(dal latino tardo
alphabetum, der. delle due prime
lettere dell'alfabeto greco
álpha: a e
béta:
b).Serie di segni (lettere) mediante i quali si esprimono i suoni fondamentali
di una lingua. ║
A. fonetico: sistema convenzionale di simboli
caratterizzati da una precisa corrispondenza tra grafia e suono. ║
A.
Braille: V. BRAILLE, LOUIS. ║
A. Morse: V. MORSE, ALFABETO.
║
A. cirillico: V. CIRILLICO. • St.
- Le scritture antiche come quella geroglifica egizia (V. GEROGLIFICO), quella
cuneiforme mesopotamica (V. CUNEIFORME), quella geroglifica ittita,
rappresentavano i vari oggetti con dei simboli, degli ideogrammi che indicavano
anche la loro funzione. Le parole che non si potevano rendere con disegni
(concetti astratti) erano rappresentate mediante segni di altre parole di
pronuncia simile. Progressivamente si passò dagli ideogrammi ai
fonogrammi, ossia a rappresentazioni di suoni non di parole. Tale evoluzione
continuò nell'Egiziano fino a giungere a un
a. di 24 segni, ognuno
corrispondente a una sola consonante. Né la scrittura egiziana né
quella mesopotamica rinunciarono però all'uso degli ideogrammi che
rimasero accanto ai segni di uguale valore indicanti un suono, rendendo
complessa la lettura. In seguito si ricorse a sistemi più semplici. Nelle
iscrizioni sinaitiche del XVIII sec. a.C. si incontrano i caratteri
protosinaitici derivati per acrofonia dal sistema egiziano. Altre scritture
furono invece sillabiche come quella usata a Biblo nel II millennio a.C. e
quella diffusa a Cipro e a Creta: la lineare A e la lineare B. Ai Fenici,
considerati gli inventori dell'
a. nel senso attuale del termine, si deve
l'eliminazione totale degli ideogrammi sostituiti con segni convenzionali in
numero limitato. Il nuovo e facile sistema di scrittura, costituito solo da 22
segni, ebbe rapidissima diffusione tra i popoli semitici. Sorsero in tal modo
gli
a. nordsemitici (aramaico, samaritano, nabateo, palmireno, siriaco,
mandeo, arabo) e sudsemitici (lihjanitico, safaitico, thsmudeno, mineo, sabeo,
himajaritico). I Greci, che avevano frequenti contatti con i Fenici, elaborarono
un
a., adattandolo alle necessità della loro lingua. Tra i vari
a. greci locali, quello ionico divenne presto comune a tutto il mondo
greco. Dalla Grecia l'
a. si diffuse presso gli Arabi e i popoli italici.
Tra gli
a. italici assunse grande importanza quello etrusco, composto
dapprima di 26 e poi di 20 segni, di cui quello latino rappresenta la
continuazione. La scrittura presso i Latini cominciò a essere diffusa nel
VII sec. a.C.; la più antica testimonianza, tuttavia, costituita da una
lapide (
lapis niger) del Foro con un'iscrizione probabilmente religiosa
risale al V sec. a.C. L'
a. latino, composto dapprima di 21 lettere, poi
per tutta l'età imperiale di 23, fu adattato sia allo stile epigrafico
(lapidi, monumenti), sia allo stile corsivo (per scrivere sulle tavolette di
cera e sui papiri). Apprezzato per le sue doti di chiarezza e semplicità
l'
a. latino ebbe immediata diffusione presso tutti i popoli occidentali.