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Aggettivo.

(dal latino adiectivum: aggiunto). Elemento lessicale che accompagna un sostantivo. Può indicarne la qualità (a. qualificativo), o specificare altre caratteristiche (a. determinativo o indicativo), come le valenze quantitativa, possessiva, dimostrativa, indefinita, interrogativa (si hanno così gli a. numerali, distinti a loro volta in a. cardinali e a. ordinali; gli a. possessivi; gli a. dimostrativi; gli a. indefiniti; gli a. interrogativi). L'a. qualificativo può avere valore di attributo, se viene collegato direttamente al sostantivo; può assumere valore di predicato, quando è collegato al sostantivo per mezzo dei verbi copulativi (essere, diventare, sembrare); può avere valore di epiteto, quando rappresenta una qualità fissa e costante del sostantivo (con questa funzione, è posto sempre prima del sostantivo a cui si riferisce: l'umano destino). Quando ha funzione di apposizione, l'a. è invece posto dopo il sostantivo (l'uomo, affamato, mangiò). In numerosi casi l'a. qualificativo viene usato in funzione di sostantivo, elidendo il nome che dovrebbe determinare (i ricchi, il tricolore); oppure indica una qualità astratta (il bello, invece che la bellezza). L'a. può essere anche usato in funzione di avverbio, come nell'espressione parlar chiaro. Un tempo si distinguevano gli a. qualificativi in fisici e metafisici, mentre oggi tendenzialmente si distinguono a seconda delle loro caratteristiche morfologiche; accanto ai qualificativi propri abbiamo i relazionali, che hanno il significato di un complemento di specificazione, e gli a. che indicano una origine o provenienza. Questi ultimi sono tutti derivati mentre gli altri possono essere semplici o derivati. A seconda della derivazione si distinguono a. deverbali (in numero limitato) e a. denominali. Si ottengono a. attraverso una serie di suffissi quali -ale, -are, -ario, -iano, -ano. Può inoltre essere che dagli a. derivino verbi, sostantivi, avverbi. Propria degli a. qualificativi puri è la possibilità di esprimere il grado di comparazione. Se non c'è alcun paragone l'a. è al grado positivo, altrimenti può essere al grado comparativo o al grado superlativo, a sua volta suddiviso in relativo o assoluto. La formazione dei gradi di comparazione si ottiene attraverso suffissi o avverbi. Nella lingua italiana, gli a. si accordano sempre, nel genere e nel numero, ai sostantivi cui sono legati. Fanno eccezione gli a. invariabili che non si declinano e che possono essere composti da una preposizione e da un avverbio (perbene), oppure da una preposizione e da un sostantivo (anticarro). Gli a. che sono composti a loro volta da due a. si declinano come semplici (al singolare latino-americano, al plurale latino-americani).