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QUESTIONE ROMANA
(1860-1929). Problema politico concernente la legittimità del potere temporale dei papi e la sopravvivenza di uno stato pontificio indipendente con piena sovranità sulla città di Roma, dopo l'unificazione italiana. Benché il problema fosse stato ampiamente dibattuto anche nel Settecento, la questione assunse una concreta rilevanza politica nel momento in cui la formazione dello stato italiano si compì a danno dello Stato della Chiesa. I plebisciti del 1860, che tolsero a Pio IX le legazioni, le Marche e l'Umbria, e più ancora l'orientamento anticlericale di una porzione consistente della classe dirigente, innescarono un intenso travaglio politico-diplomatico, caratterizzato, in una prima fase, dalla soluzione di compromesso della Convenzione di settembre (1864), poi, caduto Napoleone III e occupata Roma, dal varo della legge delle guarentigie (1871). Duramente osteggiata dalla Chiesa (di qui il non expedit, 1874), ma anche dai laici più intransigenti, la legge rimase in vigore fino ai Patti lateranensi (1929), con i quali il pontefice riconosceva per la prima volta lo stato italiano e quest'ultimo restituiva alla Santa sede un simulacro di sovranità territoriale: la Città del Vaticano.
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