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![]() PORTOGHESE, IMPERO COLONIALE Insieme dei possedimenti extraeuropei del Portogallo. Dopo la conquista di Ceuta nel 1415, le navigazioni lungo l'Africa occidentale resero possibili l'insediamento di una serie di enclave portoghesi lungo le coste atlantiche. Gli orizzonti si ampliarono enormemente quando Vasco da Gama giunse a Calicut (Kozhikhode) in India (1502); in pochi decenni gli empori lusitani si moltiplicarono raggiungendo la penisola di Malacca, la Cina e il Giappone. Solida era anche la base a Ormuz nel golfo Persico. Nello stesso tempo il Portogallo occupò la parte dell'America meridionale che gli spettava in base al trattato di Tordesillas (Brasile). La guerra contro l'Olanda e i costi dell'alleanza con l'Inghilterra nel XVII secolo fecero perdere vari territori. Nel 1822, con l'indipendenza brasiliana, scomparve la principale colonia. A seguito del consolidamento della presenza europea in Africa con la conferenza di Berlino (1885), il Portogallo definì le frontiere dei suoi possedimenti africani (Angola, Mozambico, Capo Verde, Guinea e Principe), mentre tentava di mantenere le enclave asiatiche. Nel 1961 il governo indiano espulse i portoghesi da Goa e Diu. Nel 1975, in conseguenza delle guerre anticoloniali e della rivoluzione dei garofani, Lisbona riconobbe l'indipendenza delle terre africane, mentre Timor orientale venne occupata illegalmente dall'Indonesia. Per Macao un accordo fissò al 1999 il ritorno sotto sovranità cinese. ![]() C.R. Boxer, The Portuguese Seaborne Empire. 1415-1825, Hutchinson, Londra 1977; B.W. Diffie, G.D. Winius, Alle origini dell'espansione europea. La nascita dell'impero portoghese 1415-1580, Il Mulino, Bologna 1985. |
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