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![]() UTOPIA Rappresentazione di un paese perfetto e inesistente (dal greco ou, non, e tópos, luogo) come metodo per descrivere, sull'esempio della Repubblica di Platone, un progetto di governo ideale, rivelando nel contempo la contraddizione nella realtà storica presente. L'Utopia per antonomasia è l'opera in cui Tommaso Moro, nel 1516, mediante l'ironia e la distanza critica create dalla scoperta impossibilità di un sistema politico immaginario, poté suggerire direttive per una riforma radicale della società inglese. Il genere utopistico, vero e proprio "romanzo politico", spesso ricorrendo all'artificio del resoconto di un viaggio in terre inesplorate, ebbe grande fortuna nel Rinascimento, espressione della ricerca di nuovi fondamenti per la vita umana associata davanti al pericolo storico di involuzione sociale (A.F. Doni, Il Mondo savio, 1552; T. Campanella, La città del sole, 1602) e di oscurantismo ideologico (F. Bacone, Nuova Atlantide, 1624). Con il XVIII secolo, con la crisi dell'ancien régime, la rappresentazione utopistica ebbe grande fortuna, esprimendo in chiave fantastica il bisogno di nuove soluzioni a problemi quali il consenso all'autorità, il controllo sociale e il superamento del conflitto, assurgendo a espressione degli ideali di libertà, aconfessionalismo e uguaglianza dell'illuminismo (Deschamps, Diderot, Rousseau). Con L'anno 2240 di L.S. Mercier (1770) la società ideale invece che in un luogo fu collocata in un tempo diverso, il futuro, e vista come risultato del progresso, assicurato dalle leggi della storia. Trasformandosi grazie al mito del progresso nell'interpretazione liberale della storia, l'utopia diventò previsione, come in Condorcet. La funzione di paradigma dell'immaginario sociale svolta dall'utopia e il mito della palingenesi rivoluzionaria consentirono alla rivoluzione francese, e ad altre rivoluzioni successive, di legittimarsi in quanto utopia realizzata, età della storia rigenerata. Nel socialismo utopistico del XIX secolo (Fourier, Owen, Saint-Simon) la descrizione di una società ideale è presentata come conseguenza delle teorie sociali proposte. La perenne esigenza di liberazione creativa dalle costrizioni storiche è all'origine della rivalutazione contemporanea dell'utopia come speranza (E. Bloch), mentre un filone controutopistico (A. Huxley, Il mondo nuovo, 1932; G. Orwell, 1984, 1949) vede nell'"utopia realizzata" della società di massa pianificata l'essenza del totalitarismo manipolatore dell'era tecnologica. M. Pellegrini |
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