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Adattamento.

(dal latino adaptare). Atto ed effetto dell'adattare e dell'adattarsi. ║ Capacità di adattarsi a un particolare ambiente o a una particolare situazione. • Biol. - Modificazione che si determina negli organismi al variare delle condizioni ambientali. ║ A. fenotipico: interessa un individuo o un gruppo di individui e consiste in cambiamenti fisiologici o morfologici, i quali non vengono trasmessi ai discendenti (per esempio, fenomeni di mimetismo). ║ A. genotipico: interessa intere popolazioni ed è associato a modificazioni genetiche, le quali, con la selezione naturale, divengono patrimonio della specie o determinano fenomeni di speciazione. ║ Sindrome generale di a.: insieme dei fenomeni biologici e specifici che si verificano in un organismo animale in seguito ad agenti o stimoli dannosi (traumi, infezioni, ecc.). Nella sindrome di a. pare che l'impulso negativo agisca sull'ipofisi, la quale produrrebbe in quantità maggiore l'ormone corticotropo, oltre ad altri ormoni ad azione stimolante sulla corteccia surrenale. Tali ormoni svolgerebbero una funzione di difesa e di a. dell'organismo. • Elettrotecn. - Connessione di due circuiti mediante un dispositivo d'accoppiamento, in modo che si realizzi il massimo trasferimento di energia. Il dispositivo di accoppiamento più usato è un trasformatore, il cui rapporto di trasformazione corrisponde alla radice quadrata del rapporto fra le impedenze dei due circuiti da adattare. • Fisiol. - A. dell'occhio: facoltà dell'occhio di adattarsi al mutare delle condizioni di luminosità. Passando dalla luce al buio, la visione è dapprima scarsa e poi via via più intensa; tale processo è dovuto alla sintesi della rodopsina, un pigmento presente nei bastoncelli, i quali servono alla visione nella penombra e al buio. Passando invece dal buio alla luce, il foro della pupilla si restringe rapidamente, in modo da consentire il passaggio di una quantità inferiore di luce; nel giro di pochi minuti la visione migliora fino a essere perfetta. In questo caso la rodopsina, accumulatasi durante la permanenza in ambiente buio, subisce una scissione. • Psicol. - Il termine viene usato generalmente con riferimento all'ambiente nel suo insieme, ossia alla capacità dell'individuo di distinguere tra immagini soggettive (mondo di fantasia) e percezioni esterne, nonché alla capacità di agire efficacemente sull'ambiente. Poiché, secondo la teoria freudiana, il bambino alla nascita non possiede ancora un Io, ossia una struttura mentale, si tende a considerare l'a. come una funzione imposta all'individuo dall'esterno. A questa teoria classica, si contrappone quella sostenuta da psicologi e psicanalisti di diverse scuole, tra i quali Fairbairn, Winnicott, Hartmann, secondo cui il bambino è, sin dalla nascita, già adattato all'ambiente e il suo a. aumenta mano a mano che egli matura e acquista esperienza. A questo proposito H. Hartmann (Ego Psychology and the Problem of Adaptation, 1958) usa l'espressione "ambiente medio prevedibile" per indicare un tipo di ambiente verso il quale il bambino ha costruito dentro di sé alcune aspettative e al quale vengono adattati i processi di maturazione. Tale concetto corrisponde, in parte, a quello formulato da D.W. Winnicott che usa l'espressione "madre ordinariamente devota" per indicare la madre che offre cure adeguate allo sviluppo del bambino. Più in generale, si parla di a. con riferimento all'istituzione di rapporti soddisfacenti tra i desideri e i bisogni dell'individuo, da una parte, e le esigenze della società, dall'altra. In ogni a. sono presenti due fasi: la prima, in cui l'individuo tende ad accettare, per l'appunto adattandosi, condizioni ambientali che con le sue forze non potrebbe comunque modificare; la seconda fase, in cui l'individuo si sforza di modificare le condizioni ambientali. Coloro che hanno istituito un rapporto soddisfacente con l'ambiente vengono definiti bene adattati; chi invece a tale rapporto non perviene è definito male adattato o disadattato. Tutta la vita dell'individuo è percorsa da situazioni che richiedono a. Pertanto, l'esigenza di a. comincia a operare nell'infanzia, continuando nella maturità e nella vecchiaia. • Cin. - Rielaborazione di un testo letterario o teatrale per farne la sceneggiatura di un film. ║ Nel doppiaggio, scelta delle parole che si adattino al movimento delle labbra degli attori visti sullo schermo; scelta e sistemazione delle musiche, secondo le esigenze imposte dalle immagini del film. • Teat. - Sinonimo di riduzione teatrale, l'a. prevede la rielaborazione, sotto forma dialogica, di un'opera di narrativa o di poesia. • Ling. - Nel prestito linguistico, processo per mezzo del quale il corpo fonico della parola straniera viene adattato alle possibilità fonologiche della lingua ricevente, attraverso la sostituzione dei fonemi stranieri con fonemi il più possibile simili nella loro sostanza fonetica.