 |

LOCOMOTIVA
Veicolo a motore per la trazione di convogli ferroviari.
In base al tipo di motore si distingue in locomotiva a vapore, elettrica
e diesel. La prima fu a vapore, il famoso Rocket costruito
nel 1825 dall'ingegnere ferroviario scozzese George Stephenson (1781-1848).
Ottenuto nel 1823 l'incarico della costruzione del tratto ferroviario Stockton-Durlington,
egli mise a frutto le esperienze già acquisite nelle costruzioni
di ferrovie con vetture trainate da cavalli. Nello stesso tempo studiò
un progetto di applicazione della macchina a vapore di Boulton e Watt a
un veicolo con cui trainare i vagoni. Il giorno dell'inaugurazione della
linea (27 luglio 1825) il Rocket sfrecciò con le sue otto
tonnellate alla velocità di 25 km/h. Era la più alta applicazione
della macchina a vapore, quella che maggiormente condizionò il corso
della storia dell'Ottocento. Le ferrovie si diffusero rapidamente in Inghilterra,
sia per l'efficienza e la celerità del nuovo veicolo sia per l'abbondanza
del combustibile (l'Inghilterra era la maggiore produttrice mondiale di
carbone). Volano di sviluppo della seconda rivoluzione industriale, segnata
dalla crescita della siderurgia, la ferrovia favoriva, con la rivoluzione
dei trasporti, nuove direttrici di sviluppo e insieme era essa stessa causa
di sviluppo industriale. La realizzazione della rete ferroviaria inglese
impresse un ritmo accelerato alla produzione siderurgica, creando nuove
opportunità imprenditoriali. Mentre l'energia elettrica andava soppiantando
nella produzione industriale la forza motrice prodotta dal vapore e benché
se ne fossero indicati da tempo gli inconvenienti (basso rendimento, fastidiosa
presenza di fumo nelle gallerie e nelle zone urbane attraversate, lunghe
attese per i rifornimenti di acqua e carbone e tempi lunghi d'accensione),
le locomotive a vapore continuavano indisturbate a svolgere il proprio compito.
A vantaggio del carbone stava il suo basso costo contro i costi insostenibili
dell'elettrificazione delle linee ferroviarie. Alla fine della Seconda guerra mondiale cominciò a imporsi nella maggior parte dei paesi europei
la locomotiva elettrica (locomotore), grazie a una maggiore disponibilità
del petrolio da usare nella produzione termoelettrica. In Italia, alla vigilia
della guerra, era elettrificata la sola linea Torino-Milano; lo scoppio
delle ostilità interruppe i lavori di elettrificazione della linea
Torino-Roma che vennero ripresi solo nei primi anni cinquanta, portando
rapidamente le Ferrovie dello stato tra le maggiori aziende italiane produttrici
e consumatrici di energia elettrica. I locomotori hanno risolto tutti i
problemi prodotti dalle locomotive a vapore, essendo dotati di grandi rese
con potenze che arrivano fino a 10.000 cv, non inquinando, avendo un'autonomia
illimitata e potendo essere messi prontamente in esercizio. In paesi come
gli Stati Uniti, dove la vastità dei territori serviti dalle ferrovie
non aveva reso possibile un'adeguata elettrificazione, si ovviò,
dai primi del Novecento, con l'adozione dei motori a combustione interna
a ciclo diesel (adottati per la prima volta in Svizzera nel 1912). A favorire
la diffusione del diesel nell'intero continente americano fu anche l'abbondante
disponibilità di carburante (nafta) che finì con il far trascurare
i limiti di potenza e gli inconvenienti derivanti dai rifornimenti di carburante
superati dai locomotori elettrici.
|
 |