Stato (2.381.741 kmq; 31.376.000 ab.) dell'Africa
settentrionale. Confina a Ovest con il Marocco, a Sud-Ovest con la Mauritania e
il Mali, a Sud-Est con il Niger e a Est con la Libia e la Tunisia; a Nord si
affaccia sul Mediterraneo. Capitale: Algeri. Città principali: Orano,
Bejaia, Annaba, Sidi-Bel-Abbès, Costantina, Tlemcen, Blida, Mascara e
Sètif. Ordinamento: Repubblica presidenziale. Moneta: dinar algerino.
Lingua ufficiale: arabo; sono parlati il francese e dialetti berberi. Religione:
musulmana.
GEOGRAFIA
Morfologia: occupato prevalentemente dal
deserto del Sahara, il territorio algerino comprende un vasto altopiano, con
un'altitudine che varia dai 700 ai 1.400 m, separato dalla fascia costiera da
due catene montuose. Si distinguono tre zone geografiche: a Nord le catene
costiere dell'Atlante, del Tell e dell'Atlante Sahariano, che comprende vari
massicci, il più alto dei quali è l'Aurès (2.330 m); al
centro il Kibla, zona stepposa ricca di paludi salate; a Sud il deserto del
Sahara, nel quale si alternano una zona sabbiosa e una zona rocciosa. Il Sahara
algerino (2.000.000 kmq) costituisce un'immensa piattaforma su cui si ergono
rilievi di natura vulcanica che, come l'Hoggar, raggiungono anche quote di 3.000
m. ║
Idrografia: i fiumi (Tafua, il Chélif e il Seybuse)
nascono tutti dall'Atlante e sfociano nel Mediterraneo dopo un corso molto
tortuoso; hanno sponde basse, non sono navigabili e dopo la piena invernale,
rimangono asciutti per vari mesi all'anno. I torrenti dell'altopiano non
sfociano nel mare, ma si esauriscono in aree depresse,
sciott, dove le
loro acque evaporano o vengono assorbite dal suolo. ║
Clima:
è mediterraneo sulla fascia costiera; la temperatura media estiva non
supera i 25 °C, mentre quella invernale non scende sotto i 10 °C.
Sull'Atlante il clima è continentale, con escursioni giornaliere e
stagionali notevoli. Nella parte meridionale della regione si hanno escursioni
termiche stagionali e notturne rilevanti.
ECONOMIA
La situazione economica algerina è
caratterizzata da uno stato di profonda arretratezza ed è aggravata dal
fatto che la popolazione vive concentrata nelle poche aree adatte agli
insediamenti e alle colture. Le colture principali, concentrate per lo
più attorno ad Algeri e a Orano, sono: il frumento, l'avena, l'orzo e i
prodotti ortofrutticoli (patate, pomodori, fichi, agrumi, datteri, mele, pere,
albicocche); diffusa la coltivazione dell'olivo e della vite. Prodotti di
esportazione sono il tabacco, il cotone, il lino, il sughero. Il patrimonio
zootecnico è costituito da pecore, capre, nonché da bovini, equini
e cammelli. Notevoli la pesca e la pollicoltura. L'industria non è molto
sviluppata; tuttavia esistono manifatture tessili, cantieri navali a Orano e ad
Algeri, fabbriche di prodotti della gomma e chimici (acido nitrico, cloridrico e
soda caustica), saponifici, cementifici, pastifici, manifatture di tabacchi, a
cui si sono aggiunte, con l'aiuto finanziario della Francia, dell'Egitto e del
Fondo Monetario Internazionale, acciaierie, fabbriche di pneumatici, impianti di
raffinazione del petrolio e di liquefazione del gas naturale, aziende per la
produzione di concimi chimici e il montaggio di autoveicoli. L'artigianato
è fiorente: si producono in quantità tappeti, oggetti di
oreficeria, ceramiche. I giacimenti minerari alimentano una cospicua
esportazione e danno ferro, proveniente dal Tell e da Costantina, piombo,
manganese, uranio, zinco, fosfati, mercurio, sale e carbone dalle zone
dell'Ouenza e di Tindouf.
STORIA
Abitato sin dall'antichità da genti
berbere (Numidi, Mauri, Getuli), il territorio algerino fu colonizzato lungo la
costa dai Fenici, e fu interessato dagli eventi che si verificarono nell'Africa
nord-occidentale a partire dal IV sec. a.C. Assoggettata a Roma nel 46 a.C.,
l'
A. costituì nel 42 d.C. la Mauritania Cesariense, provincia
governata da funzionari amministrativi dipendenti dall'imperatore. Passata sotto
il dominio dei Vandali dal 430 circa fino al 533, la regione venne in seguito
conquistata da Bisanzio. Assoggettata definitivamente dagli Arabi nel corso
dell'VIII sec., l'
A. condivise per qualche tempo con Tunisia e Marocco le
sorti dell'Oriente arabo. In seguito alla formazione di dinastie locali e alle
frequenti lotte tra le varie tribù berbere, si produsse lo sfaldamento
progressivo della sua compagine territoriale, che venne frazionandosi in
numerosi emirati, politicamente autonomi. La terribile invasione dei nomadi
arabi di Benu Hilal nel corso dell'XI sec. segnò il passaggio dei
territori costieri agli Arabi, che vi si insediarono definitivamente
costringendo le tribù berbere a ritirarsi nelle zone montuose
dell'interno e nel Sahara. Lungo le coste andò sviluppandosi il fenomeno
della pirateria, che assunse dimensioni preoccupanti in seguito alla
costituzione, nel XVI sec., dello Stato barbaresco di Algeri, contro cui le
potenze europee intervennero a più riprese, sino alla spedizione francese
del 1830, conclusasi vittoriosamente nel 1847. Tuttavia, la guerriglia scatenata
da varie tribù si protrasse per oltre un trentennio e solo verso la fine
del secolo fu lasciata via libera all'intensa colonizzazione francese. Il
risultato del massiccio insediamento di coloni (nel 1911 gli Europei residenti
erano già 752.000) ebbe come conseguenza lo smantellamento totale
dell'organizzazione sociale arabo-berbera, sconvolta dalla confisca delle terre
alle tribù indigene e da un'intensa politica di assimilazione tesa ad
annullare i caratteri distintivi dell'individualità nazionale algerina.
Le rivendicazioni indipendentistiche si andarono manifestando con crescente
determinazione fino alla costituzione di movimenti nazionalisti. Nel corso della
seconda guerra mondiale furono gettate le basi per una radicale trasformazione
politica del Paese. All'imponente manifestazione anticoloniale svoltasi nel
maggio 1945, in coincidenza con la celebrazione della vittoria, la Francia
rispose adottando una serie di provvedimenti, tra cui, nel 1947, la concessione
di assemblee locali, insufficienti tuttavia a soddisfare le aspirazioni
democratiche degli algerini. I movimenti nazionalisti, costituitisi in un fronte
unico, il Fronte di liberazione nazionale (FLN), scatenarono la lotta armata,
replicando all'irrigidimento francese con la creazione al Cairo, nel settembre
1958, del GPRA (Governo provvisorio della Repubblica algerina). Respinte le
proposte di De Gaulle per una resa incondizionata, il governo in esilio si
dichiarò disposto al negoziato, sotto il controllo dell'ONU. I negoziati
poterono essere però avviati a Evian solo dopo un ulteriore inasprimento
della lotta (offensiva di Mitidja, gennaio 1960) e dopo lo scatenamento
dell'azione antigollista da parte dei colonialisti estremisti, culminata nel
putsch di Algeri (aprile 1961). I negoziati aprirono la strada ai
successivi accordi per la cessazione del fuoco (marzo 1962) e al referendum per
l'autodeterminazione che, a maggioranza plebiscitaria, decretò (1 luglio)
l'indipendenza del Paese. Con la fine della lotta armata si aprì un'aspra
contesa politica fra i capi nazionalisti, e particolarmente tra Ben Keddha,
presidente del GPRA e il leader del FLN, Ben Bella, che creò un Ufficio
politico in aperto contrasto con il GPRA, assicurandosi l'appoggio
dell'esercito. Consapevole del peso determinante dell'esercito, Ben Bella non
ridusse lo spazio politico delle forze armate neppure dopo essere rimasto
padrone del campo. Infatti, dopo l'approvazione della nuova Costituzione, di
tipo presidenziale (settembre 1963), assegnò la vicepresidenza al
colonnello Houari Boumedienne. Nel 1965 un colpo di Stato militare
defenestrò Ben Bella portando al potere il colonnello Boumedienne, il
quale instaurò un regime militare con a capo un Consiglio della
rivoluzione. Il corso "rivoluzionario" rimase immutato nei programmi del nuovo
governo, che si mantenne fedele ai principi del Socialismo e dell'Imperialismo.
Il regime di Boumedienne andò via via consolidandosi nel successivo
decennio, tanto che nel 1976 un referendum popolare riconfermò a
stragrande maggioranza il leader alla guida del Paese. Nel 1978, alla sua morte,
l'
A. aveva profondamente mutato il suo volto, nel quadro di una
sostanziale stabilità politica, offuscata solo dall'attrito con il
Marocco, per il sostegno algerino alla causa dell'indipendenza dell'ex Sahara
spagnolo. Nel 1979, fu eletto presidente della Repubblica Benjedid Chadli,
candidato unico espresso dall'FLN, che impresse all'
A. una decisiva
svolta politica, ridimensionando le correnti di "destra" e di "sinistra" in seno
allo stesso FLN e rafforzando la sua leadership personale. I disordini maturati
nel 1980 tra la popolazione berbera, in rivolta contro l'"arabizzazione"
accelerata del Paese, non scossero la sua immagine e Chadli, nell'ottobre del
1980, liberò Ben Bella, il simbolo dell'opposizione algerina. Nel quadro
dei rapporti internazionali la sua gestione politica si segnalò invece
per una spiccata tendenza a fare dell'
A. uno dei Paesi guida tra le
Nazioni non allineate, senza trascurare l'allacciamento di rapporti
economico-commerciali con i Paesi dell'Occidente. Nel 1984 Chadli venne
riconfermato presidente, intensificando così l'attività politica
di apertura verso il mondo occidentale. Nell'ottobre del 1988 gruppi
integralisti fomentarono una rivolta popolare nelle strade di Algeri contro il
FLN guidato dal presidente Chadli, che, in risposta, annunciò un
referendum su alcune riforme istituzionali. In quell'occasione, il corpo
elettorale approvò a larghissima maggioranza una serie di modifiche alla
Costituzione, tra cui il rafforzamento dei poteri del primo ministro e
dell'Assemblea nazionale. Alla fine del 1988 alle elezioni presidenziali si
riconfermò per la terza volta il candidato dell'FLN Chadli Benjiadid;
qualche mese più tardi fu approvata una nuova Costituzione che apriva la
strada alla liberalizzazione economica e al multipartitismo. Con questa storica
decisione, cui fece seguito l'approvazione di una nuova legge elettorale (1989),
venne ufficialmente sancita la fine del monopolio politico del FLN. Nel 1990 si
svolsero le prime elezioni libere, le quali decretarono il successo del FIS
(Fronte di salvezza islamico), che conquistò circa il 55% delle
amministrazioni locali. Alla fine dell'anno, con una decisione molto contestata
dalle forze socialiste, l'Assemblea nazionale vietò l'uso del francese e
della lingua berbera, imponendo l'uso dell'arabo. Nel 1991 fu approvata una
nuova legge elettorale (che prevedeva un collegio uninominale a doppio turno,
con ballottaggio) che però venne osteggiata dal FIS. Alla fine dell'anno
si svolsero le prime elezioni parlamentari (invalidate peraltro il mese
seguente), vinte dal FSI, ma a distanza di poche decine di giorni il primo
ministro Sid Ahmed Ghozali, con l'appoggio dell'esercito, si impadronì
del potere, costringendo alle dimissioni il presidente Chadli. Il fautore del
golpe affidò il potere a un Alto Comitato, che dichiarò fuori
legge il FSI. Qualche mese più tardi, il potere passò nelle mani
di un Consiglio consultivo nazionale, che impose un radicale cambiamento
politico, senza la partecipazione di FSI e FLN. Dopo il colpo di Stato e in
conseguenza del cambiamento ai vertici politici l'
A. divenne
quotidianamente teatro di sanguinosi scontri e attentati terroristici. Nel 1994
fu eletto presidente Liamine Zeroual, generale in pensione e ministro della
Difesa. La guerra civile continuò per tutto il 1995 e, nonostante un
certo vantaggio militare ottenuto dal Governo, la sconfitta
dell'opposizione fondamentalista non fu possibile. Anche i tentativi
politici per uscire dal conflitto non diedero grossi risultati. All'inizio
dell'anno, dopo essersi incontrati a Roma, il FIS, il FLN, il FFS e i
fondamentalisti moderati di Hamas proposero al Governo di mettere fine alla
violenza, di liberare i prigionieri politici e dar vita a un Governo di
unità nazionale che avrebbe indetto le elezioni. Nonostante
l'appoggio di Spagna, Stati Uniti, Francia e Italia, la proposta non fu
accettata da Zeroual; il presidente algerino continuò la guerra contro i
fondamentalisti e indisse elezioni presidenziali per novembre 1995. Il FIS, il
FLN e il FFS boicottarono le elezioni, che Zeroual vinse con il 61% del voti,
contro il 25% del moderato Mahfoud Nahnah. Nonostante la presenza di osservatori
internazionali, permasero forti dubbi sulla trasparenza degli scrutini. Nei
primi mesi del 1996 il Governo guidato da Zeroual, che sembrava contare
sull'appoggio del nuovo gruppo dirigente del FLN, ottenne importanti
vittorie militari e proseguì il piano di aggiustamento strutturale
previsto dal FMI, accentuando il crescente impoverimento di gran parte della
classe media e dei settori più sfavoriti. Il mese di gennaio 1997 fu
particolarmente violento e il GIA (Gruppo Islamico Armato, nato dalla scissione
della guerriglia fondamentalista), dimostrò di avere un'alta
capacità operativa; più di 200 persone morirono in diversi
attentati ponendo il Governo in stato di massima allerta. Con
l'avvicinarsi della data delle elezioni politiche, fissate per il 5
giugno, la violenza si accentuò. Le elezioni diedero la maggioranza
relativa al partito governativo che ottenne 155 dei 380 seggi. Il gruppo
islamico moderato, Movimento per una Società Pacifica, conquistò
69 seggi, il FLN 64 e il Fronte delle Forze Socialista 19, come il Gruppo per la
Cultura e la Democrazia. Il FIS, che aveva invitato a boicottare le elezioni, si
dichiarò soddisfatto del tasso di astensioni che raggiunse il 34%.
Nell'agosto 1997 il leader del FIS, Abasi Madani, appena liberato,
confermò la disponibilità del suo movimento a porre fine alla
violenza attraverso il dialogo con il Governo. Tuttavia, in quello stesso mese,
il massacro di circa 300 persone in una piccola località a Sud di Algeri,
considerato l'atto più violento dei guerriglieri islamici
dall'inizio della guerra civile, allontanò ancora una volta la
possibilità di mettere fine al conflitto. In ottobre, il trionfo del
partito governativo nelle elezioni per i comuni e le province confermò il
predominio della coalizione di Governo, ma lasciò poche speranze in un
cambiamento. L'arresto in Belgio, a marzo del 1998, di un gruppo di
militanti islamici algerini fu definito dalle autorità belghe un primo
passo verso lo smantellamento delle basi europee del GIA. Le elezioni
anticipate del 1999, vinte dal candidato governativo Abdelaziz Bouteflika,
vennero boicottate dall'opposizione, che denunciò poi
un'affluenza alle urne molto più bassa (il 23%) di quella
dichiarata dal Governo (il 60%). Il 6 giugno 1999 l'Esercito islamico di
salvezza, braccio armato del FIS, annunciò l'abbandono della lotta
armata; la decisione aprì nuove prospettive per la pacificazione del
Paese. Dall'aprile 2001, in seguito all'uccisione di un giovane studente in
una caserma della polizia di Tizi-Ouzou, capitale della Cabilia, nella regione
berbera che da anni rivendica la propria autonomia da Algeri e la salvaguardia
delle proprie specificità culturali riesplose la rivolta, repressa
violentemente dalle forze dell'ordine algerine. Nonostante il riconoscimento
del
tamazight, la lingua berbera parlata dai Cabili, da parte del Governo
algerino (ottobre 2001), anche nel 2002 la Cabilia continuò a essere terra
di scontri violenti tra indipendentisti e polizia. Nel frattempo nel novembre 2001
piogge torrenziali si abbatterono sul Nord dell'
A., e in particolare su Algeri,
dove un'ondata di fango sommerse interi quartieri, provocando la morte di centinaia
di persone. Nel maggio 2002 le elezioni legislative, svolte in un clima di tensione
e violenza, si conclusero con la vittoria scontata dell'FLN che conquistò
la maggioranza assoluta imponendosi sul Raggruppamento nazionale democratico (RND).
Le consultazioni, boicottate da quattro formazioni di opposizione e dalla minoranza
berbera, registrarono un'affluenza alle urne particolarmente scarsa (47,09%). In agosto
il Fondo Monetario Internazionale decise di offrire al Paese 89 milioni di dollari
per la predisposizione di misure di sicurezza contro alluvioni, terremoti e disastri
naturali. Nonostante l'interessamento internazionale, le violenze provocate da integralisti
islamici e le rivolte continuarono in tutta l'
A., con particolare recrudescenza
nella regione della Cabilia dove, nell'ottobre 2002, si svolsero le elezioni amministrative.
Solo nei primi giorni di gennaio 2003 il numero delle persone massacrate da gruppi integralisti
ammontava a oltre un centinaio. Nel maggio 2003 un pesantissimo sisma con intensità
pari al 9° della scala Mercalli colpì il Nord del Paese, provocando danni ingenti alla
maggior parte delle costruzioni, causando la morte di oltre 2.000 persone e il
ferimento di oltre 9.000. Forte fu la reazione della popolazione verso il Governo
e il presidente Bouteflika, accusato di negligenza nei confronti della politica
edilizia del Paese. Nonostante ciò, nell'aprile 2004 Bouteflika venne riconfermato alla
guida dell'
A. Nel maggio 2005 Bouteflika indisse un referendum, che prevedeva
un indulto per coloro che avessero messo fine alle loro attività armate, che passò con
il 97,43% dei voti. Il 1° marzo 2006 entrò in vigore la "Carta per la pace e la
riconciliazione nazionale", che stabilì la riduzione di pene nei confronti di
fondamentalisti ed estremisti e previde risarcimenti economici alle famiglie delle
150.000 vittime e delle 7.000 persone scomparse durante la "sporca guerra" degli anni
Novanta. Nel mese di maggio il segretario generale del FLN Abdelaziz Belkhadem venne
nominato capo del Governo.
ARTE
Salvo alcuni graffiti rupestri, le manifestazioni
più importanti dell'arte algerina appartengono all'epoca storica, come ad
esempio le costruzioni (
djedar) quadrangolari con camera mortuaria
interna che si trovano nel dipartimento di Orano. Alcuni grandi mausolei pare
derivino da forme indigene, ma sono evidenti gli influssi esterni, come nel
"Medracen" a Sud di Costantina. Molti sono i resti di epoca romana:
fortificazioni, fori, templi, terme, porte, ponti, porticati, teatri,
anfiteatri, cisterne, acquedotti e numerosissimi archi a forma semplice o
elaborata (archi di Caracalla a Djemila e a Tebessa, arco di Traiano a Timgad,
ecc.), oltre a sarcofaghi di tipo occidentale. Poco diffuse sono le stele
funerarie e i rilievi votivi, dove più manifesti sono gli elementi
indigeni. Timgad, circondata dai monti dell'Aurès, si conforma a uno
schema urbanistico molto regolare, mentre Djemila è la più libera
dal riferimento a modelli precisi, e possiede una suggestiva piazza irregolare
con portico, colonnato e due templi addossati alla collina, che costituisce il
più notevole complesso architettonico dell'Africa romana. Modeste sono le
abitazioni, più ricche le ville in campagna, che posseggono torri,
loggiati e bellissimi mosaici. I mosaici geometrici, a soggetto mitologico, di
caccia e campestre, sono molto diffusi; ricordiamo quelli di Timgad, Djemila,
Ippona, Cherchel; in quest'ultimo centro, abbellito dal re di Mauritania Giuba
II, latinizzato e amante dell'arte, sono inoltre state ritrovate buone copie di
statue classiche e, nel circo, una colossale statua di Augusto. Tra il VI e il
XVI sec. non esiste una vera e propria arte algerina: tutta la produzione
artistica risente infatti degli influssi arabi, mesopotamici, egiziani (specie
nella decorazione) e persiani (nella ceramica). Sono gli artigiani di Andalusia
che costruiscono le moschee e i palazzi. Nel XVI sec. i Turchi importano il loro
stile nelle moschee (cupola schiacciata e marmi scolpiti) e le caratteristiche
case bianche a cubo. Più tardi i Francesi, solo superficialmente
interessati alle forme locali, introducono gli stili occidentali. Ad Algeri, nel
museo Stéphane Gsell, sono raccolti numerosi reperti e testimonianze
dell'arte islamica dell'Africa settentrionale.
Cartina dell'Algeria
Sahara: la "kesria", l'artigianale sistema di distribuzione dell'acqua in uso all'oasi di Timimoun
Timgad (Algeria): l'arco di Traiano
Il Grande Erg nel deserto del Sahara
Il paesaggio del Tassili n'Ajjer, in Algeria
Resti della cinta muraria di al-Mansura presso Tlemcen, in Algeria