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Ming



MING

(1368-1644). Dinastia imperiale cinese emersa dagli estesi disordini e dalle insurrezioni contadine sviluppatesi nel paese a seguito della crisi istituzionale e del malgoverno dei mongoli Yuan. Ebbe un deciso connotato nazionalistico, dopo due secoli di dominazione straniera. Il suo iniziatore fu Zhu Yuanzhang, imperatore col nome di Hongwu dal 1368 al 1398, che attuò un deciso accentramento degli ordinamenti amministrativi e pose sotto rigoroso controllo la burocrazia dei letterati. Altrettanto incisiva la riorganizzazione istituzionale del terzo imperatore Ming, Yongle (1402-1424), anch'essa fortemente accentratrice ed autoritaria. Dopo Yongle la corte imperiale fu spesso indebolita da intrighi di palazzo e da contrasti tra i centri di potere della capitale Pechino, mentre la complessa macchina burocratica dell'immenso paese perdeva gradualmente il controllo di una società civile in vigorosa e continua espansione economica e demografica, sia nell'agricoltura che nei commerci. Lo stesso prestigio dei funzionari-letterati franava di fronte alla inettitudine del potere centrale e al sorgere di estese ricchezze individuali tra la nascente borghesia. Né le riforme fiscali introdotte dall'energico funzionario Zhang Juzheng nella seconda metà del XVI secolo, né l'attività degli intellettuali neoconfuciani agli inizi del XVII secolo riuscirono ad arrestare il declino economico e morale dell'istituzione imperiale in mano ormai agli eunuchi della corte. Tra Cinquecento e Seicento i Ming vennero più volte a contatto con i mercanti occidentali: prima i portoghesi, respinti inizialmente e poi ammessi, in posizione subordinata, a Macao; e poi via via tutti gli altri. Pur facendo poche concessioni e confinando tutti i traffici essenzialmente a Canton, senza consentire ad alcun contatto diplomatico, i Ming tollerarono e in certi casi sostennero la presenza di pochi missionari-intellettuali nella capitale, tra cui in particolare Matteo Ricci. Ai sempre pericolosi confini settentrionali, dopo le vittorie di Yongle sui mongoli nel 1410 (battaglia di Onon), nel 1449 i cinesi subirono lo smacco di Tumabao con la cattura dello stesso imperatore. Vi furono altre invasioni, sia pur limitate, tra cui quella giapponese respinta nel 1592-1598, con costi immensi per l'erario. Sempre maggiore era inoltre divenuta l'autonomia dei generali mercenari o degli alleati, costituiti spesso da truppe di popolazioni seminomadi. Proprio da una di queste, intervenuta a sedare un colpo di stato interno, venne la spinta decisiva al rovesciamento della dinastia, con la presa di Pechino nel 1644 e l'instaurazione della dinastia mancese dei Qing, l'ultima dinastia imperiale della Cina.

C. Zanier