(dal latino
copulare: congiungere insieme). Unione a
coppie. Congiungimento. Copula. • Ferr. -
A.
degli assi: nelle motrici ferroviarie, collegamento di uno o più assi
della motrice con l'asse motore, effettuato mediante bielle e manovelle, allo
scopo di aumentare il peso aderente e di conseguenza lo sforzo di trazione.
• Elettr. - Trasferimento di energia da un
sistema a un altro, o da un elemento a un altro all'interno di uno stesso
sistema. ║
A. dei circuiti: due circuiti elettrici si dicono
accoppiati quando l'uno (primario o eccitatore) influenza l'altro (secondario o
risuonatore). L'
a. si dice largo quando detta influenza è debole,
stretto quando essa è forte; il caso più frequente di
a.
è quello in cui due circuiti si influenzano induttivamente, cioè
per mutua induttanza. ║
A. di macchine elettriche: si effettua allo
scopo di aumentare la potenza elettrica erogata. Gli
a. si fanno sempre
in parallelo, risultando instabili quelli in serie. Affinché essi possano
essere effettuati, occorre, nel caso di dinamo, che queste ultime producano la
stessa forza elettromotrice. Nel caso di alternatori, invece, occorre che le
tensioni delle singole macchine siano uguali, abbiano la stessa frequenza e
siano in fase rispetto al circuito esterno: condizioni, queste, facilmente
ottenibili, variando opportunamente la velocità, e controllabili mediante
un dispositivo detto sincronizzatore. • Mecc. -
A. cinematico: nello studio delle macchine, vincolo stabilito fra due
membri rigidi della macchina. Due membri fra loro vincolati da un
a.
cinematico costituiscono una
coppia cinematica. L'
a. cinematico si
distingue poi dall'
a. rigido (quali saldature, bullonature, ecc.) per il
fatto che, a differenza di questo, permette un moto relativo, di solito semplice
e univocamente determinabile, dei due membri. Per estensione si parla anche di
a. cinematico deformabile con riferimento a un
a. fra un organo di
macchina rigido e uno flessibile (ad esempio l'
a. cinghia-puleggia). In
contrapposizione all'
a. cinematico deformabile si parla anche di
a. rigido, intendendo con ciò che entrambi i membri vincolati sono
rigidi; questa denominazione è però da evitare per non generare
confusioni. Parlare di membri rigidi ha un significato relativo, dato che tutti
i materiali sottoposti a sforzo si deformano, almeno elasticamente. Nello studio
delle macchine è però invalsa la convenzione di chiamare rigido un
membro allorché, ai fini della determinazione del moto relativo delle
parti della macchina, le deformazioni del membro stesso hanno peso solo in
seconda approssimazione. Ad esempio un ingranaggio è considerato rigido a
tutti gli effetti, eccetto per un calcolo particolarmente raffinato o nel
calcolo della sua usura; per contro, non è possibile considerare rigida
una cinghia, altrimenti non si può descriverne il funzionamento.
L'
a. cinematico avviene mediante contatto fra due superfici, dette
superfici coniugate, una delle quali appartiene a un membro e l'altra all'altro.
Dal punto di vista dell'estensione del contatto si può parlare di: a)
contatti puntiformi b) contatti lineari c) contatti di superficie o di
combaciamento. Nel primo caso, i due membri si toccano su una superficie
talmente piccola che può essere schematizzata con un punto. Nel secondo,
essi si toccano su di una superficie che può essere schematizzata come
monodimensionale, cioè come una linea di punti. Nel terzo caso, invece,
il contatto fra le due superfici coniugate avviene su di una superficie
dimensionalmente finita, che può avere una forma qualsiasi (cilindro
regolare, cilindro a sezione generica, sfera, ecc.). Inoltre, il contatto fra le
due superfici coniugate può ancora essere classificato dal punto di vista
cinematico in tre tipi: a) contatto di urto b) contatto di strisciamento c)
contatto di rotolamento. Per classificare in questo modo il contatto in un
istante qualsiasi del moto si deve considerare la velocità del punto di
contatto fra le due superfici coniugate (pensiamo per semplicità a un
contatto puntiforme) che diremo V
p se P è il punto di
contatto. Pensando il punto P appartenente a uno dei due membri (che diremo A)
la sua velocità sarà V
PA; se invece lo pensiamo
appartenente all'altro membro (che diremo B) la sua velocità sarà
V
PB, beninteso rispetto a un unico sistema di riferimento. Calcoliamo
ora la velocità relativa V
r del punto P pensato appartenente
ad A e a B come: V
r= V
PB −
V
PA. Resta inteso che tutte queste velocità sono dei vettori.
Se, come abbiamo supposto, il contatto è puntiforme fra le due superfici
coniugate, queste hanno in comune un piano tangente e una normale a detto piano
nel punto di contatto. Decomponiamo la V in due componenti V
rn e
V
rt rispettivamente sulla normale detta e sul piano tangente. Allora
si avrà nei tre casi visti: a) V
rn
≠ 0 (contatto di urto) b) V
rn = 0;
V
rt ≠ 0 (contatto di strisciamento)
c) V
rn = 0; V
rt = 0 (contatto di rotolamento). Una
ulteriore classificazione che si deve fare a proposito degli
a.
cinematici è la seguente: a)
a. indipendenti b)
a.
dipendenti c)
a. di forza. È sottinteso che queste classificazioni
sono sovrapposte e indipendenti, dato che si basano su caratteristiche diverse.
Se ne possono ancora fare delle altre, pure indipendenti. Ad esempio, in base ai
gradi di libertà relativi di un membro rispetto all'altro si hanno
a.: a) ad un solo grado di libertà b) a due gradi di
libertà c) a più gradi di libertà. Non esistono
a. a
sei o più gradi di libertà, in quanto più di due membri
sarebbero liberi di muoversi indipendentemente nello spazio e fra loro non
esisterebbe alcun vincolo. Se invece si volesse pensare a un
a. a zero
gradi di libertà non si avrebbe più un
a. cinematico ma un
a. rigido. Riprendendo la classificazione in funzione della dipendenza,
possiamo fare alcune osservazioni. Gli
a. cinematici indipendenti sono
tali da assicurare un solo grado di libertà senza intervento di forze
esterne, cioè di altri organi della macchina (mobili o fissi). Appartiene
a questo tipo l'
a. fra un albero e una bronzina perché permette
solo la rotazione dell'albero (salvo casi particolari), senza bisogno di altri
organi della macchina. Un
a. cinematico dipendente è tale che per
assicurare un solo grado di libertà si deve avere l'intervento di forze
esterne, ossia di altri organi della macchina. Ne è un esempio
l'
a. ruota dentata-pignone: la trasmissione del moto fra i due ingranaggi
avviene solo se essi sono mantenuti a contatto con una certa forza, meglio se
gli assi delle due ruote dentate sono mantenuti fissi l'uno rispetto all'altro.
Ciò si ottiene collegandoli entrambi a un altro organo rigido della
macchina (detto telaio) mediante due
a. fra albero della ruota dentata e
bronzina (o cuscinetto) solidale col telaio. Un
a. cinematico di forza
è tale per cui l'
a. cinematico si ha solo per intervento di forze
esterne, dovute o meno ad altri organi della macchina. Si distingue dal
precedente perché l'
a. è dovuto esclusivamente all'attrito
fra i due membri della coppia cinematica. Ne è esempio una coppia di
ruote di frizione oppure l'
a. fra le ruote di una motrice ferroviaria e
il binario (la forza esterna in questo caso è il peso della motrice).
Un'ultima classificazione è la seguente: a)
a. elementari o
inferiori b)
a. complessi o superiori. Si dicono
elementari o
inferiori quegli
a. cinematici che sono contemporaneamente dotati
delle seguenti proprietà: a) sono rigidi (cioè senza membri
flessibili) b) il contatto è di combaciamento c) il contatto è di
strisciamento d) sono indipendenti e) permettono un solo grado di
libertà. La condizione c) è superflua, in quanto essa viene
automaticamente soddisfatta se lo sono le altre. Gli
a. elementari sono
solo tre, e più precisamente: 1)
a. prismatico 2)
a.
rotoidale 3)
a. elicoidale. Essi sono importantissimi e ripetuti in gran
numero in tutte le macchine: per questo motivo meritano di essere visti in
dettaglio. ║
A. prismatico: è caratterizzato dal fatto che
un membro è libero di muoversi di moto traslatorio rettilineo rispetto
all'altro. Ciò si ottiene sagomando le due superfici di combaciamento in
modo che uno dei corpi (detto corsoio), o una sua parte, scorra sull'altro
(detto asta), o su una sua parte. Un esempio tipico è l'
a.
esistente fra il regolo calcolatore e il suo corsoio, ma si possono citare
moltissimi altri esempi anche presi dalle normali attività quotidiane:
l'
a. fra il chiavistello e la porta, fra una tapparella e le sue guide, e
così via. Sovente, nella costruzione di macchine utensili, si hanno degli
a. prismatici di grandissima precisione: basti pensare alla slitta di un
tornio o alle tavole di una fresa. ║
A. rotoidale: è
caratterizzato dal fatto che un membro può muoversi rispetto all'altro di
moto rotatorio, ma non può traslare. La superficie di contatto ha una
forma cilindrica. Si tratta del comunissimo
a. albero-bronzina o
albero-cuscinetto il cui impiego, oggi presente anche nei meccanismi più
elementari (come la porta), risale indubbiamente all'invenzione della ruota. Le
sofisticazioni di questo
a., volte soprattutto a ridurre l'attrito fra le
due superfici striscianti (eventualmente trasformandolo in attrito volvente,
come nei cuscinetti a sfere o a rulli) sono ben note. Sovente si incontra un
a. cinematico che permette a un corpo di ruotare rispetto all'altro e
nello stesso tempo di traslare di moto rettilineo: è un
a.
cinematico superiore (infatti permette due gradi di libertà) che si
ottiene per combinazione dei due
a. semplici ora visti. ║
A.
elicoidale o
vite-madrevite: è caratterizzato dal fatto che un
membro può muoversi rispetto all'altro di un moto elicoidale, cioè
ruotando e traslando nel contempo di moto rettilineo uniforme; si ha però
un vincolo fisso, legato al passo dell'elica, fra l'entità della
rotazione e quella della traslazione. Si differenzia dalla combinazione
dell'
a. prismatico e rotoidale sopra citata appunto per l'esistenza della
relazione detta. Se chiamiamo L lo spostamento rettilineo di uno dei membri
(rispetto all'altro), p il passo della vite e g il numero di giri che il membro
ha compiuto rispetto a una configurazione originaria, lo spostamento è
dato dalla relazione:
L = ± p ·
g
che vale anche in segno algebrico, se si
assumono opportuni riferimenti. Lo spostamento è sempre parallelo
all'asse di rotazione. Un comune esempio di questo
a. è quello che
si ha fra un bullone e il suo dado. Anche in questo caso si ha un contatto di
strisciamento su di una superficie che è un tratto di elicoide. Fra gli
a. superiori ve ne sono alcuni di particolare interesse. L'
a.
sferico si ottiene foggiando una parte di un membro a sfera piena (esclusa
una calotta di corda inferiore al diametro) e l'altro a sfera cava (esclusa,
anche qui, una calotta di corda inferiore al diametro) che circonda la
precedente. Tenendo un corpo fisso, l'altro può muoversi di moto polare
rispetto al centro comune delle due sfere e inoltre può ruotare attorno a
un asse uscente da tale centro. In tal modo ha tre possibilità di moto,
cioè tre gradi di libertà. Ricordiamo che, tenendo conto delle
rotazioni, nel complesso un corpo ha, nello spazio, ben sei possibilità
di moto, di cui tre di traslazione e tre di rotazione. Anche questo
a.
è rigido, con un contatto su una superficie e indipendente; non è
però semplice, in quanto permette più di un grado di
libertà. Altri particolari
a. cinematici superiori sono, ad
esempio, il giunto cardanico e il giunto elastico. Una classe particolare di
a. cinematici rigidi è costituita dalle cosiddette
coppie
rigide superiori piane: un caso particolare di queste è costituito
dalle ruote dentate o ingranaggi. • Zool. -
Unione di due animali di sesso opposto, talvolta anche di specie diverse. In
genere, l'
a. avviene esclusivamente nel corso della stagione riproduttiva
dell'animale, quando cioè in esso avviene tutta una serie di
modificazioni dettate da determinati ormoni. In contrapposizione all'
a.
libero vi è quello selettivo, che viene impiegato generalmente negli
allevamenti per scopi diversi (come la selezione e il miglioramento della razza,
la maggiore produttività, oppure l'eliminazione di difetti).