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Almanacco.

(dall'arabo al-manakh). Calendario completato da notizie astronomiche, geografiche e storiche. Presso gli Arabi designava un tipo di tavola astronomica dalla quale si poteva dedurre, oltre alla data, la posizione del Sole e della Luna in qualsiasi giorno dell'anno. Con tale funzione l'a. si affermò sin dal 1200, ma solamente in seguito assunse l'attuale significato. Talvolta esso è chiamato anche annuario, e quasi sempre presenta un ampio corredo di disegni o illustrazioni. Può essere altresì dedicato a determinati gruppi di persone che svolgono una stessa attività professionale (a. dei medici o degli avvocati, dei giornalisti). • Encicl. - L'evoluzione dell'a. nel corso dei secoli ha fatto sì che con questo termine venissero denominati generi spesso differenti, che oggi hanno come caratteristiche comuni la periodicità e la natura divulgativa. L'a. già conosciuto dagli Egiziani, dai Cinesi, dagli Ebrei, dai Greci e dai Romani, si diffuse soprattutto con gli Arabi, che diffusero questo tipo di pubblicazione in Europa a partire dal tardo Medioevo. La forma originaria composta da due tavole astronomiche, meteorologiche, religiose, fu in seguito arricchita da notizie pratiche di agricoltura, con oroscopi e previsioni. Il vocabolo iniziò a essere usato in seguito alla diffusione dalle tavole di Profazio Giudeo, scritte in ebraico nel 1300, e tradotte in latino in un opera dal titolo Almanach perpetuum. Successivamente nel corso del XVI sec. gli a. persero progressivamente il loro carattere di pubblicazione perpetua a favore di una periodicità in genere annuale, e si combinarono con il calendario ecclesiastico. Si citano ad esempio le Effemeridi bolognesi del 1554 iniziate da Niccolò Simi continuate poi fino al 1884. La distinzione fra a. e calendario, per quanto riguarda le più antiche e ornatissime edizioni, non è delle più semplici; infatti, spesso, un tipo viene confuso con l'altro, soprattutto perché intorno al 1470 si era andato diffondendo l'uso di pubblicare sia in latino che in lingua volgare i cosiddetti prognosticon o vaticinium destinati ben presto a fondersi con i semplici calendari, dando vita a una specie di giornaletto che anticipava la classica forma dell'a. e che, ovviamente, non poteva più essere considerato un semplice lunario. Tra i più celebri a. stampati dal 1400 ad oggi, il più antico esemplare a stampa fu un'effemeride del 1448 recante le fasi lunari, del Sole e dei pianeti, con relativi commenti e previsioni. Nel 1476 apparve il famoso "calendario" del Regiomontano, stampato da Ratdolt in Venezia. La copertina, ornata di una delicata cornice, reca questi versi: "Questa opra da ogni parte è un libro d'oro / Non fu più preciosa gemma mai / del kalendario che tratta cose assai ma gran lavoro...". In calce il nome di "Bernardus pictor de Augusta". Nel 1513 cominciò a diffondersi una pubblicazione di Norimberga, quella di Peypus, che è forse l'ultimo esempio di calendario unito a un prognosticon per dar vita a un a. di forma un po' composta. Il Nostradamus, dal nome del suo autore (noto indovino e assai discusso mago dell'epoca), destò grande sensazione quando venne diffuso per la prima volta nel 1550. Forse il più prezioso e ricercato fra tutti gli a. rimane quello di Rutilio Benincasa, pubblicato nel 1593 con il nome di A. perpetuo che riprendeva la tradizione dell'a. perpetuo ormai in declino. Scritto in un linguaggio quanto mai rozzo e qualche volta addirittura triviale, esso si addentra nei misteri della cabala e del lotto, dissertando di magia, azzardando profezie ed enunciando regole astronomiche. Pare che della prima edizione sia rimasto un solo esemplare, gelosamente conservato nella Biblioteca Vaticana; l'a. venne poi ristampato più volte, debitamente purgato nella forma per ordine della Congregazione dell'Indice. Nel 1650 i torchi di una ignota stamperia licenziarono l'Arcano delle stelle, in cui erano diligentemente annotati i giorni propizi e quelli funesti alle operazioni chirurgiche e all'intervento dei cerusici. È nel Settecento che l'a. popolare, nella forma del volume o della tabella da appendere alle pareti, ebbe la maggiore diffusione. A lungo, ancora nel secolo scorso, si può dire che l'a. fu l'unica lettura di divertimento e istruttiva dei ceti borghesi e popolani. Celebre esemplare è l'A. delle persone di spirito, composto da un uomo che non è sciocco, di Francesco Chevrier, stampato nel 1750, e nel quale per ogni giorno dell'anno si commentano vita e vicende dei più noti personaggi dell'epoca, con una satira vivace e qualche volta addirittura feroce. Pressappoco della stessa epoca sono due singolari pubblicazioni: Il calendario dei pazzi e L'A. delle dame ad opera di Luigi Coquelet, che si divertì ad abbinare lo scorrere dei mesi e delle settimane con altrettanti nomi di uomini celebri per le loro stranezze o di dame famose sia per la loro bellezza che per facilità di costumi. A Faenza si pubblicò per la prima volta nel 1763 (per continuare sino al 1910) il Giro astronomico ossia Pronostico del vero cabalista Casamia, con predizioni, consigli per il gioco del lotto e commenti sui più rilevanti fatti mondani. Apparvero successivamente a Foligno, Venezia, Loreto e Bologna analoghi a. che vennero stampati in quelle città. Negli ultimi anni della sua esistenza Beniamino Franklin, l'inventore del parafulmine, si cimentò a compilare un A. pennsylvano cui diede il titolo di Pour Richard (Povero Riccardo), cambiato in un secondo tempo in quello di Via alla ricchezza, ovvero il povero Riccardo migliorato, e pubblicato sotto lo pseudonimo di Richard Saunders. Pare che l'interessante pubblicazione, contenente consigli agricoli, notazioni meteorologiche, osservazioni sull'industria, sulle cure domestiche e così via, sia apparsa per la prima volta nel 1737. Nel 1787 vedeva la luce il Doppio pescatore di Chiaravalle, che ancora si pubblica e che seguiva di pochi anni la nascita del delizioso Gran mirandolano ovvero L'astrologo per divertimento, stampato a Carpi (Modena). L'a. venne impiegato anche come mezzo di propaganda politica data la sua immensa popolarità, tanto che durante la Rivoluzione francese venne persino istituito un apposito comitato per la sua redazione. Il governo francese, nel 1791, non trovò di meglio per spiegare al popolo la nuova Costituzione repubblicana, che affidarsi al linguaggio semplice e colorito dell'A. di Père Gerard: anche a Cesena venne pubblicato in quel periodo (1795) un A. istorico politico dove le notizie serie si alternavano a sorridenti divagazioni. Durante gli anni dal 1814 al 1840 in Italia si accese una sorta di lotta tra a. vecchi e nuovi, e sotto la spinta di patrioti ed educatori, l'a. venne a essere il veicolo di idee di progresso e di civiltà. Degna di nota è la serie del Lunario fiorentino dell'insigne filosofo e matematico fiorentino Sesto Cajo Baccelli, vero rampollo dell'estinto Cajo Baccelli, iniziata nel 1835, che si contrapponeva al vecchio Sesto Cajo Boccelli diretto da A. Guadagnoli che aveva una lunga tradizione ma di puro divertimento. Tre anni prima era uscito a Milano un bizzarro A. periodico interessante compilato dal dottor Vesta Verde, presso la tipografia Motta in Santa Margherita 1112. Al Vesta Verde seguirà poi il Nipote del Vesta Verde, edito nel 1848 da Vallardi, che con la sua pregevole fattura e le numerose stampine al tratto riprodotte in gran numero rimane ancor oggi un valido esempio di buon gusto e di documentazione anche sul piano scientifico: dal 1850 al 1860 vi collaborò anche Cesare Correnti, facendone un veicolo di propaganda risorgimentale. Altrettanto interesse suscitarono due a. che si andavano pubblicando in quegli stessi anni a Parma: il Vero diario parmigiano, iniziato nel 1838, e il Solitario parmigiano, attento contemplatore delle stelle e del corso dei pianeti, pubblicato per la prima volta nel 1839. Dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi gli a. non hanno sostanzialmente mutato le loro caratteristiche. Tra i più insoliti e suggestivi, si ricordano: Capricci e bizzarrie (1850); Chi non risega non rosega (in veneziano, 1846); A. del diavolo color di rosa (1868); A. del fumatore e del tabaccone (1872); A. profetico, pittoresco e utile (1872); Minestrone (1879); A. degli atei (1881) e A. bijou. Quest'ultimo pubblicato intorno alla metà del 1800 può essere considerato il più piccolo esemplare di a. che sia mai stato messo in vendita (due centimetri di altezza per uno e mezzo di larghezza): composto di cinquanta pagine con venti illustrazioni, venne stampato in duecento copie numerate, diventate, poi, preziose rarità librarie, tanto che nel 1912 il ricchissimo americano Carnegie ne comprò una copia per la fantastica somma di tremila sterline. Di altra fattura sono gli a. detti speciali come i moderni annuari, nei quali si testimoniano ad esempio i successi delle singole attività e delle scienze. Sorti nel Settecento potevano avere vario carattere. Alcuni riguardavano l'astronomia, e vi predominava la raccolta di fatti astronomici, i dati concernenti la luna, il sole, le stelle, la posizione geografica. Ne sono esempio il Nautical Almanac, pubblicato a Londra nel 1767, che unitosi all'American Ephemerides and Nautical Almanac, ha dato origine all'Astronomical Ephemerides. Dello stesso tipo si ricorda in Francia la Connaissance du temps, in Italia a Bologna le Ephemerides motuum coelestium pubblicate dal 1715 al 1844 e, a Milano, le Ephemerides Astronomicae edite dal 1775 al 1874. Tra le opere contemporanee di simile stampo risultano la rivista Coelum e alcune pubblicazioni di grandi osservatori astronomici (rilevante è ad esempio l'a. stampato da quello di Trieste). Altri a. riguardavano argomenti letterari: ad esempio l'Almanach des Muses edito a Parigi tra il 1765 e il 1833. Questo raccoglieva produzioni prima solo di poesia poi anche di teatro stampate in un anno. Su questo schema sorsero poi in Germania il Musenalmanach für das Jahr 1770 a Gottinga ad opera di C. H. Boie, e il Musenalmanach di Schiller annuale dal 1796 al 1800. Prettamente di argomento teatrale era invece l'Agende historique et chronolgique des theatres des Paris, redatta da F. Parfaict tra il 1735 e il 1737. Tra quelli letterari editi in Italia si possono menzionare l'A. letterario Bompiani stampato tra il 1925 e il 1942 e di nuovo poi nel 1959 che dedica ogni anno a una trattazione specifica e l'A. italiano pubblicato dal 1896. Esistono inoltre calendari di tipo genealogico diplomatico come l'A. di Gotha nato in Germania nel 1763 e tradotto anche in francese fino al 1944. Di questo tipo si ricordano in Italia il Palma Verde che nato privatamente nel 1724 a Torino divenne poi ufficialmente il calendario dei re di Sardegna e, dal 1861 al 1880, annuario generale del Regno di Italia. Si possono infine menzionare quei calendari che hanno valore di manifesti letterari è il caso dell'A. della Voce apparso nel 1915 o del Dada Almanach del movimento omonimo pubblicato nel 1920. • Arte - Le raffigurazioni presenti negli a. ripresero le rappresentazioni delle antiche miniature. Già codici miniati del IV sec. portavano figure astrologiche e astronomiche risalenti alle civiltà babilonesi. E nel IX sec. erano diffuse rappresentazioni personificate dei mesi e delle scene di vita privata. Nel Medioevo molto conosciuti erano i Libri d'Ore che comprendevano anche dei calendari che presentavano temi medievali interpretati sempre con acuto realismo. Gli a. del XIV sec. ripresero tutti questi temi e li stilizzarono creando esempi propri dell'arte popolare. Nel corso del Settecento negli a. traspare il gusto raffinato dell'arte francese. Nell'Ottocento si cimentarono nella decorazione di a. pittori e artisti valenti francesi mentre in Germania prevalse il tema della scena di tipo borghese di gusto Biedermeier. Nel Novecento si distinguono infine due filoni: quello degli a. che diventano manifesti di poetiche artistiche (è il caso del Der Blaue Reiter) e quello degli a. che a mo' di antologie riuniscono capolavori di pittura, scultura, architettura.