(dall'arabo
al-giabr: restaurazione, riduzione). Ramo
della matematica che prende in considerazione insiemi di oggetti, nei quali
vengono definite formalmente determinate operazioni che sono eseguite sugli
oggetti stessi. Spesso si distingue una
a. elementare o
classica,
da un'
a. moderna o
astratta. In realtà, una simile
distinzione si giustifica esclusivamente per motivi storici, poiché la
prima è una particolare esemplificazione dei risultati ottenuti dalla
seconda. Va inoltre considerato che molti concetti e tecniche dell'
a.
moderna si sono sviluppati come problemi sorti storicamente in seno
all'
a. classica. ║
A. classica: studia le operazioni proprie
del calcolo letterale e in particolare la teoria delle equazioni o sistemi di
equazioni con una o più incognite. L'
a. nacque originariamente in
Egitto con l'intento di facilitare la soluzione di problemi contenenti elementi
incogniti. Oltre agli Egiziani anche i Babilonesi e i Greci si occuparono di
problemi algebrici, non arrivando tuttavia a trovare una soluzione generale
delle equazioni di secondo grado. Tra il IX e il X sec., gli Arabi raccolsero
l'eredità dei matematici greci sviluppando contemporaneamente l'interesse
per la matematica applicata e preoccupandosi del calcolo effettivo. Il loro
contributo originale consiste nell'elaborazione di quel complesso di regole e
operazioni che stanno alla base dell'
a. elementare. L'
a. araba fu
introdotta in Europa verso il XIII sec., grazie soprattutto all'opera di
Leonardo Fibonacci da Pisa (
Liber abaci, 1202), suscitando un notevole
interesse, poiché consentiva di risolvere con rapidità e
semplicità una serie di problemi pratici, legati soprattutto alle
attività commerciali. Ebbe così origine una vera e propria scuola
italiana, che si affermò nel Rinascimento, prefiggendosi di ordinare in
modo razionale la teoria algebrica fino ad allora acquisita. Un'opera
fondamentale di questo periodo è la
Summa de arithmetica, scritta
nel 1487 da Luca Pacioli. I successi dei matematici italiani (in particolare per
ciò che riguarda la formula risolutiva generale delle equazioni di terzo
e quarto grado) furono proseguiti dai francesi, culminando con l'opera di
Viète e con quella di Cartesio (1636). A questi due studiosi si deve
l'algebrizzazione della geometria che portò in seguito alla nascita della
geometria analitica. Dopo un periodo di stasi, l'
a. tornò alla
ribalta con i grandi matematici del XVIII sec., da L. Euler, a J. d'Alembert, da
I.L. Lagrange, a S. Laplace e a C.F. Gauss. A Gauss, in particolare, si deve la
prima dimostrazione rigorosa del teorema fondamentale dell'
a., secondo il
quale ogni equazione di grado n ha n soluzioni uguali o distinte (1799). Il
teorema di Ruffini-Abel (1799-1826) dimostrò invece
l'impossibilità di generalizzare il risultato relativo alle equazioni di
secondo, terzo e quarto grado e di indicare una formula generale per il calcolo
della soluzione di equazioni oltre il quarto grado a partire dai coefficienti e
utilizzando le quattro operazioni e l'estrazione di radice. Nel XIX sec., i
matematici presero in considerazione nuovi tipi di insiemi non più
costituiti da numeri, bensì da altre entità matematiche
(omografie, matrici, simmetrie e così via), con operazioni analoghe a
quelle valide per i campi numerici classici. Questi nuovi orientamenti nello
studio dell'
a. stanno alla base dell'
a. moderna. ║
A.
moderna: si occupa principalmente delle strutture più semplici, sia
di tipo numerico, che di tipo geometrico, nonché di tipo astratto. Alla
base di questi nuovi orientamenti si trova la teoria delle sostituzioni,
introdotta grazie a matematici quali J.L. Lagrange, A. Vandermonde, K.F. Gauss,
P. Ruffini, A.L. Cauchy ed E. Galois. A quest'ultimo, in particolare, si devono,
da un lato lo studio dei gruppi di permutazioni associati alle equazioni
algebriche, dall'altro l'approfondimento della teoria generale dei gruppi. Su
questi concetti, la scuola tedesca (P.G.L. Dirichlet, E.E. Kummer, R. Dedekind e
D. Hilbert) elaborò la teoria dei numeri algebrici, per mezzo della quale
si giunse ad approfondire tutta una serie di nozioni dell'
a. astratta.
Lo studio della teoria dei gruppi permise, a sua volta, di definire nozioni
quali gruppo astratto, spazio omogeneo, gruppi lineari, gruppi infiniti e
così via. Un tentativo per riunire tutti gli sviluppi dell'
a.
moderna è stato fatto da un gruppo di matematici francesi e americani
(sotto lo pseudonimo collettivo di N. Bourbaki) attraverso la monumentale opera
Elementi di matematica. Passiamo ora ad analizzare quelle che sono le
principali strutture dell'
a. moderna. Assegnato un insieme e definita in
esso un'operazione (chiamata anche
legge di combinazione), l'ente
matematico che si ottiene - con le operazioni - viene detto
struttura
algebrica. Se per esempio si considera un insieme di 3 elementi (indicati
dalle lettere
a,
b,
c), in esso viene assegnata una legge
di combinazione (contraddistinta dal segno *) mediante la seguente
tabella:

Ciò
significa che il risultato, ad esempio, dell'operazione a*b, è l'elemento
che si trova all'incrocio tra la linea corrispondente ad
a e la colonna
corrispondente a
b; cioè, in questo caso, l'elemento
c. Si
osservi che non si precisa la natura dell'operazione introdotta: semplicemente,
la si considera nota se, presi due elementi qualsiasi, si conosce sempre il
risultato dell'operazione eseguita su di essi. Quindi si esamina la struttura
ponendosi due problemi relativi all'individuazione, in primo luogo, delle
proprietà dell'operazione che sono rispettate da qualsiasi coppia di
elementi e, in secondo luogo, di quelle che eventualmente valgono per singoli
elementi. Nel nostro esempio:
a*
b b*
a,
a*
c c*
a,
b*
c c*
b
(cambiando l'ordine degli elementi, non cambia il risultato:
proprietà
commutativa);
a*
c b*
c c*
c c
(con qualsiasi elemento si componga *
c il risultato è sempre
c: si dice che l'elemento
c è l'elemento permesso). Le
conclusioni a cui si perviene si estendono automaticamente a tutte le strutture
equivalenti (o, per indicare il termine più appropriato, isomorfe). Ad
esempio, scegliendo come operazione la ricerca del minimo comune multiplo
(m.c.m.) per l'insieme costituito da tre numeri 2, 3, 6, si ottiene la
tabella:

È
immediato riscontrare la stretta analogia con il caso presentato in precedenza.
Ma allora, anche qui avremo un'operazione commutativa e un elemento permesso, il
6. Riassumendo, si può dire che l'oggetto dello studio è
costituito da alcuni "tipi standard" di strutture (come per esempio
gruppi,
anelli,
corpi,
spazi lineari), le quali
presentano proprietà di particolare interesse. Tali proprietà
saranno, a loro volta, condivise da tutte le strutture equivalenti che si
presentano in concreto. Proprio nella generalità dei risultati
così raggiunti consiste l'efficacia della "astrazione" compiuta.