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RATIO STUDIORUM
(piano di studi). Insieme di regole che presiedono
all'attività pedagogica e scolastica dei gesuiti. Venne formulata
compiutamente nel 1599, sotto il generalato di Claudio Acquaviva, tenendo
conto delle indicazioni provenienti dall'esperienza maturata nei primi collegi
della Compagnia e facendo propri l'ideale letterario umanistico e il modello
universitario parigino, fondato sulla distinzione in classi e sulla gradualità
dell'apprendimento. Regolava i compiti di ogni singolo addetto all'attività
educativa, i programmi e i metodi. Prevedeva un corso di cinque anni di
indirizzo umanistico, in cui era centrale lo studio del latino e dei classici
(opportunamente censurati), in particolare dell'opera di Cicerone. Seguivano
poi tre anni di filosofia e quattro di teologia. Da un punto di vista metodologico,
grande rilievo avevano ripetizioni ed esercitazioni periodiche. Veniva inoltre
favorita l'emulazione tra gli studenti, organizzati nelle "accademie" e
chiamati a gare, dispute e rappresentazioni teatrali, anche pubbliche. Ricostituita
la Compagnia dopo gli scioglimenti settecenteschi, nel 1832 venne promulgata
una nuova ratio, che fu soggetta nel corso del Novecento a ulteriori
revisioni.
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