insieme delle unità di misura delle grandezze fondamentali e di quelle derivate. In meccanica, in particolare, si hanno due s. di misura: il s. CGS (V.) e il MKS (V.). Tali s. vengono detti assoluti, poiché assumono come grandezze fondamentali la lunghezza, la massa e il tempo, mentre i s. che assumono lunghezza, forza e tempo come grandezze fondamentali vengono detti pratici (o tecnici). ║ S. metrico decimale: V. DECIMALE. ║ S. materiale: corpo o insieme di corpi, descrivibile come un insieme di punti materiali discreto o continuo. ║ S. disordinato: s. materiale che presenta un comportamento caotico. Lo stato condensato della materia a una temperatura diversa dallo zero termodinamico presenta sempre uno stato dinamico disordinato e caotico: le traiettorie delle singole particelle, infatti, sono scorrelate le une dalle altre, a causa dell'agitazione termica che si sovrappone al moto indotto dalle forze presenti nel s. stesso. La fisica dei s. disordinati, tuttavia, non ha come oggetto di studio questo tipo di disordine, dovuto all'agitazione termica e insito in ogni materiale; essa è indirizzata, invece, allo studio del disordine strutturale di un s. fisico o biologico, facendo riferimento al massimo grado di ordine spaziale, caratteristico dei s. cristallini. Il tipo di disordine più debole presente in natura è il disordine sostituzionale, che si verifica quando alcuni atomi di un s. vengono sostituiti da altri, posti nello stesso sito, ma di natura fisica diversa: fanno parte di questa classe di s. disordinati le leghe di sostituzione e i s. magnetici. Si ha, invece, disordine topologico quando gli atomi non sono posti nei siti ideali caratteristici del reticolo cristallino perfetto; rientrano in questa categoria il disordine per dislocazione, la fase vetrosa di un materiale e il disordine macromolecolare. Il disordine per dislocazione è presente quando, in un solido cristallino, una parte del reticolo è sfalsata lungo una direzione di base rispetto alla porzione di reticolo ad essa adiacente. Il disordine caratteristico della fase vetrosa di un materiale, invece, si rivela a livello atomico: in tale condizione la sostanza tende a ritornare allo stato ordinato, ma i tempi di rilassamento sono così lunghi che, di fatto, non riesce a ricristallizzarsi. Il disordine macromolecolare, infine, è caratteristico delle sostanze aggregate polimeriche, la cui struttura può essere schematicamente descritta come l'unione di un numero molto elevato di segmenti identici, realizzata mediante legami chimici: le forme di disordine presenti in questi s. sono particolarmente complesse, e il loro studio fa ricorso a modelli matematici fortemente idealizzati, basati sulle teorie topologiche dei nodi e delle trecce. La fisica dei s. disordinati assume un ruolo fondamentale nella scienza dei nuovi materiali, sostituendosi alla fisica dei s. cristallini, che ha costituito tradizionalmente l'oggetto classico di studio dei corpi solidi. - Mat. - Sinonimo di insieme e talora anche di sottoinsieme. ║ S. algebrico di varietà algebriche: insieme delle varietà V su una varietà algebrica ambiente W, che possono essere poste in corrispondenza birazionale con una varietà algebrica Σ. In particolare, se la varietà Σ è razionale, il s. algebrico si dice razionale. ║ S. canonico: su una superficie algebrica, s. lineare di curve invariante rispetto alle trasformazioni birazionali che costituisce una generalizzazione del concetto di serie canonica sopra una curva. ║ S. chiuso: rispetto a determinate operazioni, insieme di elementi tali che eseguendo su di essi le operazioni considerate si ottengono solo elementi dell'insieme. Per esempio, l'insieme dei numeri interi relativi è chiuso rispetto alle operazioni di somma, sottrazione e prodotto, ma non lo è rispetto all'operazione di divisione. ║ S. completo: insieme di elementi {xα}, in uno spazio di Banach X, tali che l'insieme delle loro combinazioni lineari finite è denso nello spazio X. ║ S. d'equivalenza: opportuno s. di varietà algebriche di dimensione k tracciate sopra una varietà algebrica ambiente di dimensione h > k, che costituisce una generalizzazione del concetto di serie lineare sopra una curva. ║ S. di equazioni: insieme di equazioni di qualsiasi genere, in due o più incognite, di cui si ricerchino le soluzioni comuni. Soluzione di un s. di equazioni è, pertanto, ogni insieme di enti che, sostituiti alle incognite, soddisfano tutte le equazioni del s. Un s. che ammetta almeno una soluzione si dice compatibile o risolubile; in caso contrario si dice incompatibile o impossibile. Un s. compatibile è determinato se ha una e una sola soluzione, indeterminato se ne ammette più di una. La teoria dei s. di equazioni si suddivide in base al tipo di equazioni considerate; si hanno, così, le teorie dei s. di equazioni algebriche, differenziali, integrali, matriciali, ecc., ciascuna con i suoi sottotipi. ║ S. di equazioni algebriche: insieme di equazioni algebriche, ottenute uguagliando a zero due o più polinomi in due o più incognite. Si chiama grado del s. il prodotto dei gradi delle singole equazioni; nel caso di due equazioni a coefficienti reali o complessi in due incognite, di grado nm, il numero delle soluzioni in campo complesso, ognuna contata con la sua molteplicità, è nm. In generale, nei casi di s. elementari la soluzione si ricava applicando alcuni metodi di eliminazione, arrivando ad ottenere una sola equazione, detta risolvente, dalla cui risoluzione si giunge alla soluzione dell'intero s. ║ S. di equazioni differenziali: insieme di equazioni differenziali alle derivate ordinarie o parziali, in più funzioni incognite. Si dice soluzione integrale del s. un insieme di soluzioni, di regolarità opportuna, che, sostituite al posto delle funzioni incognite, soddisfino tutte le equazioni. In generale esistono infinite soluzioni per un s., dipendenti in modo continuo da un certo numero di parametri; tali parametri possono essere determinati assegnando opportunamente alcune condizioni che la soluzione deve soddisfare. In particolare, per i s. di equazioni differenziali ordinarie possono essere dati problemi di Cauchy, ossia s. di equazioni accompagnati da dati iniziali, valori che le soluzioni ed eventualmente alcune derivate devono soddisfare in determinati punti, oppure vari tipi di problemi al contorno; per s. di equazioni alle derivate parziali, invece, possono essere posti problemi con condizioni alla frontiera (o su parte della frontiera) per le funzioni incognite e per le loro derivate. La teoria dei s. di equazioni differenziali si suddivide in base al tipo di equazioni considerate: si hanno, così, i s. delle derivate ordinarie e parziali, i s. normali, i s. lineari, i s. autonomi, ecc., per ognuno dei quali sono state studiate e sviluppate metodologie diverse riguardanti numerosi campi della matematica. ║ S. di equazioni lineari: insieme di equazioni nelle quali le incognite e le loro eventuali derivate compaiono solo al primo grado. Particolare rilievo assumono i s. lineari di equazioni algebriche, il cui metodo risolutivo è basato sul teorema di Rouché-Capelli. ║ S. equivalenti di equazioni: s. di equazioni che abbiano lo stesso insieme di soluzioni. In particolare, da ogni s. di equazioni lineari può essere costruito un s. equivalente mediante combinazione lineare delle sue equazioni. ║ S. formali e assiomatici: teoria deduttiva nella quale tutti gli elementi sono completamente simbolizzati ed il calcolo logico adoperato è completamente espresso. Un s. formale, pertanto, è costituito da: un insieme di segni base; un insieme di premesse (postulati o assiomi); un insieme di regole di inferenza; un insieme di espressioni logicamente giuste (teoremi), ricavate applicando le regole di inferenza alle premesse. I s. formali più importanti nella storia della matematica sono quelli di G. Frege, B. Russell e A.N. Whitehead, D. Hilbert e W. Ackermann. ║ S. di generatori: in un gruppo G, insieme di elementi tali che il più piccolo sottogruppo che li contiene è l'intero gruppo G. ║ S. ipotetico-deduttivo: in matematica e in geometria, teoria che si costruisce astrattamente fissando taluni concetti primitivi e certe proposizioni (postulati o assiomi) a essi inerenti. In generale, i concetti primitivi non vengono definiti direttamente, ma implicitamente, mediante le loro proprietà caratteristiche; il s. di assiomi deve essere coerente, cioè le asserzioni da esso dedotte non devono essere contraddittorie. Gli assiomi possono corrispondere o meno a concetti intuitivi o evidenti: un eventuale contrasto con verifiche sperimentali indica semplicemente che il s. ipotetico-deduttivo in esame non è un buon modello per la realtà fisica, ma non inficia la sua bontà logica. Un esempio tipico di s. ipotetico-deduttivo è l'aritmetica basata sui postulati di Peano: i numeri naturali costituiscono un modello del concetto astratto di numero, tuttavia anche altre classi di enti soddisfano i medesimi postulati, come le traslazioni su una retta aventi verso concorde, di ampiezza multipla di una data, e costituiscono, pertanto, un altro modello del concetto di numero. ║ S. di numerazione: in generale, l'insieme delle regole mediante le quali è possibile assegnare un nome a una rappresentazione a ciascun numero naturale. ║ S. omogeneo: s. di equazioni lineari in cui i termini noti, cioè i termini non contenenti le incognite, sono identicamente nulli. ║ S. ortogonale: in uno spazio di Hilbert, s. nel quale tutti gli elementi sono a due a due ortogonali, cioè il loro prodotto scalare è nullo. - Mecc. - S. articolato: insieme di corpi rigidi vincolati tra loro mediante cerniere sferiche o cilindriche destinate a particolari impieghi tecnici. I corpi rigidi costituenti il s. sono spesso sbarre rettilinee o curvilinee. Gli impieghi più frequenti dei s. articolati si hanno nella cinematica applicata e nelle costruzioni, ove s. articolati (detti anche reticolari) vengono usati per coperture (a capriata, a volta, a cupola), per mensole, pensiline, piloni, travature varie. Un s. articolato è solitamente vincolato ad altri corpi, ed è quindi sottoposto a un insieme di vincoli interni ed esterni; se i vincoli interni sono tali che il s., liberato dai vincoli esterni, può assumere solo una configurazione, il s. viene detto indeformabile, in caso contrario si dice deformabile. Un s. indeformabile, a sua volta, viene detto strettamente indeformabile se, sopprimendo un vincolo interno esso si renda deformabile, mentre viene detto a sbarre sovrabbondanti se, pur togliendo alcuni vincoli interni, esso si presenti sempre indeformabile. Nelle costruzioni un s. deformabile si dice labile, mentre un s. indeformabile viene detto isostatico se è strettamente indeformabile, e ipostatico se è a sbarre sovrabbondanti. In particolari condizioni di vincolo e di simmetria, un s. articolato può essere schematizzato come un s. piano: le aste vengono assimilate a segmenti, e le cerniere a punti materiali, detti nodi. Se il s. è isostatico, la risoluzione degli sforzi, o risoluzione del s., si effettua facendo capo alle equazioni della statica. ║ Metodo dei nodi: principio secondo il quale, in un s. in equilibrio, la risultante delle forze agenti su ciascun nodo deve essere nulla; graficamente si otterrà un poligono d'equilibrio del nodo. ║ Metodo di Cremona: metodo di equilibrio dei nodi i cui poligoni d'equilibrio, non risultano slegati e indipendenti, come nel caso precedente, ma coordinati in un'unica figura, detta diagrammi degli sforzi, o cremoniano del s. ║ Metodi delle sezioni: si basano su un diverso modo di considerare l'equilibrio della struttura. Immaginando di dividere il s. in due parti, ciascuna delle due non potrà restare in equilibrio, a taglio effettuato, se non aggiungendo alle forze esterne ad essa e all'intera struttura, quelle altre forze che sono venute meno in seguito al taglio, cioè le azioni esercitate sulle aste tagliate dai perni terminali rimasti sull'altra porzione della struttura. Aggiungendo tali forze incognite, e imponendo opportune condizioni di equilibrio, è possibile determinare, per via algebrica o geometrica, lo sforzo cercato. - Ott. - S. ottico: successione di elementi riflettenti e rifrangenti, disposti in modo tale da costituire uno strumento per la visione. Un s. ottico può essere definito anche come una successione di diottri, dove per diottro si intende una superficie che separi due mezzi otticamente diversi; in particolare, si parla di s. diottrico, catottrico, catadiottrico se esso è formato, rispettivamente, solo da elementi rifrangenti, riflettenti o dei due tipi. Il primo e l'ultimo diottro delimitano lo spazio occupato dal s.; il semispazio che precede il primo diottro viene detto spazio-oggetti, mentre il semispazio che segue l'ultimo diottro prende il nome di spazio-immagini. Se il s. è stigmatico e convergente, esso trasforma un fascio di raggi che irradiano da un unico centro S in un fascio di raggi che concorrono in un unico punto S' dello spazio-immagini, detto immagine di S; se il s. è stigmatico, ma il punto immagine è determinato dall'intersezione dei prolungamenti dei raggi emergenti da S, il s. viene detto divergente, e S' immagine virtuale. Se il s. non è stigmatico, per nessun punto dello spazio-oggetti, viene detto astigmatico; la mancanza di stigmatismo è una delle aberrazioni che un s. ottico può presentare, cioè dei difetti che impediscono un perfetto rapporto di similitudine tra le figure nello spazio-oggetti e le loro immagini. Un s. completamente esente da aberrazioni viene detto ortoscopico. ║ S. ottico centrato: serie di superfici sferiche, avente centri sul medesimo asse (asse ottico del s.), che separano mezzi di diverso indice di rifrazione. Elementi fondamentali di un s. ottico centrato sono: l'asse ottico principale, i fuochi, i punti principali e i punti nodali. I fuochi sono i punti coniugati dei due punti all'infinito dell'asse: essi, pertanto, non sono coniugati fra loro, e cadono tutti e due o al di fuori del segmento di asse tra i punti principali (fuochi reali), oppure all'interno di tale segmento (fuochi virtuali): nel primo caso il s. è convergente, mentre nel secondo caso il s. è divergente. I punti nodali, invece, sono una coppia di punti coniugati, aventi la proprietà che ciascun raggio passante per uno di essi dà luogo ad un raggio emergente che passa per l'altro punto, parallelo al raggio incidente. Lo studio dei s. ottici centrati è molto più semplice di quello dei s. ottici non centrati: un s. centrato perfetto, infatti, è completamente determinato dal punto di vista ottico se si considera un piano qualsiasi per il suo asse e si conoscano su di esso quattro dei sei punti cardinali. A tale scopo sono stati elaborati numerosi metodi numerici, che consentono di determinare la posizione dei punti cardinali sull'asse ottico; nel caso di s. di piccola apertura, ovvero di s. costituiti da diottri di dimensioni lineari piccole rispetto ai raggi di curvatura (approssimazione di Gauss), il procedimento di calcolo è molto più semplice, e si basa sul considerare in modo separato i vari diottri, in questo modo si giunge a una relazione tra i punti dello spazio-oggetti e le loro immagini (formula di Huygens o di Gauss) molto simile a quella valida in un diottro: φ/x + φ'/x' = 1, dove x, x' sono le ascisse delle coppie di punti coniugati, e φ, φ' sono le ascisse dei due fuochi. Nel caso di lenti sferiche spesse o non sottili, invece, la posizione dei punti principali viene determinata direttamente a partire da parametri geometrici e ottici del s. - Econ. - S. bancario o creditizio: l'insieme degli istituti bancari operanti in un determinato Paese. ║ S. monetario: il complesso delle monete aventi corso legale in uno Stato. Si parla di: s. aureo o argenteo, quando l'unità monetaria è costituita da una moneta d'oro o d'argento e la circolazione è fondata su monete-tipo o monete divisionali o anche biglietti di banca convertibili; s. a cambio aureo, quando la circolazione è costituita da biglietti convertibili in oro; s. cartaceo, quando i biglietti non possono essere convertiti. ║ S. economico: l'organizzazione dell'economia di uno o più Stati; anche l'organizzazione economica internazionale. ║ S. economico nazionale: il complesso delle attività produttive di beni e servizi, dei rapporti economici e sociali e degli indirizzi di politica economica, che caratterizza la vita economica di un determinato Stato. ║ S. monetari: V. MONETA e MONETARIO. - Filos. - Il concetto di s. come complesso di elementi fra loro interconnessi è già presente nella filosofia antica; gli stoici, in particolare, denominarono s. l'armoniosa totalità del cosmo, mentre Sesto Empirico qualificò come tale l'insieme delle premesse e delle conclusioni di un ragionamento. La filosofia moderna, specie con Leibniz e Wolff, adottò la nozione di s. in un senso simile a quello di Sesto Empirico, ma rielaborato alla luce del modello deduttivo della matematica ("si dice s. un insieme di verità connesse tra loro e con i loro principi"). A Kant si deve un'ulteriore precisazione del concetto di s. come "unità di molteplici conoscenze raccolte sotto un'unica idea". Alla tesi kantiana dell'unità del principio da cui discendono tutte le conoscenze si ispirarono i s. idealistici di Fichte, Schelling ed Hegel che, rifiutando il modello matematico, attribuirono alla sola filosofia l'ideale di sistematicità e scientificità. Nel corso del XVIII sec. venne coniata l'espressione "s. del mondo" a indicare le teorie cosmologiche del tempo, come pure l'insieme di tesi metafisiche o filosofiche. Gli illuministi, infine, connotarono in senso negativo l'espressione esprit de système, applicabile a tutte le arbitrarie e aprioristiche elucubrazioni dei filosofi. Nel corso della storia della filosofia, al pensiero codificato in s. si è continuamente contrapposto un pensiero di tipo problematico, volto non tanto alla codificazione quanto alla ricerca. Secondo una distinzione di Hartmann, ciò che distingue il pensiero-s. dal pensiero-problema "è il fatto che [quest'ultimo] non si inserisce in un s., ma avanza continuamente, superando e rompendo il s. stesso". In altri termini, i pensatori sistematici si preoccupano principalmente delle conseguenze del s., in modo da ottenere le conseguenze che si erano prefissi anche a costo di forzare i problemi. Lo stesso B. Croce criticò duramente la tendenza di molti filosofi a costruire s., contravvenendo in tal modo al compito precipuo della filosofia di compiere sistemazioni mai definite e rimanere aperta a problemi sempre nuovi; di qui la denuncia della vanità della filosofia accademizzante, accusata di essere libresca, distaccata da ogni vero impegno umano e avulsa da ogni concreto problema storico. Altrettanto netta e decisa fu la condanna di J. Dewey, che concepì la conoscenza non come dato gnoseologico, poiché non esiste una realtà come s., ma come frutto dell'azione consapevole dell'uomo che tende problematicamente a determinare l'indeterminato, senza con ciò pretendere di costringere la realtà entro schemi strutturali definitivi. - Sport - Nel gioco del calcio, tattica di gioco di origine inglese introdotta in Italia intorno agli anni Quaranta. Contrapposto al metodo (V.), il s. venne detto anche WM per la disposizione assunta in campo dai giocatori, schierati con una difesa a sette e un attacco a tre. I centrocampisti, infatti, agivano in attacco o in difesa a seconda che la propria squadra fosse o meno in possesso del pallone. I terzini erano tre, uno centrale e due laterali, così come tre erano le punte fisse. Mediani e mezzali a centrocampo formavano il cosiddetto "quadrilatero'', ossia il fulcro centrale dello schieramento, addetto a funzioni di raccordo tra difesa e attacco. Elemento essenziale nel s. era il rigido marcamento a uomo. Da tale tattica derivò il mezzosistema, praticato per la prima volta in Italia intorno al 1947, che prevedeva l'incremento delle risorse difensive a scapito di quelle offensive, e poi il catenaccio (V.), che accentuava tale caratteristica. Tecn. - Impianto per trasporto di persone, costituito da uno o due veicoli, o treni di veicoli, che corrono su rotaie, collegati da una fune metallica, la quale trasmette lo sforzo motore o frenante necessario per mantenere una velocità prestabilita. Le f. comprendono generalmente due veicoli, collegati sul lato monte da una fune metallica di tipo flessibile, di modo che, quando uno di essi è alla stazione superiore, l'altro si trova a quella inferiore. Tale fune, detta traente, si avvolge su di una puleggia motrice, ubicata alla stazione a monte, la quale, azionata da un motore elettrico, esercita, equilibrando la differenza di carico tra le due vetture e vincendo le resistenze passive della linea, lo sforzo necessario ad imprimere all'impianto il movimento nel senso voluto e con una determinata velocità. Il tracciato delle f. di norma, è rettilineo. Il profilo è concavo, ha cioè, una pendenza generalmente crescente da valle verso monte. La sede prevede talvolta due vie di corsa, una per il veicolo in salita e l'altra per quello in discesa. Sulla mezzeria del binario, costituito da due rotaie di acciaio, sono fissati i rulli destinati a sostenere la fune traente e ad agevolarne il movimento. I veicoli possono essere a due assi od a carrelli. Ogni veicolo è munito di freno a mano, agente generalmente sulle ruote, e di freno di emergenza. (dal latino medioevale obiectum, der. di obicere: porre innanzi). Elemento materiale percepito dall'uomo attraverso i sensi. ║ Ciò che sia dotato naturalmente di forma ed estensione definita o sia esito di una lavorazione da parte dell'uomo. ║ Cosa (materiale o immateriale) o persona verso cui sia diretta un'azione concreta, un'attività intellettuale o un sentimento. Fine o scopo di tali attività. ║ Per estens. - Materia, argomento o contenuto di un discorso, di un libro, di una conversazione, ecc. ║ Linguaggio-o.: nello studio delle relazioni interpersonali e della comunicazione in genere, si definisce tale il contenuto di singole proposizioni relativo al puro dato di informazione, distinguendo così ciò che nelle medesime proposizioni si riferisca, invece, all'aspetto relazionale o alle caratteristiche del linguaggio stesso (V. METALINGUAGGIO). - Sociol. - Donna-o.: locuzione mediante la quale la riflessione sociologica femminista ha indicato una concezione e una condizione della donna in termini di o. passivo e subalterno. Tale situazione impedirebbe o misconoscerebbe un ruolo attivo della donna come soggetto sociale, costringendola in spazi predefiniti e, in particolare, riducendone l'identità a quella di o. sessuale o, attraverso l'uso dell'immagine femminile in campo pubblicitario, erotico. - Astron. - O. celeste: locuzione utilizzata in ambito astronomico per indicare qualsiasi corpo celeste non meglio definibile. - Arte - Fino ai primi anni del XX sec., quando ebbero inizio le ricerche delle avanguardie storiche, nel contesto artistico l'o. inanimato era stato protagonista delle sole "nature morte". Con il Cubismo e il Dadaismo (V. SINGOLE VOCI), invece, fu superato l'approccio puramente imitativo e rappresentativo dell'o., attraverso lo studio analitico di esso, la sua dissezione e ricomposizione (composizioni o scomposizioni di o., ritmi di o., tali le definizioni che i cubisti davano dei loro esperimenti). Spesso (in particolare in ambito dadaista) l'o. d'uso quotidiano fu inserito con la sua realtà fisica nelle opere stesse (collages, assemblages, ecc.) o, mediante un procedimento intellettuale di straniamento, elevato direttamente ad opera d'arte (si pensi ai ready made V. DUCHAMP, MARCEL). Anche i movimenti delle neoavanguardie e dell'arte concettuale in genere (V. SURREALISMO, METAFISICO, NEW DADA), utilizzando tecniche di combine-painting e di accumulation, posero al centro delle proprie realizzazioni l'o. comune. ║ O. d'arte: termine che indica realizzazioni appartenenti alle cosiddette "arti minori" (suppellettili, gioielli, tessuti, ecc.), così definiti per distinguerli dalle opere pittoriche e scultoree. - Dir. - O. giuridico, in senso generale, è l'attività umana in ogni sua manifestazione, la cui disciplina condiziona necessariamente un armonico sviluppo dei rapporti tra soggetti giuridici. Tuttavia, l'accezione corrente della locuzione o. del diritto appartiene all'ambito del diritto soggettivo e indica i beni fruibili che siano stati riconosciuti dall'ordinamento come adeguati a soddisfare le esigenze dei singoli soggetti. In questo senso gli o. di diritto si dividono in: cose, prestazioni personali, beni immateriali, persone. ║ O. del negozio giuridico: mentre per quanto riguarda il diritto soggettivo o. è il bene che sia in grado di soddisfare il diritto medesimo, nel negozio giuridico l'o. che le parti intendono regolare è l'interesse, cioè la valutazione personale applicata a un bene dai soggetti. L'o. del negozio si dovrebbe dunque differenziare da quello dell'obbligazione (che è una prestazione) e da quello della prestazione (che è un'attività cui è tenuta una della parti). Tuttavia, spesso tali distinzioni si perdono e o. del negozio appare la cosa o l'attività cui si applica l'interesse dei contraenti (ad esempio, in una compravendita sono o. la cosa venduta e il prezzo; in un mutuo, l'attività di prestare e quella di restituire denaro). La disciplina dei negozi giuridici, che si distingue in categorie negoziali tipiche, considera l'o. in base ad una serie di requisiti (fungibile, infungibile, futuro, ecc.). Perché il negozio sia valido, l'o. deve comunque essere: suscettibile di valutazione economica (concordata tra le parti), possibile (essere cioè in grado, per sua natura, di realizzare le previsioni del negozio), lecito (consentito dalla legge), determinato o determinabile (chiaramente individuato dalle dichiarazioni dei contraenti o individuabile, in seguito, mediante criteri di valutazione che non possano essere equivoci). In assenza di uno di tali requisiti il negozio è nullo. ║ O. dell'obbligazione: prestazione dovuta dal debitore in ragione del vincolo obbligatorio. ║ O. giuridico del reato: bene o interesse tutelato dalla norma penale e offeso dal reato. In base ad esso si determina anche il soggetto passivo del reato, cioè il soggetto giuridico (individuale o collettivo) leso e pertanto legittimato a sporgere querela. Altro (se pur talvolta coincidente) è invece l'o. materiale del reato, su cui concretamente ricade l'attività fisica del reo. - Filos. - Nella sua accezione letterale, o. è ciò che è posto innanzi ad un soggetto e verso il quale è rivolta una qualsiasi attività (conoscitiva, pratica, estetica, linguistica, ecc.). La nozione stessa di o. cointeressa necessariamente quella di soggetto, senza la quale non potrebbe neanche sorgere. Ne consegue che, al variare dell'identità del soggetto e delle sue attività, varia anche il significato attribuito all'o. In riferimento al soggetto come pensiero, o. è la realtà in quanto pensata o pensabile, che comprende tutto fuorché il pensiero stesso (a tale accezione di o. appartiene, ad esempio, il non-io di Fichte, V. FICHTE, JOHANN GOTTLIEB). A un soggetto inteso invece come io empirico, individuo attuale, corrisponde come o. il contenuto delle percezioni e rappresentazioni di tale individuo; il variare di queste, da persona a persona e da circostanza a circostanza, tuttavia, rende necessaria una nozione più alta di o., che comprenda solo ciò che, nell'esperire un qualcosa, abbia validità universale in tutti i soggetti (qualità primarie). Con questa valenza è inteso il termine dall'epistemologia scientifica (è oggettivo ciò che è misurabile mediante altri o.) e dal linguaggio comune (è oggettivo ciò che è considerato nella sua indipendenza dalla natura e dalle interferenze dei singoli). Se il soggetto esercita un'attività gnoseologica, suo o. è la realtà in quanto conosciuta o conoscibile; rispetto a un'attività pratica, o. è l'insieme di valori o disvalori che il soggetto intende perseguire o sfuggire (senso etico dell'o.). ║ La filosofia greca si pose, più che il problema dei rapporti tra soggetto e o., quello del grado di realtà dell'esistente (per Platone era pienamente reale solo l'idea, per Aristotele solo la sostanza prima, cioè la materia soggetta alla forma, ecc.); pertanto, essa non elaborò un termine corrispondente, da un punto di vista semantico, al nostro o. Questo, infatti, deriva solo etimologicamente dal vocabolo aristotelico antikéimenon (latino obiectum), che indicava una contrapposizione di tipo logico tra concetti. Con hypokéimenon (latino subiectum, da cui l'italiano soggetto), invece, Aristotele si riferiva alla realtà in genere, in quanto materia cui ineriscono le differenti qualità; il termine, in effetti, aveva un valore semantico assai lontano dal nostro corrispettivo derivato etimologico, che rimase valido fino al principio dell'epoca moderna. Nel XIII sec., infatti, la Scolastica indicava, secondo un uso invertito rispetto a quello a noi contemporaneo, con esse subiective la realtà in sé (in quanto "sostrato" di predicati) e con esse obiective le rappresentazioni mentali (ad esempio gli "universali") che non esistono realmente, ma sono il contenuto di un'attività dell'anima (che noi oggi definiremmo "soggettivi"). Tuttavia, fu proprio in ambito scolastico che si cominciò a porre il problema gnoseologico, avviando un lento processo di inversione del significato dei termini citati. Le species elaborate dalla filosofia medioevale (astrazioni che permettono di categorizzare le caratteristiche sensoriali e intellettive che l'individuo conoscente coglie nelle cose), essendo realtà mentali, venivano considerate, secondo quanto detto sopra, esse obiective, perché frapposte (obiectae) tra una potenza (l'attività conoscitiva) e il suo termine (le cose da conoscere). San Tommaso proseguì lo slittamento semantico definendo le species come id quo res cognoscitur (ciò attraverso cui la realtà viene conosciuta) e l'esse subiective (la realtà in sé) come id quod cognoscitur (ciò che viene conosciuto). Ad esempio, per san Tommaso, o. della potenza visiva è il colore, perché le cose, che ne sono il "soggetto", si possono vedere in quanto colorate; Occam affermò che o. dell'atto conoscitivo è la proposizione conosciuta, mentre ne è il soggetto il termine "reale" che vi corrisponde. Con Duns Scoto la nozione di o. fu connessa al problema della validità della conoscenza e il concetto di "rappresentazione" fu utilizzato come termine intermedio tra realtà e facoltà conoscitiva. Cartesio intendeva ancora o. e soggetto secondo l'accezione medioevale; tuttavia, fu proprio lui a introdurre per primo il carattere extra-soggettivo della realtà, cioè la sua indipendenza da colui che conosce. La distinzione cartesiana, all'interno dell'esse subiective, fra res extensa e rex cogitans inaugurò di fatto le categorie filosofiche di o. e soggetto così come le conosciamo oggi: l'abolizione, infatti, di qualsiasi ente intermedio (species), fra la cosa indagata e il contenuto mentale che essa produce, portò a definire la cosa stessa come obiectum. Hobbes intese l'o. come sinonimo di corpo esterno, da cui provengono al conoscente le sensazioni (sulla cui veridicità, peraltro, non si può avere alcuna certezza); l'intera epistemologia post-cartesiana considerò l'o. come il dato extra-psichico dell'attività intellettuale. Tuttavia, la necessità di affrancare la conoscenza dell'o. dalla varietà di condizioni che influiscono sui singoli percipienti (sentita con urgenza anche a causa dello sviluppo scientifico) e l'affermarsi della nozione di soggetto come attività pensante condussero alla complessa riforma gnoseologica operata da Kant. Distinguendo tra o. in sé (noumeno) e o. per noi (fenomeno), il filosofo pose ai margini del sistema, in quanto inconoscibile, il problema della conoscenza assoluta, irrisolto sia per Cartesio (il quale ricorreva alla veridicità di Dio per poter supporre tale anche la nostra conoscenza sensibile) sia per Hume (che non poté dimostrare la coincidenza fra o. e percezione e ritenne la conoscenza derivata dall'esperienza solo "probabile"). L'o. per noi, invece, era per Kant costituito dal dato sensibile (insufficiente da solo a formare l'esperienza) e da un elemento categoriale, esistente in tutti gli a priori, necessario alla formazione dell'o. fenomenico. La concezione dell'o. come costrutto delle facoltà conoscitive e della percezione è assioma prevalente in tutta l'epistemologia post-kantiana, a tutt'oggi ampiamente condiviso. Da Kant in poi la filosofia moderna considerò dunque l'o. in quanto relativo a un soggetto. L'Idealismo accentuò tale rapporto, eliminando completamente la nozione di noumeno ed esaurendo nell'attività del soggetto l'origine dell'o.; Fichte, ad esempio, definì l'o. come non-io che l'io (soggetto) oppone a sé come antitesi dialettica, in una correlazione generativa. Tale correlazione fu materia precipua delle riflessioni gnoseologiche ottocentesche. Particolarmente significativa, nell'ambito del pensiero contemporaneo, se pur distante dall'impostazione idealista del problema, fu la Gegenstandtheorie, elaborata da A. von Meinong. Sulla scorta del presupposto di Brentano, secondo cui ogni conoscenza era necessariamente conoscenza di qualcosa, Meinong riaffermò una teoria degli o. come conoscenza di essi in quanto tali, distinti dal dato fisico e da quello intellettuale. Meinong pose l'o. su un piano ontologico più che gnoseologico, dal momento che nella sua classificazione l'esistenza reale di un o. non era necessaria, purché esso fosse pensabile. Egli distinse fra o. della rappresentazione (Objekt) e o. del giudizio (Objektiv), "esistenti" i primi e "sussistenti" i secondi (ad esempio i numeri). La teoria di Meinong presenta notevoli affinità con la fenomenologia di Husserl (V. HUSSERL, EDMUND), per la quale o. è il correlato intenzionale di qualsiasi attività pratica o teoretica e non coincide con l'o. derivato dall'esperienza, ma con quello di un'intuizione pura, detta eidetica. Nel linguaggio filosofico contemporaneo, il vocabolo viene utilizzato, in genere, per indicare ogni cosa che il soggetto percepisce come altro da sé, vale a dire tutto ciò che viene pensato, in quanto si distingue sia dal soggetto pensante sia dall'atto con cui è pensato. - Ling. - Si intende per o. di un'azione verbale (predicato) la persona, animale o cosa, astratta o concreta, su cui l'agente esercita tale azione. In relazione a una proposizione il cui predicato abbia forma attiva e valore transitivo, il termine fonte dell'azione coincide con il soggetto grammaticale e l'o. è espresso come complemento diretto o complemento o.: nelle lingue indoeuropee con declinazione nominale, il complemento o. è indicato dal caso accusativo, nelle altre dalla posizione rispetto al predicato (in genere segue il verbo). Quando il predicato sia invece espresso in forma passiva, l'o. dell'azione coincide con il soggetto grammaticale (indicato nella declinazione dal caso nominativo), mentre la fonte dell'azione assume un caso definito genericamente "erogativo" o è preceduto da preposizioni adeguate (vedi l'italiano "da"). ║ Complemento dell'o. interno: talvolta anche verbi intransitivi di forma attiva presentano una sorta di complemento o., costituito da un termine di significato affine a quello del predicato o addirittura di etimo corrispondente (ad esempio: vivere una vita felice, ecc.). - Psicol. - Nel linguaggio psicoanalitico, persona o parte di una persona che sia o. di pensieri, sentimenti, desideri da parte di un'altra. Secondo l'accezione di Freud, l'o. è indagabile principalmente a partire dalla pulsione del soggetto (in particolare quella sessuale, ma ricoprono discreta importanza anche le pulsioni di autoconservazione), in quanto mezzo di soddisfacimento di essa. Tuttavia, lo stesso Freud identificò anche un o. a carattere maggiormente psicologico, rispetto al quale sentimenti e aspetti relazionali prevalgono sulla pulsione: trattandosi, infatti, di un o. unico, connesso alla storia infantile della persona e dotato di caratteristiche costanti e singolari, esso risulta di necessità meno conseguente ai bisogni istintuali e maggiormente legato al rapporto individuale. Mentre in dipendenza dalle pulsioni Freud evidenziò o. cosiddetti parziali (persone o parti di esse considerate solo in quanto atte alla soddisfazione), l'accezione psicologica e relazionale svelò l'esistenza di un o. a carattere totale, coincidente con una persona che interagisce variamente con un'altra secondo sentimenti complessi e reciproci. Questa dimensione dell'o., pur riconosciuta dal padre della psicoanalisi, è stata però maggiormente indagata dalla scuola di Melanie Klein che, anzi, arrivò ad affermare come il bambino arrivi a percepire l'o., anche quando parziale, in quanto persona dotata di pensieri e sentimenti, e come i processi di identificazione derivino dalla combinazione fra l'esperienza che il bambino fa delle qualità dell'o. e la proiezione dei propri sentimenti su di esso. La Klein, concentrando l'indagine più sull'o. che sulle pulsioni, riuscì a spiegare in termini di relazione il passaggio, nel soggetto, dall'o. parziale a quello totale. Su questa linea si inserirono le ricerche, fra gli altri, di Balint (sul ruolo composito della relazione materna), di Fairbairn (sulla libido finalizzata all'esperire l'o. più che al soddisfacimento del bisogno), di Winnicott (sulla comparsa e costruzione dell'o. nella mente dell'individuo), ecc. Lo spazio maggiore guadagnato in ambito psicoanalitico dall'o., a scapito delle pulsioni in sé, ha permesso di evidenziarne l'azione nei rapporti interpersonali e intrasoggettivi e le conseguenze che da esso derivano nel processo di costituzione dello stile di vita e dell'immagine che la persona ha di sé. ║ O. buono, o. cattivo: secondo la terminologia elaborata da Melanie Klein, locuzioni che indicano la scissione dell'o. operata dal neonato secondo l'esperienza frustrante o gratificante che egli ne fa. Il seno materno che frustra le sue esigenze diventerebbe per il lattante o. negativo (processo di persecuzione), il seno che nutre e accoglie, o. positivo (processo di idealizzazione). I termini buono e cattivo, infatti, rispecchiano in realtà il livello di una prima elaborazione psichica dell'esperienza da parte del lattante, rispetto all'immaturità cognitiva dei primissimi mesi di vita, quando egli è già in grado di tenere conto in modo più integrato dei propri impulsi e delle caratteristiche dell'o. In seguito, mentre mira ad appropriarsi dell'o. buono, da cui fa dipendere ogni esperienza gratificante, e a introiettarlo, il bambino nega e scinde da sé, insieme all'o. cattivo, anche ogni esperienza o pulsione distruttiva e ostile. L'unificazione dell'o. (nelle sue valenze frustranti e gratificanti) è raggiunta lentamente e consolidata progressivamente dal bambino durante il suo sviluppo, mentre i processi di idealizzazione e persecuzione si evolvono in una caratterizzazione emotiva meno polarizzata della propria esistenza. ║ O. parziali e totali: per Freud, l'o. viene considerato nella sua interezza dall'individuo solo al sopraggiungere della pubertà, in grazia del primato della genitalità che riassume le pulsioni pregenitali prima vigenti. Per la Klein, invece, ciò avverrebbe all'interno di un percorso globale di maturazione cognitiva e affettiva. Il superamento sopradescritto della scissione dell'o. in buono e cattivo prelude, dunque, anche al raggiungimento della considerazione da parte del bambino dell'o. come totale, separato da sé ed autonomo. Ciò consente il fisiologico abbandono di modalità relazionali onnipotenti ed egocentriche a favore di sentimenti più stabili, profondi, maturi e coscienti dell'indipendenza dall'o. Tale percorso, per la studiosa, abbraccia in realtà l'intero corso dell'esistenza di un individuo, caratterizzandone il grado di maturità affettiva e relazionale. Un esempio evidente di immaturità, in questo campo, è il fenomeno del feticismo, che, individuando in un o. parziale il sostituto dell'o. totale, svaluta il secondo ipervalorizzando il primo. Nei casi più estremi tale attitudine si configura come perversione. ║ O. transizionale: descritto per la prima volta da D.W. Winnicott, consiste in un o. materiale (un pezzo di stoffa, un fazzoletto, un cuscino, un indumento, ecc.) cui il lattante ricorre in occasione di una separazione dalla madre o prima di dormire. Esso rappresenta uno stadio intermedio tra la relazione orale, in cui il bambino non distingue sé dalla madre, e quella oggettuale, in cui riconosce l'o. come esterno e separato da sé. L'o. transizionale, inoltre, si qualifica come o. "creato", in quanto non appartiene né al mondo interno del bambino (che, infatti, lo evoca per sopperire ad una mancanza o assenza), né a quello esterno, che semplicemente ancora non esiste per le facoltà cognitive del lattante. Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. Che ha peso relativamente grande o comunque superiore alla media; con tale significato viene in genere contrapposto a leggero. ║ Automezzi p.: veicoli utilizzati per il trasporto di materiali, lavori stradali, ecc. ║ Industria p.: termine con il quale viene indicata l'industria siderurgica. ║ Terreno p.: terreno argilloso, di difficile lavorazione a causa della sua compattezza. ║ Detto di cose che danno sensazione di peso: avere la testa p. ║ Cibo p.: alimento che appesantisce lo stomaco perché difficile da digerire. ║ Aria p.: che fa respirare con difficoltà perché afosa o inquinata. ║ Sonno p.: profondo, difficile da interrompere. ║ Droghe p.: sostanze che, come l'eroina e la cocaina, producono dipendenza psico-fisica e alterazioni dell'equilibrio psico-fisico. ║ Di notevole spessore e quindi caldo: un cappotto p. ║ Per estens. - Riferito a persone, vestirsi p.: indossare abiti caldi. ║ Detto di odori forti e sgradevoli: un p. odore di fumo. ║ Detto di cosa o persona che annoia, opprime e simili: come sei p.! ║ Di persona poco agile nei movimenti, oltre che di grossa corporatura: un uomo p. nei movimenti. ║ Per estens. - Stile p.: poco scorrevole, sovraccarico. ║ Difficile da sopportare, che affatica: uno studio troppo p.; responsabilità p. ║ Grave, di grande entità: il terremoto ha causato danni p. ║ Detto di parole, comportamenti duri, minacciosi, o volgari: fare apprezzamenti p. - Chim. - Acqua p.: altro nome dell'ossido di deuterio (V. DEUTERIO). ║ Olio p.: uno dei prodotti ottenuti dalla distillazione del petrolio. - Fis. - Riferito al peso specifico o, più propriamente, alla densità: l'acqua è più p. dell'olio. - Mil. - Artiglieria p.: artiglieria che comprende le bocche da fuoco di grosso calibro. - Sport - Atletica p.: insieme delle discipline sportive che richiedono forza fisica, contrapposte a quelle dell'atletica leggera dove l'agilità di movimento prevale sulla forza. ║ Gioco p.: nei giochi di squadra, partita caratterizzata da frequenti interventi fallosi e marcature strette. ║ Fig. - Gioco p.: comportamento scorretto, ambiguo. ║ Terreno p.: nel gioco del calcio e nell'ippica, terreno bagnato e fangoso che rende difficile i movimenti. - Econ. - Detto di moneta con elevato valore intrinseco. ║ Franco p.: il nuovo franco francese entrato in corso nel 1960, equivalente a 100 franchi vecchi. ║ Mercato p.: caratterizzato da scarsa attività di affari. Grossa fune. - Elettr. - C. isolato. Insieme di conduttori elettrici isolati fra loro e racchiusi entro una guaina isolante e di protezione meccanica. ║ C. armato: cavo dotato di un avvolgimento di nastri o fili di ferro per conferirgli maggior resistenza meccanica. ║ C. Emanueli o a olio fluido: c. nel quale vengono lasciati spazi vuoti che sono riempiti da olio fluido. mantenuto in pressione da serbatoi ispezionabili, che assicura il costante impregnamento dell'isolante. ║ C. sottopiombo: c. di piccole dimensioni, con una guaina esterna di piombo, adatto per reti telefoniche o elettriche di distribuzione a bassa tensione. ║ C. schermato: c. avente nel rivestimento esterno una traccia di fili di rame o alluminio che formano uno schermo elettrostatico. - Mar. - Nome generico di tutte le corde in uso sulle navi. ║ C. da ormeggio: c. di canapa o metallico che serve ad ormeggiare le navi alla banchina. ║ C. da rimorchio: robusto cavo che serve al rimorchio di navi. - Pesca - Corda fatta di più fili ritorti insieme che può servire come corpo di lenza. - Telecom. - C. coassiale: c. costituito da due conduttori concentrici: uno cilindrico, vuoto, contiene l'altro, che è filiforme, perfettamente centrato e distanziato mediante una spirale o anelli isolanti. ║ C. telefonico: c. per collegamenti nelle reti urbane o interurbane, generalmente interrato, costituito da decine, centinaia o migliaia di coppie o bicoppie. Nome generico di una delle due fondamentali categorie in cui vengono suddivisi gli elementi (l'altra è quella dei non m.). Le caratteristiche principali dei m. sono: alto potere riflettente, opacità alla luce, elevata conducibilità termica ed elettrica, duttilità, malleabilità e capacità di formare in soluzione ioni dotati di carica positiva. I m. sono, inoltre, in grado di miscelarsi tra loro o con altri elementi per formare le cosiddette leghe metalliche (V. LEGA). ║ M. pesanti: hanno densità relativa elevata, superiore a 4 (ferro, piombo, rame, ecc.). ║ M. leggeri: hanno densità relativa bassa, inferiore a 4. ║ M. nobili: si ossidano con difficoltà e, quindi, possono essere presenti in natura allo stato nativo (platino, oro, ecc.). ║ M. vili o comuni: quelli di uso corrente (ferro, rame, stagno, ecc.). ║ M. rari: si trovano in minime quantità (osmio, iridio, ecc.). ║ M. preziosi: hanno alto valore perché impiegati per usi monetari (oro, argento). ║ M. giallo: l'oro utilizzato come lingotto o moneta. - St. - Età dei m.: il periodo preistorico nel quale l'uomo cominciò ad usare i m.. Si divide in tre fasi: Età eneolitica, nella quale, accanto agli strumenti fabbricati in pietra, cominciarono ad apparire quelli in rame; Età del Bronzo ed Età del Ferro, caratterizzate dall'utilizzo di questi m. - Arald. - Sono detti m. i due smalti d'oro e d'argento. - Fis. e Chim. - Il passaggio dalla classe dei m. alla classe dei non m. avviene in modo graduale, senza apprezzabile discontinuità. Vi sono così degli elementi che, avendo proprietà intermedie tra le due classi, non possono essere classificati né come m., né come non m. (si tratta dei cosiddetti semimetalli). Nonostante tali difficoltà di classificazione, la proprietà fisica che meglio caratterizza i m. si può considerare l'elevata conducibilità elettrica. Tale proprietà è, infatti, collegata alla tipica struttura dei m., che può essere qualitativamente considerata come costituita da un reticolo cristallino, composto da atomi legati tra loro, all'interno del quale gli elettroni di valenza sono liberi di muoversi. La teoria del legame metallico permette anche di spiegare il fenomeno della conduttività termica e del potere riflettente: nel primo caso, infatti, gli elettroni medesimi contribuiscono alla trasmissione del calore, mentre nel secondo essi respingono, riflettendoli, i raggi luminosi incidenti sulla superficie di un m. Gli elementi metallici si presentano in genere come materiali policristallini, ossia costituiti da un elevatissimo numero di piccoli cristalli (grani), più o meno sviluppati e orientati in modo diverso gli uni rispetto agli altri. In un m. puro i singoli grani hanno identica struttura reticolare. I reticoli cristallini tipici della maggior parte dei m. sono strutture molto compatte e simmetriche quali quella cubica a corpo centrato, cubica a facce centrate ed esagonale compatta. Le proprietà meccaniche dei m. si determinano empiricamente eseguendo prove ben definite. Particolare importanza ha la capacità di un m. di subire deformazioni, ossia di essere assoggettabile ad un cambiamento di forma per azione di forze opportunamente applicate. Tali deformazioni possono essere applicate sia a freddo sia a caldo, ottenendo nei due casi fenomeni differenti. Generalmente, sottoponendo un pezzo metallico a forze crescenti, si nota un comportamento duttile, ossia una deformazione vistosa prima che avvenga la frattura. Lavorando a freddo, inizialmente si determina una deformazione di tipo elastico, cioè proporzionale all'entità della sollecitazione e tale per cui, eliminando le forze applicate, il pezzo riacquista la sua forma originaria: ciò si verifica per carichi inferiori ad un valore definito limite elastico. Mentre applicando carichi superiori, la deformazione risulta permanente, ovvero il pezzo non è più in grado di riprendere la sua forma originaria, quando si elimina lo stato di sollecitazione. Al crescere delle forze applicate, si nota un aumento dell'energia assorbita all'interno del materiale (incrudimento), che determina un aumento di alcune proprietà a scapito di altre (ad esempio, sottoponendo un provino metallico a compressione, aumenta la resistenza ad una successiva compressione, quindi è necessario applicare una forza maggiore per ottenere un'ulteriore deformazione, mentre diminuisce la resistenza a trazione). A temperature più alte si manifesta il fenomeno dello scorrimento viscoso o creep: il m., sottoposto ad un carico costante nel tempo, tende gradualmente a cedere fino a rottura. La deformazione ha un andamento nel tempo molto particolare: inizialmente si ha un'elevata deformazione in un tempo molto breve, a causa di un processo di assestamento del pezzo metallico alla sollecitazione. In seguito la deformazione procede in modo uniforme nel tempo. Infine la velocità di deformazione aumenta fino a rottura, a causa della diminuzione della sezione reale del pezzo. Molti dei fenomeni che caratterizzano le proprietà meccaniche dei m. sono ora interpretabili in base alla teoria delle dislocazioni, cioè a difetti del reticolo cristallino preesistenti anche in m. non deformati. I m. presentano ben definite caratteristiche chimiche quali la formazione, in presenza di ossigeno, dei cosiddetti ossidi i quali, a loro volta, danno origine per reazione con l'acqua alle basi (i non m., invece, producono gli acidi). Inoltre in unione con gli alogeni formano composti, che in genere non subiscono idrolisi in presenza di acqua. I m. sono diffusi in natura sotto forma di minerali e si trovano essenzialmente allo stato di ossidi e di solfuri. Soltanto un ristretto numero di m., come il rame, l'oro, l'argento, il platino e il bismuto possono ritrovarsi allo stato nativo. Pertanto per la preparazione dei m. allo stato puro è necessario ricorrere di caso in caso ai diversi metodi della metallurgia estrattiva. ║ M. alcalini: gruppo di elementi aventi proprietà fortemente elettropositive. Sono in grado di formare ossidi di carattere spiccatamente basico; sono caratterizzati dallo stato di ossidazione +1 e comprendono litio, sodio, potassio, rubidio, cesio e francio, cioè quelli che occupano il gruppo 1, secondo la nuova notazione IUPAC, nel sistema periodico degli elementi. I m. alcalini sono di color bianco argenteo, molto duttili, facilmente ossidabili all'aria e capaci di scomporre l'acqua a freddo, con violenza, formando i relativi idrossidi. ║ M. alcalino-terrosi: gruppo di elementi elettropositivi, reattivi, i cui ossidi hanno carattere basico. Comprendono berillio, magnesio, calcio, stronzio, bario e radio, ossia gli elementi del gruppo 2 (IIA) della tavola periodica. I m. alcalino-terrosi reagiscono con l'acqua formando i corrispondenti idrossidi, ma in modo meno energico dei m. alcalini. ║ M. terrosi: gruppo di elementi teneri, abbastanza duttili, appartenenti al gruppo 3 (IIIB) della tavola periodica. Comprendono alluminio, gallio, indio, tallio, escluso il boro (semimetallo). Sono definiti terrosi perché formano ossidi di aspetto terroso; reagiscono con l'acqua e con gli alogeni a temperatura ambiente. ║ M. di transizione: elementi compresi tra il gruppo 3 e il gruppo 12 del sistema periodico. Caratterizzati in genere da elevata densità e alto punto di fusione, sono spesso utilizzati per formare leghe e presentano diversi stati di ossidazione. ║ M. delle terre rare: elementi così definiti perché presenti nelle terre rare (cerite, monazite, gadolinite, ecc.). Comprendono lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, illinio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio e lutezio. Si estraggono dai minerali per trattamento con acido solforico concentrato e riprecipitazione della soluzione allo stato di ossalati, dai quali poi per calcinazione si ottengono gli ossidi. Anat. - Parte delle prime vie respiratorie e digerenti (faringe, laringe, trachea superiore, esofago). - Teol. - Secondo il Cattolicesimo, uno dei sette vizi capitali, definito come desiderio smodato e disordinato di cibi e bevande. - Arch. - Modanatura dell'architettura classica, composta di due quarti di cerchio (g. romana) o di due quarti di ellisse (g. greca) opposti e raccordati tra loro. Se la parte superiore è concava, forma la g. diritta; se convessa, la g. rovescia. - Mecc. - Tipo di scanalatura ricavata su organi meccanici; in particolare, quella che viene eseguita nella vite filettata al tornio per separare la parte filettata dal gambo cilindrico. ║ Scanalatura di cui è munita la corona esterna delle pulegge o carrucole per funi o per cinghie a sezione trapezoidale. - Geol. - Incisione scavata nelle valli dalle acque correnti nella loro fase torrenziale o di erosione. In tale escavazione il fondo della valle si abbassa notevolmente, con pareti a picco. - Med. - G. di lupo: malformazione congenita della bocca, per la quale il palato presenta fessure. La g. di lupo è spesso accompagnata dal labbro leporino. Puléggia. Ruota metallica o di legno, montata su un albero, e girevole attorno all'asse. Può servire come organo di trasmissione del movimento a organi flessibili (corde, cinghie). ║ P. fissa: p. calettata sull'albero. ║ P. folle: p. che gira liberamente intorno all'albero. ║ P. a impronte: p. la cui corona porta una successione di alveoli corrispondenti alle maglie di una catena. Si compone di solito di tre parti: il mozzo centrale, che sorregge una scanalatura di alloggiamento della chiavetta che la fissa all'albero; le razze, che congiungono la corona al mozzo; la corona esterna. ║ P. a fascia piana: p. per cinghie piatte in cui la superficie esterna della corona è cilindrica. ║ P. a fascia colma: p. per cinghie piatte in cui la superficie esterna della corona è leggermente bombata, così da evitare il loro scarrucolamento. ║ P. differenziale: paranco differenziale. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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