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![]() MILITARISMO IN AMERICA LATINA Nella storia politica dell'America latina la presenza dei militari è una costante fin dalla formazione degli stati nazionali. Il lungo periodo delle guerre per l'indipendenza produsse numerosi ufficiali che, una volta smobilitati, si trovarono privi di qualunque collocazione sociale, all'interno di stati con strutture assai deboli, in cui il federalismo e il regionalismo erano predominanti. Gli scontri fra gli interessi di zone diverse fecero emergere caudillos militari, generalmente ex combattenti di alto grado, che comandavano eserciti locali. Fra di loro alcuni giungevano al comando supremo dello stato, per essere in seguito soppiantati da altri astri nascenti nella costellazione militare. Dalla metà del XIX secolo, con il rafforzamento degli stati che divenivano più unitari e centralizzati, fu necessaria la modernizzazione degli eserciti per affrontare i conflitti interstatali come la guerra della triplice alleanza (1864-1870) e la guerra del Pacifico (1879-1883). Vennero create le accademie militari e s'intensificò l'assistenza tecnica straniera, specialmente francese e tedesca. In quella fase i pronunciamiento militari assunsero connotazione differente a seconda dei paesi. Spesso nascevano da rivendicazioni del corpo, che esigeva maggiori salari, promozioni, migliori condizioni di vita; oppure militari si intromettevano nel gioco elettorale appoggiando candidati che promettevano promozioni sociali, salvo contestarli dopo le elezioni. Negli stati più sviluppati in senso capitalista (Argentina, Brasile, Cile, Messico), in cui la borghesia industriale cominciava ad avere peso, essa, se era al potere, spesso chiamava le forze armate a intervenire contro il nascente movimento operaio o contro le mire di restaurazione dell'oligarchia terriera. Dal momento che le scuole per ufficiali erano frequentate soprattutto da figli della piccola borghesia ai margini del potere economico, considerato corrotto, antinazionale, sprecone, tra gli ufficiali intermedi si formarono movimenti che propagandavano la moralità e la correttezza nei metodi di governo. La migliore espressione di tale corrente sorse in Brasile fra 1922 e 1930 con il "movimento dei tenenti" che ebbe in Luiz Carlos Prestes il principale dirigente. A partire dal 1942, durante la Seconda guerra mondiale, si formò la Giunta interamericana di difesa col compito di coordinare assieme agli Usa gli sforzi continentali contro la minaccia dell'Asse. Sulla base di questo antecedente la conferenza di Rio de Janeiro del 1947 elaborò il Tiar (Trattato interamericano di assistenza reciproca), per la difesa dell'emisfero, che nella pratica funzionò come canale di articolazione politico-militare per imporre l'egemonia degli Usa in America latina. Nel corso della guerra fredda, le forze armate latinoamericane subirono una forte influenza politica, ideologica e tecnica nordamericana, allineandosi al più oscurantista anticomunismo. Nucleo di tale propaganda furono le scuole superiori di guerra di recente formazione. Particolarmente importante fu quella del Brasile, in cui il generale Golberi do Couto e Silva elaborò una concezione secondo la quale la guerra contro il comunismo era un impegno globale, totale e permanente, e compito delle forze armate latinoamericane era condurre la lotta contro quella che veniva chiamata la sovversione interna; in politica estera ci si doveva allineare automaticamente sulle posizioni degli Usa. Queste teorie cominciarono a circolare con particolare intensità dopo la rivoluzione cubana (1959). Il colpo di stato militare in Brasile del 1° aprile 1964 rappresentò un salto di qualità in tale processo. Accanto a una repressione più selettiva, profonda e crudele, adeguata alla teoria della sicurezza nazionale, si formò una struttura dello stato con la totale subordinazione di tutte le istanze alla giunta militare. Allo stesso tempo i principali centri di potere erano assunti dai militari o da tecnocrati loro alleati. Questo regime militare ebbe l'entusiastico appoggio del sistema finanziario internazionale e nazionale. Con la stessa impostazione, e con appoggio internazionale, si ebbero negli anni successivi colpi di stato militari in Bolivia (1971), Uruguay (1973), Cile (1973), Argentina (1976). Se queste furono le tendenze dominanti, si ebbero delle eccezioni come il governo del generale V. Alvarado in Perù (1968-1976), a carattere progressista. La profonda crisi economica che si abbatté sull'America latina all'inizio degli anni ottanta, accanto a una crescente opposizione popolare obbligò il potere militare a rientrare nelle caserme, ponendo fine a un altro ciclo di dittature militari. La fine della guerra fredda, il perdurare della crisi economica e l'applicazione generalizzata della politica neoliberista portarono nuovi fermenti tra le forze armate. Allontanati dai centri di potere, in un processo d'impoverimento crescente con perdita di capacità tecnologica, consistenti gruppi di militari cominciarono a individuare un nuovo nemico nell'ordine internazionale gestito dal governo Usa, aprendo con l'inizio degli anni novanta un periodo ricco di incognite. J.L. Del Roio ![]() G. Pasquino, Militari e potere in America latina, Il Mulino, Bologna 1974. |
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