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Adua.

Città (13.823 ab.) dell'Etiopia, appartenente alla provincia del Tigrè. È posta lungo la direttrice Asmara-Gondar, a 2.000 m s/m., in una conca dell'altopiano del Tigré, circondato da montagne aspre e brulle. • Econ. - Tipica città africana dalle vie strette e tortuose, digradanti su tre colli, A. vive del commercio dei prodotti agricoli coltivati nella piana circostante e di un fiorente artigianato (tessuti, oggetti in metallo e in cuoio). • St. - La città ebbe scarsa importanza fino a quando, nel 1876, il negus Giovanni IV vi stabilì la propria residenza. A. fu teatro della battaglia conclusiva della guerra italo-etiopica, svoltasi il 1° marzo 1896. Le truppe italiane del generale Baratieri, per errori tattici uniti alla scarsa conoscenza della zona, furono vinte e completamente annientate dalle bande armate del negus Menelik. Il piccolo esercito italiano costituito da 20.000 uomini e suddiviso in 4 colonne venne circondato e attaccato da tre lati, mentre le colonne erano separate. Nonostante la strenua resistenza opposta per tutta la giornata, alla fine dovette cedere di fronte alla superiorità numerica (oltre 100.000 armati) dell'avversario. La disfatta di A. ebbe violente ripercussioni in Italia, provocando la caduta del Governo Crispi. Riconquistata dagli Italiani, al comando del generale De Bono, agli inizi della seconda guerra italo-etiopica (ottobre 1935), A. ritornò definitivamente all'Etiopia nell'aprile 1941, quando fu liberata dalle truppe inglesi. • Arte - Sotto il profilo artistico, degne di menzione sono le chiese di Enda Medanie, a pianta circolare, e quella di Enda Selassiè, opera dell'architetto italiano G. Negrelli.