(dal latino
affilare, der. di
filum: taglio).
Operazione con la quale si rendono taglienti gli spigoli lavorati di un
utensile. L'
a. prende più propriamente il nome di ravvivatura
quando è compiuta sugli utensili abrasivi rigidi. Viene eseguita una
prima volta dopo la fabbricazione dell'utensile, e in seguito tutte le volte che
l'utensile abbia perduto il taglio. La diversità degli utensili che
vengono affilati ve i differenti scopi cui questi vengono destinati fanno
sì che l'operazione possa essere condotta in modi diversi. Nell'
a.
di falci o di coltelli come abrasivo viene utilizzato un pezzo di silicato
naturale o un agglomerato sintetico a forma di losanga molto allungata, detto
comunemente cote. Di solito l'
a. si fa strofinando la cote bagnata in
acqua sul tagliente. L'
a. degli utensili, delle macchine per la
lavorazione del legno (pialle, seghe, ecc.) o dei metalli (frese, torni, ecc.)
viene invece effettuata a mezzo di una macchina affilatrice, costituita
essenzialmente da una mola mantenuta in rapida rotazione per mezzo di un motore
elettrico. Si utilizzano di solito mole circolari a disco o a tazza; queste
possono essere fatte con impasti naturali (cotti in forno per agglomerati) o
artificiali (ossido di alluminio, cioè corindone, oppure carburo di
silicio o widia, impastati con leganti opportuni). Secondo il tipo di materiale
da affilare deve essere scelta la durezza della mola da impiegare e la
velocità relativa con cui questa si muove rispetto al pezzo da affilare
nel punto di contatto. Dato che l'
a. viene effettuata utilizzando
l'estremità della mola o una zona prossima a questa, si usa dare la
velocità periferica della mola. I valori più comuni sono
25÷30 m/sec per mole a disco e
20÷25 m/sec per mole a tazza. Le affilatrici si
distinguono in tre tipi: semplici, con portautensile, universali. Le affilatrici
semplici consistono praticamente solo nella mola, azionata da un opportuno
motore elettrico. L'utensile da affilare viene portato a contatto con la mola
manualmente e di conseguenza l'efficacia della
a. dipende quasi
esclusivamente dall'abilità dell'operatore. Le affilatrici semplici sono
impiegate quando si affilano punte elicoidali e utensili per tornio, per i quali
l'
a. deve ripristinare il tagliente ma anche correggere l'angolo di
spoglio (cioè l'angolo con cui l'utensile penetra nel pezzo in
lavorazione, asportandone un truciolo). Spesso le affilatrici semplici sono
composte da due mole (di solito a tazza) solidali con uno stesso mandrino, che
è anche l'albero del motore elettrico. Le due mole hanno diametro diverso
o durezza diversa, in modo che una serve per sgrossare e l'altra per finire.
L'operazione può essere compiuta a secco oppure a umido; in questo
secondo caso il liquido impiegato, che ha anche lo scopo di evitare
surriscaldamenti, è l'acqua che da un tubicino cade sul punto di contatto
fra mola e utensile. Le affilatrici con portautensile sono simili a quelle
semplici e utilizzano generalmente mole a tazza; sono inoltre dotate di un
sistema di bloccaggio dell'utensile che permette di fissarlo in una posizione
opportuna e poi di portarlo a contatto con la mola. In tal modo l'
a. non
risulta più legata all'abilità dell'operatore. Le affilatrici
universali o automatiche si distinguono dalle precedenti essendo dotate di
portautensile montato su slitte; inoltre la mola è spesso orientabile
rispetto all'utensile da affilare. Possono essere dotate di mole a tazza o mole
circolari e sono particolarmente indicate per l'
a. di utensili da barra,
frese, punte elicoidali, generatori di ingranaggi, e così via. Nei tipi
automatici, tutti gli spostamenti relativi della mola e del pezzo da affilare
sono compiuti dalla macchina stessa, mediante opportuni dispositivi meccanici di
programmazione. In generale queste macchine consentono maggior precisione, e
quindi migliori risultati. Le affilatrici universali lavorano di solito per
passate successive con piccole profondità di taglio per passata; in tal
modo la lubrificazione con acqua è spesso inutile.