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WILSON, THOMAS WOODROW
(Staunton 1856 - Washington D.C. 1924). Politico
statunitense, presidente dal 1913 al 1921. Governatore dello stato del New
Jersey (1910-1912), intraprese in breve tempo un programma di riforme sociali
e politiche. Candidato democratico alla presidenza nel 1912, batté
i repubblicani divisi fra Taft e T. Roosevelt, interrompendo un dominio
che durava dai tempi di Lincoln. Le riforme degli anni 1913-1916, tese anche
a recuperare i consensi progressisti rappresentati da Roosevelt, limitarono
il potere dei grandi interessi economici e finanziari. Tra le misure più
importanti adottate da Wilson vi furono: la diminuzione dei dazi d'importazione;
la tassazione progressiva sul reddito; la definizione del Federal Reserve
System (1913), il sistema della banca centrale; una più efficace
legislazione antitrust (1914). La sua politica estera fu caratterizzata
da un analogo tentativo di rinnovamento, i cui risultati furono però
contraddittori. Il ripudio della "diplomazia del dollaro" ebbe un effetto
relativo in seguito alla trasformazione degli stati dell'America centrale
come il Nicaragua, Santo Domingo, Haiti, in veri e propri protettorati statunitensi;
il Messico, invece, fu deciso a difendere la propria indipendenza malgrado
la guerra civile. Gli sforzi di Wilson per un'unione panamericana, sulla
base dell'eguaglianza dei diritti e della tutela dei confini esistenti,
vennero accolti dapprima in modo favorevole, ma naufragarono sia per l'opposizione
del Cile, che non volle abbandonare le sue pretese territoriali sul Perù,
sia per la diffidenza rafforzatasi in America latina. Allo scoppio della
Prima guerra mondiale (1914) Wilson, che aveva tentato una mediazione, dichiarò
in un primo tempo la neutralità degli Usa. Rieletto nel 1916, in
seguito al fallimento di ulteriori tentativi di mediazione decise la dichiarazione
di guerra, al fine di realizzare una pace mondiale fondata su principi di
autodeterminazione e democrazia (i "14 punti di Wilson" dell'8 gennaio 1918).
L'immenso prestigio personale del presidente in molti paesi europei non
poté tuttavia rafforzare il ruolo statunitense nelle trattative di
pace; gli interessi nazionalistici delle potenze vincitrici prevalsero alla
conferenza di Versailles (1919). La delusione per la realizzazione lacunosa
degli obiettivi proposti, la rinascita dell'isolazionismo e del timore di
venir coinvolti in conflitti europei, ebbero come conseguenza il rifiuto
da parte del Congresso di ratificare l'ingresso degli Usa nella Società
delle nazioni, che pure poteva dirsi una creazione di Wilson.
P. D'Attorre |
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