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Accento.

(dal latino accentus der. di ad e cantus: canto). Intonazione assunta dalla voce per dare rilievo a una particolare sillaba (detta tonica) della parola; il segno grafico che lo rappresenta o che indica il timbro aperto o chiuso di una vocale. ║ La modulazione che assumono i singoli individui nel pronunciare le parole. • Ling. - In relazione al modo con cui una sillaba si rivela foneticamente dominante si hanno un a. tonico (o musicale o cromatico) con innalzamento del tono, e un a. dinamico (o intensivo o espiratorio) con rafforzamento della voce. L'a. musicale si ha quando la voce è pronunciata su una nota più alta. Tale tipo di a. era proprio delle lingue indeuropee (ad esempio il vedico e il greco classico). Per quanto riguarda l'a. latino rimane ancora il dubbio se fosse un a. intensivo o musicale. Doveva però essere già presente nel latino preletterario una forte accentuazione che produsse successivamente un indebolimento e quindi un annullamento del vocalismo sillabico. Del resto un progressivo sviluppo verso l'accentuazione intensiva rispetto a quella musicale si riscontra anche nel passaggio dal greco antico a quello classico. È inoltre probabile che anche le lingue germaniche avessero un a. mobile di tipo indeuropeo poi sopraffatto da un a. fisso intensivo. In italiano il significato di una parola muta solo se si sposta l'a. dinamico (pero, però). In greco l'a. è legato alla quantità dell'ultima vocale; in latino è invece condizionato dalla penultima sillaba, su cui si posa se essa è lunga, mentre si sposta su quella che la precede, se è breve. Rispetto all'intensità l'a. è di due tipi: debole o forte. In parole di più sillabe o composte, accanto all'a. detto principale può esistere un a. secondario, oppure più a. secondari. In italiano l'a. tonico ha una funzione fondamentale nella distinzione delle parole; queste ultime possono essere: tronche (andò) quando l'a. cade sull'ultima sillaba; piane (càne) se cade sulla penultima; sdrucciole (òssido) se sulla terzultima; bisdrucciole (màscherano) se sulla quartultima. La posizione dell'a. tonico, nella scrittura, viene segnalata attraverso l'a. grafico, che serve inoltre per distinguere le vocali aperte dalle chiuse; esso si presenta quindi in due forme, in relazione soprattutto alle vocali e ed o: a. acuto (') (accénno, amóre) per le vocali chiuse, a. grave (`) (calèsse, collòquio), per quelle aperte. Esiste inoltre un altro tipo di a., quello circonflesso (^), il cui segno grafico è dato dall'unione di un a. acuto e uno grave. Nella lingua corrente, l'a. circonflesso è caduto in disuso. • Metr. - Gli a. metrici, generalmente coincidenti con l'a. tonico, segnano, nella metrica accentuativa, la cadenza, il ritmo del verso. • Mus. - Appoggio o rinforzo di un suono rispetto agli altri. Si distinguono tre tipi di a.: quello metrico, quello ritmico e quello dinamico. Il primo dipende dalla posizione di tempi forti e tempi deboli all'interno della battuta, e si distingue in regolare o irregolare a seconda se coincida o meno con il tempo forte. L'a. ritmico delinea la struttura ritmica della battuta; l'a. dinamico determina il modo di attacco di una voce e di uno strumento. L'alternarsi di a. forti e di a. deboli all'interno della frase musicale ne determina le caratteristiche ritmiche ed espressive.