Econ. - Differenza tra il tasso di cambio relativo a due
monete e il loro rapporto teorico di scambio, basato sulla parità aurea.
║ Compenso percentuale percepito dall'esattore per il servizio di
riscossione delle imposte. In generale, il termine è usato per
individuare fatti economici diversi, alcuni in funzione statica, altri in
funzione dinamica. In origine, esso definiva quel
quantum di sopravvalore
che, in regime di libera concorrenza, induceva l'operatore economico a
procurarsi un prodotto piuttosto che un altro similare. In seguito, passò
a significare la differenza marginale di valore di una moneta rispetto a
un'altra (differenza determinata dalla coesistenza di due diversi metalli nobili
nello stesso conio), oppure la differenza di valore tra la moneta metallica e
quella cartacea, specie se a corso forzoso. In questo senso il termine esprime
un concetto di valore differenziale nell'ordine dei beni economici e nella loro
posizione statica sul mercato dei valori, e nell'utilità marginale
relativa ai beni stessi in un determinato regime economico. Secondo una prima e
più antica teoria, le variazioni dell'
a. sono in rapporto alla
fiducia che hanno gli operatori sulla convertibilità della moneta: tanto
maggiore è la fiducia che si ha nello Stato in cui vige il corso forzoso,
tanto minore è l'
a., e viceversa. L'
a., con le sue
oscillazioni, in particolare se esse si ripetono in brevi periodi e in misura
rilevante, apporta gravi inconvenienti in economia, tra cui: 1) la riduzione
della quantità di moneta cartacea trattenuta dai cittadini e la sua
rapida trasformazione in merce; 2) la diminuzione del risparmio e delle
sottoscrizioni a prestiti pubblici a interesse fisso; 3) l'aumento del saggio di
interesse; 4) la riduzione del commercio estero; 5) lo sbilancio commerciale e
il credito estero a un alto saggio d'interesse; 6) l'aumento dei prezzi delle
merci importate in misura maggiore rispetto al deprezzamento della moneta. I
danni provocati dall'
a. possono essere evitati eliminando le cause che ne
provocano l'origine: riducendo cioè la circolazione della carta e
aumentando la fiducia che gli operatori hanno nella convertibilità della
moneta a corso forzoso. ║ Lo stesso termine viene anche usato per
designare un particolare modo di retribuzione di contabili e di operatori
economici, cui sia affidata la riscossione di somme o valori. Esso indica una
determinata misura di compenso che viene rapportata, in via percentuale, alle
somme o valori che si debbono riscuotere. L'
a., in tale situazione di
natura dinamica, rappresenta il corrispettivo di un contratto che, in genere,
è quello dell'appalto. Tipica è la riscossione esattoriale,
cioè la riscossione di tributi stabiliti in determinati ruoli, affidata,
mediante appalto o concessione, a un privato oppure a enti o consorzi.
L'
a., in questo caso, costituisce un compenso per il costo dell'opera
dell'esattore, e ovviamente deve coprire le spese di esercizio e tutti gli oneri
connessi. Appare quindi evidente che la misura dell'
a. sarà tanto
più elevata quanto più difficile e onerosa sarà la
riscossione delle somme iscritte a ruolo. Nel caso delle esattorie l'
a.
è determinato in misura fissa, ma in altre fattispecie esso può
essere corrisposto attraverso un sistema di percentuali differenziate e variare
a seconda dell'importo dei valori bollati venduti in un determinato
periodo.