(dall'arabo
al-Murābitūn, abitanti del
ribāt: edificio fortificato). Dinastia musulmana berbera che regnò in Marocco,
in parte dell'Algeria e nella Spagna meridionale dal 1056 al 1147. La dinastia
trasse origine dall'unione di alcune tribù sahariane sotto la guida di
Yahya ibn Ibrahim, capo dei Berberi Sanhagiah; di ritorno da un pellegrinaggio
alla Mecca, portò con sé il dotto e pio Abd Allah ibn Yasin
al-Giuzuli affinché predicasse e divulgasse la vera fede islamica,
convinto che il suo popolo seguisse la religione musulmana in modo troppo
tiepido. Il movimento di riforma religiosa ebbe come centro propulsore un
edificio fortificato (
ribat) costruito su un'isola del Senegal, nel quale
si raccolsero i seguaci di Abd Allah ibn Yasin: intorno a lui si costituì
in breve una comunità di fedeli seguaci (chiamati
al-Murābitūn), che divenne in poco
tempo un ente politico. Da qui scoppiò il
focolaio della guerra santa, allo scopo di convertire gli altri popoli alla vera
fede. Verso la metà dell'XI sec. gli
A. si volsero alla conquista
del Marocco e sotto la guida di Abu Bekr compirono alcune fortunate spedizioni.
Dopo aver sottomesso le tribù infedeli dei Sanhagiah, Sigilmasah,
Awdaghast, il regno di Aghmat, i Sus ed essere arrivato fino ai Paesi sudanesi,
Abu Bekr fu sostituito dal cugino Yusuf ibn Tashfin, il quale fondò la
città di Marrakesh (1062), occupò Fez e conquistò l'Algeria
occidentale. Nel 1086 accorse in Spagna in seguito alla richiesta di soccorso da
parte dei principi musulmani allora preoccupati dalle offensive dei cristiani e
nella battaglia di Zallaka, vicino a Badajoz, fermò la pericolosa
avanzata di Alfonso VI di Castiglia. Nel 1091, impadronitosi di tutta la Spagna
musulmana, la unì all'Impero almoravide: tale annessione fu in
seguito consolidata dal figlio e successore Alī ibn Yusuf (sul trono fino al 1142), che nella battaglia di
Uclés inflisse una dura sconfitta alle truppe di Don Sancio di Castiglia.
Gli
A. giunsero così al culmine della
loro potenza, ma il contatto con popolazioni più ricche e progredite ne
minò via via lo spirito guerresco e l'adesione militante alla fede,
inducendoli ad abbandonare la stretta osservanza delle prescrizioni religiose e
ad uniformarsi a un modello di vita più pacifico. La decadenza
dell'Impero almoravide fu accelerata dal sorgere della potenza degli Almohadi
(V.), che già nel 1125 si erano ribellati
contro Alī ibn Yusuf. Dopo 25 anni di dure lotte gli Almohadi conquistarono tutto l'Impero: Marrakesh cadde nel 1147 e
l'ultimo principe almoravide, Ishaq ibn Alī ibn Yusuf, fu decapitato. Il
dominio degli
A. segnò per il mondo
islamico occidentale un periodo di estremo rigore religioso e di reazione
ortodossa: il lusso fu condannato, la musica avversata, la cultura mondana e la
filosofia disprezzate. L'arte degli
A. derivò i propri elementi
dalla cultura artistica degli Omayyadi di Cordova, anche se modificata da
accenti più severi e spogli: delle loro numerose opere rimangono le
splendide moschee di Algeri e di Tlemcen, le mura della città di
Marrakesh e le torri rotonde della cittadella di Amergan.