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![]() SALARIO Remunerazione in denaro del lavoro dipendente calcolata sulla base del tempo impiegato. Può essere a economia, consistente nel pagamento del tempo trascorso a prescindere dalla produzione, o a incentivo, calcolato sulla produzione effettivamente svolta nell'unità di tempo, oppure, come accade sempre più spesso, misto, nel senso che accanto alla paga base, fissa a economia, concorrono a formare il salario complessivo parecchie altre voci, tra cui alcune a incentivo. La principale tra queste è il cottimo: altre componenti sono il premio di produzione, la gratifica ecc. (in Italia ebbe forte importanza dal 1946 al 1992 l'indennità di contingenza, o scala mobile). Altre voci del salario sono l'indennità di mensa, le ferie pagate, l'assistenza sanitaria e previdenziale e tutte le altre forme di salario indiretto, alcune delle quali, sotto forma di beni non monetari, con termine inglese vengono talvolta chiamate fringe benefits (benefici secondari). Il termine salario è di solito riservato a definire la retribuzione mensile così composta del lavoratore manuale (operaio), mentre per i tecnici e gli impiegati si adopera la parola stipendio, che ne è tuttavia l'esatto equivalente, anche se le forme di incentivo sono più sofisticate. Questo complesso sistema si è venuto a creare attraverso una lunga e travagliata vicenda dei rapporti tra "prestatori d'opera" e "datori di lavoro". Il lavoro salariato, benché presente in certo modo anche in passato, tese a generalizzarsi con la rivoluzione industriale, quando i lavoratori vennero "liberati" dai vincoli feudali e corporativi dell'ancien régime, in cui la remunerazione avveniva in forme composite (sia in natura che in servizi), a prescindere dal tempo di lavoro. Esso fu, con la macchina, il prerequisito per instaurare il sistema di fabbrica mediante la concentrazione in un solo luogo e la cooperazione di più lavoratori salariati addetti a macchine messe a disposizione dal capitalista, ma non personalmente coinvolti né nel destino della macchina né in quello dei beni prodotti (merce). Ciò restava vero anche nel caso di industria a domicilio, in cui spesso la macchina era fornita dallo stesso padrone e la retribuzione era calcolata "un tanto al pezzo", prima rozza forma di cottimo, in quanto a calcolare il guadagno nell'unità di tempo era lo stesso lavoratore (o, più spesso, la stessa lavoratrice), costretto, per poter guadagnare la "giornata", cioè la sussistenza propria e della famiglia, a comprimere il tempo impiegato per ciascun pezzo o ad allungare a oltranza il tempo totale di lavoro giornaliero. Forme di salario vennero introdotte anche nei rapporti di lavoro agricolo. Il salario è quindi sempre oggetto di contrattazione: dapprima privata e individuale, con l'imprenditore-capitalista in grado di dettare tutte le condizioni al proletario; poi collettiva, con il sorgere delle leghe di mestiere e dei sindacati. Spesso drammaticamente conflittuale e con significativi risvolti politici, la contrattazione collettiva influì di fatto su tutte le condizioni della prestazione lavorativa, che risultavano continuamente migliorate e spingevano l'imprenditore all'innovazione tecnologica per ristabilire continuamente i margini di profitto erosi dalle conquiste dei lavoratori. Ciò a sua volta elevava il livello di vita di questi ultimi ma ne aumentava anche le esigenze vitali, moltiplicando le voci concorrenti alla sussistenza e quindi spingendoli ad alzare il prezzo (salario) richiesto per la loro prestazione. In questo senso il rapporto di lavoro salariato può dirsi il vero motore dello sviluppo capitalistico, che incontra il proprio limite nel "mercato del lavoro", ossia nella disponibilità di manodopera non impiegata (disoccupati), in grado di effettuare le stesse mansioni a prezzo inferiore. L'elevamento dei salari è d'altronde una delle voci che concorrono all'inflazione, la quale a sua volta incide sul potere d'acquisto così che occorre distinguere tra salari nominali, in valore assoluto, e salari reali, secondo il loro valore relativo al costo della vita. G. Petrillo |
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