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Adolescenza.

Fisiol. - Periodo che contraddistingue la vita umana, compreso, in media, tra gli 11-13 anni e i 16-18 anni (in genere per i maschi si parla di a. dai 14 ai 20 anni e per le femmine dai 12 ai 18 anni). Durante l'a. l'organismo attraversa un rapido sviluppo di tipo fisiologico, raggiungendo la forma definitiva dei propri organi e la maturità sessuale. Tale processo è accompagnato da altrettanti rapidi mutamenti psicologici, legati allo sviluppo dell'affettività, della personalità e del ruolo nella società. Tutte le modificazioni costituiscono le basi della vita adulta e determinano la successiva vita individuale e di relazione. L'a. è indubbiamente un periodo di transizione, ma sul piano psicologico i limiti posti tra a. e età adulta sono piuttosto artificiosi, soprattutto perché lo sviluppo è differente da individuo a individuo e nello stesso soggetto si possono verificare evoluzioni delle varie funzioni in tempi differenti (possono influire nell'accelerazione o nel rallentamento del fenomeno fattori ambientali, razziali o socio-economici, personali). Dal punto di vista fisico durante l'a. nel maschio si osservano i seguenti fenomeni: mutamento del timbro della voce, sviluppo degli organi sessuali secondari (quali ad esempio la crescita del sistema pilare al labbro superiore, alle guance e al pube). Nella femmina oltre allo sviluppo dei caratteri sessuali secondari (aumento del seno, nonché sviluppo del sistema pilare al pube e alle ascelle) compaiono i primi flussi mensili che implicano la maturazione della capacità riproduttiva. Tali mutamenti coinvolgono naturalmente in modo profondo anche la sfera psicologica dell'individuo, facendo appunto dell'a. uno dei momenti più delicati della vita umana. Sul piano psicologico l'a. crea innanzitutto il problema della maturità sessuale: il giovane vive un cambiamento fisiologico a cui non è in genere preparato psicologicamente, avendo spesso ancora parametri infantili di fronte a tali situazioni. Inoltre il fatto che, dopo un periodo di latenza, si risvegli l'istinto sessuale, comporta nell'adolescente il ricorso spesso a pratiche di masturbazione. La mancanza di una educazione sessuale può fare sorgere turbamenti tali da provocare gravi squilibri nella vita del soggetto. È inoltre questo il periodo in cui si completa la formazione della personalità. L'adolescente cerca innanzitutto la propria identità, diversa da quella del bambino che si è formata dal giudizio degli adulti, in particolare dei genitori. In psicodinamica si considera l'a. come il periodo in cui si supera la fase edipica: l'adolescente infatti completa il processo di identificazione col genitore del suo stesso sesso e riversa i sentimenti di amore incestuoso, nutriti in precedenza verso il genitore del sesso opposto, su un elemento esterno alla famiglia. Inoltre il tentativo di identificarsi o di imitare il genitore dello stesso sesso può portare a numerosi conflitti e rivalità, che danno origine al caratteristico ribellismo degli adolescenti. L'a. è un momento di rottura, di crisi profonda che coinvolge tutta la famiglia, la quale in genere mal si adegua a questi mutamenti; i genitori si vedono costretti in particolar modo a rivedere i loro schemi educativi: dovendo smettere di esercitare la loro autorità come un controllo assoluto, essi sono però molto spesso incapaci di venire incontro alle esigenze di indipendenza e di autonomia dei figli. Per quanto riguarda lo sviluppo dell'intelligenza, l'a. si caratterizza per il passaggio dal ragionamento concreto a quello astratto: intorno agli 11 o 12 anni inizia infatti il processo formale del cervello. Per l'adolescente diventa così possibile formulare concetti partendo da pure ipotesi e non più solo da concreti dati della realtà; egli attraversa in tal modo un periodo di predominio dell'idealismo, convinto di una sorta di onnipotenza delle idee. Ciò lo porta sovente a costruirsi ipotesi, a fare progetti a cui vuole che la realtà si adatti. Successivamente il ragazzo supererà questa fase, dopo una serie di verifiche del proprio pensiero, giungendo nell'età adulta a non fantasticare ma a farsi egli stesso realizzatore dei propri progetti. Questo periodo è anche quello in cui si compie il processo di socializzazione. La nuova identità dell'adolescente (fisica, psicologica e sociale) si costruisce innanzitutto sul rifiuto di quella precedente e scaturisce dal confronto con il mondo dei propri coetanei. I legami di dipendenza affettiva si spezzano, affinché l'adolescente possa costruirsi la propria autonomia. Le frequenti crisi adolescenziali non sono altro che le innumerevoli difficoltà che l'individuo incontra per giungere a tutto questo, sia all'interno della famiglia, sia nella società esterna che, con la sua aggressività, non lascia adeguati spazi di inserimento e di intervento agli adolescenti. In particolar modo l'adolescente cerca, quasi fuggendo dall'ambiente familiare, di crearsi dei gruppi (i cosiddetti gruppi dei pari), che rispondono alle esigenze di sicurezza e protezione che la famiglia non riesce più a dare. Può capitare che si verifichi un vero e proprio scontro tra famiglia e gruppo dei pari, che crea del resto un proprio linguaggio, dei propri modelli e dei propri miti con i quali dà vita a un sistema di comunicazione che tende a escludere gli adulti. È però da rilevare che la società consumistica attraverso la pubblicità ha fatto dell'immagine della condizione adolescenziale una sorta di modus vivendi: ciò ha portato a un rovesciamento della dinamica tradizionale di imitazione, per cui le mode degli adolescenti non di rado sono prese a modello dal mondo adulto. A ciò si aggiunge il fatto che l'aumento della scolarità e fenomeni di disoccupazione hanno in un certo senso prolungato le problematiche adolescenziali, coinvolgendo individui che dal punto di vista fisiologico non possono essere considerati adolescenti. È il caso di ragazzi che per motivi di studio o per mancanza di lavoro si trovano a rimanere ancora in casa e a vivere con i genitori, non assumendosi responsabilità e vivendo di conseguenza spesso situazioni conflittuali. Molti sociologi sono quindi propensi a vedere certi fenomeni di devianza giovanile non più nell'ambito delle problematiche adolescenziali. È il caso delle contestazioni giovanili, della diffusione dell'uso di droghe, la cui interpretazione implica una serie di problemi connessi alla sfera sociale, che fa sì che esse non possono essere considerate come forme patologiche dei disturbi dell'a.