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Albanìa.

Stato (28.748 kmq; 3.138.000 ab.) della penisola balcanica sud-occidentale. Confina a Nord con il Montenegro e la Serbia, a Nord-Est con la Macedonia, a Sud-Est con la Grecia e a Ovest si affaccia sul Mare Adriatico e sul Canale d'Otranto. Capitale: Tirana. Città principali: Cërrik, Kavajë, Kuçovë, Laç, Patos. Ordinamento: Repubblica parlamentare. Moneta: lek. Religione: musulmana; esistono minoranze ortodosse e cattoliche. Popolazione: è essenzialmente composta da Albanesi; sono presenti minoranze di Greci e Macedoni.

GEOGRAFIA

Morfologia: la costa che si affaccia sull'Adriatico si presenta bassa e poco frastagliata fino alla baia di Valona, davanti alla quale si trova la piccola Isola di Saseno. In alcuni tratti sorgono paludi e lagune; si incontrano inoltre ampie insenature come il golfo di Durazzo. Da capo Linguetta in poi la costa diventa alta e rocciosa per poi abbassarsi nuovamente nell'estremo segmento meridionale. Il territorio, prevalentemente montuoso, è caratterizzato dalla presenza di una fascia pianeggiante immediatamente a ridosso del tratto di costa centro-settentrionale, mentre i rilievi giungono fin quasi a lambire il litorale alle altre latitudini. Propaggini di rilievi dinarici compaiono lungo il mare, a Nord degli acquitrini nei quali sfocia il fiume Drin. Verso l'interno il paesaggio assume le caratteristiche di quello alpino; vi è poi la regione dei laghi che ha una fisionomia peculiare. Un'aspra e compatta catena montuosa si eleva nella parte settentrionale del Paese: si tratta delle Alpi Albanesi, caratterizzate da fenomeni carsici. Le vette, che superano spesso i 2.500 m, comprendono tormentati pianori e valli profonde, rivestite di prati e di boschi. A Sud del fiume Drin si susseguono tre serie di massicci che si estendono fino all'alto e al medio corso del fiume Mati con altezze di poco superiori a 2.000 m. A Sud della valle dello Shkumbi si erge l'Ostravice (2.384 m) che è il massiccio più meridionale. Seguono poi le catene meridionali e quelle sud-occidentali, rivolte verso Sud-Est da Nord-Ovest; fra queste montagne dominano il massiccio del Tomori (2.480 m) e il Papingut (2.495 m). Paralleli al tratto mediano del fiume Voiussa ci sono i Monti Griba, che raggiungono i 2.120 m con la cima del Qendrevica. Sulla destra del Drin sorgono la dorsale del Koriatnik e i massicci del Làmes (2.335 m) e del Djalica. Nella stessa zona si trova il Monte Korab (2.764 m), la più alta cima di tutta l'A.Idrografia: il fiume più importante del Paese è il Drin, che segna il limite meridionale delle Alpi Albanesi. Il suo corso è formato dal Drin Bianco (da Koritnik al mare) e dal Drin Nero (dal Lago di Ocrida, del quale è emissario, fino a Koritnik). Tra gli altri corsi d'acqua ricordiamo il Mati, che sfocia a Nord della baia di Rodoni; il Semeni, che nel suo tratto superiore assume il nome di Devoli e sbocca a lato della Laguna di Cravasta; lo Shkumbi, che nasce nei paraggi del Lago di Ocrida e sfocia a Nord della stessa laguna; la Voiussa, che nasce in Grecia dal Monte Pindo e sfocia nell'Adriatico a Nord di Valona. I laghi principali dell'A. si trovano sul confine con lo Stato di Serbia e Montenegro, con la Macedonia e con la Grecia: il Lago di Scutari, sulla cui estremità meridionale sorge l'omonima città, il Lago di Ocrida e il Lago di Presba. ║ Clima: il Paese presenta un clima mediterraneo lungo la zona costiera e continentale verso le montagne interne. La temperatura media annua si attesta sui 14-15 °C circa nella zona costiera; oltre i 500 m di altezza la media scende a 12 °C circa, per diminuire ulteriormente a 10 °C intorno agli 800 m.
Cartina dell'Albania


ECONOMIA

L'A. è ancora un Paese agricolo, malgrado i tentativi compiuti dal Governo per accelerare il progresso dell'industria (liberalizzazione dei prezzi e privatizzazione). L'economia del Paese ha attraversato una fase estremamente critica a causa dell'instabilità della vita politica che ha caratterizzato l'ultimo ventennio del secolo scorso e del consistente flusso migratorio verso la Grecia e l'Italia. Le colture agricole più importanti sono quelle del frumento, del granoturco, dell'olivo, della vite e degli agrumi. Sono state avviate, inoltre, colture di tabacco, cotone, barbabietola da zucchero. Il patrimonio zootecnico comprende bovini, bufali, ovini, cavalli, suini, asini. La pesca, praticata nei laghi e lungo le coste dell'Adriatico, dà buoni margini di profitto. Il settore industriale che ha avuto maggior sviluppo in A. è quello tessile (a Berat, Scutari, Rogoshinë e Argirocastro), specializzato nella lavorazione del cotone e della lana. Notevoli pure le industrie alimentari (zuccherifici a Maliq, di lavorazione del pesce a Valona). Le altre industrie, caratterizzate dalla presenza di macchinari obsoleti risalenti al periodo del regime comunista, hanno quasi completamente cessato la loro attività: Governo e privati stanno lavorando per una loro riconversione e modernizzazione. Rappresentano una valida eccezione i cementifici di Tirana, Scutari e Valona, le raffinerie di bitume e petrolio a Cërrik, Kuçovë e Balish, le cartiere a Lushnjë e Scutari e l'acciaieria di Elbasan. Le risorse del sottosuolo riguardano in primo luogo il petrolio (a Kuçovë, Marinëz e Patos), il bitume (a Seleniza), la lignite (ad Alarup, Memaliaj e Mborje-Drenovë) e i minerali di nichel (a Pishkash), di ferro, di cromo e di rame. Anche l'energia elettrica viene prodotta in misure notevoli. In seguito agli avvenimenti politici il commercio con l'estero ha subito un considerevole mutamento di indirizzo volgendosi a nuovi mercati: si è privilegiato il commercio con la Cina (circa il 50%) e un sensibile incremento hanno fatto registrare anche gli scambi con la Francia e con l'Italia. Le importazioni riguardano soprattutto i macchinari, stagno, zinco, carbone, materie prime varie; vengono invece esportati vestiario, prodotti alimentari, petrolio, minerali di ferro, nichel, rame, bitume.

STORIA

Le testimonianze più antiche sono quelle rinvenute negli insediamenti delle paludi del Lago di Maliq (di origine neolitica ed eneolitica) e nei tumuli della piana di Pazhok, nei pressi di Elbasan (risalenti all'Età del Bronzo). All'Età del Ferro sono da far risalire gli insediamenti organizzati del popolo degli Illiri, che successivamente si trovarono a dover contendere il territorio con popolazioni provenienti dall'Epiro ad essi vicine per comune origine razziale. Nei secc. VII-VI a.C. i Greci vi fondarono gli empori commerciali di Epidammo e di Apollonia, entrambi sulla costa, arricchendo le città di importanti complessi monumentali. Verso il 250 a.C. gli Illiri presero il totale controllo del Paese trasformandolo in Regno, con capitale a Scodra (Scutari), a capo del quale c'era il re Agrone. Il perpetrarsi delle azioni di pirateria effettuate dagli Albanesi sull'Adriatico a danno di città greche e romane indusse però Roma a intervenire. Mentre sul trono di Scodra sedeva la regina Teuta, i consoli Cneo Fulvio e Lucio Postumio sconfissero l'esercito albanese (229 a.C.), facendo entrare l'A. nella sfera d'influenza romana. Nel 169 a.C. i Romani conquistarono Scodra in seguito alla ribellione del re illirico Genzio e il Paese diventò una colonia romana, unitamente alla Dalmazia (Provincia Illirica, chiamata in seguito Provincia Praevalitana). Decaduto l'Impero romano, e dopo un periodo di dominazione bizantina, l'A. dovette subire numerose invasioni, passando di dominatore in dominatore, dapprima spartita fra i signori locali e in seguito, a partire dal VI sec., soggetta agli Slavi, agli Avari, ai Serbi, ai Bulgari, a Venezia e agli Angioini di Napoli. Questo stato di cose si protrasse fino al 1100 circa, quando l'A. ritornò sotto l'influenza di Bisanzio che le diede il nome odierno. Successivamente venne divisa in più Signorie che furono negli anni aggregate agli Imperi della Grande Bulgaria (1230) e della Grande Serbia (1346). Nel XV sec. la Repubblica di Venezia si impossessò delle città costiere, proprio mentre iniziava (1431) l'occupazione da parte dei Turchi, mossisi dall'interno del Paese. L'eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderberg guidò il popolo nella tenace resistenza (1444-67) contro gli invasori, interrotta solo dalla morte di colui che sarebbe stato ricordato nei secoli quale eroe nazionale dell'indipendeza albanese. Risale a quel periodo la prima, grande migrazione che portò migliaia di esuli albanesi a stabilirsi nell'Italia meridionale. La dominazione ottomana, consolidata dalla progressiva estromissione di Venezia, durò, malgrado i ripetuti tentativi di ribellione, fino alle guerre balcaniche (1912-13). La Conferenza di Londra (1913) creò lo Stato indipendente di A. sotto la sovranità del principe tedesco Guglielmo di Wied (marzo 1914) che, incapace di sedare le insurrezioni, abbandonò il Paese nel settembre successivo. Nel frattempo scoppiava la prima guerra mondiale. Serbi, Greci, Montenegrini, ma anche Bulgari, Austriaci e Francesi, invasero l'A., dove venne creato un Governo fantasma di durata provvisoria. L'Italia, a salvaguardia dei propri interessi economici, occupò Valona (dicembre 1914) e nel 1915, d'accordo con la Francia, liberò la parte meridionale del Paese occupata dai Greci (la zona settentrionale era in mano agli Austriaci). L'occupazione dell'A. meridionale - durata fino al 1917 e resa difficoltosa dalla presenza di bande ribelli - serviva all'Italia a garantire il collegamento con le forze alleate operanti in Macedonia. Terminata la guerra, con la conferenza di pace del 1919, vennero ristabilite le frontiere già fissate nel 1913 a Londra. Nel 1920 l'Italia provvide a ritirare il proprio presidio da Valona ottenendo in cambio, grazie a un accordo bilaterale, il controllo sull'Isola di Saseno. Intanto l'A. veniva dichiarata sovrana e indipendente dalla Società delle Nazioni. Non mancarono però gravi problematiche all'interno del Paese, come ad esempio al momento di segnare i confini con la Grecia nel 1923, quando si verificarono sanguinosi conflitti. La nuova Repubblica albanese, nel gennaio 1925, elesse presidente il principe Ahmed Zogu che, avvalendosi dell'appoggio di Jugoslavia e Italia, assunse nel settembre 1928 il titolo di re d'A. Il 22 novembre dello stesso anno Italia e A. stipularono un trattato di alleanza. Tuttavia il 12 aprile del 1939 l'incrinatura dei rapporti tra il regime fascista e il re Zogu, che aveva nel frattempo instaurato un regime autoritario, ebbe come conseguenza lo sbarco delle truppe italiane e la successiva occupazione del Paese. Zogu fuggì in Grecia e Vittorio Emanuele III si proclamò re d'A. La seconda guerra mondiale vide l'A., che nel frattempo era retta da un proprio Governo e da una Camera chiamata Consiglio fascista corporativo, uscire dalla Società delle Nazioni (aprile 1939) seguendo le orme dell'Italia che da quel momento utilizzò il territorio albanese come punto d'appoggio per l'invasione della Grecia e della Jugoslavia. Si formarono allora i primi nuclei di partigiani armati, che nel 1942 a Permet affidarono la propria direzione a Enver Hoxha, da un anno leader del neonato Partito comunista albanese. Dopo l'8 settembre 1943 la lotta partigiana, prima combattuta principalmente contro gli Italiani, venne indirizzata esclusivamente contro i Tedeschi raccogliendo la partecipazione, da quel momento in poi, anche di molti reparti italiani, come le divisioni di Firenze e di Perugia che, riunite in un unico corpo, formarono il battaglione Gramsci. Nell'ottobre 1944, mentre gli Inglesi stavano per raggiungere l'A. attraverso la Grecia, Hoxha costituì un Governo provvisorio a Berat. Tale Governo, finalmente libero, si trasferì il mese successivo a Tirana, onde estendere il potere su tutto il territorio albanese. Nel dicembre 1945 fu eletta la Costituente e nel gennaio 1946 venne proclamata la Repubblica popolare albanese. Nel settembre 1946 fu firmato un trattato di amicizia e di mutua assistenza con la Jugoslavia. Il successivo distacco del maresciallo Tito dal blocco degli Stati comunisti determinò l'isolamento dell'A. (che faceva parte del COMINFORM). Le mire espansionistiche della Grecia e della Jugoslavia spinsero in seguito il Paese a stipulare un patto di alleanza con l'Unione Sovietica per scongiurare nuove minacce esterne aderendo al COMECON (1949). Nel 1950 fu promulgata la nuova Costituzione su modello della Costituzione dell'Unione Sovietica. Il governo di Hoxha si caratterizzò per la rigida repressione di ogni opposizione e per l'accentuato filo-sovietismo. Nel 1955, a maggio, l'A. sottoscrisse il Patto di Varsavia, in dicembre entrò a far parte delle Nazioni Unite. Nel corso del XXII Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica (PCUS) Krusciov accusò i capi del Partito comunista albanese di deviazionismo settario, di disprezzo della legalità socialista e di culto della personalità. Li incolpò anche di propaganda avversa all'Unione Sovietica. Il cinese Ciu-En-Lai prese le difese dell'A. mettendo allora in evidenza, per la prima volta, il dissidio esistente fra Cina e URSS. Fu però l'URSS a rompere i rapporti diplomatici con l'A. (1961). Da quel momento in poi entrarono in crisi i rapporti economici tra l'A. e gli altri Stati comunisti, e con essi venne praticamente meno anche l'alleanza politica con gli Stati del Patto di Varsavia. Per la strenua difesa dell'economia albanese si pronunciò allora la Cina, inviando materie prime, prodotti industriali, consulenza tecnica: da quel momento l'A. si rivolse al Paese asiatico quale modello socio-politico da seguire. Ritiratasi dal Patto di Varsavia in seguito all'invasione sovietica della Cecoslovacchia (1968), l'A. intensificò, a partire dal 1973, gli scambi commerciali con l'Occidente. L'inaspettata destituzione, nell'ottobre del 1975, dei quattro ministri promotori dell'apertura verso l'Ovest portò tuttavia a un nuovo sostanziale isolamento del Paese. Nel luglio 1978 i rapporti con la Cina, che nel frattempo si era avvicinata diplomaticamente agli Stati Uniti, andarono progressivamente deteriorandosi sino alla rottura ufficiale. Ricollegabile in parte al misterioso suicidio del primo ministro Mehemet Shehu (1981), in carica dal 1956 e sostenitore della necessità di un'apertura verso l'Occidente, fu il significativo allontanamento dal Governo di varie personalità politiche. La scomparsa del leader carismatico Hoxha nel 1985 e la nomina a suo successore di Ramiz Alia aprirono una nuova fase nella politica dell'A., mutando sostanzialmente la natura dei rapporti con il resto del mondo. A partire dal 1989 il Paese fu investito dall'impetuoso processo di democratizzazione che stava interessando l'Est europeo. L'isolamento che per anni aveva caratterizzato la politica estera di Tirana venne progressivamente cancellato: furono riallacciati i rapporti diplomatici con la Germania e vennero stabiliti nuovi legami di amicizia con Grecia e Italia. Nei primi anni Novanta il regime adottò una linea che alternava atteggiamenti concilianti, informati a una politica liberale, a impennate repressive attuate mediante l'intervento di Forze armate e polizia. Si formarono allora movimenti d'opposizione al Partito comunista e iniziò un esodo dei cittadini albanesi verso le coste italiane. Nel marzo 1991 Alia si risolse a indire le prime elezioni pluripartitiche del Paese alle quali parteciparono quattro partiti d'opposizione (democratici, repubblicani, ecologisti, agrari). Nonostante la netta vittoria del regime ufficiale, la protesta continuò incontrando la forte e cruenta opposizione dell'ambiguo partito governativo. Dopo lunghe e complesse trattative, nel giugno 1991 venne varato il primo Governo multipartitico, costituito da dieci ministri comunisti e da sette esponenti dei partiti socialdemocratico, repubblicano e agrario. Il malcontento della popolazione, però, crebbe ulteriormente incrementando l'esodo dei profughi albanesi verso l'Italia. Le elezioni parlamentari del marzo 1992 segnarono una svolta decisiva per l'A.: la netta vittoria del Partito democratico (PDA) con il 64% dei voti sancì infatti la fine del regime comunista. Il governo di Aleksander Meksi si impegnò nello studio di un piano per rilanciare l'economia incoraggiando l'afflusso di capitali stranieri e avviando il processo di redistribuzione delle terre ai proprietari. Nell'aprile 1992 Sali Berisha, leader del Partito democratico, successe a Ramiz Alia come presidente dell'A., ottenendo in Parlamento 96 voti contro 35 e divenendo il primo presidente non marxista dalla fine della seconda guerra mondiale. Verso la metà del 1993 cominciarono i processi contro le principali figure del precedente regime. Naxhmija Hoxha, vedova del leader comunista Enver Hoxha, l'ex presidente Ramiz Alia e l'ex premier Fatos Nano furono condannati al carcere per uso indebito di fondi pubblici. Nel 1994 e nel 1995 furono approvate leggi sulla proprietà con ripercussione sugli investimenti nazionali ed esteri. In politica estera l'A. fu ammessa come 36° membro del Consiglio d'Europa e si realizzarono progressi nei rapporti con i Paesi vicini. Nel maggio 1996 si tennero le elezioni parlamentari senza la partecipazione dei principali leader dell'opposizione. Il Partito democratico ottenne 122 del 140 seggi; lo stesso giorno della votazione si ritirarono il Partito socialista, Alleanza democratica (centro-destra), il Partito socialdemocratico e il Partito dei diritti umani. Il Partito socialista accusò il Governo di controllare la votazione per mezzo della polizia e di forze di partito e richiese l'annullamento delle elezioni; il presidente Berisha a sua volta accusò i socialisti di organizzare gruppi terroristi. Tuttavia osservatori inviati da Washington confermarono l'esistenza di pressioni governative sullo svolgimento elettorale. Nei mesi seguenti la legalità di queste elezioni fu oggetto di continue critiche da parte degli Stati Uniti e dei Paesi europei, interessati a investire in A. In risposta a un'interpellanza del Consiglio d'Europa, il Parlamento creò una commissione ad hoc per indagare sulle irregolarità e sulle violenze contro i leader dell'opposizione. Nel gennaio 1997, il fallimento di una serie di fondi di investimento, denominati "piramide di arricchimento rapido" e sostenuti dallo Stato, sfociò in una cruenta rivolta politica e sociale. Le principali città del Paese, compresa la capitale Tirana, si sollevarono in armi. Questa situazione causò la dissoluzione di fatto dello Stato albanese. Con l'assalto a forti e caserme abbandonati dall'esercito e dalla polizia, il Paese rimase in mano ai civili; gli scontri armati causarono circa 1.500 morti. Berisha si vide costretto ad anticipare le elezioni legislative, che si svolsero in giugno e decretarono la vittoria del Partito socialista, guidato da Fatos Nano, uscito nel frattempo di prigione. Berisha si dimise a luglio e il Governo rimase nelle mani di Nano che, ripreso il controllo sul territorio, riuscì a ridurre l'inflazione e si impegnò a portare avanti un programma di riforme per la ripresa dell'economia basato su un ampio piano di privatizzazioni. Nel settembre 1998 il precario equilibrio interno venne sconvolto in seguito all'uccisione di Azem Hajdari, braccio destro dell'ex presidente Berisha; i sostenitori di quest'ultimo, che accusarono il primo ministro Fatos Nano di essere il mandante dell'omicidio, appiccarono il fuoco al palazzo del Governo a Tirana. Con voto parlamentare, Sali Berisha venne in seguito privato dell'immunità e incriminato dalla magistratura per il tentativo di colpo di Stato. Il 28 settembre Fatos Nano si dimise da primo ministro; gli subentrò il socialista Pandeli Majko. La vita politica ed economica del Paese fu fortemente condizionata dagli eventi nel vicino Kosovo, dove già dal febbraio 1998 si intensificarono gli scontri tra i guerriglieri separatisi dell'UCK (Esercito di liberazione del Kosovo) e le truppe jugoslave, responsabili di operazioni di pulizia etnica. L'intervento della NATO contro la Jugoslavia (1999) accelerò il flusso di profughi verso l'A., dove nel corso della guerra giunsero oltre 400.000 Kosovari. Nell'aprile 1999 la Jugoslavia ruppe le relazioni diplomatiche con l'A. e tra i due Paesi si verificarono scontri a fuoco al confine. La fine della guerra (giugno 1999) determinò l'avvio del rientro in Kosovo dei profughi, ma il Paese rimase profondamente sconvolto. Nell'ottobre 1999 il primo ministro Majko fu costretto alle dimissioni dopo aver perso il sostegno del suo partito, il Partito socialista, e venne sostituito da Iler Meta che, trentenne, divenne il più giovane primo ministro europeo. Nell'aprile 2000 l'A. sottoscrisse un protocollo del Consiglio d'Europa sull'abolizione della pena di morte e firmò un importante accordo di cooperazione economica, commerciale e culturale con il Montenegro; furono inoltre avviati negoziati con Macedonia, Turchia, Grecia e Bulgaria. Per garantire un freno alla costante immigrazione clandestina, nel luglio 2000 il presidente del Consiglio italiano Giuliano Amato stipulò un accordo per il controllo congiunto del traffico di immigrati clandestini dall'A. all'Italia da parte di forze di polizia dei due Stati. Nel gennaio 2001 A. e Jugoslavia riallacciarono i rapporti interrotti durante la crisi del Kosovo. Le elezioni legislative del giugno 2001 confermarono, con la vittoria del Partito socialista, il primo ministro Meta. Nel corso dell'anno, però, i rapporti tra Meta e il presidente del Partito socialista Fatos Nano si incrinarono a tal punto da creare gravi dissidi anche in ambito governativo e nel gennaio 2002 Meta fu costretto a dimettersi, sostituito dall'ex primo ministro Majko. Le elezioni presidenziali tenutesi nel giugno 2002 decretarono la nomina a capo dello Stato del generale Alfred Moisiu, ex ministro della Difesa. In agosto Fatos Nano venne chiamato per la terza volta alla carica di primo ministro. Nel gennaio 2003 iniziarono i colloqui con l'Unione europea che crearono le basi per l'ingresso del Paese nella comunità di Stati europei. Le elezioni politiche tenutesi in A. il 3 luglio 2005, imperniate sul tema della futura adesione all'Ue, furono vinte dal Partito democratico dell'ex presidente Sali Berisha, che conquistò 56 seggi contro i 42 del Partito socialista di Fatos Nano. Berisha fu così nominato primo ministro. Nel giugno 2006 l'Ue firmò l'Accordo di stabilizzazione e associazione con Tirana, primo passo ufficiale in vista dell'ingresso dell'A. nell'Unione.

LINGUA

L'albanese è una lingua appartenente al gruppo indoeuropeo, di tipo satem, e si suddivide in due distinti dialetti: il ghego, in uso a Nord del fiume Shkumbi, e il tosco, parlato a Sud dello Shkumbi e nelle colonie albanesi d'Italia. Per quanto riguarda l'origine della lingua nazionale, secondo gli studi più recenti sarebbe la continuazione di una parlata illirica notevolmente tracizzata. Viene usato un alfabeto latino di 36 lettere o gruppi di lettere. Nomi e aggettivi sono declinati in sei casi (nominativo, accusativo, genitivo, dativo, ablativo, locativo) e sono presenti due tipi di declinazione, determinata o indeterminata, a seconda dell'accompagnamento o meno del nome da parte dell'articolo. Come in bulgaro, romeno e armeno, l'articolo determinativo è preposto al nome. I generi più comuni sono il maschile e il femminile, ma vi sono rari casi di neutro. Il sistema verbale si presenta piuttosto ricco, caratterizzato dalla presenza di una forma attiva e di una passiva, di sette modi verbali (indicativo, congiuntivo, condizionale, correlativo, ottativo, ammirativo, imperativo, più altre forme di infinito), e di otto distinzioni temporali (presente, imperfetto, aoristo I e II, perfetto I e II, piuccheperfetto I e II). Dal punto di vista lessicale, si nota la grande varietà di influenze, con buona parte dei vocaboli attualmente diffusi derivanti da parole greche, latine, slave, turche e anche italiane.

LETTERATURA

Il primo testo scritto in albanese è una formula battesimale risalente al 1462 e redatta con alfabeto latino. Importante anche il Messale in dialetto ghego redatto nel 1555 da Gjon Buzuku. Altre opere composte fra i secc. XVI e XVII sono di argomento religioso: si tratta di traduzioni in dialetto tosco o ghego di scritti inerenti alla fede e ad argomenti teologici. Intorno al 1762 l'Albanese d'Italia Giulio Variboba compose il poema Vita di Santa Maria che trae ispirazione dalla letteratura italiana. Nel XIX sec. cominciarono i primi tentativi di creare una letteratura nazionale. Fra le opere di maggior valore ricordiamo Le poesie albanesi e le Rapsodie di un poema albanese di Girolamo De Rada (1814-1903), anch'egli Albanese d'Italia, e la traduzione della Bibbia di Kostantin Kristoforidhi (1827-1895). La letteratura del XX sec. si occupò della celebrazione di temi patriottici, dell'interpretazione del passato albanese e della raccolta di canti popolari. Tra gli scrittori si segnalarono: Giergj Fishta (1871-1940), padre francescano, nominato accademico d'Italia; Ndré Mjedja (1866-1928); Andon Zako-Cajupi (1866-1930); Bernardin Palaj (1897-1946); il poeta Migjeni, pseudonimo di Millosh Gjergj Nikolla (1909-1938), che inserì nella poesia albanesi motivi della lirica slava; Ismail Kadaré (n. 1936), la cui fama varcò ben presto i confini nazionali.

ARTE

L'A. conserva alcuni resti archeologici che testimoniano la presenza di insediamenti precedenti all'arrivo degli Illiri (necropoli di Vajza, Pazhok, Malik e Tren, Kamnik, Cakran). La permanenza illirica sul territorio è confermata da numerosi tumuli, necropoli, fortezze. L'influenza greca è attestata dalle scoperte archeologiche a Butrinti, Apollonia, Durazzo, Orico. Dopo la caduta dell'Impero d'Occidente, l'influenza di Bisanzio fu notevole soprattutto nella zona meridionale: ne sono esempi il monastero di Ardenitza, la chiesa di San Michele a Berati, il battistero di Fenice, la chiesa di Mesopotamo e le rovine della chiesa di Santi Quaranta, tutte chiese caratterizzate da pianta a croce greca con campanile quadrato. Ai Veneziani si devono costruzioni, fortezze, castelli, ponti, disseminati un po' ovunque. L'invasione turca produsse la trasformazione di quasi tutte le chiese in moschee, talvolta con l'aggiunta di un minareto. Tipicamente orientale è la città di Elbasan.
Il simbolo nazionale dell'aquila scolpito sul monastero bizantino dell'antica città di Apollonia, in Albania

La parte moderna della città di Kruje, in Albania

Paesaggio della valle del Devoli, in Albania

La moschea di Haxhi Etehem Bey e il palazzo della Cultura a Tirana

Durazzo: facciata del Grand Hotel Adriatiku con l'effige del presidente Enver Hoxha

Il lago di Scutari