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POSITIVISMO
Movimento filosofico sorto in Francia nel XIX secolo e successivamente propagatosi nel resto d'Europa. Il termine fu coniato da C.H. Saint-Simon (1760-1825), che aspirava a chiudere da un punto di vista intellettuale l'epoca rivoluzionaria indirizzando gli spiriti verso un'unica dottrina: il positivismo.

IL PENSIERO DI AUGUSTE COMTE.
A. Comte (1798-1857), inizialmente suo discepolo e collaboratore (1817-1824), raccolse questa sollecitazione di metodo ipotizzandone pure un'applicazione al campo politico, da lui trasformato in una scienza positiva e fisica. Il frutto di queste riflessioni fu condensato nel Cours de philosophie positive (1830-1842), autentica summa del suo pensiero. Secondo l'autore, l'umanità e gli individui, nella loro evoluzione intellettuale e sociale, erano passati attraverso trois états. Partiti da uno stadio originario, teologico e militare, caratterizzato da un'interpretazione dei fenomeni in chiave soprannaturale e scandito dal successivo imporsi del feticismo, del politeismo e del monoteismo, essi erano approdati a uno stadio metafisico, semplice trasformazione del primo, nel quale gli elementi soprannaturali erano stati scalzati da entità astratte, per raggiungere infine lo stadio positivo e industriale. Guadagnato questo approdo finale, gli uomini avrebbero rinunciato a indagare le cause ultime dell'essenza delle cose limitandosi a scoprire le leggi reali, effettive, che regolavano i fenomeni naturali e psichici attraverso l'uso dell'osservazione e della ragione. Comte si era preoccupato, inoltre, di redigere un vero e proprio programma di educazione positiva nel quale aveva gerarchicamente ordinato le scienze in ordine di crescente complessità: dalle matematiche, che si trovavano, a suo giudizio, alla base di ogni filosofia naturale, all'astronomia, alla fisica, alla chimica, alla fisiologia e infine alla fisica sociale (o sociologia: termine che lui stesso creò), divisa in statica e dinamica sociale. La prima aveva il compito di studiare l'ordine esistente in una comunità, la seconda di analizzare il progresso dell'umanità, prevedendo i risultati conseguibili attraverso un'applicazione su vasta scala della mentalità positivistica. Precursore della sociologia moderna, Comte reagì alla psicologia introspettiva del suo tempo cercando piuttosto, nell'ultima parte della vita, d'indirizzare le sue riflessioni verso i campi religioso e morale. Elaborò così l'idea di una vasta credenza, fondata sul culto del Grande Essere dell'umanità, gettando nel contempo le fondamenta teoriche di un'etica laica e universale che aveva per motto: l'Amore per principio, l'Ordine per base e il Progresso per fine. L'evoluzione profetica e misticheggiante dell'ultimo Comte non piacque ai suoi più stretti discepoli, i quali continuarono l'apostolato dei princìpi positivistici contenuti nel Cours: E. Littré (1801-1881), forse il suo allievo più famoso, si propose addirittura di arricchirlo, integrando la classificazione delle scienze elaborata dal maestro con l'economia politica, la psicologia filosofica, la morale e l'estetica.

LA DIFFUSIONE DEL POSITIVISMO. In Gran Bretagna il positivismo giunse attraverso la lettura che ne offrì in Auguste Comte e il positivismo (1865) J.S. Mill (1806-1876) il quale, tuttavia, per la sua formazione empiristica, utilitaristica e illuministica, non può essere compreso a rigore fra i seguaci di Comte. H. Spencer (1820-1903), invece, sulla scorta della scoperta darwiniana del principio dell'evoluzione biologica, innovò notevolmente l'impianto filosofico e dottrinario del positivismo trasformandolo in una legge universale d'evoluzione valida per ogni aspetto fisico e morale della realtà e dell'esistenza. Egli affermò il carattere inconoscibile della natura intima dell'universo (in questo assecondando l'originario agnosticismo comtiano), ma non volle sottrarsi per questo a un tentativo di spiegazione globale che utilizzava quali strumenti d'indagine privilegiati le leggi della meccanica. Il mondo inorganico, quello biologico, quello psicologico e quello sociale, in ognuno dei quali era possibile individuare stadi diversi, soggiacevano tutti alla legge della complessità crescente, che si traduceva nel passaggio dall'omogeneo (indefinito) all'eterogeneo (definito), attraverso l'adattamento all'ambiente e l'integrazione sempre più stretta delle parti nel tutto, testimoniata dal processo di diversificazione funzionale. La conclusione finale di questo percorso intellettuale non poteva essere altro che un organicismo totale suggellato da una morale "universale" volta alla conciliazione dello spirito di cooperazione sociale con la libertà individuale. Lo scienziato tedesco Ernst Haeckel (1834-1919), professore di zoologia e convinto darwiniano, si dedicò, sul finire del secolo, a un'ulteriore rivisitazione del positivismo in chiave monistica, il cui approdo fu un materialismo di matrice naturalistica. Nel complesso, quindi, al di là di alcuni caratteri comuni e generali (il riferimento a una concezione evolutiva, l'agnosticismo, la centralità assunta dalle leggi matematiche e fisiche nel tentativo di comprendere la meccanica e la dinamica del creato), molti furono i positivismi. In Italia il maggior divulgatore del nuovo approccio filosofico fu, nella seconda metà del XIX secolo, R. Ardigò (1828-1920), il quale, tuttavia, raccolse sollecitazioni e temi già presenti nel pensiero di Romagnosi e di Cattaneo. Anche in Francia, nonostante la sostanziale fedeltà di Littré al "verbo" del maestro, H.A. Taine ed E. Renan offrirono letture originali della teoria filosofica, tentandone l'applicazione a discipline inizialmente estranee alla riflessione comtiana. Difficile è pure definire un preciso indirizzo politico di matrice positivistica: se in Gran Bretagna, in virtù del suo carattere evoluzionistico e darwiniano, la dottrina assecondò le tendenze del liberalismo individualista e borghese, nella Francia della Terza repubblica furono gli aspetti della solidarietà e della cultura laica ad attrarre deputati, pubblicisti e opinione pubblica. In tutta Europa, infine, la cultura positivistica funse da levatrice intellettuale della sensibilità socialista. Se le idee di fine secolo furono influenzate da una ripresa vivace dell'idealismo e dell'irrazionalismo, provocando una rapida ritirata del pensiero positivista, soprattutto dai territori delle scienze morali, non per questo l'indirizzo filosofico inaugurato da Auguste Comte cessò di conoscere una profonda diffusione presso i ceti popolari. All'origine di questo inaspettato successo di pubblico stava la straordinaria vivacità di una pubblicistica "minore", di stampo divulgativo, che aveva intuito, nel modello evolutivo e nel principio di selezione delle specie, gli elementi dinamici di un progresso graduale, comprensibile, intriso di senso comune, alla portata di tutti.

R. Balzani


E. Garin, La cultura italiana tra '800 e '900, Laterza, Bari 1962; A. Izzo, Storia del pensiero sociologico. Le origini, Il Mulino, Bologna 1974; W.M. Simon, Il positivismo europeo nel XIX secolo, Il Mulino, Bologna 1980; F. Barbano, G. Sola (a c. di), Sociologia e scienze sociali in Italia. 1861-1890, Angeli, Milano 1985.
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