(dal francese
alliance). Accordo, intesa. ║
Patto tra due o più Stati fissato in un trattato. Può essere
politica o
militare, soltanto
difensiva o anche
offensiva. • Arald. - Termine usato per
indicare gli
scudi partiti (divisi a metà da una linea verticale
passante per il centro), gli
scudi interzati (divisi in quattro da due
linee di partizione) che portano nel loro campo l'arme di un'altra famiglia. Di
norma tale partizione è originata da matrimonio, da eredità o
altro. Nel blasone così ripartito l'arma gentilizia è sempre posta
nel primo quarto, alla prima partitura di destra, in quella del
capo o
anche sul campo intero. • Dir. internaz. -
Accordo tra più Stati che li impegna a un reciproco aiuto per contrastare
un nemico comune. Si parla di
a. politica quando stabilisce soltanto una
politica uguale tra due Paesi ma generalmente comporta anche una
a. di
tipo militare. Le
a. offensive stabiliscono che vi sia un pretesto per
dare inizio alle ostilità; quelle difensive invece diventano operanti
quando uno degli Stati alleati viene attaccato. Talvolta vengono anche stabiliti
i criteri ossia i casi in cui diventa obbligatorio l'intervento in difesa dello
Stato alleato. Le
a. si distinguono inoltre in bilaterali o multilaterali
a seconda del numero dei partecipanti; inoltre possono essere temporanee o
permanenti.
Casus foederis è chiamato il fatto che determina
l'intervento dell'alleato. I trattati di
a. possono inoltre disporre
particolari obblighi secondari tra Stati alleati ad esempio lo scambio di
informazioni strategiche, o quello di consultazioni periodiche. È da
distinguere inoltre l'
a. dal trattato di garanzia che stabilisce
anch'esso l'intervento armato da parte di uno Stato garante ma non comporta
all'inverso il medesimo atto da parte dello Stato assistito; inoltre le
a. sono differenti dalla cobelligeranza e dalla associazione militare: la
prima è semplicemente una situazione di fatto per cui due Paesi si
trovano a combattere insieme; la seconda stabilisce che uno Stato entra in
guerra a fianco di un altro già belligerante.
• Etn. -
A. del sangue: usanza per cui
individui di una stessa tribù o di tribù diverse si impegnano,
mescolando il proprio sangue attraverso piccole ferite, a mantenere un patto di
fratellanza fino alla morte. È un'usanza antica ancora praticata nel
Sudan, in Indonesia, nella Nuova Guinea. Tra gli zingari fa parte del rito
matrimoniale. • Rel. - Vincolo che stabilisce
una fratellanza fra due persone o gruppi, che si giurano reciproca
fedeltà di fronte agli dei. Era un rito praticato nella antica Grecia (ne
sono un esempio le leghe sacre dette
Anfizionie che erano delle unioni
tra più città che avevano un santuario unico in comune), oppure a
Roma (riti dei sacerdoti feziali). Nel mondo romano in particolar modo gli
uomini stabilivano una
a. con gli dei detta
pax deorum: con questa
i romani cercavano di garantirsi l'aiuto e la protezione degli dei in cambio di
sacrifici e riti periodici. Nell'Antico Testamento si parla di
a. di Dio
con Noè, con Abramo e Mosè, rappresentanti del popolo di Israele.
L'
a. di Dio, Jahweh, con il popolo ebraico caratterizza infatti tutta la
storia della Bibbia. Essa stabilisce l'impegno del popolo di Israele a obbedire
alla legge divina, ad avere fiducia in Dio e a coltivare l'amore per lui per
ottenere la Terra promessa. Secondo la Bibbia quattro sono le
a. con
Adamo e con l'umanità da lui discendente, con Noè e con
l'umanità postdiluviana, con Abramo e la sua discendenza e con
Mosè, ossia con le dodici tribù di Israele uscenti dall'Egitto. Le
prime erano dette universali, le seconde particolari in quanto, in questo caso,
Dio prendeva a protezione un popolo ma in cambio pretendeva da questo alcuni
doveri (ad Abramo chiese la prova della sua fede, alle dodici tribù
impose il decalogo e molte delle leggi del Pentateuco). Tra i riti che sancivano
l'
a. vi erano la divisione in due di un animale fra le parti contraenti,
oppure in epoca più tarda si versava del sangue sull'altare e sul popolo
durante la lettura delle condizioni del patto. Durante l'epoca della prigionia
in Egitto, Geremia e Ezechiele profetizzarono una nuova
a., la quinta.
Alle soglie del Nuovo Testamento gli Esseni rifacendosi a questa tendenza
profetica parlarono di questa nuova
a. supposta in molti passi. Ed
è appunto nel Nuovo Testamento che con il messaggio di Cristo, si
realizza la nuova
a. che viene intesa come estesa a tutto il mondo, e a
tutti gli uomini, e per la quale la Terra promessa non è più la
nazione ebraica, il suolo palestinese, ma, superando ogni riferimento materiale,
diventa la salvezza eterna. Questa
a. è eterna, universale, e
molti passi del Nuovo Testamento accentuano il fatto che si tratti di una
a. nuova, che ha alla base una nuova vittima, il Cristo, del sangue
nuovo. Da tale terminologia discende la divisione della Bibbia nelle due parti
del Vecchio Testamento e del Nuovo Testamento, corrispondenti rispettivamente
alla vecchia e alla nuova
a.