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Abbàsidi.

Dinastia di califfi musulmani, discendenti di Abbas. Succeduti agli Omayyadi, gli A. regnarono dal 750 al 1258. Sotto gli A., il califfo acquistò sempre più il carattere di sovrano assoluto e, a differenza dell'età omayyade, il suo potere si fondava su un'autorità religiosa: in tal modo l'Impero arabo si trasformò in un impero islamico, composto da vari popoli che avevano pari diritti e pari dignità. Attorno al califfo era tutta una corte di devoti funzionari militari e civili tra i quali primeggiava il visir, effettivo capo del governo, e il solo che potesse qualche volta imporre il proprio volere al califfo. Il potere giudiziario era affidato a un giudice supremo, mentre quello militare era appannaggio di un generale, chiamato emiro. Lo stesso termine designava anche i governatori delle singole province, che non di rado, data anche la difficoltà delle comunicazioni, tendevano a instaurare un potere personale e ad avanzare pretese autonomistiche. Dal punto di vista sociale sparirono le vecchie tribù nomadi e guerriere e si affermò invece un'attiva borghesia dedita soprattutto al commercio. Tra i sovrani più importanti degli A. sono da ricordare al-Mansur, Harun al-Rashid (conosciuti in Occidente per i racconti delle Mille e una notte) e al-Mamun, che introdusse le scienze greche nella cultura araba. La dinastia degli A. ebbe termine con la presa di Baghdad (1258) da parte dei Mongoli e con l'uccisione dell'ultimo califfo, al-Mustasim, e di tutta la sua famiglia. Tuttavia, tre anni dopo, un presunto A., scampato alla strage, fu proclamato califfo alla corte del sultano d'Egitto, Baibars. Ebbe così inizio una serie di pseudo-califfi A. viventi in Egitto sotto la protezione dei Mamluki. L'ultimo di questi pseudo-califfi fu fatto prigioniero dal sultano ottomano Selim I nel 1517.