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Accidente.

Avvenimento fortuito, imprevisto e spesso infausto. • Filos. - Caratteristica di una sostanza, che non appartiene alla sua essenza e può mutare o venir meno senza che ne risulti modificata la natura. Risale ad Aristotele la distinzione degli attributi accidentali di un ente dalle sue proprietà essenziali. Aristotele distingueva in particolar modo due significati del termine: l'a. come ciò che è attribuito a una cosa non necessariamente né costantemente, ma per caso; l'a. che appartiene alla cosa ma non costituisce la sua essenza. Per esempio, in un determinato essere umano, l'essenza è data dalla animalità (genere prossimo) e dalla razionalità (distinzione specifica); gli a. sono invece dati da tutti i caratteri individuali, che contraddistinguono quell'uomo da ogni altro individuo della stessa specie, ma non rientrano nella definizione delle proprietà essenziali della specie a cui egli appartiene. Il significato di a. è collegato a quello di contingente, cioè di una realtà non necessaria che può essere e non essere e che quindi non ha in se stessa il sostegno (la ragione) della sua esistenza. L'accidentalità di un evento indica la sua casualità, il fatto di non poter essere dedotto in base a un ragionamento ma solo constatato nell'esperienza. La distinzione assai nota tra sostanza e a. esprime la differenza tra le cose realmente esistenti e i loro modi di essere (affezioni), che non possono sussistere separatamente. Porfirio, rifacendosi al duplice significato aristotelico, distinse tra a. separabili e a. inseparabili. Questi ultimi possono essere soppressi senza che l'oggetto a cui si riferiscono debba necessariamente essere soppresso. Da tale concezione partì S. Tommaso che affermò che bisogna sempre tenere presente il soggetto nella definizione di a. A tale concezione di a. si avvicinò quella spinoziana dei modi, ossia delle affezioni delle sostanze: secondo tale teoria gli a. sono sempre più connessi alla sostanza di cui appaiono le manifestazioni. Hegel giunse a sostenere che gli a. sono, nella loro totalità, la sostanza stessa che appare come la loro assoluta negatività. Da carattere non legato alla sostanza l'a. è venuto così ad avere il significato di manifestazione determinata della stessa. • Mus. - Alterazione, ascendente o discendente, di un suono della scala tonale. Gli a. comprendono il diesis e il doppio diesis, che alzano il suono di un tono o due semitoni; il bemolle e il doppio bemolle, che lo abbassano di uno o due semitoni. Se collocati nell'armatura in chiave, gli a. durano per tutta la composizione; se invece sono posti all'interno del pezzo, hanno un valore solo temporaneo, limitato alla battuta nella quale si trovano. Il bemolle quadro e il doppio bequadro si usano per annullare nell'ambito della stessa battuta le alterazioni citate.