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STATI CONFEDERATI D'AMERICA
(1861-1865). Repubblica indipendente proclamata l'8 febbraio 1861 a Montgomery (Alabama) dai rappresentanti di sette degli stati schiavisti staccatisi dagli Stati Uniti d'America (South Carolina, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana e Texas), con presidente provvisorio Jefferson Finis Davis, alla quale aderirono in aprile altri quattro stati (Virginia, North Carolina, Tennessee e Arkansas; la Virginia occidentale però rimase fedele all'Unione e nel 1863 venne riconosciuta come stato a sé). Frutto della secessione provocata dalla vittoria di Lincoln nelle elezioni presidenziali del 1860, fu l'organismo politico che sostenne il peso della guerra civile americana (1861-1865) per gli stati del sud, per cui fu più comunemente nota come Confederazione degli stati del sud. Diede forma al tentativo di una civiltà matura e consapevole di costituirsi in organismo statale, contro il rischio di una colonizzazione destinata a ridurre il sud a semplice espressione geografica. Caratterizzata dal punto di vista istituzionale da un rigido federalismo, che salvaguardava l'autonomia e la sovranità dei singoli stati (anche attraverso il decentramento delle funzioni della Corte suprema alle corti statali) al prezzo di indebolirne le capacità di coesione politica, la Confederazione, quasi totalmente isolata internazionalmente, realizzò un esperimento di estrema centralizzazione e statizzazione dell'apparato produttivo necessario allo sforzo bellico, in un grandioso tentativo di industrializzazione forzata finanziato tuttavia da un'inflazione galoppante che ne mise in ginocchio l'economia, accelerandone la sconfitta militare.
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