Kharigiti.
KHARIGITI Setta islamica sorta nel 657 quando, nel corso della battaglia di Siffin, il quarto califfo Ali ibn Abi Talib, genero di Maometto, accettò di venire a patti con il suo rivale Muawiya I, governatore della Siria e poi primo califfo degli Omayyadi. I kharigiti rifiutarono la tregua e abbandonarono (donde il loro nome, dal verbo arabo kharagia, uscire) il partito di Ali. Contrapposti sia ai sunniti che agli sciiti, essi, sostenendo l'idea di un califfato elettivo conferito, senza restrizioni di casta, tribù, famiglia, razza, al più degno dei musulmani, si distinsero per austerità e rigore morale. Ben presenti per un certo tempo soprattutto nel Maghreb e nell'Oman, ove riuscirono a creare delle proprie entità statuali (Rustamidi e ibaditi), furono però nel giro di pochi secoli quasi interamente annientati. Oggi sopravvivono in piccoli nuclei in alcune località dell'Algeria, della Tunisia, a Zanzibar e nell'Oman. Quarto califfo dell'Islam. Cugino e genero di Maometto, di cui sposò la figlia Fātima. Seguace e consigliere di Maometto, salì al potere nel 656 dopo la morte del califfo Osmān. Affrontò la rivolta guidata da Àisha, vedova di Maometto, uscendo vittorioso nella battaglia del Cammello (656). Più impegnativa si dimostrò invece la lotta ingaggiata contro Mu'awiyah, signore della Siria, imparentato con Osmān. Tradito da un gruppo di uomini che si dichiararono kharigiti, cioè ribelli, fu costretto a subire l'attacco di Mu'awiyah, che si apprestava alla conquista dell'Egitto. Fu ucciso a Kufa da un kharigita dopo quattro anni di governo. I suoi seguaci formarono il nucleo dello sciismo, una delle due grandi divisioni dell'Islam. Per gli estremisti del partito A. divenne un'incarnazione di Dio (La Mecca 600 circa - Kufa 661). Riformatore religioso e condottiero arabo, fondatore della religione musulmana. Poco si sa intorno alla sua infanzia e giovinezza. Orfano di entrambi i genitori a sei anni, crebbe presso i parenti del padre, finché non sposò la ricca vedova Khadigia, da cui ebbe cinque figli e per conto della quale si dedicò fin verso i quarant'anni alla pratica del commercio, compiendo frequenti e lunghi viaggi attraverso la penisola araba. Poco egli ereditò quindi della mentalità beduina, e il suo pensiero risentì fortemente della sua origine cittadina e mercantile. I rapporti tra l'uomo e la divinità, la morale enunciata e la stessa terminologia usata, portano impressi i segni dell'ambiente mercantile in cui visse e da cui assorbì il monoteismo di impronta giudaica e cristiana. Egli pervenne, verso il 610, alla crisi religiosa che fu decisiva per la sua vita successiva e per la storia del popolo arabo. Stando alla sua stessa testimonianza, la rivelazione della sua missione di rinnovamento religioso sarebbe avvenuta sul monte Hira per bocca dell'angelo Gabriele. Il messaggero celeste gli avrebbe ribadito il principio dell'esistenza di un'unica divinità cui gli uomini devono sottomettersi totalmente (islam), il principio della resurrezione dopo la morte e l'approssimarsi del giudizio universale. Ebbe la geniale capacità di ripresentare il monoteismo giudaico-cristiano in chiave totalmente araba. Il nuovo popolo eletto era quello arabo e arabo il profeta della nuova rivelazione divina, per il cui tramite passava la via della salvezza. M. iniziò la sua predicazione nella città natale, La Mecca. La prospettiva di un'esistenza ultraterrena attrasse ben presto verso di lui le masse diseredate e buona parte del ceto medio. Ostile si mostrò invece l'aristocrazia che deteneva il potere politico nella città, il monopolio del commercio carovaniero e i cui esponenti ricoprivano le maggiori cariche religiose, avendo fatto del politeismo il proprio simbolo. Per dieci anni il profeta condusse la propria predicazione nella città, protetto dall'influenza dei suoi ricchi parenti, contro l'ostruzionismo dei notabili che, infine, riuscirono ad allontanarlo da La Mecca. Nel 622 si compì così quell'Egira (emigrazione) verso Medina da cui viene fatto datare l'inizio della storia dell'Islam. Pur dovendo affrontare la forte opposizione delle tribù giudaiche, poco disposte a porre sullo stesso piano il loro monoteismo con quello predicato da M., egli fu accolto favorevolmente dalla grande massa della popolazione di Medina che si rivoltò contro le tribù giudaiche. Rimasto padrone del campo, M. si volse alla conquista di La Mecca. Il primo scontro armato avvenne a Badr nel 624 e fu un netto successo per il profeta e i suoi seguaci. La controffensiva (627) dei pagani di La Mecca, appoggiati da varie tribù beduine del deserto, rischiò di dissolvere l'esercito islamico. Superata la crisi, M., che aveva ormai compiuto la definitiva elaborazione della propria dottrina, il cui complesso costituì il Corano, compì la spedizione decisiva per liberare la Mecca e nel 630 entrò trionfalmente nella città. Morì mentre era in pieno svolgimento la grande avanzata dell'Islam che, dalla penisola araba, stava espandendosi in tutto il territorio del Medio Oriente (La Mecca 570 circa - Medina 632). (o Ommayyadi). Dinastia di califfi arabi che governò l'Impero islamico dal 661 al 750. Il capostipite Mu'awiya ibn Abī Sufyān, proveniente dalla famiglia dei Banū Umayya, trasferì la capitale da Medina a Damasco e intraprese una politica di conquista proseguita dai suoi successori. Sotto gli O. l'Impero musulmano conobbe la sua massima espansione geografica, raggiungendo l'Asia centrale e includendo l'Africa settentrionale e la Spagna. Durante il governo del califfo Hishām (724-43) l'avanzata araba in Occidente venne definitivamente fermata e il califfato omayyade iniziò la sua parabola discendente. La fine sopravvenne con la destituzione degli O. in seguito a una rivolta capeggiata da Abu el Abbas, fondatore della dinastia degli Abbasidi, che si sostituì a quella omayyade e portò la capitale a Baghdad. Un discendente degli O., 'Abd ar-Rahmān, scampato all'eccidio della famiglia, si rifugiò in Spagna dove costituì l'emirato (poi califfato) indipendente di Cordoba, la cui storia (755-1031) fu caratterizzata da momenti di opulenza e splendore artistico. ● Arch. - Con riferimento alle opere architettoniche realizzate al tempo degli O. si sogliono distinguere due fasi: la prima, sviluppatasi sotto i califfi di Damasco fino alla prima metà dell'VIII sec., portò all'edificazione di grandi moschee in Siria, Palestina e Arabia, e risulta caratterizzata dalla prevalenza dell'arco a tutto sesto; nella seconda fase, limitata alla Spagna e soprattutto al califfato di Cordoba, l'arco è a ferro di cavallo e assume forme lobate o dentellate. (dall'arabo shī´a: partito). Musulmani scismatici, seguaci del partito di Alī, che nel tempo si divisero ulteriormente tra loro. L'origine della separazione sciita risale al primo secolo di storia islamica, dopo la morte di Maometto, quando la successione alla guida della nuova teocrazia musulmana determinò una serie di scontri interni. I partigiani di Alī ibn Abī Tālib (V.), cugino e genero di Maometto, affermavano infatti che il profeta aveva designato esplicitamente Alī come capo (imām) della comunità e che in ogni caso la successione doveva essere regolata entro una linea di discendenza da Maometto stesso (attraverso la figlia Fatima e, appunto, Alī) e non per elezione da parte dei maggiorenti della comunità, come accadde invece per quanto riguarda i primi califfi (V. CALIFFATO e CALIFFO). In origine dunque la shī΄a fu un fenomeno politico e non religioso, rivendicando in primo luogo il metodo dell'esplicita designazione del nuovo imām da parte del suo predecessore e rifiutando il sistema dell'elezione. Su tale Sciismo politico, tuttavia, si innestarono presto idee di natura più spiccatamente religiosa, relative alla sacralità non solo della persona del Profeta ma anche dei suoi discendenti e successori. La distinzione puramente "teologica" tra Sunnismo e Sciismo non è agevole, non esistendo nell'Islam un'autorità dottrinale che possa stabilire un'ortodossia in opposizione a un'eterodossia; inoltre la venerazione nei confronti di Alī, quarto califfo, non è esclusiva degli s. ma propria anche dei sunniti (V.). Un primo elemento distintivo, tuttavia, può essere rintracciato nella ripulsa da parte degli s. dei primi tre califfi (Abu Bakr, Omar e Othman), in quanto usurpatori, e nel pari rifiuto delle dinastie abbaside e omayyade, poiché non ottemperanti al principio della discendenza dal Profeta. Ad esse sono contrapposti come legittimi i discendenti di Alī, gli Alidi (V.): questo legittimismo alide rappresentò il minimo comun denominatore delle sette sciite, inizialmente su un piano politico e mondano, col tempo anche su quello più strettamente religioso. Dal punto di vista dottrinale, che fu fortemente influenzato anche dalla dogmatica mutazilita (V. MUTAZILISMO), la peculiarità dello Sciismo risiede proprio nella questione dell'imamato: secondo i sunniti, infatti, la persona di Maometto ha compiutamente realizzato ma anche esaurito ogni necessità e funzione di intermediazione tra uomo e Dio e, dunque, i successivi capi dell'Islam hanno avuto e avranno solo un ruolo politico, per il quale non è vincolante la discendenza dalla famiglia del Profeta. Al contrario gli s. ritengono che la carica di imām abbia carattere religioso, in quanto in essa si perpetua ancora quella funzione intermediaria che Maometto, depositario di una rivelazione diretta, esercitò al sommo grado. Ne deriva che, mentre per i sunniti il califfo ha poteri essenzialmente esecutivi e l'interpretazione della legge è affidata ai dottori giuristi, per gli s. l'imām è anche guida e interprete degli scritti sacri, dotato di infallibilità o addirittura di impeccabilità. In base alla diversa interpretazione del ruolo intermediario dell'imām e al maggiore o minore grado di venerazione e sacralizzazione ad esso attribuito, si distinguono perciò diverse tendenze e sette sciite, a carattere moderato, medio o estremo. Moderati sono considerati gli zaiditi (V.), per i quali l'imām legittimo è illuminato da Dio e dimostra tale legittimità attraverso la propria forza politica e militare; sotto gli altri aspetti, essi non differiscono significativamente dai sunniti. Gli zaiditi, seguaci dell'alide Zaid, provenendo da regioni limitrofe al Mar Caspio, occuparono territori dello Yemen verso la fine del IX sec. e la dinastia governò il Paese quasi ininterrottamente fino al XX sec. Il gruppo più numeroso è però costituito dagli s. di concezione mediana, gli imamiti o duodecimani, cosiddetti perché riconoscono, compreso Alī, 12 imām legittimi, l'ultimo dei quali (l'imām occulto) non è morto ma celato agli occhi dei fedeli e ritornerà alla fine del mondo per restaurare la giustizia sulla Terra. Essi - ispirati da Dio, autentici interpreti della Sua volontà, mediatori infallibili e senza peccato - sono considerati alla stregua di profeti e le loro compilazioni canoniche sono raccolte dai duodecimani nella Sunna (tradizione) degli imām, da essi accostata alla Sunna di Maometto. Dal punto di vista teologico, essi ammettono la libera ricerca e sono di tendenza più razionalista rispetto ai sunniti, da cui invece non differiscono quasi per nulla nel campo della legge e del culto. Tra le feste religiose loro peculiari sono la celebrazione del martirio di Alī e di suo figlio Husain (quest'ultimo fu ucciso dagli avversari in battaglia diseguale a Kerbela, nel 680; la località divenne poi sede del più importante santuario imamita). La dinastia dei Safawidi (V.) impose quella duodecimana come religione ufficiale della Persia dal XVI sec. e oggi, oltre che in Iran dove è ancora religione di Stato, essa è diffusa in Siria, Iraq, sulle coste del Golfo Persico, in Afghanistan, in India e in Pakistan. La setta più estrema, da un punto di vista dottrinale, è anche quella più antica dal punto di vista storico: gli ismailiti o ghulāt (esagerati), infatti, sono assai lontani dalla teologia della Sunna e dalle posizioni imamite, considerando l'imām come una manifestazione di virtù divine o addirittura di Dio stesso. La storia dell'Islam presenta numerosi tentativi di divinizzazione di questo o quel personaggio, compresi Maometto o lo stesso Alī. Gli ismailiti (V. ISMAILISMO) condividevano con i duodecimani la venerazione per i primi sei Alidi, con il sesto invece si delineò la frattura: Gia΄far as Sadiq (m. 765) aveva infatti designato per la successione il primogenito Ismail, salvo poi ripudiarlo per il secondogenito Musa. I seguaci del primo costituirono una setta, i cui contenuti teologici si dimostrarono assai influenzati dai sistemi gnostici (V. GNOSI) operanti in quei tempi in Oriente. Essi, convinti che l'esistenza di un imām sia necessaria al mondo, ritengono che la sacra catena della discendenza da Alī non si sia mai interrotta e che l'imām legittimo sia ancora infallibile interprete delle parole sacre. Dalla setta ismailita, particolarmente significativa per la vita dell'Islam nei secc. X-XII, derivarono numerose entità politico-religiose, tra cui la dinastia dei Fatimidi (V.), la setta dei Drusi (V.), ecc. Attualmente gli ismailiti sono assai pochi, diffusi in piccoli nuclei in India, Afghanistan, Iran, Yemen e Siria. Maghreb.Nome col quale gli Arabi designano complessivamente alcuni Paesi dell'Africa settentrionale a Ovest dell'Egitto (Marocco, Tunisia, Algeria). Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. (o Rostèmidi). Dinastia musulmana ibadita di origine persiana, fondata nell'Africa del Nord da 'Abd ar- Rahmān ibn Rustam, missionario della dottrina ibadita fra i Berberi. Il principato dei R. aveva sede a Tahert in Algeria e comprendeva anche i Gebel Nafusa in Tripolitania; ebbe inizio nella seconda metà dell'VIII sec. e sopravvisse fino al 908, quando Tahert fu conquistata dai Fatimidi. Appartenenti alla setta musulamana eretica sorta nell'VIII sec. ad opera di Abd Allâh ibn Ibâd. Si diffusero in particolare nell'Africa settentrionale. Isola (1.658 kmq; 800.000 ab.) dell'Oceano Indiano. Separata dalla costa dell'Africa centro-orientale tramite un canale, largo 50 km, l'isola è di natura granitica, percorsa da ondulazioni collinari che raggiungono l'altezza massima di 160 m. La vegetazione naturale è ormai limitata alle formazioni di mangrovie delle coste coralline. Il clima è tropicale monsonico, con una temperatura media di 28°C. Capoluogo: Zanzibar. Ordinamento: politicamente compresa nella Tanzania Z. dispone di un proprio ordinamento con una Camera dei rappresentanti di 70 membri (di cui 50 elettivi). Lingua ufficiale: kisuaheli. Popolazione: Bantu e Suaheli, con minoranze indiana e araba. - Econ. - Le vecchie piantagioni di spezie e quelle di chiodi di garofano, specialità dell'isola, sono in crisi in quanto le tecniche di coltivazione non si sono modernizzate e i terreni mostrano segni di esaurimento. Anche l'ampliamento dell'attività della pesca, importante fonte di reddito, è ostacolato dalla mancanza di mezzi tecnici adeguati e di industrie per la conservazione e la lavorazione del pescato. Il turismo è invece in continua espansione, favorito dalle bellezze naturali e dagli elementi di interesse storico-artistico. - St. - Z. acquistò importanza nel Medioevo per i suoi traffici con l'India esercitati da mercanti arabi provenienti dall'Egitto, dall'Arabia e dalle coste meridionali della Persia, insediatisi sull'isola nei secc. IX-X. Tra le varie signorie a cui essi diedero vita, emerse il sultanato di Kilwā, costituito dagli Arabi del Hadramaut e del Omān, che si mantenne per oltre cinque secoli e fu abbattuto dai Portoghesi che, all'inizio del XVI sec. occuparono Kilwā e Mombasa. Nuovamente sultanato indipendente nel XVII sec., nel 1856 i suoi territori continentali andarono smembrati tra la Germania, la Gran Bretagna e l'Italia; nel 1890 anche il resto del sultanato passò sotto il protettorato britannico col nome di Sultanato di Zanzibar e Pemba. Nel 1963 il sultanato ottenne l'indipendenza e, l'anno successivo, una rivoluzione, sostenuta dalla maggioranza negra contro la minoranza araba, proclamò la Repubblica che, qualche mese dopo, si federava con il Tanganica costituendo la Tanzania (V.). Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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